Piacenza

Le origini di Piacenza sono antichissime, come attestano i ritrovamenti archeologici di età preistorica.

Nel 218 a.C. venne colonizzata dai romani, i quali volevano avere una roccaforte sul Po contro le invasioni dei Galli e ne fecero un importante municipio. E’ in questo periodo che alla città viene dato il suo attuale nome ed è sempre in epoca romana che, con la costruzione della Via Emilia, essa diventa un importante punto di confluenza delle maggiori vie di comunicazione.

In epoca medioevale Piacenza si trasforma in uno dei più prosperi centri di commercio del Nord Italia, governato dapprima da vescovi (dal 997 fino circa al 1120) e dal 1126 costituitosi in libero Comune, favorita in ciò dalla sua posizione geografica e dall’essere tappa fondamentale degli itinerari della Via Francigena, percorso che da Canterbury, attraverso Francia e Svizzera, conduceva migliaia di pellegrini a Roma. Dalla seconda metà del XIII secolo Piacenza venne turbata dalle lotte civili che divamparono al suo interno e dalle numerose guerre con gli altri Comuni italiani, che contribuirono al cambio di numerosi governi, per cui si alternarono a reggere le sorti della città Oberto Pallavicino (1254-1266), Carlo D’Angiò (1274-1281), la famiglia Visconti per più di un secolo e poi gli Sforza (1448-1499).

In epoca moderna confermò il suo ruolo di zona nevralgica strategico-militare e commerciale e nel 1545 venne assegnata dalla Chiesa, insieme alla vicina Parma, alla famiglia Farnese, sotto il cui dominio restò fino al 1731, per poi passare ai Borboni, fino a quando, nel 1796, venne occupata dalle truppe napoleoniche. Con la Restaurazione, il Ducato di Parma e Piacenza fu affidato a Maria Luigia D’Austria, sotto la quale le attività artigianali, agricole, industriali e culturali continuarono a fiorire. Infine, nel 1848, fu la prima città a votare l’annessione al Regno d’Italia, dimostrando ancora una volta il notevole spirito d’intraprendenza dei suoi abitanti, al quale deve tutt’oggi la sua prosperità.

Nobili testimoni di un così ricco passato, i più importanti monumenti sono situati all’interno delle mura cittadine, vicino alla piazza principale, Piazza Cavalli, che deve il suo nome alle due statue equestri di Ranuccio e Alessandro Farnese poste nel mezzo, primi esempi di scultura barocca modellati da Francesco Mochi (1600). La piazza è dominata dal Palazzo Gotico (XIII secolo), uno dei migliori esempi di Palazzo Comunale d’Italia, e dal Palazzo del Governatore (fine XVIII secolo), edificio neoclassico.

Non molto distante è situato l’imponente Palazzo Farnese, costruito nella seconda metà del ’500 dal Vignola e che oggi ospita il Museo Civico, comprendente una sezione archeologica, marmi etruschi e romani, il famoso Fegato Etrusco del III-II sec. a.C. e una raccolta di sculture e dipinti, fra cui la “Madonna in Adorazione” di Botticelli; il passato, poi, si può rivivere nell’armeria, nel Museo del Risorgimento e nel Museo delle Carrozze.
Numerose, a Piacenza, sono anche le chiese, che segnano le diverse fasi storiche della città: la Chiesa di S. Antonino, caratterizzata da un’imponente torre ottogonale e da un elegante pronao, è stata costruita nel IV sec. come prima cattedrale di Piacenza e dedicata al suo santo patrono. Il Duomo, edificato fra il 1122 e il 1233, è in stile romanico con elementi gotici, mentre il campanile è stato aggiunto in seguito (XIII sec.); notevole è il ricchissimo apparato scultoreo e pittorico all’interno.

Sempre in stile romanico è la Chiesa di S. Savino, splendido esempio di architettura sacra del 1100, con un bel portico a colonne e la preziosa cripta dal pavimento mosaicato. La Basilica di S. Francesco, invece, è un bell’esempio duecentesco di architettura gotica francescana, mentre San Sisto, famosa per il suo coro, e San Sepolcro sono opere rinascimentali di Alessio Tramello, come la Chiesa di Santa Maria di Campagna, con gli importanti affreschi del Pordenone e di C. Procaccini.

Notevoli sono poi il settecentesco Collegio Alberoni, con l’”Ecce Homo” di Antonello da Messina e una rilevante raccolta d’opere d’arte e la Galleria Ricci Oddi, importantissima raccolta di opere di epoca moderna (da metà ’800 a inizi ’900), ma catturano gli sguardi anche il Teatro Municipale, con la sua prestigiosa facciata neoclassica e la Biblioteca Comunale Passerini-Landi.

La provincia piacentina è da sempre zona nevralgica di collegamento fra l’Europa, la Pianura Padana, il Centro Italia e il mare: questo suo ruolo fa sì che essa presenti attrattive commerciali, naturalistico-ambientali (in più punti è anche possibile ammirare e studiare la storia geologica della zona, osservando le varie stratificazioni del suolo), insieme a testimonianze culturali e religiose.
Tutto il territorio è costellato da importanti e suggestivi borghi, come Bobbio, con il suo caratteristico centro storico e l’Abbazia di S. Colombano: costruita nel 614 dal monaco irlandese che le diede il nome, è conosciuta in tutta Europa grazie al ruolo culturale di primaria importanza che ebbe durante il medioevo, sia per la qualità dell’insegnamento che vi si praticava, che per la sua vasta biblioteca. Interessanti affreschi e mosaici possono poi essere osservati nella Basilica e di pari valore sono il Duomo e il Castello Malaspina.
Castell’Arquato è un magnifico esempio di borgo medioevale, con la sua Rocca Viscontea (1342), il Torrione Farnesiano, la Collegiata di Santa Maria e il Museo Geologico, mentre i suoi dintorni offrono un paesaggio di rara bellezza e una miriade d’altri borghi, fortificazioni e resti storici d’epoca romana e medioevale.
E ancora Chiaravalle e la sua celebre abbazia, S. Agata, dove troviamo la villa di Giuseppe Verdi, Grazzano Visconti, interessante centro in stile neogotico, “inventato” da Giuseppe Visconti di Modrone agli inizi del ’900, sorto attorno al Castello Medioevale, e molti altri castelli, ricchi di storia e bellezze artistiche, sono immersi in uno sfondo naturale suggestivo, come Rivalta, Rocca D’Olgisio, Bastardina, per citarne alcuni. La provincia piacentina presenta infine un’altra attrattiva interessante: in svariati centri è infatti possibile godere delle salutari acque termali.

SAPORI E GUSTOSE TRADIZIONI FRA LE VALLI PIACENTINE
Vasta e assai diversificata è l’offerta di specialità culinarie della zona, espressione di remote tradizioni contadine: primi fra tutti i formaggi (provolone e grana) e i salumi locali (coppa, salame, pancetta), accompagnati magari dalla “burtleina”, una pastella fritta di farina, acqua e sale, antico spuntino dei contadini. E poi tortelli, con un ripieno di erbette o spinaci e ricotta; “pisarei coi fasò”, simili a  piccoli gnocchi fatti con farina, pan grattato e acqua, serviti con un sugo di fagioli e un pesto a base di lardo, aglio e prezzemolo; anolini in brodo e la famosa bomba di riso, uno zuccotto cotto al forno, che nasconde piccioni e funghi.

Fra i secondi vanno annoverati stracotti e brasati, con carne d’anatra, faraona, tacchino o cavallo, spesso accompagnati dalla polenta o serviti con la torta di patate, ma anche piatti a base di pesce, provenienti dalle acque del Po, quali anguille (fritte o con gli spinaci in umido), rane fritte e pesci gatto.
Infine, i dolci locali, che sono molto semplici e spesso vengono consumati “pucciati” nel vino, come i “buslan” (uova, burro, latte, zucchero, farina e lievito) o le ciambelle, ma anche squisite crostate.

Un discorso a parte meritano poi i vini, in quanto la zona è rinomata soprattutto per l’enogastronomia: l’ospite può infatti scegliere fra molti vini dei Colli Piacentini, tutti rigorosamente D.O.C., fra cui ricordiamo il Monterosso Val d’Arda, il Trebbianino Val Trebbia, il Val Nure, il Vin Santo, l’Ortrugo, il Malvasia, il Sauvignon, lo Chardonnay e il Pinot Grigio fra i bianchi e il Gutturnio, il Barbera, il Bonarda, il Pinot Nero e il Cabernet Sauvignon fra i rossi.   

 

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