Avellino

Avellino: cuore dell'Irpinia

Siamo nel cuore dell’Irpinia, su un vasto territorio che si estende per oltre 3.000 chilometri quadrati, caratterizzato dai più alti picchi dell’Appennino Campano e da una vegetazione lussurreggiante, che ne fa una delle zone più verdi d’Italia. I suoi maggiori fiumi, il Calore e l’Ofanto, riversandosi rispettivamente nel mar Tirreno e nel mar Adriatico, mettono in luce, col loro percorso, il particolare ruolo dell’Irpinia come punto d’unione  e saldatura tra i due mari, testimoniato dalla presenza di numerosi castelli.

L’etimologia del nome di questa regione è connessa alla parola hirpus, il lupo simbolo della tribù sannitica che per prima abitò queste terre e animale sacro a Marte. E proprio dal dio della guerra era guidato questo popolo fiero e bellicoso, che entrò spesso in conflitto con altre popolazioni, in particolare con gli eserciti di Roma, a cui si oppose per secoli con vicende alterne: così come le vittorie si riflettevano in abbellimenti e ampliamenti urbani, così le sconfitte portavano devastazioni e  distruzioni.
Dopo la Guerra Sannitica (290 a. C.) e la ribellione in seguito alla sconfitta di Roma a Canne nel 209 a.C., la resistenza di questo popolo cessò quando Silla fondò una colonia sulla preesistente Abellinum, dove oggi sorge Atripalda, con le sue numerose testimonianze archeologiche e i reperti portati alla luce dagli scavi nella zona del Cimitero. Ma nonostante la resa, non si affievolì la natura indomita di queste genti, che dopo la dominazione bizantina, longobarda e normanna e un periodo di intensa religiosità, furono nuovamente protagoniste nelle insurrezioni del 1820-21 e presero parte attivamente al Risorgimento.
La lunga vicenda storica dell’Irpinia si riflette nelle numerose aree archeologiche e nella sua notevole architettura religiosa, con importanti testimonianze monumentali, preziose opere d’arte e splendidi santuari, meta di pellegrinaggi durante tutto l’arco dell’anno.
Con queste premesse e alla luce di questo passato caratterizzato da un’atavica bellicosità, solo apparentemente in contrasto con la profonda spiritualità dell’Irpinia, va visitata Avellino, il capoluogo della regione, a 3 Km da Atripalda. Proprio a questo centro, dove sorgeva l’antica Abellinum, è d’obbligo una visita, per ammirare i tratti della cinta muraria e gli edifici con le suggestive tracce dell’antica città irpina: iscrizioni, statue e reperti murati, utilizzati nell’edificazione delle antiche costruzioni.

Dopo essersi immersi nelle origini e nelle remote testimonianze della città, si può cominciare la visita vera e propria di Avellino e del suo passato più recente, a partire dalla sua impronta medievale. Il capoluogo si è sviluppato intorno al nucleo iniziale comprendente la Cattedrale, i ruderi del Castello e l’impianto medievale. Si può partire da quello che è il fulcro cittadino, camminando per Piazza delle Libertà, ammirandone le splendide fontane, e il seicentesco Palazzo Caracciolo. Molto rilevanti anche il Palazzo del Governo, l’antico Municipio e la Villa Comunale.
Ma il più importante monumento è il Duomo, edificato nel XIII secolo, ma che è stato parzialmente modificato nel 1868. Di esso si possono ammirare la facciata neoclassica con le sue colonne corinzie e i tre portali, oltre alle numerose opere d’arte qui custodite. Merita una visita la Cripta dell’Addolorata, situata nel sottosuolo, e i suoi splendidi affreschi romanici.
Altri luoghi sacri che si ergono a testimonianza della profonda e radicata religiosità dei discendenti di questo fiero popolo, sono: la Chiesa di S. Maria di Costantinopoli, il Convento di S. Generoso, il Convento dei Cappuccini e la Chiesa di Santa Maria del Rifugio.
Passeggiando per il centro storico e concedendosi nel frattempo un po’ di piacevole shopping nei bei negozietti della città, magari alla ricerca di un prezioso pezzo d’artigianato tra i caratteristici oggetti in legno, rame, pietra e ceramica, si possono  ancora ammirare la Torre dell’Orologio, la Fontana di Bellerefonte, il Palazzo della Dogana, il Palazzo della Cultura “Victor Hugo”, l’ex carcere borbonico e il Palazzo del Convitto Nazionale.
Inoltre, facendo ancora un tuffo nel passato della città e della regione, si può visitare Civita, dove si trovava la necropoli di Abellinum e dove si possono ammirare sepolcri, camere funerarie  e reperti di epoca romana.
Ma per avere una panoramica completa dell’affascinante storia dell’Irpinia e del suo capoluogo, ci sono altri importanti centri negli immediati dintorni, dove soffermarsi e ammirare le importanti testimonianze, tra cui Avella, che vanta un Anfiteatro con le stesse caratteristiche di quello di Pompei, oltre ad un tratto di Acquedotto e alcune tombe romane; Conza della Campania, che risulta essere stata costruita sull’antica Compsa, la città occupata da Annibale nel 216 a.C. e i cui scavi archeologici hanno messo in luce l’antica struttura urbana; Carife, con le sue numerose tombe di epoca sannitica e infine Mirabella Eclano, con le testimonianze archeologiche della vecchia Aeclanum, tra cui la cinta muraria, la piazza, alcune case e le terme.       
Inoltre, per completare il quadro che il visitatore si è fatto visitando gli scavi, è d’obbligo una visita al Museo Irpino, orgoglio di Avellino e di tutta la regione, che vanta una documentazione alquanto precisa sull’Irpinia nel periodo preistorico, in quello italico-sannita e in quello romano. Esso, nella Sezione Archeologica, raccoglie le testimonianze più significative  e rilevanti della ricca e travagliata storia di questa terra; oltre a offrire l’irripetibile occasione di andare alle radici della civiltà occidentale e di conoscere gli usi, i costumi, la cultura, le tradizioni  e l’arte di un popolo orgoglioso e indomito che rivive negli Avellinesi e negli Irpini d’oggi.
Infine, in soli sette minuti di funicolare, da Mercogliano si può raggiungere il Santuario di Montevergine, da sempre meta di pellegrinaggi e dove è ancora attivo il Monastero in cui, dal 1939 al 1946, fu segretamente custodita la sacra Sindone. Il santuario è costituito dalla nuova Basilica (incorporata negli anni ’50) e dalla Chiesa vecchia, dove dietro l’altare maggiore un busto di San Gennaro ricorda che per oltre tre secoli, fino al 1497, vennero qui custodite le preziose reliquie del Santo, prima di essere trasferite a Napoli dove si trovano tuttora.

A tavola nella terra Irpina
La cucina Irpina, pur nella sua particolarità, mantiene profondi legami con la Dieta Mediterranea, ormai universalmente riconosciuta come la più salutare, la più naturale, ma anche la più saporita delle alimentazioni.
Ma allo stesso tempo, questa terra, le cui montagne ne rappresentano una peculiare caratteristica, invitando a escursioni e a interessanti soggiorni climatici, non poteva non vantare una cultura gastronomica montana di prim’ordine, ricca di piatti sostanziosi, robusti e vigorosi.
Tra i primi piatti, sono da segnalare i vari tipi di pasta fatta a mano, tra cui caratteristica della città la speciale “pasta e fagioli all’avellinese”. Da provare anche i “bucatini all’avellinese”,  a base di salsicce di maiale, ricotta e serviti ben caldi con l’aggiunta di formaggio pecorino grattuggiato e i “fusilli alla Laceno”, con funghi porcini e tartufi neri di Laceno.
Tra le altre specialità tipiche della cucina montana, la “pantenella” e gli “ammugliatelli”, piatti che vedono il trionfo di pancetta, interiora, carni rosse e insaccati.
Tra i secondi piatti abbondano quelli di carne bianca arricchiti da contorni a base di funghi e dall’aroma del tartufo nero, qui particolarmente pregiato. In alternativa si può scegliere tra i numerosissimi tipi di insaccati e formaggi, tra i quali spicca il “Caciocavallo Silano DOP” e la “Mozzarella DOP di Bufala Campana”. Non mancano neanche gustosi piatti di pesce, spesso accompagnati da fragranti erbe aromatiche.
Altri prodotti tipici di questa generosa terra sono: le castagne, le nocciole, le ciliegie, le mele, le noci e gli squisiti torroni.
Inoltre non bisogna dimenticare le epoche lontane, quando la “Campania Felix” era considerata una terra gradita  a Bacco e generosa di ottimi vini. L’Irpinia non tradisce questa illustre tradizione e vanta la famosa Scuola di Enologia “Francesco De Sanctis” con sede proprio ad Avellino. Con queste premesse, non si può concludere un tipico pasto Irpino, senza accompagnarlo con uno degli ottimi vini bianchi prodotti in questa provincia, anche se non sempre da vitigni autoctoni, tra cui il “Trebbiano Toscano” e la “Malvasia Bianca”; ma tipici ed esclusivi di questa terra sono i due bianchi DOCG quali il “Greco di Tufo” e il “Fiano di Avellino”. Tra i rossi vanno ricordati il “Sangiovese”, il “Piedirosso”, il “Cabernet”, lo “Sciascinoso” il “Barbera”, l’“Aleatico” e il rosso superiore DOCG conosciuto col nome di “Taurasi”.  
Infine, per chiudere in dolcezza, si può piacevolmente sorseggiare uno dei liquori d’erbe dei Padri Benedettini di Montevergine, sulle orme della tradizione che vedeva le famiglie nobili rivolgersi ai monaci per ricevere i digestivi a base di elisir sapientemente confezionati per concludere le loro sontuose tavolate.  

 

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