Rimini

Rimini: capitale dell'ospitalità


Le origini di Rimini si perdono nella notte dei tempi.

Le prime testimonianze della presenza umana risalgono infatti alla Preistoria, e numerose sono ipotesi e leggende sulla sua fondazione; di certo, l’antica “Arminium” viene occupata nel 390 a.C. dai Galli, e nel 295 a.C. dai Romani, che ne fanno una vera colonia.
La città acquista così un’importanza strategica, caposaldo sull’Adriatico e porta d’ingresso verso la pianura padana, e diventa un nodo cruciale di comunicazione fra la via Emilia verso Piacenza, la via Flaminia verso Roma e la via Popilia verso Aquileia.
Testimonianza suprema di questo periodo è il famoso Arco d’Augusto, porta d’ingresso della città, eretto nel 27 a.C. in onore dell’imperatore e diventato col tempo un vero simbolo di Rimini, al punto da essere incluso dapprima nel suo sigillo e poi nello stemma. Costruito con la stessa pietra d’Istria dell’arco ed iniziato sempre da Augusto è l’altro imponente monumento d’epoca romana, il Ponte di Tiberio: portato a compimento dall’imperatore che gli da il nome (14-21 d.C.) esso segna l’inizio della via Emilia, così come l’arco era la fine della Flaminia.

I recenti scavi hanno portato alla luce numerosi reperti archeologici, ora conservati nel Museo della Città, ma è possibile ammirare anche uno splendido anfiteatro romano (II sec. d.C.) e i resti della Domus del chirurgo, così chiamata perché fra i vari oggetti rinvenuti vi è il più ricco corredo di strumenti da chirurgo di tutto il mondo romano.

In seguito alla caduta dell’impero romano e alle invasioni barbariche, si apre per Rimini un periodo d’oro, quando essa diventa, nel XIII secolo, un libero comune: dopo un’aspra lotta fra le diverse fazioni per il controllo della città, i Malatesta ne diventano i Signori (1295) ed è grazie al loro mecenatismo che essa s’arricchisce di preziose opere d’arte, per mano dei più illustri maestri dell’epoca, quali Piero della Francesca, Giovanni Bellini, il Ghirlandaio, il Veronese, Giorgio Vasari, Leon Battista Alberti, Agostino di Duccio e altri ancora. A quest’epoca risalgono anche il  notevole Palazzo dell’Arengo (1204), all’interno del quale è possibile ammirare due grandi affreschi raffiguranti il “Giudizio Universale” e “L’ultima Cena” ad opera della scuola riminese trecentesca, stimolata alla sua nascita dalla presenza di Giotto; l’imponente Palazzo del Podestà, risalente al 1330 e la chiesa di Sant’Agostino (recentemente restaurata), che presenta un’abside mirabilmente affrescata dai maestri riminesi del Trecento e un grande crocifisso, attribuito al Maestro dell’Arengo.
 
Ed ancora Castel Sismondo, concepito come palazzo e fortezza insieme, voluto da Sigismondo Malatesta nel 1446, che ora ospita una delle più significative e importanti raccolte di materiale etnografico e archeologico proveniente da Africa, America e Oceania, il Museo delle Culture Extraeuropee “Dinz Rialto”. Fondato nel 1972 da un esploratore e raccoglitore padovano, Delfino Dinz Rialto, esso offre la possibilità di ammirare più di tremila reperti di vario genere, appartenenti alle più svariate civiltà e rappresenta un invito a onorare la saggezza e ad arricchirsi con le diversità.
Il Tempio Malatestiano è invece il monumento principe dell’architettura rinascimentale riminese, il cui esterno è opera dell’Alberti (metà XV sec.) e al cui interno si trovano preziose opere d’arte, quali il Crocifisso di Giotto, gli splendidi affreschi di Piero della Francesca e i bassorilievi di Agostino di Duccio.
Il ‘500 segna il passaggio di Rimini nelle mani del Papato, che la governerà per oltre due secoli, e l’inizio di una particolare attenzione da parte di Cesare Borgia, che condurrà qui il “suo architetto e ingegnere preferito”, Leonardo da Vinci. A testimoniare questa nuova fase di splendore sono la Fontana della Pigna, costruita nel 1543 da Giovanni da Carrara, dotata di 15 cannelle, il cui suono, alla caduta dell’acqua, aveva piacevolmente colpito Leonardo, come ricorda l’iscrizione all’interno della fontana stessa; e la chiesa di San Giuliano, in origine abbazia benedettina (IX sec.), completamente rifatta nel 1553 e arricchita da meravigliosi capolavori del Veronese, fra cui “Il martirio di S. Giuliano”, del quale la chiesa conserva anche le reliquie.

Numerosi altri monumenti ed edifici segnano le tappe dello scorrere del tempo nella città, che nel 1797, con l’arrivo delle truppe napoleoniche, viene aggregata alla Repubblica Cispadana, per poi tornare con la Restaurazione (1814) al Papa e restarvi fino all’unità d’Italia; fra questi va certamente segnalata la chiesa del Suffragio, una delle più importanti del settecento riminese, costruita seguendo il modello della romana chiesa del Gesù dai Gesuiti, il cui convento sorgeva proprio accanto ad essa ed oggi ospita il particolarissimo e assai ricco Museo della città.
Si tratta di ben 40 sale, per un totale di più di 700 opere suddivise nei rispettivi periodi storici: di particolare pregio sono mosaici, sculture, ceramiche, monete e bronzi nella sezione romana, così come preziosissimi sono i reperti, ed in particolar modo sculture e codici miniati, nell’ala medioevale, ma vero fiore all’occhiello del Museo sono le stanze che raccontano le vicende dell’arte rinascimentale, dove è possibile ammirare meravigliosi affreschi, ceramiche e tavole, fra cui spiccano la celebre “Pietà” di Giovanni Bellini e la “Pala” del Ghirlandaio.
Un ultimo accenno riguardante la storia più recente della città: un itinerario particolarmente suggestivo è quello riguardante i luoghi felliniani, dai vicoli del Borgo S. Giuliano, dove ancora sopravvive il mondo raccontato dal regista e dove sono stati eseguiti interessanti murales sulla sua vita e i suoi film, all’affascinante “Grand Hotel”, alle sale dell’Associazione Fellini, nelle quali è raccolta una grande quantità di materiale sulla poliedrica personalità del Maestro.

La Provincia
Da sempre noti, a livello internazionale, come località turistiche balneari (basti pensare che il primo stabilimento bagni risale al 1843!), per la loro esemplare organizzazione, che fa della spiaggia riminese una delle più attrezzate, per la straordinaria varietà nell’offerta dei vari tipi di soggiorno, senza che la qualità venga mai trascurata, per la genuina ospitalità e accoglienza dei  loro abitanti ed infine per l’enorme quantità di divertimenti, dai parchi acquatici all’Italia in miniatura, dalle innumerevoli attrezzature sportive d’ogni tipo, fra il verde dei parchi e il mare, alle piste ciclabili che attraversano anche il centro storico cittadino, alla spumeggiante vita notturna.
Assai ricca è poi la vita culturale dell’entroterra, come dimostra l’ampio calendario di eventi appassionanti che permettono al visitatore di immergersi nel folklore e nelle più antiche tradizioni: basti citare il “Festival del Teatro in Piazza” a Santarcangelo di Romagna o il “Verucchio Festival” di musica antica, e le varie fiere stagionali, dove è possibile gustare i  prodotti tipici regionali e le numerose specialità gastronomiche.
Le località situate nelle valli dell’entroterra riminese, immerse in uno scenario naturale suggestivo, presentano occasioni artistiche e culturali di ampio respiro, grazie alle numerose memorie del passato che conservano e a una storia non meno interessante e vivace di quella del capoluogo. A testimoniare questo fiorente passato è, ad esempio, il Museo degli usi e costumi della gente di Romagna, che offre un’esauriente panoramica sulla cultura popolare attraverso i più svariati oggetti d’uso quotidiano, ed è situato a Santarcangelo di Romagna, un meraviglioso borgo medioevale stretto attorno all’antica Rocca, posto sulla cima di una collina che conserva il mistero di oltre 200 grotte scavate nel tufo.
Inoltre, numerose sono in queste zone  le pievi e i monasteri: sorti attorno all’anno Mille come luoghi di culto e sosta per i pellegrini in cammino verso Roma, essi riportano la nostra memoria all’epoca  in cui diversi ordini religiosi scelsero queste valli come loro dimora; ma altrettanto diffusi sono i castelli e le fortificazioni, di antiche origini e accresciuti nel numero durante il dominio dei Malatesta, essi costellano tutta la provincia.
Assai più remote sono le testimonianze raccolte nel Museo Civico Archeologico di Verucchio, le cui necropoli aprono un’affascinante finestra sulla civiltà villanoviana e sul mondo dell’età del ferro (dal IX al IV sec. a.C.), quando queste zone erano via di migrazione e scambi commerciali fra i porti dell’Adriatico e l’interno della penisola. Verucchio è inoltre nota come “la culla dei Malatesta”, grazie alla sua Rocca posta in una posizione strategica particolarmente favorevole, dalla quale si gode, fra l’altro, un’incantevole vista. Lo splendido Palazzo di Mondaino è un’altra indelebile traccia della presenza che la grande famiglia malatestiana ha lasciato fra queste terre; la bellissima Piazza Maggiore, con le sue arcate, costituisce il vanto del paese, insieme al Museo Paleontologico, dove si trovano i più stupefacenti reperti della flora e della fauna preistorica, impressi sui friabili strati di roccia sedimentati, deposti qui in età miocenica (da 26 a circa 5 milioni di anni fa).

LA CUCINA ROMAGNOLA: UNA TAPPA D’OBBLIGO PER I BUONGUSTAI
La buona cucina è parte integrante del patrimonio culturale e storico sia di Rimini che della sua provincia: riscoprire e gustare piatti semplici dai profumi e sapori d’un tempo è dunque un’ulteriore piacere fra i molti offerti da questa zona.
Il rosso rubino del vino tipico romagnolo, il “Sangiovese”, l’azzurro del pesce dell’Adriatico, l’oro del grano macinato (indispensabile ingrediente per la piadina) sono i colori base della cucina locale, che invita a scegliere fra le più diverse gradazioni di sapori ed aromi. I piatti vengono preparati seguendo una tradizione di semplici origini contadine e marinare, che tuttavia non disdegna fantasia e innovazione. Si può così cominciare con gli antipasti a base di affettati, rigorosamente accompagnati dalla piadina, o di pesce, per poi passare a una grande varietà di primi: tagliatelle, tagliolini, ravioli e cappelletti al ragù, alle vongole o con un’infinità di altri condimenti a seconda dei gusti, perché la qualità della pasta fatta a mano è talmente buona da risultare appetitosa con tutto! Ed è infatti usanza locale servire “il tris”, ovvero un piatto composto da tre assaggi a scelta, che da al turista la possibilità di provare più sapori.
Per quanto riguarda i secondi si può indistintamente scegliere fra carne e pesce: la prima viene solitamente servita alla brace con un contorno di verdure gratinate, mentre il pesce (azzurro, sogliole, triglie, vongole, cozze, lumachini, ecc.) può essere cotto alla griglia, si ordina in tal caso una “rustida”, e mangiato in mezzo alla piada  o preparato in forma di brodetto, una zuppa di vari tipi di pesce cotti in umido con pomodoro e spezie. Nelle località dell’entroterra è consigliabile assaggiare gli squisiti sughi a base di salsiccia e funghi, che condiscono i primi o accompagnano i secondi, tra i quali emergono anche i sapori forti della cacciagione, del castrato e dei tartufi.
Tra i vini romagnoli si segnalano, oltre al “Sangiovese” per salumi, carni e formaggi (tipico lo “squacquerone”),  il “Trebbiano”, consigliato per gli antipasti e il “Pagadebit” o l’”Albana Secco” con i piatti di pesce; quest’ultimo poi è ottimo anche con i dolci, fra cui il più comune è la semplice ma gustosa ciambella, spesso bagnata nel vino e in particolar modo nella “Cagnina”, un rosso dall’aroma fruttato, che accompagna anche crostate e castagne.
A tutela della qualità dei rinomati vini locali la Denominazione di Origine Controllata “Colli di Rimini”, che riunisce quattro vini delle principali cantine della provincia: una sorta di club formato da 13 produttori locali, con una preziosa particolarità, un “cartiglio” riproducente un disegno originale di Fellini da applicare al collo delle bottiglie, a testimoniare la qualità superiore di questi prodotti, che sono stati prontamente ribattezzati “I Felliniani”.  

 

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