Bari

L'antica città di Bari

Il centro storico
L’antico sobborgo porta il nome di S.Nicola. L'effigie del santo, il blasone ricamato sulla porta della città fino al secolo scorso; uno scudo con una divisione bianco rossa che rappresenta (rispettivamente) il fato e il sangue. La zona è ricca di monumenti storici. Un viaggio non è sufficiente per comprendere tutto. Noi partiamo da piazza Federico II di Svevia che si estende lungo la facciata sud del castello, proseguiamo diritti lungo la chiesa che sfoggia un rustico rivestimento e ha conservato elementi delle costruzioni precedenti. Una volta dentro siamo attratti dalle tele attribuite a Miglionico (XVII secolo) intitolate: “La deposizione e morte di San Giuseppe”.

Quasi di fronte la chiesa del Carmine possiamo vedere una strada chiamata “strada San Marco” nel mezzo del quartiere veneziano dell’antica città di Bari. Il suo nome proviene dalla piccola chiesa che fu il centro spirituale della fiorente colonia dei veneziani, residenti a Bari durante il Medioevo. In un’angolo di questa strada possiamo trovare la prima residenza della Consulta della Repubblica veneziana, con una testa di leone in pietra. La chiesa possiede ancora alcuni particolari degni di interesse. Per esempio c’è la facciata in stile romano, così come il piccolo portale decorato con il rosario in perla ed il leone alato.
Molto noto il rosone con il leone di S. Marco al centro. Al momento questo è coperto ( il suo stato precario è dovuto alla erosione causata dal tempo). Lungo la strada del Carmine procediamo verso Via delle Crociate, per arrivare all’arco di S. Nicola. Una brillante volta a botte progettata  e decorata in basso rilievo, con l'effigie di San Nicola, fin dal tempo degli Angioini
Una volta attraversato l’arco, veniamo faccia a faccia con la cattedrale di S. Nicola. La sua costruzione cominciò nel 1087, se consideriamo che le reliquie di S. Nicola furono rubate nella casa dai mercanti di Bari nella Mira (un territorio nelle mani degli arabi). Dopo la fase iniziale il lavoro di costruzione progredì lentamente fino alla sua consacrazione nel 1197.
La facciata è rappresentata da un luminoso rilievo di pietra calcarea con una striscia di pilastri tripartiti che emergono da due antiche colonne piene appoggiate contro il muro. Nell’interno possiamo osservare la classica struttura cattedrale con tre navate separate da colonne in granito che si alternano con pilastri posti con sequenza 2:1 con un transetto triabsidale che sporge leggermente fuori. Un tempo la copertura del tetto era fatta in legno, attualmente abbellito con un magnifico soffitto barocco che fu realizzato intorno al 1661 da Carlo Rosa un  artista locale.
Il disegno del presbiterio sembra bizantino e rappresenta una specie di santuario centralizzato. La  sua caratteristica principale è la cupola che è separato dalle navate da tre archi larghi iconostasi, posti sopra due colonne. All’interno abbiamo la sensazione di qualcosa che si espande grazie all’utilizzo di tre grandi archi traversi del quindicesimo secolo.
L’ultimo serve per aiutare a tenere unita la costruzione in caso di terremoto. Il portale più grande con un corto corridoio dell’era romana, i portali ai lati, la finestra posteriore, la serie di capitelli nella cripta e tutte le gallerie aperte sull’esterno di queste ornamentali sculture, furono realizzati nel XII  sec., il tutto riflette una cultura composita, adorna di merletti con reminiscenze dei tempi classici e bizantini. Gli astratti arabeschi e le fisionomie plastiche lombarde e francesi che paiono robusti allo sguardo, non sono prive di valore.
Particolare attenzione fu data alle rifiniture del presbiterio (un pavimento a mosaico del XII sec.) e all’elaborato tabernacolo ( il più antico di questo genere che si trova in Puglia risale alla prima metà del XII sec.). Finalmente arriviamo alla famosa cattedrale del vescovo Elia (uno degli esempi più alti e singolari della scultura apuliana-romana).
In basso nella cripta possiamo vedere la scultura del profeta Elia, la tomba di San Nicola, e in un angolo la cosiddetta “Colonna Miracolosa” che, in accordo con l’antica tradizione, si dice fosse stata trasportata là da San Nicola.
Davanti alla cattedrale si erge il ristrutturato Portico dei Pellegrini, che è datato antecedente al XIII sec., possiede cinque archi a volta e un gruppo di finestre a più luci.

Continuando il cammino lungo l’ala destra (dopo l’arco a volta Angioino) si arriva davanti alla facciata della chiesa di San Gregorio (senza dubbio una delle chiese meglio conservate del periodo bizantino) in piazza Odegritia, dove possiamo ammirare la facciata della splendida cattedrale. Sulla destra della piazza appare la chiesa di San Giovanni, la facciata è sobria ed è fatta di levigati conci in pietra bianca. E’ opportuno fermare lo sguardo sulla forma della cupola Romanica.
Una volta dentro possiamo fissare il nostro sguardo sulle preziose costruzioni: come i tribuni in legno, il più grande altare fatto in marmo di innumerevoli varietà di colori e del diciottesimo secolo. Ci sono anche le due acquasantiere, in marmo, che portano il simbolo di una colomba (datati antecedenti al diciottesimo secolo). Ancora degno di nota il pavimento del diciottesimo secolo, in mattoni in terracotta gialla, bianca e verde con volute simili alla vegetazione, fatto dagli artigiani del luogo. Nella chiesa sono deposti anche i canovacci di Paolo de Matteis (diciottesimo secolo) e di Ludovico Vaccaro.

Dalla piazzetta Odegitria scendiamo verso la Strada del Carmine. Il suo nome deriva dalla chiesa e dal convento, entrambi costruiti intorno al 1640. Oggi appaiono completamente differenti. La facciata mostra un portale con un rosario di perle, un tema che ricorre nella grande finestra absidale. Riprendiamo lungo la Strada Martinez dopo aver dato un rapido sguardo al campanile di Nostra Signora della Annunciazione. Arriviamo quindi in Strada Santa Maria, che cambia direzione a sinistra e poi si allarga. A questo punto è opportuno dare uno sguardo alle rovine dell’antica chiesa di Santa Maria del popolo. Possiamo ammirare due serie di quattro colonne fatte in marmo scelto (datato antecedente al tempo cristiano e romano) con i loro capitelli a forma di piante. Il pavimento della navata centrale della chiesa, dell’undicesimo e dodicesimo secolo, è fatto di pietra calcarea e blocchi di marmo ( i suoi lati sono fatti di blocchi di pietre calcaree di varie dimensioni).
A pochi metri prendiamo “Vicolo del Forno di santa Scolastica” in piazza San Peter, il cui nome deriva da una chiesa che tutt’oggi non esiste più, e che - d’accordo con la leggenda - si dice essere stata fondata da  San Peter.
Sulla destra affianchiamo il “ Bastione di Santa Scolastica”, una delle aree più progredite nei primi tempi a Bari. Il nome proviene  da un monastero già esistente sul luogo. Altre strutture che sono sopravvissute sono le seguenti: alcune industrie usate come uffici per istituzioni culturali e la Chiesa di Santa Scolastica. Lo stile di quest’ultima all’interno risale al Barocco dell’ottavo secolo. Sul Portale si trova il busto in pietra di San Benedetto.
Nell’interno possiamo ammirare l’altare più alto fatto di diversi marmi di colori differenti che sono stati originati dalla cattedrale, le sue balaustre provengono dalla cripta di San Nicola. Finalmente possiamo vedere alcune tracce degli antichi colori del pavimento in terracotta con il suo geometrico modello floreale.
Alla destra del baluardo di Santa Scolastica  giungiamo sulla lunga camminata di Via Venezia, il cui nome risale alla liberazione di Bari dalla occupazione dei Saraceni per mano della flotta Veneziana nel 1002. Dall’alto di questa strada - che fiancheggia una parte significante dell’antica città -  originariamente molto vicina al mare, possiamo contemplare l’antico porto ed il mare dall’aspetto lucido, che si estende verso nord.
Seguiamo questa strada e in poco tempo arriviamo in Piazza Mercantile. Nei secoli passati questa era il nucleo principale di tutte le attività dei cittadini, con il maggiore scambio di merci; gli uffici reggimentali dei cittadini; l’amministrazione legale. Anche la strada verso il porto veniva usata per tale scopo (oggi Via Re Manfredi).
La costruzione più impressionistica è il Palazzo del Sedile, probabilmente di origine rinascimentale. L’università della città teneva i suoi incontri qui e anche la giustizia era amministrata per conto della Corte Reale.
Da questi uffici si erge la così chiamata “ Colonna Infame ”. Appoggiata contro un leone di pietra, fu originariamente usata come una gogna  per i debitori insolventi.

Concludendo la nostra camminata arriviamo in Piazza del Ferrarese, chiamata così da un cittadino di Ferrara, che aveva qui la sua proprietà. Noto inoltre il Palazzo Starita, identificabile grazie all’orologio solare che si trova sulla facciata. A questo punto possiamo considerare conclusa la passeggiata nell’antica città.

Ricette baresi e vini di Puglia
Tra le specialità di Bari vi sono innanzitutto le paste alimentari caserecce, tra le quali sono particolarmente famose le orecchiette (che variando in grandezza si chiamano anche "recchietelle" e "chiancarelle"), i troccoli, i fusilli, i cavatelli e i "mignuicchi" (gnocchetti di semola). Ottime anche le minestre di verdura e quelle a base di pane (pancotto e caponata), ceci, fave intere o schiacciate con cicoria, sedani, cardi o finocchi.
I baresi eccellono anche nella preparazione di panzerotti e pizze rustiche e di un delizioso calzone al forno ripieno di cipolla, acciughe, capperi e olive.
Passando ai secondi piatti, troviamo specialità di pesce quali le "alici arrancate" (spinate, disposte a strati in una teglia con pane grattugiato, aglio tritato, menta, capperi, origano, olio e cotte in forno), il dentice alle olive, le orate alla San Nicola, i polipetti in casseruola. I piatti di carne sono perlopiù a base di agnello e di maiale (salsicce con peperoncino), ma speciali sono le "braciole alla barese", involtini di scaloppe magre farciti di prosciutto, prezzemolo, pecorino e cotti in olio e pomodoro).
Infine i dolci: amaretti, torroncini, "castagnedde" (pastine di mandorle) e "callume" (sanguinaccio dolce).
Bari e provincia vantano anche un ricco patrimonio enologico: i vini DOC Castel del Monte (bianco e rosso), Gioia del Colle (rosso, rosato, bianco, primitivo anche amabile, aleatico anche liquoroso dolce), Gravina (bianco, anche spumante). Tipico di tutta la regione è l'Aleatico di Puglia, nei tipi dolce naturale e dolce naturale liquoroso.

 

Registrazione newsletter

Iscriviti per ricevere la nostra newsletter