Valle d'Aosta

Regione Valle d'Aosta

DI VALLE IN VALLE... L’INCANTO DELLA VALLE D’AOSTA

Circondata dalle più maestose vette delle Alpi, antica terra di passaggio per numerose popolazioni, immersa nell’incanto di una natura incontaminata e depositaria di numerose vestigia del passato, la Valle d’Aosta in estate è uno splendido e verdissimo giardino montano, mentre in inverno diviene un paradiso bianco e incantato, meta prediletta per quanti amano lo sci in ogni sua forma, ma anche per chi desidera calarsi nella magia di un’atmosfera rarefatta, silenziosa, a pieno contatto con la natura.
Il territorio valdostano, lungo un centinaio di chilometri, è solcato in tutta la sua lunghezza dalla Valle Centrale, che segue il corso della Dora Baltea da Courmayeur a Pont Saint-Martin e presenta versanti dalle caratteristiche climatiche e ambientali molto diverse tra loro: quello meridionale, detto “envers”, è ombreggiato, umido e coperto da fitte foreste di conifere sino a quote elevate; quello settentrionale, detto “adret”, è invece soleggiato ed asciutto.
Percorrendo la Valle Centrale, oltre alle bellezze della natura si incontrano spesso le testimonianze del passato, nei reperti preistorici e d’età romana, nelle torri e nei castelli medievali posti a difesa dell’imbocco di ogni valle laterale. Di particolare rilievo, per calarsi nella storia antica della Valle d’Aosta, la strada delle Gallie a Donnas, il forte e il borgo medievale di Bard, i Castelli di Issogne, Verrès e Fénis, Aosta con i suoi innumerevoli resti romani e la graziosa cittadina di Saint-Nicolas, che raccoglie la storia dell’etnia valdostana all’interno del Centre d’Etudes Franco-Provençales Abbé Cerlogne.
A questo punto non resta che inoltrarsi all’interno delle singole valli e partendo da Pont Saint-Martin la prima che si incontra è la Valle di Gressoney, un tempo patria dell’antico popolo Walser e oggi delle famose piste di “Monterosa Ski”, che si snodano tra boschi e radure, dominate dagli spettacolari ghiacciai del Monte Rosa. Risalendo la valle si incontrano paesi che inizialmente rivelano nelle proprie architetture l’influenza delle tradizioni franco-provenzali, mentre successivamente mostrano i chiari segni lasciati dalla cultura Walser, popolazione giunta in queste terre dalla Germania tra il XII e il XIII sec. I centri principali della valle sono Gressoney-Saint-Jean (1385 m) e Gressoney-La-Trinité (1624 m), attraverso i quali si viene introdotti nel paradiso dello sci, lungo 200 km di piste che, nel pieno rispetto della dimensione naturale, permettono di scoprire scenari sempre nuovi. Gressoney-Saint-Jean era una rinomata meta turistica già nel secolo scorso, quando vi soggiornavano i reali d’Italia, affascinati dalle foreste e dai ghiacciai del Monte Rosa. Nel 1894, infatti, la Regina Margherita fece costruire il Castello Savoia, dove oggi si tengono manifestazioni artistiche e culturali. Gressoney-La-Trinité è situata invece proprio nel cuore del comprensorio Monterosa Ski, il cui cardine è costituito da Staval (1825 m), ultimo villaggio della valle, da dove partono i grandi tracciati di sci alpinismo che raggiungono il Monte Rosa: Punta Gnifetti (4559 m) e la capanna Regina Margherita, il più alto rifugio d’Europa.
La valle successiva è quella d’Ayas, dove lo spettacolo del Monte Rosa fa da sfondo ai caratteristici paesini ancora fedeli alle antiche tradizioni. A Verrès, borgo posto all’ingresso della valle e dominato dal famoso castello medievale, si svolge il più sfarzoso carnevale della Valle d’Aosta, mentre spingendosi più all’interno si incontrano paesi dove è ancora possibile apprezzare il tipico artigianato dei “sabotiers”. Tra i più caratteristici centri della valle si annovera Antagnod (1669 m), adagiata su un terrazzo naturale, che conserva pregevoli esempi di architettura tradizionale, mentre per lo sci le località più blasonate sono Brusson (1338 m), nota per ospitare importanti competizioni di sci nordico, e Champoluc (1668 m), moderna ed attrezzata. Non appena oltrepassata questa famosa stazione sciistica, si entra però nel Canton des Allemands, che a Saint-Jacques, abitata un tempo da popolazioni Walser, mostra i “rascards”, tipici fienili costruiti con tronchi appoggiati sopra funghi in legno e pietra, ed interessanti medaglioni murali dipinti sulle abitazioni.
Si giunge quindi in Valtournenche, la valle del Cervino, che con la propria inconfondibile mole domina la prestigiosa mondanità che si respira su queste piste da sci. Breuil-Cervinia (2005 m), infatti, la moderna stazione sciistica ai piedi del Cervino, è considerata una delle più importanti località al mondo per il turismo della neve: il suo comprensorio ha uno sviluppo di oltre 150 km e qui è in funzione la più grande funivia italiana, le cui cabine possono trasportare sino a 140 persone. Ma in Valturnenche è possibile assaporare anche la quiete più assoluta; a Buisson, ad esempio, vi è la stazione di partenza per una funivia che, con un balzo di 800 m, porta al villaggio di Chamois, a 1836 m di quota: caratteristico paesino raggiungibile solo tramite questa funivia, unico comune in Valle d’Aosta dove le auto non hanno alcun accesso. Da Valtournenche (1640 m), la storica località che ha dato il nome alla valle, si possono godere grandiose vedute sul Cervino, ma non si può lasciare questa cittadina senza aver dato uno sguardo alla piazzetta dedicata alle guide del Cervino (famose in tutta la regione) e alle Gouffres des Busserailles, spettacolari “marmitte dei giganti” scavate nella roccia dallo scorrere del torrente Marmore.
Per calarsi invece in un’atmosfera riservata e fuori dal tempo, a perfetto contatto con la natura, la Valpelline è il luogo ideale. Tranquilla e soleggiata, si allunga fra le spettacolari cime di oltre 4000 metri che segnano il confine con la Svizzera e vanta quattro piccole stazioni sciistiche: Doues (1176 m), Valpelline (1022 m) e Ollomont (1350 m), caratterizzate dall’alternarsi di splendidi boschi e pacifiche radure, Bionaz (1606 m), adagiata su un dolce pianoro sotto la maestosa catena rocciosa del Morion.
Ammantata di foreste, cardine dei traffici alpini di un tempo e testimone di una storia antichissima, la Valle del Gran San Bernardo si imbocca da Gignod (988 m). Questa valle, particolarmente ricca dal punto di vista delle tradizioni e del folklore, merita una visita d’eccezione durante il carnevale, molto sentito dalla popolazione: i giovani dei vari villaggi indossano coloratissimi costumi a ricordo delle uniformi dei soldati di Napoleone, che nel 1800 avevano attraversato il Colle del Gran San Bernardo.
Ai piedi del Monte Bianco si stendono poi la Valdigne e Courmayeur, notissima località già frequentata dai viaggiatori inglesi nel XVIII secolo, per le sue fonti termali ed il clima salubre. Courmayeur (1224 m) è oggi apprezzata dalla mondanità internazionale per la sua brillante vita di società, ma anche dagli alpinisti di tutto il mondo, poiché qui gli itinerari del fuori pista sono davvero grandiosi. Del resto la fama di questo luogo è legata da secoli alle più emozionanti pagine della storia dell’alpinismo, documentata nel ricco Museo “Duca degli Abruzzi”, mentre oggi tutti possono godere degli spettacoli dell’alta montagna grazie all’ardita funivia del Monte Bianco, che conduce sino ai 3486 m di Punta Helbronner.
Nella Valle del Piccolo San Bernardo si staglia La Thuile (1441 m), già nota in passato come ultima sosta prima di intraprendere la traversata del Colle del Piccolo San Bernardo, uno dei valichi più frequentati delle Alpi. Proprio sul valico nell’XI sec. San Bernardo fece costruire un ospizio per i viandanti, rimasto in funzione sino alla seconda guerra mondiale. Dal 1860 al 1909, invece, l’ospizio fu retto dall’abate Chanoux, che fondò Chanousia, uno dei più prestigiosi giardini botanici d’Europa, con oltre 5.000 specie delle Alpi, del Tibet, del Caucaso, dell’Himalaya e delle Ande, che oggi è stato ripirstinato.
Anche Valgrisenche (1664 m), che dà il nome all’omonima valle, fu in passato un importante punto di sosta, per chi attraversava il Col du Mont verso la Francia. Oggi i suoi ripidi pendii e i numerosi ghiacciai offrono la possibilità di percorrere spettacolari itinerari di sci alpinismo e di eliski, mentre le antiche tradizioni si rivelano nell’artigianato locale con la produzione dei “draps”, tessuti fatti a mano su antichi telai di legno, con lana infeltrita nell’acqua e battuta con spatole di legno.
La Valle di Rhêmes, un’oasi naturale dove la neve dura sino a primavera inoltrata, permette di sciare nell’incanto del Parco Nazionale del Gran Paradiso, imbattendosi in camosci e stambecchi, volpi e pernici, così come in Valsavarenche, circondata da vette, creste dentellate e sfolgoranti ghiacciai. Valsavarenche è il punto classico di partenza per le ascensioni al Gran Paradiso, l’unica vetta interamente italiana a superare i 4000 m, ma è anche una valle dove si incontrano antichi villaggi dall’architettura tradizionale, armoniosamente costruiti in legno e pietra.
Sempre all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso si trova la Valle di Cogne, nota soprattutto per lo sci di fondo e il caratteristico folclore. Cogne (1534 m), centro turistico dominato dai ghiacciai della Valnontey, è un antico paese la cui storia è legata alle miniere di ferro sin dal 1432, rimaste attive fino al 1979. Lungo le vie di Cogne, accanto alle raffinate boutiques si scorgono anche le opere in legno degli artisti locali e i fantastici pizzi lavorati a tombolo, attività artigiana probabilmente importata dalle monache di Cluny nel 1600. Il massimo orgoglio della valle è però lo sci di fondo, celebrato ogni anno, a febbraio, nella tradizionale Marciagranparadiso, famosa competizione di gran fondo aperta a tutti, che in 45 km percorre la Valnontey, la Valeille ed Epinel.
Per immergersi in un mondo pensato e costruito attorno allo sci bisogna tuffarsi nella conca di Pila, posta al riparo dai venti in una posizione panoramica invidiabile, da cui si può ammirare tutto l’arco alpino compreso tra il massiccio del Monte Rosa e la catena del Monte Bianco. Vicina ad Aosta, alla quale è collegata anche tramite una veloce cabinovia, Pila offre spettacolari possibilità di sci escursionistico ed alpinistico, tra cui la “Point de la Pierre”, una delle più entusiasmanti discese in neve fresca della Valle d’Aosta.
L’ultima valle, solitaria, incantata e custodita da un’alta cerchia di montagne, è quella di Champorcher. La strada che la percorre è in funzione solo dal 1959, a sostituzione di una mulattiera fatta costruire da Re Vittorio Emanuele II, che qui veniva a caccia di stambecchi e camosci. Poco lontano da Champorcher, oltre Château, con brevi percorsi a piedi si possono raggiungere caratteristici villaggi, dove le tradizioni montanare sono ancora molto sentite: la filatura e la tessitura della canapa su antichi telai in legno sono le tipiche attività artigianali di questa valle, oggetto di una mostra permanente nel capoluogo.

I SAPORI E I PROFUMI DELLE VALLI
Dopo il turismo, l’allevamento del bestiame è la maggior fonte economica in Valle d’Aosta, che può vantare una gran quantità di pascoli alpini, dove è stata selezionata una razza bovina di grande qualità, la pezzata rossa valdostana. Carne, latte, burro e formaggi sono quindi i prodotti principe di questa terra, insieme a quelli della tipica agricoltura di montagna, come segale, patate, mele, pere, noci, castagne e miele. Ma il più famoso tra tutti i prodotti valdostani è senza dubbio la fontina, formaggio che prende il nome dal villaggio di Alpe Fontin e oggi riconosciuto a livello europeo con il marchio D.O.P. Con la fontina si è creata un’intera gastronomia: dalla fonduta, alla polenta alla valdostana, alla “Seuppa Valpellentse”; quest’ultima, particolarmente legata al paese di Valpelline nella valle omonima, è una nutriente minestra cotta al forno e composta da pane raffermo, burro, fontina, brodo, cavolo, cannella e noce moscata. Nella Valle del Gran San Bernardo, invece, Saint-Oyen è nota per il prosciutto alla brace, mentre a Gignod si svolge ogni anno un appuntamento gastronomico incentrato su una particolare specialità locale: la mammella di mucca conservata sotto sale e spezie, servita affettata. In Valdigne si possono gustare le più succulente preparazioni a base di selvaggina, come il capriolo alla valdostana o la lepre al civet e nella Valle di Champorcher la gastronomia locale ha dato spunto a due sagre popolari: la festa del pane nero (di segale) e quella del “sargnun”, saporito formaggio del luogo.
Pane e lardo, polenta e burro sono comunque i vecchi cibi delle baite di montagna, oggi accompagnati da vini di altissima qualità, ricavati da vigneti tra i più alti in Europa e diversificati in venti tipologie diverse, tutte accomunate dall’unica D.O.C. “Valle d’Aosta”.

 

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