Pordenone

Pordenone e dintorni

Ci troviamo ad est del Friuli, in una vasta zona pianeggiante ricca d’acque e abitata sin dal lontano Paleolitico.
Capoluogo di quest’area denominata “Destra del Tagliamento”, è Pordenone, l’antica Portus Naonis, che grazie alle attività portuali crebbe e si sviluppò intorno all’anno Mille, mantenendo però anche un certo curioso isolamento. In effetti i suoi destini si dissociarono spesso da quelli delle restanti località del Friuli: quando la maggior parte della regione rimase sotto la giurisdizione temporale dei patriarchi di Aquileia, Pordenone divenne un feudo tedesco dalla prima metà del tredicesimo secolo in avanti, prima di passare nelle mani degli Asburgo alla fine del secolo. In seguito, nel 1420, fu l’unica città insieme a Castelnovo a non essere conquistata da Venezia, a cui si sottomise solo quasi un secolo dopo (1508). Dopo la sua cessione agli Austriaci, venne finalmente annessa al regno d’Italia nel 1866.
Nell’Ottocento a Pordenone si insediarono vari cotonifici, mentre dopo la Seconda Guerra Mondiale fiorì l’industria degli elettrodomestici, divenuta ora una delle più importanti d’Europa. 

Si può iniziare la visita della città da corso Vittorio Emanuele, la via porticata e signorile del centro storico, Cotrada Maggiore, ammirando i portali, gli affreschi e le eleganti balconate in pietra di molti prestigiosi palazzi, tra i quali: il seicentesco Palazzo Gregoris, il Palazzo dei Capitani, il Palazzo Mantica e il Palazzo Ricchieri, che ospita all’interno il Civico Museo d’Arte, con opere di Giovanni Antonio de Sacchis, detto il Pordenone. Chiudono il corso il Palazzo Comunale, con le sue originali forme gotiche a cui vennero aggiunti la loggia con l’orologio e i pinnacoli su progetto di Pomponio Amalteo, e il Duomo-Concattedrale di San Marco, in stile romanico-gotico, con accanto lo svettante campanile di 72 metri, considerato uno dei più belli d’Italia; all’interno della cattedrale è conservata la bellissima pala della “Madonna della Misericordia” e altri affreschi del Pordenone e del Tintoretto.

Un’altra via storica della città per una piacevole passeggiata è Corso Garibaldi, dove incanteranno la vista altri magnifici palazzi, tra cui il Palazzo de’ Spelladi-Porcia, che diede ospitalità a molti sovrani e personaggi illustri, e i Palazzi Pera e Sbrojovaccia, che diventeranno presto le sedi del Consiglio Comunale.
Altre due suggestive costruzioni meritevoli di una visita per ragioni diverse, sono il castello di Torre, un tempo cenacolo di letterati e destinato ora a diventare la sede del museo archeologico, e la chiesa del Beato Odorico, un’imponente costruzione dedicata al frate pordenonese che scrisse la famosa relazione sul viaggio in Estremo Oriente, iniziato intorno al 1318, circa trent’anni dopo quello descritto da Marco Polo nel Milione. L’aspetto curioso è che per poter intitolare la chiesa al frate, si dovette richiedere un’apposita deroga al papa, essendo questo un onore attribuibile a un santo e non a un beato.
Un percorso molto interessante da compiere nelle aree circostanti al fiume Noncello, è quello di archeologia industriale, visitando gli storici cotonifici ottocenteschi, che tanto contribuirono allo sviluppo economico della città.

Una volta conclusa la visita alla città, vale la pena seguire vari itinerari alla scoperta dei dintorni, che presentano località realmente incantevoli e suggestive.  

Porcia
Eccoci in un antico borgo medievale dominato dall’immancabile castello, un imponente complesso di edifici accostati appartenenti a epoche diverse e attorniati da un muro di cinta. Esso è tuttora abitato dalla famiglia omonima dei conti di Porcia, che furono anche principi del Sacro Romano Impero. L’impronta medievale della città è tuttora visibile nei resti di mura e nelle fortificazioni, come la torre dell’orologio. Degni di nota sono anche la chiesa di Santa Maria, il Palazzo del Feudo, la chiesa di San Giorgio e la loggia municipale.

Sacile
Questa affascinante località si meritò nel passato l’appellativo di “Giardino della Serenissima”. Una definizione felice, vista la sua privilegiata e caratteristica collocazione su due isole del fiume Livenza, e lo splendore e il rigoglìo dei giardini e delle campagne circostanti.
Fu proprio la dominazione veneziana a conferire alla città l’armonica struttura del centro storico. Da visitare il Duomo di S. Nicolò con opere di Francesco Bassano, Palma il Giovane e Pino Casarini. Notevole il campanile di 62 metri costruito nel 1582, con in cima un angelo di due metri e mezzo e la chiesetta a pianta esagonale della Madonna della Pietà affacciata sul Livenza. Da non dimenticare che la prima domenica dopo il 15 Agosto si tiene qui  da più di 700 anni la “Sagra dei osei”, la più antica di questo genere in Italia.

Spilimbergo
Furono gli Spengenberg, i feudatari che si impossessarono della zona a partire dal XII secolo dandole infine il nome e che fecero costruire il castello per poter salvaguardare uno dei guadi strategici del Tagliamento. Esso è formato da vari edifici di epoche diverse, tra i quali spicca il palazzo dipinto, con gli splendidi affreschi attribuiti ad Andrea Bellunello. E’ d’obbligo una visita anche ad una delle più belle chiese del Friuli, il Duomo gotico di S. Maria Maggiore, che conserva un importante ciclo di affreschi del Trecento e un organo con le portelle dipinte dal Pordenone. Ma Spilimbergo è anche la città del mosaico, la cui antica tradizione è attestata da scritti risalenti al XV secolo. Erede ideale di questa tradizione illustre è la Scuola Mosaicisti del Friuli, attiva dal 1922.

S. Vito al Tagliamento
Scaramuccia, Grimana e Raimonda sono i nomi delle tre torri che da est, sud e ovest sembrano ancora montare la guardia a questo caratteristico borgo medievale, che ebbe un particolare sviluppo in epoca patriarcale. Da ammirare i raffinati palazzi che si susseguono sull’ariosa Piazza del Popolo, quali il quattrocentesco Palazzo Altan, i palazzi Fancello e del “Bottegon”. Oltre al Duomo dei Ss. Vito, Modesto e Crescenzia, ricostruito nel 1745, con il campanile progettato da Giovanni da Pordenone, si consiglia una sosta alla chiesa di Santa Maria dei Battuti, che conserva un rilevante ciclo di affreschi dell’Amalteo.

Sesto al Reghena  
Località di origine romana, si distingue per il più rilevante esempio di monastero fortificato della zona e forse il più antico esistente al mondo, l’Abbazia di Santa Maria in Sylvis, costruita nel 762 da due frati benedettini, figli del duca longobardo del Friuli Pietro. Il periodo di massima fioritura dell’abbazia fu tra il XII e il XIV secolo, quando ottenne numerosi privilegi da sovrani e papi. Della precedente struttura restano da visitare la torre d’ingresso, la basilica abbaziale, la residenza dell’abate, la cancelleria e la canonica. Molte le opere d’arte all’interno della chiesa, tra cui preziosi affreschi trecenteschi di ispirazione giottesca. La cripta conserva inoltre la celebre urna di Santa Anastasia, un illustre esempio di arte longobardo-bizantina.

Maniago
Eccoci nel paese dei coltelli a dei “battiferri”, la cui secolare tradizione produttiva è testimoniata nel Museo dell’arte fabbrile e delle coltellerie.
Ma questa località presenta anche altre numerose attrattive, come la splendida e ampia Piazza Italia, con al centro un’imponente ed elegante fontana e sui lati il Palazzo Attimis-Maniago con il leone di S. Marco dipinto dall’Amalteo, e la loggia a tre arcate. Da non perdere anche una visita al Duomo di S. Mauro, in stile tardo-gotico, con il suo pregevole rosone, i dipinti dell’Amalteo e del Fischer e due altari lignei del XVII secolo.   
   
UN CONNUBIO DI TRADIZIONI CULINARIE
Così come questa terra, anche la gastronomia del Friuli rappresenta una riuscita sintesi di tradizioni alimentari differenti, tra cui svettano quella mitteleuropea, quella veneta e quella slava, il tutto permeato da un forte influsso di cucina popolare, che ha saputo creare piatti molto gustosi da materie prime molto povere.
Nell’area di Pordenone, ci si può deliziare con tutta la semplicità e il gusto della cucina friulana, provando il frico (formaggio cotto con patate e cipolle), il muset e brovada (cotechino servito con rape inacidite), la selvaggina, gli insaccati di maiale, e la celebratissima gubana, un dolce tipico delle valli del Natisone a base di uva secca, uva passa, cedro candito e innaffiata con la grappa, presente in tutte le tavole del Friuli in varie versioni. Ma esistono molti altri deliziosi piatti, tipici delle località e delle valli circostanti, quali: il pestih (rape macerate in acqua bollente e fermentate), la petuccia (un composto di carne di pecora e manzo aromatizzato con finocchio selvatico e affumicato con legno di ginepro); la balota (polenta di formaggio fuso condita con ricotta affumicata); o salumi di montagna, come la pitina (salame di carne di montone affumicato con erbe aromatiche).
I torrenti di montagna, con la loro acqua limpidissima, offrono inoltre un gran numero di gamberi e pesci come le trote, servite in vari modi in tutti i ristoranti e le trattorie della zona.
Una menzione a parte meritano i vini, che vantano una tradizione antichissima risalente ai Greci e ai Romani; ancora oggi in queste zone si producono vini eccellenti tra cui quelli delle Grave del Friuli. Per cui, a seconda delle ricette, si può spaziare da robusti rossi (Merlot, Cabernet Sauvignon, Refosco dal Peduncolo Rosso, Terrano, Pinot Nero), a profumati bianchi (Tocai Friulano, Verduzzo Friulano - ottimo quello di Ramandolo-Malvasia istriana, Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio, Ribolla, Riesling, Sauvignon, Traminer Aromatico). Ottimi inoltre i vini autoctoni ucelut, sciaglin, piculit neri e forgiarin.

 

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