Taranto

Taranto e la Magna Grecia

Da Punta Prosciutto (deformazione del toponimo Torre Presulti) inizia il litorale tarantino che forma quasi un anfiteatro che si affaccia sul mare Ionio, in cui le ultime diramazioni delle Murge digradano lentamente, ed è caratterizzato da una distesa di fine sabbia con pochi, sparsi scogli.

Una caratteristica naturalistica di questo territorio è il fenomeno del carsismo: l’acqua, che non è trattenuta dal terreno calcareo, è scarsa in superficie ma nel sottosuolo forma grotte e gravine, affascinante canyons ricoperti da vegetazione selvatica.
La particolare posizione e configurazione del terreno avevano reso questa terra un luogo prescelto per gli insediamenti umani fin dall’epoca preistorica e questo stesso motivo spinse un gruppo di spartani dissidenti a fondare nel 707 a.C. la città di Taranto e a sviluppare a quell’ampia colonizzazione dell’Italia meridionale nota come Magna Grecia.
La città, sorta secondo la leggenda per una profezia dell’oracolo di Delfo e per questo sacra al dio Apollo, fu greca nelle origini, nella lingua, nelle tradizioni, e si adoperò fin dall’inizio per divenire la più importante città non solo della zona ma di tutte le colonie greche. Combatté per questo con le forti popolazioni limitrofe sia per consolidare la sua floridezza economica, dovuta al suo porto, che situato in un punto veramente sicuro, era tappa obbligata per i commerci con l’oriente, sia per appoggiare la sua espansione. Fondò infatti Gallipoli ed Eraclea.
La sua spinta espansionistica e la sua egemonia vennero alla fine bloccate dall’esercito romano nel 272 a.C. Dopo la caduta dell’impero romano, la città indifesa, fu aperta a tutte le invasioni e piano piano divenne un piccolo villaggio di pescatori; intorno all’anno 1000 grazie all’imperatore bizantino Niceforo la città fu ricostruita e si ripopolò: ciò che noi oggi conosciamo come la parte vecchia di Taranto, una specie di isola artificiale, risale appunto a questa ricostruzione, mentre la parte nuova fu costruita dopo l’unità d’Italia.
Di questo passato splendido sono rimaste ben poche tracce, distrutte dalle varie invasioni dopo la caduta dell’impero romano prima e dalla cementificazione selvaggia degli anni recenti poi. Il museo Nazionale della città, il maggiore museo sulla Magna Grecia, conserva questi ritrovamenti, come i preziosi vasi, le sculture e una splendida raccolta di oreficerie.
Per la favorevole posizione geografica tra due mari, le due anse del mar Ionio (il Mar Piccolo e il Mar Grande) collegate da un canale navigabile, Taranto ha ricevuto l’appellativo di città Bimare ed anche in tempi moderni è stata scelta per rispondere a esigenze strategiche, con Napoleone Bonaparte, con la Marina Militare che qui ha una delle più importanti basi, e negli anni Cinquanta come sede del più grande stabilimento siderurgico europeo.
Molte le particolarità di Taranto che meritano una visita; tra queste possiamo citare la cattedrale di S. Cataldo, risalente al 1071 con un bellissimo pavimento a mosaico del 1100 e una facciata in stile barocco. Oppure la modernissima Concattedrale, costruita nel 1971 dall’architetto milanese Giò Ponti, con ispirazione a motivi gotici. O ancora il ponte girevole del 1958, una notevole opera di ingegneria.
L’entroterra della provincia di Taranto è caratterizzato dalla presenza di grotte e gravine che conservano veri e propri tesori dell’arte bizantina, testimonianza di quella che è chiamata la civiltà rupestre. Queste grotte e antri, assai numerosi nel territorio, erano abitate in tempi preistorici e tornarono a ripopolarsi durante le invasioni in seguito alla caduta dell’impero romano. L’accesso alle grotte era consentito per mezzo di ripide scalinate, ciò rivela come l’organizzazione culturale, sociale ed economica di questa società fosse notevole. Infatti erano dei veri e propri villaggi ipogei, con frantoi, luoghi di ritrovo e di riposo, magazzini, e una o più cappelle attorno alle quali si era sviluppato il paese.
Le volte e le pareti delle cripte furono arricchite da bellissimi affreschi con immagini sacre. Molti sono gli esempi di questi villaggi nelle grotte e tra gli esempi più significativi si può citare Massafra, a quasi 18 km. da Taranto.
La città sorge intorno alla profonda gravina di San Marco, che la divide in due, ed è famosa perché conserva il più alto numero di chiese e cripte basiliane dell’intera regione, costruite tra il IX e il XII secolo. Per limitarsi a un esempio si può citare il Santuario della Madonna della Scala, sulle sponde dell’omonima gravina, che si raggiunge dopo una scala di 125 gradini, e che conserva nella cripta sottostante degli splendidi affreschi.
Poco lontano si trovano una serie di incavi comunicanti usati dai monaci come contenitori di erbe medicinali (da cui il nome di Farmacia del mago Greguro).
Altro centro importante della provincia di Taranto è la città di Martina Franca, posta sulla collina che domina la valle d’Itria, con i trulli protagonisti indiscussi di questo panorama unico. Fu fondata nel 1300 da Filippo d’Angiò e inizialmente era denominata Franca, in onore del fondatore, e Martina, in onore del santo patrono della cavalleria francese.
La pianta della città è quasi circolare ed è caratterizzata da numerose e fitte stradine che si intersecano e che si aprono su piazzette, palazzi signorili, balconi decorati che suscitano grande sorpresa. Nel 1500 si sviluppò una singolare architettura che ancora caratterizza la città: case a un piano con la corte, o terranee, e palazziate a due piani con orto e pozzo. Nel Settecento fiorì ed esplose il barocco e il rococò, che si espressero nell’arte del ferro battuto, della ceramica lavorata e nella pietra abilmente scolpita dai maestri scalpellini. Un capolavoro di questo gusto è la Collegiata di San Martino (1737), con portale e fregi che esaltano la fastosità del barocco.
Manduria sorge alla confluenza delle vie che collegano Taranto, Brindisi e Lecce e può senza dubbio essere considerata il centro più importante nell’antichità. Per la sua posizione strategica dal punto di vista militare era la città egemone della civiltà messapica e la più fiera avversaria della Taranto ellenistica; di questa epoca restano come testimoni le possenti mura megalitiche che proteggevano e fortificavano la città. In seguito fu anche regno dei Bizantini, dei Longobardi e dei Saraceni e anche qui come a Lecce, con la quale presenta notevoli sintonie nella storia, il Barocco tripudia ovunque. Interessanti da vedere sono il Fonte Pliniano, una grotta circolare che anticamente alimentava la città con una vasca che mantiene il livello dell’acqua sempre costante; oppure il Duomo rinascimentale a cinque navate con un campanile di cinque piani.

Per quanto riguarda la cucina tarantina, poiché è il mare l’elemento dominante, essa è ricca di piatti di pesce fresco, e anche di cozze, che sono abbondantemente prodotte e esportate ovunque. Tra i piatti tipici possiamo ricordare ogni tipo di frutti di mare crudi; il pesce fritto, in zuppa o grigliato; le cozze “arracanate”, con pangrattato, pepe, aglio e prezzemolo.
L’entroterra collinoso, invece, fa uso prevalente di carni, sia bovine sia ovine; da ricordare gli squisiti “gnummarridd”, involtini di interiora legati dalla budella dell’animale. Veramente molto usate sono anche le verdure, cotte soprattutto con la pasta, come le “sckacchiate”, pasta con peperoni soffritti. Altri piatti tipici sono il “pampanedde”, latte quagliato conservato tra foglie di fico e il purè di fave con pane casereccio rosolato in olio e cipolla. Anche i dolci sono caratteristici soprattutto con il miele come gli “sanacchjùtele”, gnocchetti fritti imbevuti di miele. E naturalmente il vino, come il “Primitivo di Manduria”, un corposo rosso secco; o il “Lizzano”, bianco, rosso e rosato; il “Martina”, un bianco secco di colore paglierino, adatto per il pesce, tutti e tre vini DOC. O i vini tipici a indicazione geografica, come il “Tarantino”, o il “Valle d’Itria”.

Taranto: una Provincia tra Storia e Agri "Cultura"

Ne è passato di tempo da quando Archita convinse i tarantini ad abbracciare l'agricoltura, fornendo loro regole e precetti da seguire. Da quel momento in poi, chiunque avesse cercato il motivo della grandezza di Taranto, l'avrebbe trovato nella "buona agricoltura, la migliore agricoltura, l'ottima agricoltura". Archita fu precettore, ma anche un buon profeta.
A distanza di migliaia di anni, la provincia di Taranto offre uno scenario che si conserva uguale a quello che doveva presentarsi un tempo agli occhi degli antichi visitatori: immense distese di campi fertili, vigneti rigogliosi, ulivati sterminati ed abbondanti pascoli. Uno stato di salute ottimo, non c'è che dire. E la conferma viene anche dai dati attuali relativi alla produzione agroalimentare. Complice il clima dolce, tipicamente mediterraneo che consente ai prodotti della terra di conservare intatti i gusti e i colori del tempo. Si, perché se altrove la tecnologia e il progresso hanno arrogantemente preso il posto del contadino e dell'allevatore, qui continua a conservarsi, intatto, il rispetto delle vecchie regole, delle antiche tecniche, quelle eriditate dai nonni, in nome della più rigida tradizione.
La provincia tarantina, oggi, non produce solo i famosi vini, di qualità ottima, imbottigliati nelle caratteristiche cantine e serviti sulle tavole di tutto il mondo. L'olio ad esempio, rappresenta un altro importante traguerdo della produzione jonica, lavorato, oggi come allora, con processi che garantiscono la valorizzazione delle proprietà organolettiche. Ma la dieta mediterranea è anche pasta, di ottima qualità, frutto di un grano dalle spighe ricche e maturato al sole più caldo. I prodotti caseari, poi, dalle mozzarelle alle scamorze, dalle ricotte ai fformaggi, sono ottenuti tutti dalla lavorazione giornaliera di un latte ricco di sostanze proteiche, e perciò, particolarmente gustoso ed unico nel suo genere. Senza dimenticare, infine, le famose forme di pane, risultato dell'arte e della maestria dei panificatori, noti ormai ovunque per la lavorazione della pasta dalla quale si ottiene l'apprezzatissimo "pane di Laterza", focecce tipiche ed ancore biscotti e dolcio ottenuti seguendo i segreti gelosamente custoditi nelle antiche ricette.

 

Registrazione newsletter

Iscriviti per ricevere la nostra newsletter