Palermo
Palermo, regno del Normanno e Barocco
Chiamata “Panormus” dai Greci e “Ziz” dai Fenici, il capoluogo siciliano, racchiuso entro un chiostro di montagne ed una conca di limpido mare azzurro, vide l’arrivo dei Normanni nel 1072 ed iniziò ad assumere quell’aspetto di città leggendaria che oggi affascina i visitatori.
Palermo è una città meravigliosa per l’abbondanza di opere d’arte di eccezionale valore, che le hanno conferito le incredibili linee dell’architettura normanna, l’aristocratico profilo degli edifici spagnoli dei secoli XV e XVI e l’esplosione dello stupefacente ed elegante barocco.
Fu Ruggero II d’Altavilla ad iniziare la trionfale marcia normanna con la costruzione del Palazzo dei Normanni, nel cuore dell’antica Palermo. Si tratta di un edificio dalla travolgente bellezza, con la Cappella Palatina che conserva splendidi mosaici bizantini su sfondo dorato e la sala di Ruggero, con lo splendore dei muri ricoperti dalle decorazioni a mosaico.
I re d’Altavilla si diressero quindi verso le arcate cieche di San Cataldo, di fronte alla “Martorana” (Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio), un’altra bella chiesa normanna con un campanile a quattro piani e favolosi mosaici. Per andare, poi, verso la complessa struttura della Chiesa della Trinità, verso la Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi, verso il blocco quadrato sormontato da cinque piccole cupole rosse della Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, verso il palazzo delle delizie della Zisa e verso l’islamica Cuba.
In seguito a Palermo giunsero i viceré spagnoli e i Borboni, insieme alla propria magnificenza, che invase il campo accrescendo il fascino della splendida Cattedrale, all’interno della quale si trovano le tombe di re e imperatori. La sua costruzione venne iniziata dai re d’Altavilla, ma fu rimaneggiata dagli Aragonesi con uno squisito stile gotico. Quindi possiamo incontrare l’atmosfera spagnoleggiante nei Palazzi Arcivescovile, Senatorio e Abatellis, oltre che all’interno di numerose chiese.
Comunque, era giunta l’ora del barocco e dalla struttura concava dei Quattro Canti di Città, giù lungo la Via Maqueda, il ciclone architettonico esplose in statue, fontane, decorazioni in marmo e stucco, affreschi, cupole, facciate piene di grazia riccamente ornate.
Queste, in ogni caso, sono solo brevi accenni di architettura, stralci di opere d’arte, lembi di storia.
Per immergersi nella storia profonda e nella cultura di Palermo bisogna approdare ai suoi sette musei (la visita al Museo Archeologico è d’obbligo), alle sue due gallerie (uno sguardo a quella Regionale è imperdibile), ai suoi due teatri, alle biblioteche, ai giardini botanici e ai parchi, per finire all’interno di quartieri caratteristici come la “Vucciaria”, con il suo vivacissimo mercato.
Palermo è una città unica al mondo, ma se si vuole immergersi ancora nel mondo normanno bisogna dirigersi a Monreale, ad otto chilometri da Palermo. La strada, che si snoda attraverso gli agrumeti della Conca d’Oro, con la spiaggia di Mondello e le Ville di Bagheria sullo sfondo, si arrampica dolcemente sino ad un terrazzo naturale a 300 metri sul livello del mare. Questo è il meraviglioso piedistallo per quel monumento che è il Duomo di Monreale, il più grandioso fra i capolavori dell’arte normanna: due porte in bronzo risalenti al XII secolo, racchiuse tra due torri, archi intrecciati e tarsie policrome in calcare e lava, un chiostro arabo e all’interno tutto che riluce d’oro e di mosaici.
Una visione fantastica che è impossibile descrivere, poiché solo gli occhi riusciranno a comprendere sino in fondo.
PALERMO, CAPITALE DI DELIZIE DEL PALATO
La cucina siciliana è un tripudio di colori e di sapori, a cominciare dalla ricchezza dei frutti della terra, sapientemente ed abbondantemente usati nella gastronomia: le melanzane sono a tal proposito le protagoniste assolute, da gustare fritte, in umido, in agrodolce, con peperoni, capperi e olive o per accompagnare innumerevoli altri piatti. Sempre dalla terra vengono le erbe e le essenze, tra le quali spicca il finocchietto selvatico, usato largamente per insaporire i piatti tradizionali. C’è poi la frutta, che viene particolarmente apprezzata in forma di frutta secca, che con uvetta, pinoli, mandorle e pistacchi si trova spesso ad arricchire le ricette sia dolci che salate. E poi ci sono i formaggi, soprattutto il pecorino siciliano e la ricotta salata a Palermo, il pesce in ogni sua forma, la carne preparata in modi originali e l’infinita varietà di dolci, di cui la terra siciliana è ricca come nessun’altra.
Tra le preparazioni tipicamente palermitane, alcune originali, altre ispirate alle tradizioni dei popoli che si sono succeduti sulla sua terra, spicca la pasta con le sarde, che al gustoso pesce azzurro unisce finocchietto selvatico, pinoli, uva passa, e mandorle. Famosissimi sono poi il panino con le “panelle” (frittelle di ceci) e quello con la milza, arricchito con ricotta e venduto per la strada. Da non perdere le “arancine” (piccoli timballi di riso con carne o burro), la “parmigiana di melanzane” (sformato con formaggio e pomodoro) e i cardi in pastella, infarinati e fritti. Fra i mitici dolci siciliani, Palermo offre le preparazioni a base di ricotta, ormai note ovunque, come la cassata e i cannoli.