Paesi Baschi

Paesi Baschi

Un "isola" in terra di Spagna
                             
Chiamato “Paìs Vasco” in castigliano, “Euskadi” o “Euskal Herri” in lingua basca, questo territorio dalle caratteristiche paesaggistiche notevolmente diverse rispetto al resto della Spagna, è la culla di una cultura a sé stante, una comunità storica che ha conservato intatte nei secoli lingua, usanze e tradizioni uniche e particolari.
Se siamo abituati a considerare la Spagna un Paese tipicamente mediterraneo, dove le vaste distese arse dal sole sono punteggiate da ulivi e vegetazione a macchia, dove l’arte e l’architettura rispecchiano fortemente il passato dominio arabo, dove le note ritmate della chitarra risuonano tra i danzatori di flamenco, allora bisogna raggiungere questo lembo di territorio, che dai Pirenei si stende lungo la costa atlantica, per conoscere una Spagna dal volto davvero diverso.
La regione basca, che ufficialmente è costituita dalle tre province di Gipuzkoa, Vizcaya e Álava (CAV, Comunidad Autònoma Vasca), in realtà comprende anche la Navarra (Nafarroa, in basco) e un tratto del confinante territorio francese sud occidentale, una terra che nell’insieme ospita i discendenti di una popolazione che, secondo alcune teorie, sarebbe addirittura precedente alle più antiche invasioni indoeuropee dell’Europa.

Viaggiando attraverso la regione, si riesce a comprendere in maniera tangibile come l’aspetto geomorfologico del territorio abbia avuto un grande ruolo nel modellare il carattere forte e separatista del popolo basco. Dai Pirenei al mare, sino al fiume Ebro il paesaggio dei Paesi Baschi si frammenta in una successione di valli formate dai grandi crinali delle montagne, massicci che paiono disegnati in file parallele e che giungono gradatamente a sfumare avanzando verso il centro-sud della Spagna.
Le coste basche, anch’esse fondamentalmente rocciose e scoscese, si aprono a tratti in brevi spiagge di sabbia dall’incantevole bellezza, le più belle delle quali sono formate dalla foce dei numerosi fiumi che solcano la regione.  Grazie a questi ultimi, alle montagne e all’influsso delle brezze atlantiche, l’interno è verdissimo e umido, caratterizzato da una campagna che ai boschi alterna prati, ruscelli e lande dalla macchia intricata, un paesaggio rurale e silenzioso dove spiccano i “caserìos”, le tipiche fattorie di campagna del versante atlantico della regione. Spingendosi più a sud, si incontrano invece le zone pianeggianti della “llanada alavesa”, la pianura dal suolo fertile che, oltre la Sierra Cantabria, diviene Rioja alavesa, dove dominano le coltivazioni della vite e da cui provengono alcuni dei migliori vini di Spagna.
Le caratteristiche climatiche e paesaggistiche di questa regione hanno determinato, dunque, una sorta di impermeabilità agli influssi che hanno invece configurato la storia del resto della Spagna: né i Romani né gli Arabi sono mai riusciti ad avere completamente ragione di queste terre e sino al medioevo la vita del Paesi Baschi ha seguito una rotta a sé stante. Durante il medioevo, momento del massimo splendore della regione, grazie al “Camino de Santiago” e all’importanza del nucleo cristiano, il territorio si arricchì di un notevolissimo patrimonio artistico, che va dall’arte preromanica alle imponenti cattedrali romaniche, dalle silenziose abbazie cistercensi alle interessantissime costruzioni in gotico rurale. E se in questo periodo i signori della guerra continuarono a combattere per impossessarsi dei territori baschi, è solo con grande fatica che il Regno di Castiglia riuscì ad ottenerne la sovranità, dovendo tuttavia concedere alla Navarra e alle tre province basche ampie concessioni di autonomia, i famosi “fueros” (privilegi), antesignani della vasta autonomia di cui godono ancora oggi, ufficialmente garantita dagli inizi del 1980.
Del resto, il perdurare di una cultura popolare straordinariamente vivace e variata, è stato possibile anche grazie al fatto che diverse vallate sono rimaste inaccessibili sino ad un paio di secoli fa. Quindi l’artigianato, le feste tradizionali, le musiche, le danze, gli sport più originali (“pelota vasca”, taglio della legna, lancio del tronco, tiro alla fune, etc.) e la lingua, ma anche il carattere fiero ed orgoglioso dei Baschi, sono stati grande patrimonio di studio da parte di antropologi e filologi. Riconosciuta ufficialmente accanto al castigliano, la lingua “euskera”, in particolar modo, dalla struttura molto complessa e senza parentela con nessuna lingua indoeuropea, è tuttora oggetto di disputa da parte dei linguisti, che non riescono a definirne con certezza la chiara origine.
Potrete sentire le prime parole di euskera già arrivando in Navarra, la cui porta d’ingresso più affascinante è certamente quella che si apre sui Pirenei, nella suggestiva cornice di Roncisvalle. Chiamata Orreaga, in lingua basca, è il mitico territorio di confine tra Spagna e Francia, narrato nella “Chanson de Roland”, dove la leggenda vuole sia stato seppellito Orlando per ordine di Carlo Magno. Circondata da fitti boschi, Roncisvalle è percorsa da un’aria antica e rarefatta, all’interno della quale si staglia la Capilla de Sancti Spiritus, del XII secolo e poco distante l’imponente Real Colegiata de Santa Maria, chiesa gotica del XIII secolo.
Lasciando questo piccolo centro di vetuste memorie ed imboccando la strada che porta a Pamplona, si percorre la stessa via che per secoli ha visto i pellegrini del Camino de Santiago, un percorso di fede famoso e suggestivo, ancora oggi molto frequentato sia a piedi che in mountain bike, per percorrere i circa 1.000 km che portano al santuario di Santiago de Compostela, all’estremità nordoccidentale della Spagna.
Pamplona (Iruña, in basco), capoluogo della regione, possiede un centro storico  arroccato alle spalle di possenti mura, un labirinto di strade d’impianto medievale su cui si affacciano le tipiche ed eleganti facciate ottocentesche e notevoli edifici d’epoca più antica. Fra essi spicca quel gioiello che è la cattedrale, che dietro la facciata neoclassica nasconde una chiesa gotica dal bellissimo chiostro. Pamplona, tuttavia, è nota per la Fiesta de San Fermìn, la più rinomata festa spagnola dei tori, resa famosa in tutto il mondo dal romanzo “Fiesta” di Hemingway. Il 6 luglio di ogni anno a Pamplona si scatena l’inferno: la festa si svolge soprattutto nelle strade, che alle otto di mattina vengono sconvolte dall’encierro, la corsa dei tori lungo le vie del centro storico, dove agli animali si mischia una fiumana di gente sprezzante del pericolo, mentre nel pomeriggio quegli stessi tori si misureranno, nell’arena, con veri toreri.
Da Pamplona si sale rapidamente verso nord nella provincia basca di Gipuzkoa, il cui capoluogo è la mondana San Sebastiàn (Donostia, in basco). Distesa a forma di mezza luna attorno alla bellissima baia di La Concha, che forma una delle più belle spiagge cittadine di tutta la Spagna, San Sebastiàn è formata da due ambienti dalle caratteristiche molto differenti. Il primo che si incontra è testimone della floridezza d’inizio secolo, quando la cittadina era una rinomata stazione balneare, meta della corte della monarchia spagnola e dell’aristocrazia internazionale, adornata da raffinati palazzi liberty, giardini e boulevard. Vicino al molo c’è invece la Parte Vieja, la città vecchia, fatta di un intricato dedalo di stradine, dove fittissime botteghe di artigianato tipico si alternano a quella che è la più alta concentrazione di bar per metro quadro di tutto il Paese. Qui batte il cuore di San Sebastiàn, che esplode a partire dall’ora dell’aperitivo, quando i banconi dei locali si riempiono di infine varietà di tapas, famosi esempi della ricchezza gastronomica della città.
Al di fuori di San Sebastiàn, la costa della Gipuzkoa offre numerosi incantevoli borghi di pescatori, con le case arroccate sulle coste rocciose che digradano sino al mare, dove piccoli pescherecci e barche di ogni tipo parlano di un popolo profondamente legato all’oceano.
Ad est del capoluogo particolarmente pittoresca è la cittadina di Hondarribia, un gioiellino multicolore con caratteristiche case dalle travi in legno ed uno dei nuclei medievali meglio conservati della provincia. Ad ovest, l’incantevole costa nasconde un entroterra verde e lussureggiante, che vede in Oñati la propria perla più preziosa: la rinascimentale Universidad de Sancti Spiritus stupisce con la magnifica facciata in stile plateresco, così come sono da ammirare l’Iglesia de San Miguel, il Monasteiro de Bidaurreta, il municipio e le numerose case nobiliari.
Lungo la strada costiera che conduce nella provincia di Vizcaya e a Bilbao, suo capoluogo, gli scorci dell’ardita costa basca sono numerosi ed affascinanti, ma nessuno è più bello del tratto in cui una tortuosa e lunghissima scala di pietra si protende dalla costa e si arrampica sulla cima di un alto scoglio, dove compare come un miraggio la chiesetta eremo di San Juan de Gaztelugatxe. Un panorama assolutamente straordinario !
Bilbao (Bilbo, in basco), che oltre ad essere capoluogo di provincia è anche la città più grande dei Paesi Baschi, si presenta fondamentalmente come vivace città commerciale, anche se la sua anima antica pulsa ancora all’interno de las siete calles, il nucleo medievale dalla frenetica vita festaiola. Bilbao da qualche anno è famosa, però, soprattutto per il Museo Guggenheim de Arte Contemporàneo, la cui inaugurazione, nel 1997, fu un vero e proprio evento per la città. Situato sul lungomare, è un enorme edificio in struttura metallica che cambia colore a seconda dell’intensità della luce, il cui design impareggiabile, realizzato dall’architetto americano Frank Ghery, racchiude una collezione il cui nucleo è arrivato dal prezioso patrimonio d’arte moderna del Guggenheim di New York.
Capoluogo della terza provincia, Álava, la città di Vitoria (Gasteiz, in basco) è anche la capitale politica ed istituzionale di Euskadi. Cartterizzata da un armonico sviluppo urbanistico, dove la parte più moderna si equilibra perfettamente alla ben restaurata parte vecchia, Vitoria è una città dove è decisamente piacevole gironzolare: dalla Plaza de la Virgen Blanca, centro cittadino dominato dalla bella chiesa di San Miguel, si può accedere alla parte alta e più antica, con la cattedrale di Santa Marìa, sino a giungere nella Brullerìa, cuore della Vitoria medievale, dalle tipiche case di legno e mattoni a vista, per concludere con una passeggiata in uno dei numerosi parchi cittadini, per i quali Vitoria è ai primi posti fra le città europee con più zone verdi per abitante.

L’eccelsa gastronomia di Euskadi

Considerata generalmente come una delle migliori cucine internazionali, quella basca è certamente la migliore cucina di Spagna, fatta di elementi semplici dalla spiccata impronta popolare, la cui tradizione è tenuta viva dalle “società gastronomiche”. Diffuse in tutta la regione e soprattutto a San Sebastiàn, sono società private riservate ai soli uomini, create da gruppi di chef che cucinano gli uni per gli altri e per gli amici, realizzando veri e propri paradisi del cibo. Verso la metà degli anni ‘70 i cuochi più creativi sentirono però l’esigenza di rinnovare la cucina basca, combinando i valori della tradizione con tendenze culinarie più ampie, con la nouvelle cuisine francese, realizzando un genere eccelso che tuttora è in continua evoluzione: la nueva cocina vasca.
I classici della gastronomia basca sono costituiti da piatti a base di pesce, ricette gustosissime che testimoniano ancora una volta il forte legame di questo popolo con il mare. Fra essi troviamo il famoso “bacalao al pil pil” (merluzzo dissalato con aglio e peperoncino), la “merluza a la vasca” (nasello in salsa verde), i “chipirones en su tinta” (seppie al nero) o le particolari “angulas”, ossia i neonati delle anguille preparati semplicemente con aglio, olio e peperoncino.
Gustosissimi i dolci, che ai saporosi formaggi affiancano preparazioni tipiche quali la “cuajada” (latte di pecora cagliato), la “intxaursaltsa”, energetico preparato a base di latte e noci secche, le mele alla brace o le pere al vino della Rioja alavesa.
Accanto ai rinomati vini di questa zona, troviamo il sidro di mele, ossia la bevanda più popolare in Gipuzkoa e il tradizionale “txakolì”, un vino molto frizzante, leggermente aspro, prodotto ancora a livello artigianale.

 

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