Scoprire la Basilicata

Piccolo angolo di mondo

La Basilicata: storia, cultura, arte, mare, montagna e natura incontaminata. È una terra dai mille volti, un piccolo angolo di mondo che offre al visitatore  tutto quello che può desiderare.

La Basilicata era già abitata nei tempi preistorici, tra il 1300 e il 1200 a. C. vi si stabilirono i Liky, popolazione proveniente dall'Anatolia, dai quali proviene l’antico nome della regione: "Lucania".
Nell'VIII secolo, sulle sponde lucane sbarcarono i greci, che diedero vita a colonie quali Metaponto, Siris ed Heraclea sullo Ionio,  Posidonia, Elea e Laos sul Tirreno.
Proprio sulle rive del mare comincia il viaggio alla scoperta di tesori e bellezze che oggi richiamano tanti turisti e che un tempo attirarono altri visitatori, viaggiatori stranieri che si inoltravano in una terra  lontana e sconosciuta,  per ammirare lo stesso cielo che scrutava Pitagora. Per scoprire il filo che lega il presente al passato, le attrattive di un tempo e quelle di oggi, le tradizioni ed i cambiamenti, basta ascoltare le testimonianze di viaggiatori, studiosi, scrittori che hanno calpestato la terra lucana.

François Lenormant, archeologo francese vissuto nella metà dell'800, venne in Basilicata per studiarne la storia e le rovine. Il suo approccio non fu immediatamente positivo: Metaponto gli apparve un deserto, senza case e senza strade, ma al calar del sole tutto gli sembrò diverso: " E' una di quelle notti greche la cui oscurità è trasparente… l'aria è dolce e si prova, a respirarla, un incanto ineffabile. Quasi potrebbe leggersi al chiarore delle stelle… oltre i cespugli e le macchie il mare, ora fermo come uno specchio, riflette la miriade scintillante degli astri allo zenith".

Quel cielo oggi non è cambiato, è sempre lì a riflettere la sua bellezza nel mare, per il turista che sa ancora cogliere il suo incanto. In questo piccolo lembo di terra, il  viaggiatore può visitare le rovine delle Tavole Palatine, quindici colonne ed un basamento di tempio dorico, il Foro delle Muse, dove morì Pitagora e le spiagge sabbiose di Metaponto, attrezzate per soddisfare il turista più esigente.
Poco più a sud sorge Policoro, dove fiorì la colonia greca di Heraclea  ed ancor prima la famosa città di Siris, fondata dai Troiani. Una vasta zona archeologica ed il museo della Siritide sono eterna testimonianza di civiltà ricche e complesse.

Anche Norman Douglas, narratore inglese di fine '800, si trovò a passeggiare in questi luoghi e si riconciliò con il mondo: " La foresta di Policoro costeggia lo Ionio… il crepuscolo regna sovrano…Policoro ha la bellezza aggrovigliata di una palude tropicale…"

Basilicata non vuol dire solo Magna Grecia.
Se dalla costa si passa verso l'interno si scoprono altre ricchezze, come quelle naturali del Parco del Pollino. Il massiccio supera i 2000 metri e raccoglie nella sua estensione una varietà di ambienti naturali, macchia mediterranea, foreste di querce e faggi, aceri ed abeti bianchi, fino al meraviglioso pino loricato.
L'area è popolata da caprioli, lupi, volpi ed alcuni rapaci, come sparvieri, falchi ed aquila reale. All'interno del parco si svolgono iniziative didattiche per avvicinare i giovani alla natura, ma si organizzano anche vari percorsi alla scoperta di antichi mulini, conventi, abbazie, rocche e castelli. Meta famosa è il Santuario della Madonna del Pollino, che si anima nella prima settimana di luglio con processioni e feste.

Scendendo dai monti si approda sulle sponde del Mar Tirreno, per  visitare un gioiello della Basilicata e uno dei luoghi di maggiore attrazione turistica: Maratea. Affacciata sul Golfo di Policastro, la cittadina domina una costa variegata tra scogli e sabbia, con grotte ricche di stalattiti e stalagmiti, pini che arrivano fino alla spiaggia . In vetta al  Monte San Biagio la statua di Cristo Redentore, alta 22 metri e con un'apertura di braccia di 19, è seconda soltanto al Cristo di Rio de Janeiro.

La Basilicata: terra di contrasti.
Dal rigoglioso Golfo di Policastro, si passa a paesaggi deserti, freddi, quasi lunari, come quelli di Aliano, cittadina dell'interno resa eternamente famosa dalle pagine di "Cristo si è fermato a Eboli" di Carlo Levi: “ …e d'ogni intorno altra argilla bianca, senz'albero e senz'erba, scavata dalle acque in buche, coni, spiagge di aspetto maligno…

Grosso è l'impatto anche per chi si trova di fronte ai "Sassi" di Matera. “…E' situata in una vallata profonda 300 piedi, e sugli scoscendimenti, da ambo i lati, s'aprono caverne e grotte che sembra servissero ad abitazioni in antichissimi tempi…".
Questa la descrizione che lascia della città l'Abate Fortis, accompagnatore del conte svizzero De Salis Marschlins, nel suo viaggio in Italia del 1798. Il religioso non si rende conto di essere davanti a quello che oggi è dichiarato patrimonio dell'Unesco, ad abitazioni del neolitico, a chiese rupestri, abitate tra l’VIII e il XIII secolo dai monaci eremiti.
Da alcuni anni i Sassi di Matera sono tornati a vivere, grazie anche ad intellettuali, studiosi, giovani, che hanno ristrutturato quelle antiche case senza alterarne l'aspetto, creando punti d'incontro e circoli che attirano turisti e visitatori.
Splendido il presepe vivente che vi si rappresenta a dicembre, mentre a primavera la città è invasa dalla Sagra del Maggio e il 2 luglio dalla processione della statua di "Maria SS. della Bruna".

Di Potenza, capoluogo di regione, traccia un quadro divertente Katherine Hooker, scrittrice americana che si avventura  all'interno della Basilicata nei primi anni del '900. Sorvolando sulle bellezze storico – artistiche, la signora trova la città molto affascinante: "…L'autunno adorna di colori le piccole case, benché frutti e legumi siano messi a seccare per utilità , vengono appesi con tale grazia da sembrare pure decorazioni". Una tradizione apprezzata ed ammirata ancor oggi nei piccoli paesi; quale turista, infatti, torna a casa senza portare con sé un po' di peperoncino lucano?
Miss Hooker visita anche Lagopesole, a poca distanza da Potenza, dove sorge il Castello, voluto da Federico II nel 1242:  “… In questa strategica posizione Federico non aveva soltanto trovato una dimora per la caccia, ma una splendida postazione di difesa…".

Seguendo invece la strada dei manieri, si giunge a Melfi, antica città greca, sede di un magnifico castello d'epoca normanna. Qui, nel 1231, Federico  II emanò  le "Costitutiones Augustales", redatte da Pier delle Vigne, uno dei primi esempi di legge scritta valida per l'Impero.
In questo stesso luogo soggiornò nel 1847 Edward Lear, paesaggista e scrittore inglese, nel corso del suo viaggio nel Sud dell'Italia: "Il castello di Melfi è abbastanza imponente in questa ora notturna e silenziosa. C'è un ponte levatoio, tetri portoni, oscuri cortili e massicce torri, tutti i requisiti per una romantica fortezza feudale". All'interno però tutto cambia: "Magnifiche sale, specchi e mobili dorati, in tutto il pieno splendore dello stile aristocratico italiano".
Con questo compagno di viaggio arriviamo a Venosa: "Si erge sull'orlo di un largo e profondo burrone, con la cattedrale ed il castello che dominano l'area abitata".
Il castello risale  alla fine del XV secolo, con torri cilindriche e loggia cinquecentesca. Lear visita le prigioni, dove rimane colpito dalle scritte lasciate dai prigionieri. Si reca all'antica cattedrale, alla Chiesa della Trinità, con la tomba di Roberto il Guiscardo e una colonna che, secondo la tradizione popolare, rende amiche per la vita due persone che le girano intorno tenendosi per mano.
C'è ancora qualcosa per cui la Basilicata era famosa allora e lo è ancora oggi, sentiamolo dalle parole di François Lenormant: "… Una sera vedo sulla tavola un magnifico dolce, coperto  di zucchero e confetti di vario colore che formavano la bandiera francese ed italiana… si trattava di un pasticcio di prosciutto, uova sode, mandorle, cetriolini e frutta candita…".
Nonostante lo stupore dello studioso, la regione è apprezzata oggi dai buongustai , in special modo da chi ama i formaggi come la burrata, la teca, il pecorino, ma anche per la pasta e il pane.  
A casa del sindaco di Acerenza, poi, Lenormant gode di un'ottima ospitalità in compagnia di "uomini ben educati, di spirito coltivato, dalla conversazione interessante, al corrente delle cose straniere, capaci di parlare con vera competenza di molti argomenti…".

Le ultime parole, valide oggi come ieri, su questo amato paese lasciamole ad un conterraneo scomparso nel 1981, Leonardo Sinisgalli: "Al pellegrino che si affaccia ai suoi valichi… al nibbio che rompe il filo dell'orizzonte… all'emigrante, al soldato, a chi torna dai santuari o dall'esilio… la Lucania apre le sue lande, le sue valli dove i fiumi scorrono lenti come fiumi di polvere…"

Prodotti tipici
La Basilicata offre un ampio assortimento produttivo, che spazia dalle acque minerali ai vini, dai formaggi, ai salumi e ai frutti di bosco di alta montagna, alle primizie delle zone costiere, passando attraverso le produzioni orticole e frutticole delle zone collinari, fino ad arrivare al pregiato olio extravergine d'oliva.
La variegata produzione agroalimentare lucana vanta, inoltre, un'antica tradizione di genuinità e qualità, che attraverso la moderna rivisitazione di antiche tecniche, consente di conservare inalterati tutti i sapori e gli aromi del passato.

Pomodori essiccati al sole in olio extravergine d’oliva
Imprigionare e conservare i sapori ed i profumi dei prodotti della terra è un'arte antica ricca d'esperienza e di capacità manuale , di pazienza e di dedizione, che in Basilicata ha raggiunto la perfezione. Tra i mesi di luglio e agosto, nel pieno del solleone mediterraneo, le contadine con virtuosa attenzione iniziano l'essiccazione dei pomodori. Raccolti nelle prime ore del mattino, i pomodori lavati e tagliati a metà, vengono distesi al sole per l'intera giornata. Il sole e la temperatura elevata favoriscono un'essiccazione rapida ed efficace, che ne lascia integre le migliori proprietà organolettiche. I pomodori, così essiccati, sono conservati in olio extra vergine d'oliva secondo le tipiche ricette lucane.

I carciofini in olio extravergine d’oliva
Nel periodo primaverile inizia la raccolta dei carciofi, fin troppo noti per le loro qualità salutari. Tra questi vengono attentamente selezionati e raccolti separatamente i piccoli "carciofini", che per dimensioni e proprietà organolettiche risultano unici e inconfondibili. Una volta sfogliati dalle bratte esterne, i carciofini sono opportunamente mondati con abili e veloci tagli, per essere subito dopo collocati, con l'aggiunta degli aromi necessari, in vasi di vetro colmati di olio extravergine di oliva.

La pasta
Se la pasta rappresenta uno degli elementi più importanti della cucina italiana, essa deve conservare il suo inconfondibile sapore basato sul grano duro, uno degli ingredienti più naturali.
Gli “strascinati” sono realizzati impastando farina di grano duro e acqua. I pezzi di pasta vengono poi passati su un'apposita tavoletta di legno zigrinata, per trarne dei cilindretti lunghi tra i 10  e i 20 centimetri dalla superficie rugosa. Gli strascinati, nella tradizione lucana, rappresentano il piatto della festività. Una curiosa leggenda narra che osservando la posizione assunta dagli strascinati nell'acqua di cottura si presagiva alla futura madre il sesso del nascituro.
I “cavatelli” si ottengono impastando semola di grano duro e acqua. Dall'impasto si ricavano bastoncini di un centimetro di diametro da cui sono tratti dei cilindretti  della lunghezza di 2-3 centimetri, che poi sono incavati schiacciandoli sulla spianatoia, in modo che i bordi si arriccino. Rappresentano il classico piatto di pasta quotidiano.
Le “orecchiette”, pasta alimentare tradizionale anche nelle regioni confinanti con la Basilicata, è confezionata con farina di semola e acqua. La forma a conchiglia e la superficie rugosa la rendono molto adatta a raccogliere il sugo e gli altri condimenti. Le orecchiette lucane vengono condite con sugo di pomodoro o ragù di carne, oppure cucinate con le cime di rapa o con i frutti di mare.

I prodotti da forno

È il pane il grande vanto della gastronomia lucana: la panificazione è considerata tuttora un vero rito e un'arte raffinata. Un pane pregiato in assoluto, per la fragranza, il gusto, il colore, la consistenza e la durata di conservazione.
Da qualche anno il pane di Matera, il più ricercato tra quelli prodotti, viene venduto nelle migliori panetterie italiane. Un pane alto e soffice di grande formato, pesante fino a 5 Kg al pezzo, composto unicamente con farina di grano duro, lievito, acqua e sale; cotto in forni  di pietra, usando legna di quercia  per il fuoco.
Le “friselle”, fatte di pane composto da farina di tipo "0", lievito naturale, sale e acqua, ed abbrustolite tanto da renderle croccanti.
Le “scrocchiarelle”, di forma quadrangolare con dimensioni 4x4 cm. Gli ingredienti principali sono particolari miscele di farina, olio extravergine d'oliva, sale. Le scrocchiarelle sono ormai considerate un prodotto tipico nella zona di Matera.
I taralli, tipico prodotto del Sud. Il “tarallo lucano” è composto da farina tipo "0" e "00" lievito naturale, sale e semi di finocchio. Alla versione più semplice e diffusa si abbinano inoltre i taralli all'uovo, altrettanto gustosi.

 

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