Chiese di Torino

Un itinerario della fede a Torino

Nella luce trasparente del mattino, Torino è una città semplicemente splendida, regina di un territorio punteggiato di tracce antiche di una spiritualità raccolta e composta, che sembra aver trovato in questi luoghi un sito adatto alla meditazione e alla preghiera, sia nelle Chiese cittadine che in quelle che, spesso in meravigliose posizioni panoramiche, sembrano gettare uno sguardo attento sul territorio circostante.
La spiritualità che si respira è intensa. Non potrebbe essere altrimenti, perché Torino custodisce un tesoro preziosissimo per la storia e per tutta la cristianità, circonfuso di mistero e di tradizione, la Sacra Sindone.
Un itinerario tra le tappe della fede a Torino, sembra proprio trovare un punto di partenza ideale L’ostensione della Sindone è infatti un evento innanzitutto religioso di incommensurabile importanza. E, simbolicamente, è custodita proprio in quello che si potrebbe tranquillamente considerare il cuore religioso della città di Torino, il Duomo.
Questo edificio, dedicato a San Giovanni Battista, riveste una importanza simbolica notevolissima, anche perché San Giovanni Battista è il patrono della città.
I credenti parlano di Mistero, altri preferiscono considerarlo un enigma. Di certo resta il fatto che questo lenzuolo di lino ( in greco antico sindone significa “pezzo di tela”) dal colore giallo, che porta i segni del tempo, suscita in chiunque vi si trovi dinnanzi sensazioni estremamente profonde.
La sua storia è lunga e complessa, e narra attraverso l’immagine visibile sia frontalmente che posteriormente, la sofferenza di un uomo che giace ormai morto, avvolto dentro al suo sudario, con le ferite che Gesù subì sulla Croce. Immediatamente si notano i punti di contatto con quello che i Vangeli narrano, in una esperienza che sembra far scorrere il filo del tempo da giorni lontanissimi fino a noi. Visibili, grazie anche alle delucidazioni molto esaurienti che si possono reperire al Museo della Sindone, a pochi passi dal Duomo, i segni che il tempo e le vicende hanno lasciato sul lino.
La ferita al piede, i colpi di flagello, ferite al polso e al costato, ferite alla nuca causate dalla corona di spine, e i numerosi rammendi eseguiti dalle mani delle suoree e i danni dell’incendio di Chambery.
Perché la storia della Sindone, che ancora oggi per molti costituisce un problema scientifico oggetto di continui e vivaci dibattiti, ha molto viaggiato, attraverso il tempo, i luoghi e il cammino della Fede, raggio di luce che infonde speranza.

Purtroppo le ostensioni non possono essere continue perché la luce e altri agenti potrebbero causare danni al telo, quindi nel tempo in cui la Sindone originale non resta visibile, i pellegrini possono sostare dinnanzi ad una fedele riproduzione fotografica.

Resta comunque interessantissimo da visitare il Duomo che la custodisce, edificato tra il 1491 e il 1498 su progetto dell’architetto Meo del Caprina, in elegantissimo stile rinascimentale, notevole nella leggera facciata di marmo bianco, su cui la luce del sole gioca con splendidi effetti, mentre passando alla parte posteriore è visibile la forma della Cappella della Sacra Sindone, capolavoro dell’artista Guarino Guarini, attualmente in ristrutturazione per l’incendio che nel 1997 la danneggiò.

La Chiesa della Gran madre di Dio

I torinesi la chiamano comunemente “la Gran madre”, e questa Chiesa, che per la sua posizione scenografica ai piedi di una collina, ha un grande impatto da qualsiasi direzione si giunga, è veramente maestosa. La realizzò Ferdinando Monsignore ispirandosi al Pantheon  che si trova a Roma, con l’intenzione di commemorare il ritorno dei Savoia dall’esilio nel 1814. Una scalinata conduce all’ingresso, e il visitatore passa accano simbolicamente a statue bellissime ed imponenti che raffigurano la Religione e la Fede, mentre l’interno, realizzato in marmo grigio, è di grande effetto e nella cripta della Chiesa è presente l’Ossario dei Caduti della I guerra mondiale.

Le due Chiese Gemelle
Ci sono due Chiese che sembrano l’una il riflesso dell’altra.
Sarebbe inutile cercare quale delle due lo sia. Sono tutte e due di mattoni, reali e tangibili. Sono chiamate proprio le Chiese gemelle, San Carlo e Santa Cristina, che si affacciano creando una spettacolare scenografia, e nel contempo facendone parte, su Piazza san Carlo, in pieno centro storico.

Non bisogna poi dimenticare il ruolo che confraternite ed ordini religiosi ebbero nell’antica capitale:

La Chiesa di san Rocco, fu fortemente voluta dall’omonima confraternita, che la realizzò splendida e composta, piena espressione di una spiritualità ormai completamente barocca. L’architetto si chiamava Francesco Lanfranchi, e proprio a lui si deve il progetto originario, mentre la facciata,è posteriore. Da ammirare, all’interno, è innanzitutto la profonda atmosfera di silenzioso raccoglimento, e gli affreschi che narrano la predica di San Rocco e ed altri episodi della vita del Santo, come quello del suo ritrovamento in prigione, ormai morto.
Questo tipo di spiritualità viene raccolto anche da una Chiesa che vanta origini molto antiche, la serena compostezza delle chiese medievali, che tra 600 e 700 fu ricostruita in più parti. Tra di esse resta da ammirare lo splendido altare maggiore con le tipiche colonnine barocche dette tortili perché si attorcigliano su se stesse, conferendo una bella impressione di movimento e di giochi di luce.
All’interno, ai fianchi della pianta longitudinale si innestano numerose cappelle laterali che a loro volta conservano espressioni artistiche che costituiscono una importante testimonianza di una spiritualità profondamente coinvolgente che ancora oggi conserva

Nel centro antico della città un itinerario conduce verso la bella Chiesa della Misericordia, la quale deve il suo nome al fatto che era la chiesa di una confraternita che assisteva i condannati a morte; qui ora di domenica è possibile assistere alla Messa che viene celebrata in latino, accompagnata da canti che permettono al pellegrino di immergersi completamente nell’intensa spiritualità del luogo.

La Basilica di Superga è situata invece sulla collina, in una posizione panoramica da cui si vede la città.
Fu progettata dal celebre architetto Juvarra nell’anno 1715, e presenta una particolare pianta circolare, che suggerisce ancora una volta un grande raccoglimento; nei suoi sotterranei è poi collocata una sorta di cripta nella quale sono custodite le spoglie di numerosi membri della famiglia reale dei Savoia.

Verso San Michele…

Nei pressi della città, veso le montagne, troneggia solenne un curioso edificio, arroccato sulla montagna con la sua solida mole in una reale grazia. Si tratta della Sacra di San Michele, la quale è collocata nel simbolico punto all’inizio della Val di Susa, divenendo presto uno dei monasteri di San Benedetto più importanti, caratterizzato dalla tipica struttura che si dice proprio il Santo avesse suggerito per i suoi monasteri, tra cui la foresteria, le piccole celle dei monaci, la Chiesa di San Michele e una torre, che porta il nome di Bell’Alda, sulla quale aleggerebbe una leggenda, secondo cui una giovane donna, la bella Alda appunto, quasi raggiunta dai nemici e vedendosi preclusa ogni via di fuga a parte il vuoto, si gettò dall’alta torre, pregando la Vergine di concederle di salvarsi.
Mentre il vento gelido le sferzava il volto, la storia narra che due Angeli la trassero in salvo
Sicuramente questo è un luogo ideale per chiudere questo itinerario, tra il fascino di questa antica spiritualità e la splendore della natura che circonda la sacra di San Michele.

 

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