La provincia

La provincia di Rovigo

La provincia di Rovigo ebbe le sue origini nel 1815, quando il Congresso di Vienna creò il Regno Lombardo - Veneto e ne affidò il governo all’Austria: allora il territorio compreso fra le aste terminali del Po e dell’Adige fu destinato costruire un’unica entità amministrativa, con capoluogo Rovigo, anche se le popolazioni che vi risiedevano avevano tradizioni storiche diverse. La fascia del Sud del Canalbianco infatti, fu sempre più sensibile agli influssi ferraresi, mentre quella a nord risentì maggiormente della presenza veneta; Adria, sede vescovile, mantenne a lungo una certa indipendenza.

Il paesaggio del Polesine mostra immediatamente la spiccata vocazione agricola del territorio, fra i più fertili d’Italia; ma per capirne lo spirito bisogna ricordare che esso è il risultato di un immane lavoro dell’uomo per disciplinare le forze dei fiumi. Moltissime strade sono sopraelevate rispetto al piano della campagna: esse corrono sugli argini dei corsi d’acqua o su quelli che erano gli argini delle paludi, e consentono un’ampia visuale sui terreni perfettamente coltivati là dove fino a pochi secoli addietro erano frequenti acquitrini o boschi spontanei. 
Nella parte occidentale della provincia, di formazione più antica, si notano ancora tracce dell’organizzazione del suolo in piccoli poderi (“campagne vecchie”), mentre il Basso Polesine mostra caratteri che esprimono una concezione economica più moderna, in cui la macchina ha un ruolo determinante.  

I centri abitati 
Una rapida ricognizione geografica permette di verificare che i centri abitati del Polesine sono sorti in riva ai corsi d’acqua (qualche caso che sembra fare eccezione è dovuto alla successiva deviazione dell’alveo per effetto di alluvioni). Fiumi e canali sono stati, fino alla metà del XIX secolo, le principali arterie di comunicazione nel territorio. 
Alcuni centri  sono di origine antichissima (Fratta Villamarzana, per esempio, erano abitati nell’età del Bronzo), altri si sono sviluppati nella fase classica dell’era antica (AdriaLereoTrecenta), ma per lo più i centri abitati polesani sono sorti nel Medioevo. Così è certamente per RovigoLendinara Badia. Nel Basso Polesine - terra di formazione relativamente recente - i nomi stessi dei paesi dichiarano la loro recente costituzione.
Naturalmente i centri che hanno raggiunto maggiore importanza economica o amministrativa hanno testimonianze più ricche della loro storia, sia riguardo ai monumenti e alle opere d’arte sia riguardo alle attrezzature; ma spesso anche gli abitati minori offrono sorprese di notevole rilievo.

Religione e arte 
La maggior parte delle chiese del Polesine è stata ricostruita nel XVIII secolo spesso con risultati assai gradevoli come, lungo la riva del Po, a Occhiobello e a Crespino. Fra gli edifici religiosi di costruzione più antica si segnalano la chiesetta di San Basilio (X secolo), la tardo - gotica Abbazia della Vangadizza a Badia, il Convento Olivetano di San Bortolo a Rovigo, la “Rotonda” di Rovigo con il campanile disegnato da Longhena (1655) autore anche del Duomo di Loreo (1658); del 1696 è il Duomo di Rovigo
Anche il nostro tempo ha saputo dare opere pregievoli: basti, per tutte, la chiesa di Sant’Antonio abate a Rosolina. Molte chiese polesane sono decorate con opere di artisti celebrati come Tullio Lombardo, Girolamo da Carpi, Bastianino, P. Veronese, D. Dossi, Garofalo, Guercino, G.M. Morlaiter e così via, per arrivare ai nostri giorni con A. Biancini. 

Il Basso Polesine 
Questo è il Basso Polesine: terra da percorrere lentamente, quasi con distacco, senza misurare il tempo, lasciandosi andare sempre più al contatto con il territorio, seguendo strade e sentieri, argini e canali fino a giungere sulle estreme, incontaminate, brevi spiagge del delta, lembi di sabbia finissima in continua ambiguità col mare. È il delta un po’ incantato, un po’ sognante, solitario, lontanissimo, che si può incontrare se si porta ancora amore per la natura e per i suoi mille aspetti diurni e solari, nebbiosi e notturni, lunari, ai confini delle buse, sacche e lagune che caratterizzano l’estrema terra del Po.
Il paesaggio del Delta è costituito dalle vaste distese dei campi in cui predominano le caratteristiche colture del mais, del frumento, della barbabietola e più di recente della soia.
Importanti sono inoltre le valli da pesca per l’allevamento di alcune specie pregiate (anguille , branzini, orate), le sacche per la pesca e la miticoltura (vongole, ostriche e cozze).
Il turista che voglia gustare questi pregiati prodotti  e le ricette tipiche con cui vengono presentati non ha che l’imbarazzo della scelta tra i numerosi ristoranti e le trattorie del Delta.

Il territorio degli otto Comuni (AdriaAriano PolesineCorbolaLoreoPorto ViroPorto TolleRasolinaTaglio di Po) presenta aspetti affascinanti in ogni stagione: le vaste distese coltivate, interrotte dai rialzi degli argini tra i quali corrono le acque del fiume e dei canali spesso pensili; i paesi e le contrade sparse lungo antiche strade di traffico millenario (Romea, la statale per Rovigo) o nuovi collegamenti tracciati sugli argini stessi; l’addensarsi delle abitazioni attorno ai campanili o ad antiche ville venete costruite con una impronta particolare (la villa rustica polesana); il lento scorrere delle acque e il loro dividersi e rinchiudersi tra le isole e, approssimandosi al mare, gli scani ed i bonelli, le barene con la loro vegetazione spontanea ed incontaminata, una fauna che si ritrova sempre più solo nelle oasi naturalistiche protette; l’incontro del fiume col mare Adriatico.

Le Ville venete
Il Polesine documenta anche nelle ville la doppia anima della sua cultura: veneta e ferrarese. La preziosa Villa Badoer a Fratta ad opera del Palladio è giustamente la più famosa, ma la serie di ville venete polesane - spesso ancora decorate con affreschi e stucchi - è nutrita: a Fratta vanno ricordate almeno le ville Molin Avezzù Dolfin, a Canda la fastosa Villa Nani Mocenigo, a Polesella le ville Morosini Armellini, a Fiesso Umb. la Villa Vendramin, a Salvaterra la Villa Pellegrini.
Singolare è la Villa Diedo ad Arquà, ricavata da un piccolo castello medievale ferrarese. La presenza dei ferraresi si ritrova, ancora ad Arquà, nel “casino” estense del XV secolo o, più tardi, nel Palazzo Pepoli a Trecenta, ma specialmente nei paesi lungo il Po, come Ficarolo Stienta.  

Archeologia e arte
Negli ultimi decenni il Polesine si è rivelato area di grande interesse archeologico. I ritrovamenti più importanti. Risalenti all’Età del Bronzo, sono avvenuti a Fratta Polesine, a Villamarzana e a Castelnovo Bariano. I rapporti con il mondo greco e con quello etrusco sono meglio documentati dai ritrovamenti nel Medio e nel Basso Polesine (specialmente ad Adria); l’età romana è testimoniata in Basso Polesine (Adria, San Basilio, Cavanella d’Adige) con consistenti avanzi di edifici, e nella parte centrale della provincia anche dalla centuriazione del territorio, recentemente individuata dagli studiosi. Ma le sorprese archeologiche non sembrano finite: recentemente tra Ficarolo Gaiba è stata trovata, rarissima, una tomba ostrogota (V-VI secolo).
Così oltre al Museo Nazionale di Adria e a quello dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, l’origine dei quali risale al  XVIII secolo, recentemente si sono costruite altre strutture per la raccolta e l’esposizione dei reperti: a Fratta e a Castelnuovo Bariano è documentata soprattutto la preistoria, a Villadose la centuriazione romana, riferito principalmente all’età romana è il modernissimo centro museale di San Basilio.
Altri musei sono più articolati: quello civico di Rovigio ha tre sezioni (archeologica, antropologica, naturalistica); quello Civico di Badia ha ben dodici sezioni per documentare la vita dell’area altopolesana. A Bergantino è il caratteristico Museo della Giostra. Altre raccolte di rilevante interesse culturale  sono le biblioteche di Rovigo, di Lendinara e di Adria, e la ricca Pinacotca dell’Accademia dei Concordi di Rovigo.

Il turismo: di acqua e di terra
Da quando ci si è resi conto che il paesaggio polesano poteva essere  altrettanto interessante che quello di altre zone, in provincia di Rovigo si è sviluppato un turismo che registra una crescita costante. Particolarmente apprezzata, anche all’estero, per il turismo balneare, la zona che fa riferimento a Rosolina Mare e ad Albarella, in quell’ambiente senza dubbio eccezionale che è il Delta del Po, dove la natura offre occasioni straordinarie. Qui l’attrezzatura ricettiva è in grado di soddisfare tutte le esigenze.
Ma ormai un po’ in tutta la provincia si va perfezionando la trama di attrezzature che rendono più facile a chiunque una sosta in Polesine per riposare, per conoscere un ambiente diverso da quelli dove è convogliato il turismo di massa, per dedicarsi ad attività sportive o allo svago di carattere culturale.

Gastronomia polesana
La cucina tradizionale polesana, pur nelle varianti riscontrabili fra un’area e l’altra, ha alcuni elementi di riferimento tipici, legati alla realtà del territorio. L’abbondanza dei fiumi e dei canali spiega i pesci d’acqua dolce; nella zona del Delta ai pesci di mare di recente si sono aggiunti anche i mitili; la polenta trova riscontro nell’ancor diffusissima coltura del mais , mentre un altro ingrediente tipico, il riso, oggi in Polesine non è quasi più prodotto. Le verdure da alcuni decenni hanno avuto un’attenzione particolare con risultati assai significativi. Fra le carni, quella del maiale ha sempre avuto un ruolo importante, specie insaccata: tipica è la bondola del Medio Polesine. Ormai rara, ma ancor presente è la selvaggina.

 

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