Reggio Emilia

Reggio Emilia e provincia

Si incomincia dalla storia….
La percezione del tempo qui è più lenta, e tutto sembra essere più intenso, dai profumi ai colori ai profili delle montagne. Qualcuno, un insolito viaggiatore, Guido Piovene ha colto bene l’essenza persistente di questa città, che nel suo “Viaggio in Italia” tratteggia come “laboriosa, ma con una certa lentezza”.

La città, gemma tra le mura
Reggio Emilia è capoluogo di provincia, splendidamente incastonata in un paesaggio che è quello della pianura, con il fiume Po e il vicino Appennino, lungo la celebre ed antica Via Emilia.
Dall’alto la si vede così, come un esagono fitto di vie antiche che si intrecciano armoniosamente con le antiche mura, in un abbraccio indissolubile.
Il tempo scandito da giardini ombreggiati dalle grandi braccia di alberi secolari, le Piazze dove scambiare parole e strette di mano, prima tra tutte forse proprio la storica piazza Prampolini, piazza Grande, scenario della Cattedrale con la statua del fiume Crostoso. I portici, sotto i quali i passi riecheggiano come i rintocchi irregolari di un orologio, musica senza tempo. Un patrimonio costituito da monumenti, musei, accadimenti e personaggi.
Catturare tutto questo come in un’istantanea non è impresa da poco, anche perché la città ha origini molto antiche, basti pensare che le sue origini risalirebbero addirittura al II secolo A. C., da allora la città di anni ne ha visti passare numerosi.
Dal Medio Evo giunge la voce armoniosa del bel Battistero che, nonostante i numerosi rimaneggiamenti, conserva l’impronta di quello stile solido e compostamente fantasioso che è il Romanico, a cui il celebre scultore Sogari aggiunse, sulla facciata, le statue di Adamo ed Eva. All’interno, poi, l’atmosfera che si respira nella zona più antica è davvero suggestiva: la cripta che risalirebbe al XII secolo, custodisce un‘arca con i corpi di due Santi Martiri, Daria e Crisanto, insieme ad un meraviglioso mosaico pavimentale in cui è rappresentato simbolicamente il cervo, animale leggendario, che si disseta alla fonte.

Tra chiese e palazzi, pittori ed artisti, una grande storia…
Reggio Emilia è stata un importante centro dove molti artisti hanno operato. In epoca più antica, i maggiori committenti di opere d’arte erano le Chiese, ed è per questo che edifici religiosi come la Basilica della Beata Vergine della Ghiara conservano tracce illustri di pittori eccezionali come Guercino, o opere di Ludovico Carracci, della celebre famiglia di artisti, e ancora di Lionello Spada o Luca Ferrari, mentre nella splendida Basilica di San Prospero, patrono della città, sono da ammirare le tarsie dei De Venetis.

Ma un episodio che forse non tutti conoscono, è raccontato dalla Sala del Tricolore. Questo è un luogo storico, perché tra queste mura i rappresentanti di Reggio, Bologna, Modena e Ferrara si radunarono per proclamare la nascita della Repubblica Cisalpina, adottando la bandiera a strisce bianca rossa e verde, che oggi conosciamo come la bandiera italiana, anche se qualche differenza dal modello originale c’è. Il primo infatti era concepito e bande orizzontali.
Questa città, che sempre è stata caratterizzata da una forte autonomia e da un singolare impegno, è stata anche nel passato un centro rinascimentale di vita mondana, come sta a rappresentare il Teatro Municipale Valli, un abbraccio sfarzoso di logge e di soffitti decorati, attiguo al Teatro Ariosto, espressione bellissima dello stile Liberty, con i suoi dipinti affrescati sulla volta che rappresentano episodi tratti dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.
Proprio Ariosto, il celebre poeta italiano che tanto bene sapeva descrivere i turbamenti dell’amore, ciò che l’Amore può fare all’uomo, dove l’amore può condurre l’uomo, compreso sulla luna, dove uno dei suoi personaggi andrà per recuperare nientemeno che il senno per amor perduto, era nativo di Reggio e di lui si conservano tracce al Mauriziano, nel cosiddetto Camerino dei Poeti, dove l’Ariosto, si racconta, soggiornò.
Ma la tradizione culturale della città è ancora oggi molto viva, come documenta questo itinerario nella storia, ed ha come polo di attrazione la Biblioteca Municipale Panizzi, la recente sede universitaria e l’attività svolta dall’istituto Musicale “Peri”, come a dire che qui il passato è punto di partenza per costruire il futuro. Emblema di questo atteggiamento culturale potrebbe essere idealmente il circuito dei musei civici, tra cui la pinacoteca Fontanesi, che testimonia in modo esauriente la storia della cultura artistica della zona tra ceramiche, suppellettili e dipinti, in un allestimento semplice e affascinante, per proseguire con la Galleria dei Marmi, le collezioni scientifiche di Spallanzani, per documentare, come compito proprio dei musei civici, la lunga e complessa storia di un territorio.

Una provincia interamente da scoprire…
Proseguendo l’itinerario nel Reggiano, tra colori e sapori, non si possono tralasciare località piccole ma estremamente significative.

CORREGGIO
Cittadina deliziosa, sia per la sua struttura antica che per le sue vie e le sue piazze, dove vi nacque nel 1489 il noto pittore Antonio Allegri, che dalla città aveva preso il soprannome di “Correggio”. Di lui si sa poco, i suoi capolavori si possono ammirare dall’Italia alla Germania, a testimonianza della sua fama universale.

BRESCELLO
Questa è una terra dalle molte anime: dolce, passionale, artistica, musicale, per passare a quella del buonumore e dell’allegria, con l’antica città di Brescello, il cui nome “Brescellum”, almeno in origine, stava a significare “piccola Brescia”. In questa città dalla storia lunga e complessa, Giovannino Guareschi ambientò i racconti che avevano come protagonisti Don Camillo e Peppone. A questi personaggi è stato anche dedicato un piccolo ed originale museo.

GUASTALLA
Si continua pialla volta di Guastalla, impreziosita dal Palazzo dei Gonzaga e dalla la statua bronzea di Ferrante I Gonzaga, figlio di isabella d’Este trionfante sull’invidia.
Tra i suoi illustri abitanti del passato, inoltre, Guastalla vanta anche Torquato Tasso, che frequentò la corte, e Bernardino Campi, pittore che affrescò il bel Palazzo Ducale.

GUALTIERI
Questa città è davvero un piccolo gioiello dell’epoca rinascimentale. Splendidi sono infatti i suoi edifici con le facciate d’epoca che proiettano il visitatore in un tempo lontano ed affascinante, un incantesimo che culmina nella spettacolare Piazza su cui si affaccia Palazzo Bentivoglio. Nei pressi non si può dimenticare Scandiano, nel cui castello nacque nientemeno che Matteo Boiardo, il poeta dell’”Orlando Innamorato”

BISMANTOVA
Già, quella che si intravede, quel blocco gigantesco di arenaria che ammicca nell’aria pallida dell’orizzonte non può passare inosservata. La pietra di Bismantova, un luogo che Dante stesso citava come tra i più difficili da salire. Il mistero di questa pietra, dove una volta si ritiravano gli eremiti, è impalpabile come la polvere sospesa nei raggi di sole.
Di questa pietra hanno parlato praticamente tutti. A partire dalla testimonianza di Dante Alighieri che nella Divina Commedia, nel Purgatorio, la cita come esempio di luogo impervio, dove”convien ch’om voli”, A guardarla così, nella luce obliqua della sera, l’unica cosa a non sembrare innocua è la sua arcana bellezza. Le ombre proiettate dalla sera su questa imponente roccia fanno apparire un naso, una porzione di viso immaginario. Ma a guardare bene si nota che in realtà è una montagna emersa pian piano, con i lunghi tempi delle ere geologiche e che oggi si può percorrere attraverso sentieri, seguendo le tracce degli eremiti che qui venivano a cercare meditazione, o dei letterati.

Il sentiero di Matilde si snoda affusolato per circa ottanta chilometri  illustra questa storia con una grazia leggera. Racconta di come una donna forte e decisa con la sua intercessione presso Papa Gregorio VII permise a Enrico IV di ottenere il perdono. L’Imperatore infatti era stato scomunicato, e questo per legge avrebbe sciolto i suio sudditi dalla fedeltà al sovrano. Enrico allora attese per tre giorni con i piedi nudi nella neve vestito di un saio in atteggiamento da penitente nel Gennaio 1077, e fu revocata la scomunica.
Come le poche pietre del castello rimaste, la pace fra papato e Impero non era però destinata a durare a lungo. Tuttavia è affascinante ammirare all’interno del castello il piccolo museo, che racconta di come Canossa avesse un ruolo predominante nella difesa, tanto da essere uno dei punti cardine di quella fitta maglia di castelli e rocche che facevano da sentinelle di pietra tra l’Emilia e la Toscana. Tra di esse ancora ben conservata è la rocca di Rossena, fortezza imponente e severa, Carpiteti, dove Matilde alloggiò per lungo tempo, per non dimenticare Bianello, che un tempo costituiva uno dei cosiddetti Quattro Castella, ovvero  quattro rocche che difendevano la zona. Qui ogni anno si tengono feste e cortei di sapore matildico, tra dame e cavalieri in abiti d’epoca e l’elezione della principessa.

Il sentiero tra le terre di Matilde è poi vario per il suo particolare intrecciarsi con vie giubilari, testimonianza della fede che animava Matilde e la madre di lei, Beatrice, come la Pieve di santa Maria di Castello a Toano con i suoi affascinanti capitelli in arenaria.
Per gli appassionati di storia e archeologia presso Montecchio Emilia è possibile fare visita anche alla Rocca di Montecchhio, dove Matilde soggiornò, e dove è presente anche un sito archeologico piuttosto importante, un sepolcreto pre matildico.

Non bisogna mai dimenticare che queste erano una volta le terre di Matilde, una donna forte, innanzitutto. La storia di una donna il cui nome deriva dal germanico e significa “che è valoroso in battaglia”, quella Matelda che Dante nel Purgatorio guarda come esempio…


Terra di colori e di sapori
Dopo aver deliziato i sensi con i colori della natura della zona e dei monumenti, delle Chiese e dei dipinti, un itinerario che si rispetti nella zona di Reggio Emilia non può che avere come tappa, a che punto del percorso sta a voi decidere, la cucina della zona, che, per colori, profumi e sapori si presta bene a coronare il viaggio.
Capire questa regione significa anche comprendere la fantasia genuina con la quale ingredienti semplici e naturali vengono vivacizzati in modo fantasioso. Così, i primi piatti, che costituiscono le portate forse più rinomate della gastronomia locale vantano gustosi cappelletti in brodo, che nella tradizione vengono preparati a mano con cura, e tortelli, nelle diverse varianti a base di zucca, o di erbe, per non dimenticare le lasagne.

Non bisogna poi lasciare nell’ombra un condimento “camaleontico” che ben si sposa con praticamente tutto ciò che abbraccia: l’Aceto Balsamico Reggiano, strettamente imparentato con quello modenese, che racconta una storia di invecchiamento che ancora una volta dimostra la cura e l’osservanza della tradizione con cui vengono trattati i prodotti. Tra di essi viene immediatamente alla mente il noto Parmigiano Reggiano, un formaggio che viene prodotto ancora nel rispetto della tradizione e delle antiche ricette.

Un buon pasto poi viene arricchito dal vino, il celebre Lambrusco Reggiano universalmente noto, che ha il pregio di esaltare il gusto di ogni portata, e di rallegrare la vista con il suo brillante colore di rubino.
E per chi proprio non vuole lasciarsi sfuggire nulla, c’è ancora da segnalare il caratteristico “gnocco”, una sorta di torta fritta servita con salumi che rappresenta una vera golosità e potrebbe costituire, già da solo, un originale “piatto unico”.

 

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