Cibo e farmaci

Cautela tra cibo e farmaci

A stomaco pieno, a stomaco vuoto, prima o dopo pasti? Quanti di fronte a una medicina da prendere si sono posti il problema? Il dilemma da risolvere è importante, sia per l'interazione fra gli alimenti e i farmaci, sia per motivi opposti: alcuni medicinali possono infatti alterare le caratteristiche nutrizionali dei cibi che si portano in tavola.

Spesso non ci pensiamo, ma se un antidolorifico non dà l’effetto sperato o se una cura antibiotica non ha successo la colpa può essere di ciò mangiamo o beviamo. Sembra strano eppure è proprio così; ci sono alcuni cibi e bevande che contrastano o addirittura vanificano gli effetti benefici delle terapie prescritte. E questo vale anche per vie di somministrazione diverse da quella orale. L'uso di particolari tipi di medicinali comporta, spesso, la necessità di apportare alcuni cambiamenti, anche solo provvisori, nell'alimentazione quotidiana. Le precauzioni da prendere hanno una doppia motivazione: da una parte, supportare la carenza, provocata dagli stessi medicinali, di principi fondamentali come, per esempio, vitamine e minerali; dall'altra, non scatenare effetti collaterali dannosi per la salute in generale. Come se non bastasse, il cibo può influenzare anche significativamente il tempo che impiega un determinato farmaco a essere assorbito e quindi a fare effetto, in particolare nel caso degli antidolorifici può rivelarsi di fondamentale importanza. Naturalmente, solo il medico curante può dare indicazioni specifiche sui singoli casi, ma esistono, comunque, alcune precauzioni che si possono considerare valide in generale.

Per un rapido assorbimento
Circa il 90% dei medicinali può subire modificazioni della farmacocinetica (assorbimento, metabolismo ed eliminazione della sostanza) o della farmacodinamica (quindi direttamente o indirettamente sui suoi effetti) da parte del cibo. L'interferenza più ovvia è quella con l'assorbimento, che si svolge durante il transito del farmaco nel tratto gastrointestinale. Infatti il cibo, una volta giunto nello stomaco, può provocare numerosi cambiamenti, diversi a seconda della composizione del pasto consumato. In generale i liquidi accelerano il passaggio dallo stomaco, e quindi riducono l'intervallo di tempo fra l'assunzione della medicina e i suoi effetti; invece i cibi solidi rallentano lo svuotamento gastrico, soprattutto se il pasto è abbondante e ricco di grassi (che aumentano il tempo di stazionamento del cibo all’interno dello stomaco). L'assorbimento delle sostanze medicinali avviene principalmente nel piccolo intestino; è quindi importante sapere se un ritardo nello svuotamento gastrico riduce l'effetto del farmaco o ne ritarda soltanto l'inizio, oppure non ha alcuna rilevanza clinica. Infatti prima o poi la medicina viene assorbita e quindi la quantità totale che arriva nel sangue è la stessa: quello che cambia è il picco di concentrazione plasmatica, che resterà più basso quando il passaggio dall'intestino al circolo sanguigno è rallentato. Per questo motivo è necessario prendere a digiuno quei farmaci per i quali l’efficacia è in funzione anche della loro concentrazione nel sangue, come a esempio il paracetamolo, mentre è ininfluente per alcuni tipi di antibiotici, per i quali quello che conta è la quantità totale di farmaco che arriva in circolo.

Nemici dei tempi rapidi

Come dicevamo prima, la velocità di assorbimento di un farmaco è molto importante quando è richiesta un'azione in tempi brevi, come avviene ad esempio nel trattamento del dolore acuto. In questi casi il cibo svolge un ruolo fondamentale: basti pensare che nel caso di alcune formulazioni protette al fine di impedire lo scioglimento nello stomaco, il tempo di transito può variare da un'ora a digiuno a 12 ore dopo il pasto. Quando occorre un effetto rapido conviene quindi assumere la prima dose della terapia a stomaco vuoto con un bel bicchiere d'acqua, mentre le successive possono, o addirittura devono come nel caso dei FANS, essere prese con il cibo. Per alcuni antibiotici poi, il pasto può diventare un vero e proprio ostacolo, perché il principio attivo può reagire con vari minerali presenti nel cibo, formando così un composto senza efficacia terapeutica. Inoltre, l'assunzione di latticini (così come quella di carne rossa, o di spinaci) inficia l'assorbimento degli antibiotici in maniera evidente. Mentre è sconsigliabile associare alcolici con la maggior parte dei farmaci (analgesici, antidepressivi, psicofarmaci e ansiolitici, antinfiammatori, antistaminici, antiacidi e antipiretici) poiché l'alcol aumenta l'acidità gastrica e, nella maggior parte dei casi, ne vanifica l'effetto. Chi segue una terapia anticoagulante, infine, farebbe bene a tenere alla larga cavoli, broccoli e lattuga perché questi cibi, ricchi di vitamina K (che stimola la coagulazione del sangue), alterano fortemente l'esito del trattamento.

Il cibo amico

Ci sono dei farmaci, i cosiddetti lipofilici, che sono avvantaggiati da un pasto ricco in grassi, poiché rallentando lo svuotamento gastrico ne favoriscono l’assorbimento, mentre in caso di soluzioni o sospensioni (quindi con particelle piccole e in un liquido) la contemporanea presenza di cibo nello stomaco è indifferente, e il farmaco raggiunge comunque l'intestino con facilità. Anche un pasto ricco in proteine può velocizzare l’assorbimento di un farmaco, perché aumenta, seppur transitoriamente e solo finché non passa all'intestino, l'afflusso di sangue e quindi anche il trasporto di sostanze al fegato. In alcuni casi, il risultato è una maggiore e più veloce concentrazione di farmaco nel sangue se la sua assunzione è avvenuta a stomaco pieno. Non va inoltre trascurato che anche le secrezioni gastriche, stimolate dal cibo, possono essere alleate della terapia, aiutando la dissoluzione o aumentando la degradazione delle sostanze.

I farmaci e la ritenzione idrica

Alcuni farmaci, come ad esempio il cortisone, generano nei pazienti una forte ritenzione idrica, facendoli aumentare di peso. Anche in questo caso, la dieta ci viene in aiuto: via libera a tutti gli alimenti ricchi di potassio, soprattutto frutta e verdura, e riduzione drastica di insaccati, formaggi stagionati e tutti quei cibi che contengono sale.

Le erbe
Se vi curate con le erbe, non dovete porre meno attenzione. Ci sono, infatti, dei prodotti che interagiscono, allo stesso modo degli alimenti con i farmaci, provocando danni all'organismo o vanificando la terapia. Ad esempio, il salice, che ha gli stessi principi attivi dell'aspirina, se preso insieme a questa ne potenzia l'effetto danneggiando la mucosa gastrica; il ginseng, invece, diminuisce l'efficacia degli antipertensivi e aumenta il rischio di effetti collaterali nei trattamenti contro il diabete. Inoltre, c'è un aumento del rischio di emorragia nell'assunzione combinata di gingko biloba e anticoagulanti o aspirina e aglio e anticoagulanti.
 
Alcol e farmaci: un cocktail da evitare
Va aperta una parentesi che riguarda gli alcolici; pur non essendo un alimento, le bevande alcoliche sono spesso controindicate perché dannose se accoppiate ad alcuni tipi di medicinali, per esempio sonniferi. In ogni caso, è sempre bene evitare questo abbinamento con qualsiasi tipo di medicinale.

Abbinamenti sconsigliati tra cibi e medicine
Tornando agli alimenti, ogni patologia ha le sue medicine; quali gli alimenti da evitare per essere sicuri di non avere effetti dannosi? Nel caso di artrite e gotta, è assai usata l'aspirina che va presa a stomaco pieno; per scioglierla, non utilizzare mai succhi di frutta, magari per alleviarne il sapore non gradito. Per il cortisone, evitare alimenti ricchi di sale; meglio, quindi, controllare sulla confezione degli alimenti la percentuale di sodio presente. Con gli agenti antinfiammatori, invece, è importante l'assunzione a stomaco pieno (va bene anche il latte) perché, altrimenti, possono provocare irritazioni. Nel caso di ulcera, i medicinali per curarla vanno abbinati a un'apposita dieta fornita dal proprio medico, mentre con i lassativi vanno usate alcune attenzioni, anche perché spesso si tratta di prodotti che possono essere acquistati in farmacia senza prescrizione medica. L'uso eccessivo di questo tipo di medicinali può provocare perdita di vitamine essenziali e minerali richiedendo, per ribilanciare l'organismo, alimenti ricchi, tra l'altro, di potassio e sodio. Per curare problemi cardiaci e di circolazione vengono usati diversi tipi di medicinali: i diuretici variano nell'interagire con i nutrienti, in alcuni casi si ha perdita di potassio, calcio e magnesio, è quindi necessario supplire a questa carenza con alimenti ricchi di potassio. Con i vasodilatatori e medicinali contro l'ipertensione va limitato l'uso di sale; con gli anticoagulanti, infine, bisogna moderare il consumo di alimenti ricchi di vitamina K che favorisce invece la coagulazione ematica..

Attenzione alle carenze
Ma se il cibo può essere un pericoloso nemico dei farmaci, anche questi ultimi alterano l'assorbimento, il metabolismo e l'eliminazione degli alimenti. Esempi comuni sono l'effetto dei diuretici su sodio, potassio, calcio e magnesio, o dei lassativi su potassio, magnesio e calcio. O ancora l'azione di farmaci come la colestiramina, utilizzata per combattere il colesterolo alto, che lega i grassi e le vitamine liposolubili e ne riduce l'assorbimento. L'interferenza forse più nota tra farmaci e alimenti è però quella fra gli inibitori delle monoaminossidasi (antiMAO), utilizzati nella cura della depressione e la tiramina, contenuta per esempio nei formaggi fermentati, nel vino, nella carne, in alcune verdure e in derivati del lievito usati come integratori alimentari: questa combinazione favorisce un aumento della pressione arteriosa . Un altro esempio è dato dai farmaci anticonvulsivanti, che aumentano il metabolismo della vitamina D, diminuendone quindi la quantità disponibile. I farmaci a base di sulfalazina invece, utilizzata per la cura del Morbo di Chron, inibiscono l'assorbimento di folati, che vanno quindi integrati.

Come regolarsi?
Premesso che ogni farmaco dovrebbe essere fornito di foglio illustrativo dove viene descritta la sua modalità di assunzione, è opportuno ribadire l’importanza di una dieta equilibrata atta ad evitare le possibili interazioni con i farmaci prescritti. Pertanto, è opportuno che il paziente richieda tutte le informazioni utili per evitare spiacevoli effetti collaterali e, soprattutto, per migliorare l’efficacia della terapia stessa. Una particolare attenzione, inoltre, è dovuta anche nel caso dei farmaci assunti autonomamente, senza la prescrizione del proprio medico.
Spesso, però, anche i foglietti illustrativi allegati sono carenti da questo tipo d’informazione e il più delle volte non contengono consigli pratici sul momento migliore in cui assumere la medicina. Così come non specificano bene il concetto di “stomaco vuoto o stomaco pieno”, che non necessariamente può voler dire prima o dopo pasto, ma bensì un'ora prima o due ore dopo l'assunzione del cibo. La cosa migliore quindi, quando si deve prendere un farmaco, è chiedere consiglio al proprio medico o, eventualmente, al farmacista di fiducia, evitando assolutamente il fai da te.

Tempi medi di digestione    
Alimenti        ore/minuti

Carne 3.15
Dolci e torte 3.00
Frutta fresca 2.00
Gelati 2.15
Latte 2.30
Pane 2.40
Pasta 2.40
Pesce 2.50
Pollo 3.15
Uovo coque 1.45
Uovo sodo 2.50
Uovo fritto 3.00
Patate 2.50
Patate fritte 4.00/5.00
Uova affogate 2.30
Frittata 3.00
Verdura 2.15
Prosciutto 1.40

 

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