Il Palio di Ferrara

Iscritta dall'Unesco nella lista del Patrimonio mondiale come città del Rinascimento mirabilmente concepita che ha conservato il suo tessuto sostanzialmente intatto, Ferrara è una città da vivere passeggiando per le sue strade, scoprendo in ogni angolo il suo carattere di magnifica capitale del Rinascimento e cogliendo da questo glorioso passato le ragioni del suo presente.

Le memorie storiche accompagnano con discrezione il visitatore ovunque egli vada, nei palazzi sontuosi come nelle viuzze medievali, per esplodere una volta all'anno nei colori e negli antichi suoni del Palio, che anima la vita cittadina da molti secoli.

Il Palio di Ferrara è infatti il più antico del mondo. Venne istituzionalizzato dal Comune di Ferrara nel 1279, sancendo una tradizione popolare nata circa vent'anni prima per festeggiare la vittoria di Ezzelino da Romano, marchese e signore della città, su Azzo VII Novello d'Este, vicario dell'imperatore tedesco. Da allora, il Palio fu corso ininterrottamente fino al 1860 (salvo durante gravi eventi bellici o calamità naturali) e visse momenti particolarmente fulgidi all'epoca del ducato.
Il Palio veniva normalmente disputato il 24 aprile, in occasione della festa di San Giorgio, patrono della città, ed il 15 agosto, per la festa dell'Assunzione della Vergine. Ma numerose furono le edizioni straordinarie organizzate per celebrare avvenimenti importanti.
Testimonianze particolarmente significative del passato del Palio ci sono pervenute, oltre che dai cronisti dell'epoca, dal poeta Ludovico Ariosto, che ne parla nel primo canto dell'Orlando Furioso, e dal pittore Francesco del Cossa, che, nelle sale del Palazzo Schifanoia, ne affrescò una mirabile allegoria ancora oggi visibile.

Attualmente il Palio di Ferrara si disputa una volta all'anno: l'ultima domenica di maggio o, in caso di maltempo, la prima di giugno. La scelta di questa data è stata fatta per rievocare una delle edizioni straordinarie più famose, quella con cui la città salutò nel 1471 Borso d'Este, di ritorno da Roma, dove il Pontefice Paolo II lo aveva insignito Duca di Ferrara. Tutti i costumi del Palio sono perciò ispirati alle fogge di quell'epoca.

Il Corteo Storico del Palio è costituito da circa 1000 personaggi in costume ferrarese del XV secolo: dame, cavalieri, gonfalonieri, armigeri, musici e sbandieratori. Oltre a dar vita al Palio annuale, il Corteo Storico ha partecipato a numerose manifestazioni, anche a livello internazionale, facendosi ammirare soprattutto per la ricchezza dei costumi e l'abilità degli sbandieratori.
Il Palio prevede quattro corse: la Corsa dei Putti (Palio di San Romano); la Corsa delle Putte (Palio di San Paolo); la Corsa delle Asine (Palio di San Maurelio); e la Corsa dei Cavalli (Palio di San Giorgio). Vengono disputate nella storica Piazza Ariostea (un tempo Piazza Nuova), contornata da numerosi edifici di grande valore architettonico.
I Palii -stendardi di tessuto dipinti a mano da rinomati pittori ferraresi- sono contesi dalle otto Contrade cittadine: San Benedetto, San Giacomo, San Giorgio, San Giovanni, San Luca, Santa Maria in Vado, San Paolo e Santo Spirito.
Un'altra grande festa nasce ogni anno a Ferrara dalla musica dei Buskers, i musicisti di strada i cui ritmi ad agosto invadono per sette giorni le strade e le piazze, per la gioia di migliaia di ammiratori.

GASTRONOMIA E VINI FERRARESI
La gastronomia ferrarese, straordinariamente ricca, attinge sia alla cucina ricercata e aristocratica della Corte estense sia a quella più popolare delle Valli di Comacchio, nata all'interno degli antichi casoni da pesca.
Dalla prima proviene più tipico e originale piatto della cucina ferrarese: il sontuoso pasticcio alla ferrarese, fatto di pasta corta condita con ragù di carne, funghi e besciamella dentro un involucro di pasta frolla o sfoglia. Vi sono poi le celeberrime tagliatelle, le cui origini pare risalgano alle nozze tra Alfonso d'Este e Lucrezia Borgia: il cuoco le avrebbe infatti inventate ispirandosi alla bionda chioma di quest'ultima. Altri rinomati primi piatti ferraresi sono i cappelletti in brodo ripieni di petto di pollo, goletta, polpa di suino, vitello, salsiccia, parmigiano, uova e noce moscata, e i cappellacci di zucca conditi con burro e salvia oppure ragù.
Tra i secondi, particolarmente famosi sono la "salama da sugo" e l'anguilla marinata. La salama è fatta con carni macinate finemente (le più usate sono il guanciale, il coppone, la lingua, la spalla, il fegato), vino rosso di ottima qualità, chiodi di garofano, cannella, noce moscata e pepe nero. Prima di essere servita, è oggetto di una lunghissima bollitura: ne esce un cibo piccante, gustoso, unico nel suo genere. Alla tavola degli Estensi la salama veniva servita come afrodisiaco; non a caso ancora oggi è sempre presente nei pranzi di nozze. Tipico di Ferrara è anche il salame all'aglio.
Tra i dolci, primeggia il panpepato, la cui ricetta risale al XVI secolo, quand'era chiamato "Pan del Papa". Al tempo degli Estensi si usava nascondervi dentro un ducato d'oro, che andava in dono al commensale che lo trovava. Simbolo della pasticceria ferrarese, è fatto con mandorle, cacao, frutta candita, zucchero, farina e il finissimo cioccolato fondente della crosta. Famosi anche la "brazadela", ciambella da inzuppare nel vino novello, e i "lupini", pallottole di pasta dolce.
La specialità gastronomica più celebre di Ferrara è però la "ciupèta", il caratteristico pane a forma di coppietta. Talvolta scambiato per un biscotto per via della sua delicata croccantezza, questo "pane intorto" venne citato già nel 1536 da Cristoforo da Messisburgo, gastronomo della Corte estense, nella descrizione di un ricercato banchetto.
Ferrara è caratteristizzata anche da un'importante tradizione enologica. Nella stretta lingua di terra che da Mesola a Bellocchio e poi giù fino a Ravenna e Cervia accompagna il percorso della strada Romea, da centinaia di anni si producono i "vini delle sabbie" -il Fortana, il Merlot, il Sauvignon ed il Bianco- che, proprio per le particolari caratteristiche ambientali in cui vengono realizzati, possono vantare peculiarità assolutamente uniche.
Il Fortana, vino del Bosco Eliceo, è ottenuto dalle uve del vitigno Fortana, conosciuto anche col nome di "Uva d'Oro". Ha una gradazione alcolica di 10,5°, colore rosso rubino, profumo caratteristico, sapore asciutto, leggermente acidulo, alquanto tannico, ma gradevole. E' usato come vino di pronta beva, adatto per piatti d'anguilla, pesce di laguna, selvaggina e salama da sugo.
Il Merlot è prodotto dal vitigno omonimo, che coltivato in coltura specializzata e allevato con sistemi diversi, dà produzioni di ottima qualità. Ha gradazione alcolica 10,5°, colore rosso rubino, profumo accentuato e caratteristico, sapore asciutto, tannico da giovane, invecchiato di almeno un anno aumenta di profumo perdendo un po' di colore. Matura col tempo diventando un vino da arrosti, salama da sugo, selvaggina e piatti forti in genere, formaggi piccanti. Va bevuto a temperatura ambiente.
Il Sauvignon è prodotto da uve di vitigno omonimo, coltivato in vigneti specializzati o allevato a spalliera con il sistema Guyot. Ha gradazione alcolica 11°, colore giallo paglierino scarico, profumo delicato e caratteristico sapore asciutto, leggermente acidulo. Se invecchiato di almeno un anno è un eccellente vino per antipasti, pesce e zuppa di pesca. Va bevuto a 8-10°.
Il Bianco del Bosco è prodotto dal vitigno Trebbiano e Malvasia (70%-30%), coltivato in coltura specializzata e allevato con diversi sistemi. Ha gradazione alcolica 10,5°, colore giallo più o meno dorato, profumo tenue, sapore asciutto, più o meno acidulo. E' vino di pronta beve e di largo consumo. Si accompagna a piatti di pesce di mare e antipasti.

 

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