Vini Emilia Romagna

Il territorio dell’Emilia Romagna, sia le aree pianeggianti che quelle collinari, è vocato da secoli alla coltivazione di uve pregiate. D’altra parte, l’arte di produrre vini in questa regione risale ai tempi degli Etruschi, dei Celti e dei Romani.

Percorrendo la dorsale di colline e montagne che sfilano verso il mare, troviamo i filari di viti dei Colli Piacentini, a seguire i Colli di Parma che poi cedono il passo a quelli di Scandiano e alle terre dei Lambruschi (Modena e Reggio). Poi si ricomincia a salire verso i Colli Bolognesi, quelli di Imola e Faenza per terminare sui Colli di Rimini.
Parlando di qualità e di denominazioni d’origine, l’Emilia Romagna offre due D.O.C.G. e 19 D.O.C., a cui vanno aggiunte le 9 IGT (Sillaro o Bianco del Sillaro, Bianco di Castelfranco Emilia, Colli Imolesi, Emilia o Dell’Emilia, Fontana del Taro, Forlì, Modena o Provincia di Modena, Ravenna, Rubicone, Val Tidone).
Dal punto di vista varietale, la regione presenta vitigni autoctoni e internazionali: in Emilia troviamo Barbera, Bonarda, Lambruschi e Fortana, ma anche Cabernet, Merlot e Pinot tra le uve a bacca nera, Malvasia di Candia, Ortrugo, Moscato giallo e Sauvignon tra le bianche. In Romagna trionfano Sangiovese, Canaiolo nero e Montepulciano tra i vitigni a frutto nero, Albana, Trebbiano Romagnolo, Montuni, Pagadebit e Pignoletto tra i bianchi.
Anche tra le forme di allevamento regna una grande varietà: in pianura prevale il tipo Bellussi, le pergolette romagnole o i cordoni speronati, mentre la collina propone il classico Guyot, in alternativa al cordone speronato.

Albana di Romagna D.O.C.G.
Questo vino è stato il primo bianco ad ottenere la Docg, conferita nell’87.
L’“Albana” è prodotto con le uve dell’omonimo vitigno che va da Bologna fin quasi al mare, toccando anche le province di Forlì, Ravenna e Cesena. Una leggenda narra che Galla Placidia, la figlia dell’imperatore Teodorico, ne assaggiò un boccale mentre era di passaggio in un paesino della Romagna. La principessa ne fu tanto deliziata che dichiarò che una tale prelibatezza poteva essere bevuta solo in calici d’oro. Da allora il paese fu chiamato Bertinoro e l’Albana bevuto solo in preziose coppe. Anche Federico Barbarossa pare essere stato un grande estimatore di questo vino che è oggi prodotto nelle varianti secco, amabile, dolce e passito.
L’Albana Secco presenta le seguenti caratteristiche di base: colore giallo paglierino, tendente al dorato con l’invecchiamento (ambrato per il Passito), profumo leggero e sapore caldo e armonico. Le tipologie Amabile e Dolce hanno sapore di fruttato, dolce e caratteristico, mentre la versione Passito ha sapore vellutato e amabile. La gradazione minima delle quattro varianti va dagli 11,5° ai 15,5° richiesti per il passito, ideale per i dessert e la frutta così come le varietà Amabile e Dolce che vanno servite in piccoli calici. Il Secco è invece adatto a piatti di pesce, primi piatti, frittate, prosciutto e formaggi a pasta molle.
La carta dell’Enoteca regionale di Dozza Imolese lo definisce vino “da bosco e da riviera”.

Bosco Eliceo D.O.C.
In una vasta zona delle province di Ferrara e Ravenna, su terreni prevalentemente sabbiosi, si producono ottimi vini bianchi e rossi sotto questa denominazione: “Fortana”, “Merlot”, “Sauvignon” e Bianco. Bosco Eliceo è un tratto del litorale ferrarese che si distende dal sud del Po fino alla provincia di Ravenna. Il Fortana o Uva d’Oro vanta una tradizione molto antica: fu infatti introdotto oltre quattro secoli fa dalla duchessa di Ferrara Renata di Francia, figlia di Luigi XII e sposa di Ercole d'Este. Si ottiene da almeno l’85% di uve del vitigno omonimo più l’eventuale aggiunta del 15% di altre uve rosse, ha colore rosso rubino, odore vinoso, sapore secco o amabile, tranquillo o vivace. Va servito in calici per vini rossi giovani in abbinamento a carni rosse o bianche, prosciutto, tortellini, cappelletti. Gli stessi accostamenti consigliati e le stesse modalità di servizio le ritroviamo per il Merlot, ottenuto dalle uve del vitigno omonimo (85%) con l’eventuale aggiunta di altre uve a bacca rossa. Ha colore rosso rubino, odore caratteristico e leggermente erbaceo, sapore secco, sapido e armonico e una gradazione minima di 10,5°. Il Bosco Eliceo Bianco deriva dalle uve di Trebbiano Romagnolo, Sauvignon e Malvasia Bianca di Candia con l’eventuale aggiunta di altre uve a bacca bianca; ha colore paglierino chiaro, odore delicato quasi aromatico, sapore fresco, gradevolmente armonico. E’ raccomandabile servirlo in calici per vini bianchi giovani alla temperatura di 10 gradi con i piatti freddi e di 12 con i piatti caldi, sposandolo a prosciutto, culatello, antipasti di pesce, vitello tonnato e petti di pollo. Il Sauvignon ha gli stessi abbinamenti e servizio, è ottenuto dalle uve del vitigno omonimo più l’eventuale aggiunta di quelle di Trebbiano Romagnolo. Ha colore giallo paglierino, odore delicato e aromatico, sapore secco o amabile.

Cagnina di Romagna D.O.C.
Questo vino si produce in vari comuni delle province di Forlì e Ravenna dalle uve del vitigno Refosco più l’eventuale aggiunta di altre uve della zona (massimo 15%). Il vitigno di base ha origini quasi certamente friulane datate XIII secolo, epoca in cui vennero importate dalla Dalmazia e dal Carso grandi quantitativi di pietra calcarea per la costruzione degli imponenti monumenti di Ravenna. In effetti il Cagnina risulta molto simile al Terrano (Refosco) d'Istria e del Carso. Inoltre, nel dialetto locale, al nome Cagnina viene solitamente accostata la dicitura “de grasp ros” (dal raspo rosso), così come il Refosco, in Friuli, viene definito “dal peduncolo rosso”.
Il “Cagnina di Romagna” ha un colore rosso violaceo, un odore vinoso e caratteristico e un sapore dolce, leggermente tannico e acidulo. La gradazione minima è di 11° e l’uso è da fine pasto da bersi giovane a una temperatura di 12-14° in abbinamento a dolci a pasta poco lievitata.

Colli Bolognesi D.O.C.
Questo vino si produce in una zona che comprende il territorio collinare a sud e a ovest di Bologna e il comune di Savignano sul Panaro, in provincia di Modena. Il clima e il terreno favorevole hanno reso quest’area particolarmente fertile e vocata alla viticoltura. Le uve vengono vinificate talvolta separatamente talvolta congiuntamente e consentono di ottenere ottimi vini rossi e bianchi nelle seguenti tipologie: Bianco, Barbera, Merlot, Cabernet Sauvignon, Sauvignon, Sauvignon Superiore, Riesling Italico, Pinot Bianco, Pinot Bianco Spumante, Pignoletto, Pignoletto Spumante, Pignoletto superiore, Chardonnay, Chardonnay spumante, Colline di Riosto, Colline Marconiane, Zola Predosa, Monte San Pietro, Colline di Oliveto, Terre di Montebudello e Serravalle.
Il Colli Bolognesi Bianco (10,5°), prodotto nelle due versioni Fermo e Frizzante, si ottiene dalle uve dei vitigni Albana e Trebbiano romagnolo, ha colore giallo paglierino, odore vinoso, sapore asciutto o abboccato, sapido ed armonico. E’ raccomandabile degustarlo in calici a tulipano svasati o allungati a seconda se il vino sia fermo o frizzante, a una temperatura di 8-10° in abbinamento ad antipasti di pesce, risotti, carni bianche, pesci grigliati.
Il Sauvignon (11°) anch’esso disponibile nelle versioni Fermo e Frizzante, è un vino corposo e strutturato, da degustarsi in calici di media capacità a tulipano svasato alla temperatura di 8-10 gradi, stappandolo al momento del consumo. Si sposa bene con antipasti all'italiana, tortellini in brodo, ma anche con tortelloni di ricotta alle erbette, pesce fritto in umido o al cartoccio, grigliate, così come gli altri bianchi quali il Riesling Italico (11°), il Pinot Bianco (11°), il Pignoletto (11°) e lo Chardonnay (11°).
Il Barbera (12°) si ottiene dalle uve del vitigno omonimo, può fregiarsi anche della dicitura Riserva ed è indicato con formaggi stagionati, salumi, tagliatelle al ragù, zampone e cotechino.
Il Colli Bolognesi Merlot (11°), ottenuto dal vitigno omonimo, è invece perfetto se consumato con formaggi stagionati, lasagne, cannelloni, tagliatelle, grigliate di carni sia bianche che rosse, cacciagione e funghi. Va servito in un calice bordolese alla temperatura di 16-18 gradi. Il Cabernet Sauvignon (11,5°), ricavato dal vitigno omonimo, è ideale con gli antipasti all’italiana, le tagliatelle al ragù e le carni rosse. Gli spumanti, infine, vanno serviti in flûte a 6-8 °C i secchi e in coppa larga a 6-8°C i dolci e si sposano ai tradizionali prosciutti, come quelli di Parma o di Modena, al Culatello, ai formaggi stagionati o anche a piatti tipici della zona come la ciambella reggiana e la spongata o torta di riso.
Vi sono poi una serie di denominazioni di territorio che individuano altrettante zone prevalentemente in provincia di Bologna ma anche in provincia di Modena, che presentano un gran numero di tipologie di vini bianchi e rossi.

Colline di Oliveto D.O.C.
Prodotto nella provincia di Bologna con l'indicazione del vitigno Cabernet Sauvignon rosso nelle tipologie normale e Riserva; Chardonnay nella tipologia normale e Spumante; Pignoletto bianco nella tipologia normale, Passito e frizzante; Sauvignon bianco.

Colline di Riosto D.O.C.
Prodotto nella provincia di Bolognacon l'indicazione del vitignoBarbera (Rosso nelle tipologie normale e Riserva); Cabernet Sauvignon (Rosso nelle tipologie normale e Riserva); Pignoletto (Bianco nella tipologia normale e Frizzante); Sauvignon (Bianco).

Colline Marconiane D.O.C.
Prodotto nella provincia di Bologna con l'indicazione del vitigno: Barbera rosso nelle tipologie normale e Riserva; Cabernet Sauvignon rosso nelle tipologie normale e Riserva; Pignoletto bianco nella tipologia normale, Passito e Spumante; Sauvignon bianco.

Monte San Pietro D.O.C.
Prodotto nella provincia di Bologna con l'indicazione del vitigno: Barbera rosso; Cabernet Sauvignon rosso; Pignoletto bianco; Pinot Bianco bianco; Sauvignon bianco.

Serravalle D.O.C.
Prodotto nella provincia di Bologna con l'indicazione del vitigno: Barbera rosso nelle tipologie normale e Riserva; Cabernet Sauvignon rosso nelle tipologie normale e Riserva; Pignoletto bianco; Sauvignon bianco.

Terre di Montebudello D.O.C.
Prodotto nella provincia di Bologna e Modena con l'indicazione del vitigno: Barbera Rosso Riserva; Cabernet Sauvignon Rosso Riserva; Pignoletto Bianco nelle tipologie normale, Superiore e Spumante; Sauvignon Bianco nelle tipologie normale e Superiore.

Zola Predosa D.O.C.
Prodotto nella provincia di Bologna con l'indicazione del vitigno: Cabernet Sauvignon Rosso; Chardonnay Bianco; Merlot Rosso; Pignoletto Bianco; Sauvignon Bianco.

Pignoletto Classico Colli Bolognesi D.O.C.G.
Per colli bolognesi si intende una vasta area che si estende attorno a Monte San Pietro in alcuni comuni in provincia di Bologna e Modena. E’ in queste zone che si coltiva il Pignoletto, un vitigno di cui non abbiamo molte testimonianze scritte ma che è stato sicuramente impiantato sui colli bolognesi da più di un secolo. Il vino ottenuto è un ottimo bianco dal colore paglierino chiaro, odore delicato, sapore tranquillo e fine e una gradazione alcolica minima di 12°. E’ un eccellente vino da pesce, fritture, primi piatti in brodo o alle erbe, ma sa valorizzare anche verdure e formaggi freschi. La temperatura di servizio raccomandata è di 8 gradi, mentre il calice adatto è quello a tulipano di media capacità.

Colli di Faenza D.O.C.
Questa denominazione è riservata ai vini ottenuti da uve di vitigni “autorizzati” e/o “raccomandati” per le province di Forlì e Ravenna che danno luogo alle seguenti tipologie: “Bianco”, “Rosso”, “Pinot Bianco”, “Sangiovese” e “Trebbiano”.
Il Colli di Faenza Bianco è prodotto da vitigni Chardonnay per il 40-60% e da Pignoletto, Pinot bianco, Sauvignon e Trebbiano romagnolo. All’esame visivo presenta colore giallo paglierino, profumo delicato e fruttato, mentre al palato risulta asciutto, sapido e armonico, con una gradazione minima di 11 gradi. La tradizione suggerisce di servirlo in calici a tulipano di media capacità ad una temperatura di 8-10 gradi, accompagnandolo a salumi e primi piatti in brodo.
Il Rosso si ottiene dalle uve di uno o più vitigni a bacca nera raccomandati e/o autorizzati per la zona, ha colore rosso rubino tendente al granato con l’invecchiamento, odore vinoso gradevolmente erbaceo, sapore secco e abboccato. Prodotto anche nelle versioni Novello e Riserva, va degustato assieme a formaggi stagionati, salumi, zampone e cotechino in calici a ballon alla temperatura consigliata di 16-18°.
Il Sangiovese (anche Riserva) deriva dalle uve del vitigno corrispondente, ha colore rosso rubino, odore caratteristico che ricorda la viola, sapore asciutto e armonico, e una gradazione minima di 12°. Il calice ideale per questo vino è il bordolese, mentre la temperatura di servizio raccomandabile è di 16-18°. Gli abbinamenti sono con salumi, formaggi stagionati, primi piatti col ragù o in brodo. Il Pinot Bianco e il Trebbiano sono ottenuti dalle uve dei vitigni omonimi e sono ottimi con salumi e primi piatti delicati o alle erbe.  

Colli di Imola D.O.C.
Questo vino si produce nella zona collinare tra i comuni di Imola, Castel San Pietro Terme e Ozzano dell’Emilia con uve prodotte prevalentemente in ambito aziendale che danno origine alle seguenti tipologie di vino: “Bianco”, “Rosso”, “Sangiovese” “Cabernet Sauvignon”, “Barbera”, “Trebbiano”, “Pignoletto” e “Chardonnay”.
Il Colli di Imola Bianco è prodotto da vitigni a bacca bianca della provincia di Bologna. All’esame visivo presenta colore giallo paglierino, odore vinoso e leggermente fruttato; sapore secco, abboccato, amabile e dolce, con una gradazione minima di 11 gradi. Questo vino, così come gli altri bianchi della D.O.C. (Chardonnay, Pignoletto, Trebbiano), va servito in calici a tulipano svasato di media capacità ad una temperatura di 16-18 gradi, in abbinamento a salumi, primi piatti alle erbe, tortellini.
Il Colli di Imola Rosso (11,5°) deriva da uve di uno o più vitigni a bacca nera raccomandati e/o autorizzati per la zona di Bologna. Il colore è rosso rubino, l’odore vinoso, il sapore secco e abboccato. E’ consigliabile servirlo in calici bordolesi o anche in calici ballon, nel caso in cui l’invecchiamento sia stato superiore, alla temperatura di 16-18 gradi. E’ un vino che valorizza i sapori intensi dei formaggi stagionati, dei salumi, di zampone e cotechino.
Il Barbera si ottiene dalle uve dell’omonimo vitigno, ha colore rosso carico tendente al violaceo, odore vinoso, sapore pieno, asciutto, abboccato e una gradazione minima di 11,5°. E' prodotto anche nella tipologia Frizzante e si sposa bene agli affettati misti, ai formaggi stagionati e ai primi piatti col ragù. Il Cabernet Sauvignon e il Sangiovese sono gli altri due rossi della D.O.C., ottenuti dal vitigno omonimo e sono ottimi da accompagnare a salumi, formaggi, primi piatti ricchi e carni rosse.

Colli di Parma D.O.C.
Questa Doc a cui fanno capo diversi tipi di vino, fa riferimento alla zona collinare in provincia di Parma, sul versante settentrionale dell’Appennino tosco-emiliano, al confine tra Lombardia ed Emilia. Per la precisione, la zona di produzione delle uve atte alla preparazione dei vini comprende il territorio collinare della provincia di Parma, includendo in parte il territorio amministrativo dei comuni di: Sala Baganza, Calestano, Collecchio, Felino, Fidenza, Fornovo di Taro, Langhirano, Lesignano de' Bagni, Medesano, Neviano Arduini, Noceto, Salsomaggiore Terme, Terenzo, Traversetolo e Varano de' Melegari.
Tale denominazione, senza altra qualificazione aggiuntiva, è riservata ai vini: “Rosso”, “Malvasia”(secco o asciutto), “Malvasia” (amabile) e “Sauvignon”.
Nella produzione del Rosso è particolarmente importante il vitigno Barbera, conosciuto un tempo con il nome di Barbera di Langhirano. All’esame visivo il Colli di Parma Rosso, disponibile nelle tipologie Fermo e Frizzante, presenta colore rosso rubino, odore vinoso con profumo caratteristico, sapore secco, sapido, armonico e una gradazione minima di 11 gradi. E’ raccomandabile consumarlo in calici bordolesi alla temperatura di 16-18 gradi. È adatto per accompagnare lasagne al forno, paste ripiene al ragù, carni bianche, carni rosse in umido, salumi e insaccati.
Tra i vini bianchi, il vino più caratteristico è senz’altro la Malvasia secca o amabile, già esportata oltralpe nel periodo napoleonico e molto apprezzata dagli intenditori francesi. Si ottiene da uve di Malvasia di Candia aromatica per l’85-100% con eventuale aggiunta di Moscato bianco. La Malvasia Secca o Asciutta presenta un colore paglierino più o meno carico, profumo gradevole, aromatico, sapore asciutto, armonico, tranquillo; nei tipi Frizzante e Spumante presenta anche una spuma fine e persistente, mentre la gradazione minima è di 10,5 gradi. Si sposa bene a passati di verdura, zuppe di pesce e piatti a base di uova, prosciutto. La Malvasia Amabile ha un colore giallo paglierino, profumo aromatico, sapore fruttato più o meno dolce, armonico; nelle tipologie Frizzante e Spumante presenta una spuma fine e persistente e una gradazione minima di 10,5 gradi. E’ ottima da degustare in coppe larghe alla temperatura di 6-8 gradi in abbinamento a torte di frutta e macedonie.
Il Sauvignon si ottiene dalle uve del vitigno corrispondente, ha colore giallo paglierino, odore delicato e aromatico, sapore asciutto con retrogusto amarognolo e fresco e una gradazione minima di 11,5°. Presente anche nelle tipologie Frizzante e Spumante, è ottimo con primi piatti in brodo e salumi.

Colli di Rimini D.O.C.
Questo vino si produce in provincia di Rimini nei vigneti collinari del territorio intero o parziale di diciannove comuni, capoluogo compreso. Le uve danno luogo alle seguenti tipologie: “Bianco”, “Rosso”, “Biancame”, “Cabernet Sauvignon” e “Rébola”. Il Colli di Rimini Bianco è prodotto con uve Trebbiano romagnolo per il 50-70%, Biancame o Mostosa per il 30-50% ed eventualmente con altre uve autorizzate. Ha colore giallo paglierino più o meno intenso, profumo delicato, dal fruttato al floreale, gusto asciutto e sapido e una gradazione minima di 11 gradi. Il Biancame presenta colore paglierino più o meno carico con riflessi verdognoli, profumo caratteristico talvolta con note floreali, sapore asciutto, fresco ed equilibrato con gradazione minima di 10,5 gradi. Il Rèbola deriva dalle uve di Pignoletto ed eventualmente da quelle di altri vitigni a bacca bianca; ha un colore che va dal paglierino chiaro al leggermente dorato, odore caratteristico e delicatamente fruttato, sapore asciutto e morbido e una gradazione minima di 11,5°. E’ prodotto anche nelle tipologie Amabile, Dolce e Passito quando, le uve sono sottoposte a leggero appassimento sui graticci. Questi tre ottimi vini bianchi vanno degustati in calici a tulipano svasato di media capacità alla temperatura di 8-10 gradi, accompagnandoli a salumi, primi piatti in brodo e, se si ha la fortuna di trovarsi nella regione, con la tipica piadina romagnola.
Il Colli di Rimini Rosso si ottiene principalmente da uve di Sangiovese e di Cabernet Sauvignon, ha colore rosso rubino intenso, odore ampio, sapore asciutto, di corpo e una gradazione minima di 11,5°. Servito con formaggi stagionati, salumi e lasagne ne valorizza pienamente il sapore.
Il Cabernet Sauvignon deriva dalle uve del vitigno omonimo, ha colore rosso rubino, odore etereo e gradevolmente erbaceo, sapore asciutto, pieno e una gradazione minima di 11,5°. Si raccomanda di servirlo in calici ballon alla temperatura di 18-20 gradi, abbinandolo a salumi, formaggi e carni rosse.

Colli di Scandiano e Canossa D.O.C.
Questo vino si produce in provincia di Reggio Emilia, con uve che danno luogo alle seguenti tipologie: “Bianco”, “Bianco Spumante”, “Sauvignon”, “Passito”, “Pinot”, “Chardonnay”, “Malvasia”, “Lambrusco Grasparossa”, “Lambrusco Montericco Rosso o Rosato”, “Cabernet Sauvignon”, “Marzemino” e “Malbo Gentile”. Questi vini hanno tradizioni molto antiche e, anche se risulta difficile tracciarne un preciso profilo storico, si sa per certo che già nei secoli passati trovarono illustri estimatori, come la Granduchessa di Toscana moglie di Francesco I dei Medici. Le loro caratteristiche e metodo di produzione vennero dettagliatamente descritti dal Venturi già nell’800.
Il Bianco si ottiene con le uve di Sauvignon, localmente detto Pergola, più quelle di altri vitigni a bacca bianca. Ha colore paglierino, odore caratteristico ed aromatico, sapore dolce, amabile e abboccato. Disponibile anche nelle varietà Classico, Frizzante e Spumante, ha una gradazione minima di 10,5°. Gli abbinamenti più indovinati per questo vino e per gli altri bianchi monovitigno della D.O.C. (Sauvignon, Pinot, Chardonnay, Malvasia) sono con antipasti di salumi, tra cui il prosciutto, il culatello e il fiocchetto, formaggi stagionati, primi piatti in brodo e pesce in genere.
Le due tipologie di Lambrusco, il Grasparossa e il Montericco Rosso e Rosato (disponibili anche nella versione Frizzante), derivano entrambi dal vitigno omonimo, hanno una gradazione minima di 10,5° e si accompagnano a salumi, primi piatti con ragù, zampone e cotechino.
I rossi Cabernet Sauvignon (anche Riserva), Marzemino e Malbo Gentile (entrambi anche Frizzante e Novello) derivano dalle uve del vitigno corrispondente, hanno una gradazione minima di 11° (12° per il Cabernet) e sono ideali con primi piatti saporiti col ragù o in brodo, formaggi e salumi stagionati, carni rosse, zampone e cotechino. Si raccomanda di servirli in calici bordolesi alla temperatura di 16-18°.

Colli Piacentini D.O.C.
Il Piacentino è storicamente terra di vini. I primi vitigni furono coltivati dai paleoliguri e, in seguito, Etruschi, Romani, legionari latini, Galli e Celti coltivarono la vite in questa zona. Nonostante questa successione di popoli, le origini della viticoltura a Piacenza sono attribuite alle influenze greche. Il prestigio di questi vini nel corso della storia è stato documentato da numerosi classici latini: perfino Cicerone ebbe modo di descrivere le proprietà dei vini piacentini.
Oggi, in un vasto territorio collinare in provincia di Piacenza, dalla vinificazione di uve di alto pregio, con mescolanze o in purezza varietale, si ottengono i seguenti vini bianchi e rossi: “Gutturnio”, “Monterosso Val d’Arda”; “Trebbianino Val Trebbia”, “Valnure”, “Vin Santo di Vigoleno”, “Novello”, “Pinot Spumante Bianco o Rosato”, “Vin Santo”, “Barbera”, “Bonarda”, “Cabernet Sauvignon”, “Chardonnay”, “Malvasia”, “Malvasia Passito”, “Ortrugo”, “Pinot Grigio”, “Pinot Nero” e “Sauvignon”.
Il Gutturnio e Gutturnio Classico, presente anche nelle versioni Superiore e Riserva, è un vino prodotto nell’intero territorio collinare di Ziano Piacentino e in parte di quello di altri diciotto comuni della provincia dalle uve dei vitigni Barbera e Croatina. Presenta un colore rosso rubino brillante, odore vinoso, sapore secco o abboccato, fresco, tranquillo o vivace nella tipologia Frizzante, e una gradazione minima di 12°. La menzione Classico viene conferita al vino non frizzante prodotto in una zona più circoscritta. E’ consigliabile degustarlo in calici bordolesi alla temperatura di 16-18°, in accompagnamento a salumi quali coppa, mortadella, pancetta, parmigiano reggiano, grana padano fresco e primi piatti in brodo. Gli stessi abbinamenti sono consigliabili per tutti gli altri eccellenti bianchi della D.O.C., ricordando che il Monterosso Val d’Arda, il Pinot Spumante e il Pinot Grigio sono particolarmente indicati con i piatti a base di pesce.
Passando alle due tipologie di Vin Santo, si raccomanda di servirli alla temperatura di 10-12 gradi in calici a tulipano di media capacità sposandoli a formaggi stagionati e dolci in genere, tra cui i tipici ciambella e biscione reggiano.
I rossi Novello (11°), Barbera (11,5°) e Bonarda (11,5°) sono ideali per valorizzare il sapore di formaggi stagionati, salumi, primi piatti in brodo, piatti tipici come i “pisarei e faso”, zampone e cotechino.

Colli Romagna Centrale D.O.C.
Questa denominazione è la più recente tra quelle dell'Emilia Romagna e comprende le tipologie Bianco, Trebbiano Rosso, Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Sangiovese (gli ultimi quattro anche nella versione Riserva, se invecchiati per almeno due anni). Il Bianco (11°) deriva per il 50-60% da uve Chardonnay, mentre la restante parte è costituita da uve dei vitigni di Bombino, Sauvignon, Trebbiano e Pinot bianco, da  sole o congiuntamente. Si distingue per il colore giallo paglierino e l'odore intenso, delicato e fruttato, che uniti al suo sapore asciutto, sapido ed armonico ne fanno un abbinamento ideale per piatti quali la pancetta di Pianello, le minestre in brodo e i secondi a base di verdura o di uova, specialmente se servito in calici a tulipano svasato di media capacità a 8-10°C.
Agli stessi piatti si sposa perfettamente anche lo Chardonnay, dal color paglierino con riflessi verdognoli, odore delicato e sapore fresco ed armonico, solo lievemente più alcolico (11,5° che arrivano a 12 per il Riserva), ed il Trebbiano, dal sapore più asciutto e dall'odore vinoso.
Le uve Cabernet Sauvignon (50-60%), insieme a quelle Barbera, Sangiovese, Merlot e Montepulciano conferiscono invece al Rosso (12°) il suo profumo erbaceo, il colore rosso rubino ed il gusto corposo ed asciutto, leggermente tannico, che lo rendono adatto a pietanze saporite, come i primi con sughi di carne, risotto con salsiccia, salumi e grigliate di carne. Si serve, come gli altri rossi della denominazione, in calici bordolesi (o ballon se invecchiato) ad una temperatura di 16-18°C. Infine, per quanto riguarda gli altri rossi della denominazione, citiamo il Cabernet Sauvignon, dai riflessi violacei che lo distinguono dal Sangiovese, di color rubino intenso e profumo caratteristico, con sentori di viola mammola. Entrambi hanno una gradazione minima di 12°, che sale a 12,5° nella versione Riserva.

Lambrusco di Sorbara D.O.C.
Il “Lambrusco di Sorbara” (provincia di Modena), è il più conosciuto e apprezzato tipo di Lambrusco e prende il nome dall’omonimo vitigno che insieme a quello di “Lambrusco di Salamino”, produce i seguenti tipi di vino: “Rosso”, con spuma vivace e frizzante acquisita attraverso fermentazione naturale, colore rosso rubino o granato, profumo che ricorda quello della violetta, e sapore asciutto, di corpo e abboccato. La gradazione minima è di 10,5° e l’uso è da pasto se secco, e da fine pasto, se amabile o dolce; “Rosato”, con caratteristiche identiche al precedente, ma con colore rosato e profumo gradevole, fruttato e caratteristico.
Le origini del Lambrusco, vino giovane per eccellenza, sono molto antiche. Conosciuto già ai tempi degli Etruschi e dai Romani, se ne trovano menzioni negli scritti di Plinio, Catone e Pier de’ Crescenzi. I Latini chiamavano “labrusca vitis” un vitigno selvatico che cresceva ai margini delle campagne e che produceva frutti dal gusto aspro. Lambrusco è quindi il nome di un gruppo di vitigni, presenti in una zona compresa tra Modena e Reggio Emilia, simili ma non identici, che si sono evoluti con il tempo, dando origine alle quattro Doc dell’Emilia Romagna. Rosso, frizzante, versatile, allegro ma con bassa gradazione alcolica: queste sono le caratteristiche che hanno fatto del Lambrusco il vino che meglio caratterizza la regione in cui è prodotto, nonché, dagli anni Settanta, uno tra i più apprezzati vini italiani al mondo. Ma il Lambrusco di Sorbara aveva avuto estimatori eccellenti già in passato: dal poeta dell’Eneide, Virgilio, fino ai duchi Estensi e alla contessa Matilde di Canossa.
E’ un vino versatile, che può accompagnare diversi tipi di piatti, tra cui salumi, formaggi stagionati, paste asciutte, bolliti misti, zampone e cotechino. La tradizione suggerisce di servirlo in calici di media capacità svasati, se si tratta di Lambrusco Rosso , o a tulipano, se Rosato, alla temperatura di 12-14 gradi.

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro D.O.C.
Questo “Lambrusco” si ottiene nella zona collinare a sud e ad ovest di Modena dalle uve del vitigno Grasparossa e dall’eventuale aggiunta di quelle di altri Lambruschi e/o Fortana e/o Malbo gentile.
Anche qui vi sono due tipologie: “Rosso” e “Rosato”, entrambe con gradazione minima di 10,5°. La tipologia Rosso presenta colore rosso rubino con orli violacei, odore vinoso e particolarmente profumato, sapore secco o asciutto, abboccato o semisecco, dolce di corpo e fresco; il Rosato presenta colore rosato più o meno intenso, odore gradevole e fruttato, sapore secco o asciutto, dolce, fresco sapido e armonico. Il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc Rosso si abbina molto bene a piatti ricchi perché capace di esaltarne i sapori e va servito in calici allungati alla temperatura di 12-14°. Alcuni possibili abbinamenti sono con prosciutto e salumi in genere, tortellini, tortelli di zucca, ciambella reggiana.

Lambrusco Salamino di Santa Croce D.O.C.

Il Salamino di Santa Croce, fa parte della famiglia dei Lambruschi Doc emiliani e deve il suo nome all’omonima frazione di Carpi da cui sembra si sia anticamente diffuso il vitigno; ma il nome deriva anche dalla forma del suo grappolo, piccolo, cilindrico, che ricorda appunto un piccolo salame. È un vino frizzante prodotto nelle tipologie Rosso e Rosato, con una gradazione minima di 10,5°. Entrambe le tipologie vanno servite in calici allungati a una temperatura di 12-14° accompagnate a piatti in brodo, tagliatelle, salumi, cotechino, zampone e torta di riso.

Modena o di Modena D.O.C.
Bianco frizzante (o bianco "di Modena" frizzante), bianco spumante(o spumante "Di Modena" bianco): Montuni, Pignoletto, Trebbiano (tutte le varietà e cloni idonei alla coltivazione nella Regione Emilia-Romagna), da soli o congiuntamente, nella misura minima dell'85%; possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione per la regione Emilia-Romagna, fino a un massimo del 15%. monovarietali bianchi: Pignoletto, nella misura minima dell'85%, possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione per la regione Emilia-Romagna, fino a un massimo del 15%; rosato, rosso, novello (frizzante o spumante, anche con dicitura "di Modena"): Lambrusco Grasparossa, Lambrusco Salamino, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Marani, Lambrusco Maestri, Lambrusco Montericco, Lambrusco Oliva, Lambrusco a foglia frastagliata minimo 30%; per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve di vitigni Ancellotta, Fortana e, per non più del 15%, altri vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione per la regione Emilia-Romagna; Lambrusco: Lambrusco grasparossa, Lambrusco salamino, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Marani, Lambrusco Maestri, Lambrusco Montericco, Lambrusco Oliva, Lambrusco a foglia frastagliata, da soli o congiuntamente, nella misura minima dell'85%; possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni Ancellotta, Malbo gentile, Fortana, fino a un massimo del 15%.

Pagadebit di Romagna D.O.C.
Il “Pagadebit di Romagna” si produce da uve del vitigno Bombino Bianco con l’eventuale aggiunta di altre uve bianche della vasta zona che dall’interno arriva fino al mare nelle province di Ravenna e Forlì. Prende il nome dalle uve del vitigno omonimo da cui è ottenuto. Il nome della pianta, a sua volta, è legato alla sua fertilità e alla capacità di resistere alle avversità climatiche, che permettevano, nonostante la cattiva annata, al contadino di “pagare i debiti” contratti nell’annata precedente. Presente con diverse denominazioni anche nell’Italia centro-meridionale, il vitigno Pagadebit raramente veniva vinificato in purezza, perché ritenuto troppo pesante e quindi poco gradito ai consumatori. Dagli anni ’70, grazie alla volontà di pochi viticoltori, è riuscito a imporsi sul mercato e a ottenere, nel 1989, la Doc Pagadebit di Romagna che comprende le tipologie Secco, Amabile, Bertinoro Secco e Bertinoro Amabile.
Il Pagadebit Secco (10,5°) ha colore giallo paglierino, odore caratteristico, di biancospino, sapore asciutto, erbaceo ed armonico. La versione Amabile (11) ha colore e odore uguali al tipo secco, mentre il sapore risulta amabile, erbaceo e delicato. Il Bertinoro Secco (11,5°) presenta colore paglierino più o meno intenso, odore caratteristico di biancospino, sapore asciutto, erbaceo e gradevole. Il Bertinoro Amabile (11,5°) ha colore paglierino più o meno intenso, odore caratteristico, di biancospino, sapore amabile, erbaceo ed armonico, gradevole, delicato.
Il Pagadebit di Romagna nelle due tipologie Secco va servito in calici a tulipano svasato a una temperatura di circa 8-10° in accostamento a piatti poco strutturati, come antipasti e piatti di pesce, primi piatti in brodo, piadina romagnola con prosciutto, salumi.
Le due versioni Amabile vanno invece degustate a fine pasto in piccoli calici alla temperatura di 8° per esaltare la dolcezza di dolci e biscotti.

Reggiano D.O.C.
Nel territorio di parte della provincia di Reggio Emilia vengono coltivate uve da cui si ricavano vini rossi, bianchi e rosati, riuniti nella denominazione Reggiano Doc. I vini compresi in questa Doc sono il Lambrusco (rosso o rosato), il Lambrusco Salamino (rosso o rosato), il Rosso (anche Frizzante e Novello) e il Bianco Spumante. Si tratta di vini con origini antiche, come testimonia la “Naturalis Historia” di Plinio, in cui si elencano le caratteristiche di una vite selvatica, la labrusca vitis.
I vini riuniti nella denominazione Reggiano si prestano ad accompagnare tutti i piatti tipici della cucina romagnola, come tortellini, tagliatelle al ragù, Parmigiano Reggiano, lasagne verdi, culatello, zampone, torte di riso, ma anche tutti i salumi tipici e primi piatti alle verdure. La tipologia Bianco Spumante, poi, si sposa bene a pesci arrosto, servito a una temperatura di circa 6–8 gradi in flûte. Il Lambrusco rosso o rosato così come il Lambrusco Salamino rosso o rosato vanno invece serviti in calici allungati (o di media capacità a tulipano ampio) a una temperatura di 12-14 gradi in abbinamento a salumi, primi piatti e dolci. Infine, il Rosso va servito a una temperatura di 13–14 gradi in calici per vini rossi giovani per valorizzare il sapore di primi piatti al ragù, formaggi stagionati, zampone e cotechino.

Reno D.O.C.
Questo vino bianco si produce nelle province di Modena e Bologna nella valle del Reno, nelle tipologie Bianco, Montuni e Pignoletto Tutte e tre le tipologie possono essere presenti nelle versioni Tranquillo, Vivace e Frizzante e Secco, Abboccato, Amabile e Dolce.
Il più particolare di questi vini è forse il Montuni, prodotto dalle uve di un vitigno dalle origini misteriose, il Montù. Esistono due versioni riguardo alle origini e all’etimologia del Montù: la prima sostiene che esso sarebbe originario della Spagna, la seconda lo ritiene molto simile al Montonico dell'Ascolano. La denominazione invece dovrebbe derivare dal termine dialettale bolognese "molt'ù", che significa molta uva. Il Montuni ha colore giallo paglierino, odore gradevole e vinoso, sapore secco o abboccato o amabile o dolce, di giusto corpo e una gradazione minima di 10,5 gradi. Nella versione Fermo, si abbina bene a piatti poco strutturati come antipasti di pesce, primi piatti a base di pasta con sugo bianco di verdure e crostacei, formaggi molli. E’ raccomandabile servirlo in calici di media capacità svasati alla temperatura di 8-10 gradi.
Il Reno Bianco Doc è prodotto con uve Albana e/o Trebbiano romagnolo per un minimo del 40% e con altre uve a bacca bianca autorizzate della zona. Presenta colore giallo paglierino più o meno intenso, odore gradevole, sapore secco o abboccato o amabile o dolce e una gradazione minima di 10,5 gradi. Va servito a una temperatura di 8-10°C in calici svasati in abbinamento a piatti a base di pesce, salumi, primi in brodo. Il Pignoletto si ottiene dalle uve dell’omonimo vitigno per l’85% a cui possono essere aggiunte quelle di altre varietà a bacca bianca della zona. Ha colore giallo paglierino scarico con riflessi verdognoli, odore delicato, sapore secco o abboccato o amabile o dolce, armonico e fine e una gradazione minima di 10,5 gradi. Servito anch’esso in calici svasati alla temperatura di 8-10° valorizza il sapore di salumi vari e piatti a base di pesce.

Romagna Albana Spumante D.O.C.
Questo spumante viene prodotto nella stessa zona di produzione del famoso vino bianco a Docg “Albana di Romagna” e con le stesse uve, quelle del vitigno Albana, sottoposte ad un leggero appassimento. Il colore è giallo dorato, l’odore è caratteristico, intenso e delicato, mentre il sapore è dolce, gradevole e vellutato. La gradazione minima è di 15° e l’uso è da fine pasto, in abbinamento a tutti i tipi di dessert. La tradizione prevede di servirlo in ampi calici a una temperatura tra i 18 e i 20°.

Sangiovese di Romagna D.O.C.
Il “Sangiovese” è un vino immancabile in ogni mensa di Romagna. Dalla zona orientale delle colline bolognesi fino alle aree appenniniche in provincia di Forlì e Ravenna vengono coltivati i vitigni omonimi da cui, con un’aggiunta minima di altre uve a bacca rossa, si ottiene questo vino. Il Sangiovese è un vitigno locale, ed esistono varie ipotesi sull’origine del suo nome. La più attendibile fa derivare il nome da Monte Giove, una collina presso Sant’Angelo di Romagna. Questa ipotesi è basata su una leggenda secondo cui i frati cappuccini del convento a Sant’Angelo di Romagna, situato sul Collis Jovis, ospitarono un personaggio illustre. I frati offrirono all’avventore del vino di loro produzione che fu tanto apprezzato da indurre i frati a dargli finalmente un nome, Sanguis Jovis, sangue di Giove, che si mutò in seguito in Sangiovese. Ma, leggende a parte, le prime notizie storiche sul vitigno Sangiovese risalgono al 1600, quando il "vino rosso di Romagna" divenne noto come Sangiovese per merito di alcuni poemetti scritti da Pier Maria De' Minimi e da Jacopo Landoni, in occasione di pranzi di nozze.
Si tratta di un vino da pasto dal color rosso rubino, dal delicato profumo che ricorda la viola, dal sapore secco e retrogusto amarognolo.
La gradazione minima può variare tra gli 11,5° e i 12°, livello che se raggiunto, può conferire l’appellativo di Superiore, dopo un affinamento minimo di tre mesi. Se l’invecchiamento raggiunge i due anni si può parlare invece di “Sangiovese Riserva”. Dal vitigno Sangiovese si ottiene anche il tipo “Novello”, dal profumo fruttato e vinoso e dal sapore secco ed armonico, con 11° di gradazione minima, più adatto ai giovani ed al consumo moderno.
Il Sangiovese di Romagna Doc si abbina bene a piatti a base di carni rosse, a salumi, tortellini, tagliatelle al ragù, parmigiano e grana stagionati. E’ consigliabile servirlo a una temperatura di 16–18 gradi in calici bordolesi.

Trebbiano di Romagna D.O.C.
Questo vino si produce con le uve di Trebbiano sulle colline della parte orientale della regione nelle provincie di Bologna, Forlì–Cesena, Rimini e Ravenna. Il vitigno Trebbiano fece la sua prima apparizione nel periodo etrusco, a seguito delle bonifiche apportate nella zona. Le prime notizie storiche su quest’uva sono contenute nel trattato del 1305 di Pier de’ Crescenzi, mentre i primi documenti relativi al vino Trebbiano sono contenuti nell’elenco dei vini, risalente al 1364, custoditi nel palazzo della Signoria di Firenze, allora sede dei priori.
Presenta un colore paglierino più o meno intenso, odore vinoso e gradevole, sapore asciutto, sapido ed armonico e una gradazione minima di 11°. Prodotto anche nelle versioni Frizzante e Spumante, è un ottimo accompagnamento a piatti e zuppe di pesce, verdure, minestre, pesce azzurro. E’ ideale servirlo in calici a tulipano svasato a una temperatura di 8-10 gradi.

 

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