Il Vittoriale

Il Vittoriale di Gabriele D'Annunzio

Ardisco offrire al popolo italiano tutto quel che mi rimane - (…) – non pingue retaggio di ricchezza inerte, ma nudo retaggio di immortale spirito. Già vano celebratore di palagi insigni e di ville sontuose, io son venuto a chiudere la mia tristezza e il mio silenzio in questa vecchia casa colonica, non tanto per umiliarmi quanto per porre a più difficile prova la mia virtù di creazione e trasfigurazione. Tutto è qui da me creato e trasfigurato. (…) Tutto è qui dunque una forma della mia mente, un aspetto della mia anima, una prova del mio fervore”.

Queste sono solo alcune delle considerazioni contenute nella premessa all’atto di donazione, con cui nel 1923 Gabriele D’Annunzio donava all’Italia tutto il complesso da lui chiamato “Il Vittoriale degli Italiani”.
Tutt’oggi questa importante premessa costituisce la chiave di lettura per comprendere appieno il significato dell’ultima sontuosa e opulenta residenza del Poeta, prospiciente il lago di Garda e dichiarata monumento nazionale da un regio decreto del 1925.
Il 28 gennaio del 1921, dopo l’impresa di Fiume, Gabriele D’Annunzio giunse a Gardone Riviera per affittare la Villa Cargnacco, che aveva precedentemente ospitato il critico tedesco Henry Thode. Nel corso dello stesso anno l’acquistò insieme a tutta l’area circostante di circa 9 ettari, affidando i lavori di ampliamento e ristrutturazione a un giovane architetto di Riva del Garda. Ne risultò un complesso monumentale unico al mondo in cui numerose costruzioni di diversa ispirazione, immerse nei Parchi e Giardini, accompagnano il percorso che conduce all’ingresso della villa.
Il Poeta aveva esplicitamente richiesto che la porta d’accesso fosse molto bassa, in modo tale che chiunque intendesse avvicinarsi a lui fosse costretto a chinarsi in segno di rispetto e riverenza. Questa fu solo una delle tante stravaganze della casa-museo, in cui il D’annunzio si sentì libero di esprimersi come nella sua più compiuta opera d’arte. Dopo l’ingresso, le sale d’attesa erano ben due: una per gli ospiti graditi e una per quelli sgraditi, che la maggior parte delle volte erano i creditori speranzosi di recuperare il denaro scialacquato dal Vate col suo tenore di vita oltremodo lussuoso e mondano. Si racconta che un giorno anche Benito Mussolini venne fatto attendere per alcune ore, prima di poter essere ricevuto dal Poeta. D’altro canto i rapporti di D’Annunzio col fascismo non furono mai totalmente chiari: l’iniziale rifiuto dell’ideologia di Mussolini, si tramutò nel tempo in una ambigua adesione, dettata forse più da motivi di convenienza nonché dalla stanchezza fisica e psicologica che contraddistinse gli ultimi anni del poeta. Proprio da Mussolini Gabriele ricevette i finanziamenti per rendere monumentale la Villa di Cargnacco, dopo aver assicurato allo stato la sua eredità.
Il Vittoriale è supremo simbolo ed emblema del vivere inimitabile di D’Annunzio che amava curare tutto nei minimi particolari: nella penombra di questo museo di incanti e di illusioni, ci si trova avvolti da un arredamento opulento e scenografico. Nessun oggetto, nessun dettaglio appare utile e funzionale, tutto sembra ricco e puramente decorativo. “Inezie squisitissime”, maioliche, ceramiche, bicchieri smaltati, tappeti orientali, pelli di tigre, soprammobili nei materiali più diversi raffiguranti moltissimi animali, tra cui rane, fagiani, granchi, civette e la testuggine d’argento nella sala del cenacolo, che doveva servire come monito alla morigeratezza, in ricordo di una tartaruga morta di indigestione nei giardini della casa. Arredato in modo sorprendentemente moderno invece il cosiddetto bagno blu, che D’annunzio si fece personalmente progettare da Giò Ponti, esigendo quanto di meglio esistesse all’epoca sul mercato in fatto di sanitari e accessori.          
La Biblioteca contiene un numero impressionante di libri e volumi, lì collocati secondo le intenzioni del poeta “(…) non a impolverarsi ma a vivere”. In questa stanza di studio e creazione, il volto scolpito di Eleonora Duse è presente ma coperto da un velo, affinché la bellezza di una delle donne più amate dal poeta non potesse distoglierlo dalla sua ispirazione. L’incontro con Eleonora Duse era avvenuto a Venezia nel 1894 e aveva dato vita a quel sodalizio passionale, artistico e intellettuale che avvicinò la sperimentazione del poeta verso il teatro. Quando l’amore e l’intesa finirono, la Duse finì sul lastrico, avendo sacrificato ogni avere per la gloria del drammaturgo. Ma fu solo una delle innumerevoli donne e amanti soggiogate dal D’Annunzio seduttore insaziabile.
Al Vittoriale egli ospitò Elena Sangro, che gli rimase accanto dal 1924 al 1933, la pittrice polacca Tamara de Lempicka e la pianista Luisa Bàccara, l’ultima sua compagna, a cui è intitolato un museo all’interno del complesso.
Ogni anima di D’Annunzio trovò nel Vittoriale completa espressione: il poeta, il ricercato esteta, il dandy, l’artista eccentrico. Ma il monumentale complesso aveva un compito ancora più ambizioso: essere non solo un teatro alla memoria della vita e della letteratura, ma anche della vicenda storico-politica ottocentesca dell’Italia e del poeta eroe. Così, nel giardino, la Nave Puglia è “incastonata come una gemma rara” su un’altura come cimelio di guerra, e può essere visitata insieme al MAS, l’imbarcazione motosilurante della Beffa di Buccari, all’aeroplano del temerario volo su Vienna e ai vari oggetti, fotografie, medaglie contenuti nel Museo della Guerra, come simboli della concezione politica di D’Annunzio di una Patria ideale, proiettata verso il futuro.
Altri edifici, vie, piazzette, giardini, parchi, statue, corsi d’acqua completano la grandiosa struttura architettonica, insieme al teatro all’aperto che tutt’oggi, nei mesi di luglio e agosto, ospita la stagione teatrale.
D’Annunzio abitò al Vittoriale fino alla morte che lo colse il 1° marzo del 1923, mentre molte delle opere di ristrutturazione da lui volute erano ancora in fase di completamento.

 

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