Monteroni
Il toponimo potrebbe derivare da "Mons Tyronum" cioè "campo di addestramento" delle reclute romane che, all'epoca delle lotte di questi ultimi con le popolazioni salentine, si erano qui stanziate, e più precisamente nella vicina località detta "San Fili" posta più in alto rispetto al territorio circostante. Tale ipotesi troverebbe conferma da alcuni ritrovamenti, in particolare monete, risalenti a quell'epoca.
Più attendibile appare l'ipotesi formulata da Gaetano Barbarulo, che ha studiato la forma toponomastica Tirone/Monterone, presente in gran parte del territorio italiano (Le denominazioni Monterone e Tirone nella toponomastica medievale napoletana, in "Archivio Storico per le Provincie Napoletane" 1996). Secondo tale studioso, si tratterebbe di un composto di monte, derivato dal latino mons, e tirone, esito del latino tardo toro -onis, vocabolo dal significato di "altura". L'apparente duplicazione si spiegherebbe con una perdita di coscienza in età medievale del significato originario del vocabolo tirone, che avrebbe acquisito la valenza di nome proprio e si sarebbe così sentita l'esigenza di anteporgli il nome comune "monte".
In epoca normanna fece parte della contea di Lecce. Successivamente, nel 1250, Federico II cedette il casale ai feudatari De Cremona ai quali succedettero i Monteroni che lo detennero sino ai primi del Cinquecento. A questa famiglia si deve la costruzione del primo nucleo dell'attuale Palazzo Baronale, ampliato successivamente dai Lopez Y Royo, cui si deve anche la costruzione della torre dell'orologio e di due cappelle della Chiesa Matrice. Il feudo venne soppresso nel 1806 con l'eversione della feudalità e da allora il Comune di Monteroni seguì le vicende della storia nazionale.
Monumenti e luoghi d'interesse
Chiesa Madre
Chiesa Matrice; dedicata all'Assunta risale al XIV secolo come deducibile dalla presenza dell'affresco del "Battesimo di Gesù" datato 1420. Ampliata nel corso dei secoli, presenta una pianta a croce latina con decorazioni barocche. L'interno conserva seicenteschi altari in pietra leccese e alcune statue fra cui quella di Sant'Antonio da Padova del 1777. Nei pressi sorge la Torre dell'Orologio.
Antenna di Sant'Antonio: Eretta nel 1934
Chiesa Beatissimae Virgini Immacolata: Fu edificata nel 1667 da Giuseppe Colavita. Nel 1954 fu redatto un progetto per il rifacimento della facciata, nella quale traspare un evidente stile romantico.
Chiesa dei SS. Medici
Chiesa del Crocefisso: D'epoca seicentesca, fu ingrandita nel 1956 su disegno dell'Ingegnere E. Montanari. La facciata è in stile neogotico.
Chiesa del Sacro Cuore: Situata nel rione detto "Delle Anime". Fu costruita nel 1963.
Chiesa di San Giovanni Battista: E' una delle più antiche chiese di Monteroni. Ha avuto alterne vicende. Nel 1932 fu completamente rinnovata ed ampliata. E' abbellita da un dipinto dell'Assunta e da quelli raffiguranti Santa Lucia e San Lazzaro, opere di Fra' Pantaleone. Ora è sede del "Pro Arte Pro Deo Museum".
Chiesa di Sant'Antonio Abate: Edificata nei primi del 600.
Chiesa di Santu Filii: Di recente costruzione, sorta sulla vecchia cappella quattrocentesca. Allo stesso periodo risale l'icona conservata nella Chiesa, raffigurante la Madonna "te Santu Filii".
Chiesa Maria SS. Ausiliatrice: Edificata negli anni '50, su disegno dell'Ing. Pennetta e del pittore Lucrezi. La Chiesa è dotata di alcune opere di interesse artistico.
Monumento a Padre Pio: Opera dell'Arch. Salvatore Errico, inagurata nel 2001.
Monumento ai Caduti: Realizzato da Raffaele Giurgola nel 1924.
Torre dell'Orologio: Edificata nella II metà del 700.
Palazzo Baronale: Palazzo Baronale; Antica fortezza trasformata in Palazzo Nobiliare durante il baronato dei Monteroni e ampliato nel XVI secolo dai nuovi feudatari, i Lopez y Royo, che lo resero un palazzo nobiliare. Il palazzo conserva oggi i fastosi stilemi del barocco leccese.
Ville e casini nobiliari
Dal XV secolo ai primi anni del Novecento varie ville e casini patriziali furono costruiti nella campagna circostante l'abitato di Monteroni e più precisamente nella cosiddetta "Valle della Cupa", vasta depressione del terreno che abbraccia vari comuni a sud-ovest di Lecce e da quest'ultima panoramicamente ben visibile. Tra queste costruzioni vanno menzionate:
Villa Bruni: Splendida dimora progettata dall'Arch. Raffaele Politi in stile neoclassico, con colonne ioniche ed una preziosa rampa di scale che completa il prospetto. E' ubicata appena fuori dall'abitato sulla via che conduce a San Pietro in Lama.
Villa Carelli- Palombi (Misrachi): E' situata appena fuori dall'abitato sulla strada per Lecce. Costruita nei primi del '900, rispecchia lo stile architettonico del momento. E' circondata da un parco ricco di essenze. Famoso è l'albero di canfora, unico in Europa per le sue dimensioni.
Villa Chirulli: Sulla strada di Lecce sorge maestosa una dimora patrizia del 1704, alla quale si accede mediante una imponente scala a staffa di cavallo. Nel parco, una volta ricco di vegetazione, si conserva la Fontana dei Delfini, nella quale continuano a fiorire le ninfèe.
Villa De Giorgi: Sulla via che porta al Santuario di Santu Filii, vi è questa villa la cui struttura richiama lo stile medioevale. Dispone di un vasto parco con un teatro all'aperto.
Villa Grassi: Edificata nel 1901 su progetto dell'Arch. Raffaele Politi. E' situata sulla via per Arnesano.
Villa Ida: Costruita nel 1912 su progetto dell'Arch. Giuseppe Anguilla; risalta il prodotto di abili scalpellini che, in perfetta linea con l'arte barocca, fusero e confusero le decorazioni floreali delle pietre con la folta vegetazione.
Villa Pasca: Elegante "casina" in stile neoclassico, sollevata dal piano di campagna da due brevi rampe di scale, sormontate da statue rappresentanti figure mitologiche.
Villa Romano: "Suis et amicis" è il motto scritto sull'architrave di questa villa che rappresenta la massima espressione dell'architettura extraurbana nell'area della "Cupa". Adattata dall'Arch. Bernardino Bernardini su precedente struttura cinquecentesca, assunse l'attuale forma nel 1849, su disegno dell'Ing. Scarambone.
Villa Saetta: In un immenso parco, vi è questo edificio riportante lo stemma dei Lopez Y Royo. Nella cappella, sita nello stesso parco, sono s
Villa Stella: Sulla via per Lecce, circondata da cave di tufo ormai esauste, vi è questa villa ricca di viali e pergolati. Vi è un coffee house ed un grazioso pergolato.
Villa Zaccaria
L'eccellenza del territorio: Il Negramaro
Apollonio Casa Vinicola
via san pietro in lama, 73047 Monteroni di lecce (le) Italy
e-mail: info@apolloniovini.it - www.apolloniovini.it
Le passioni crescono da piccoli semi. Quella di Apollonio casa vinicola fonda le sue radici nel 1870. Nel Basso Salento dell’Italia unificata, dove il vino è pane, ha inizio la storia di una famiglia che con la sua dedizione e passione ha esportato la qualità della tradizione vinicola salentina nel mondo.
Le Origini
E’ il 1870. Noè Apollonio pianta una vigna e ne ottiene vino. L’esperienza non gli manca, ce l’ha nel sangue ereditata dal padre Tommaso (1828 “industriale” e commerciante di vini) e dal nonno Giuseppe (1805-contadino). La fillossera ha obbligato i contadini di tutta Europa a impiantare nuovi vitigni. Il vino è tutto. È companatico, cura e sollievo. Noè si rimbocca le maniche e aiutato dalla famiglia e dagli infaticabili braccianti, dà inizio a questa lunga e intensa storia. Ad Aradeo, dove è nato, possiede uno stabilimento in via dei Pozzi Dolci, la via degli stabilimenti e dei pastai. Qui vinifica e vende; soprattutto il negramaro e il primitivo, prodotti dalle uve raccolte tra Aradeo, Neviano e Cutrofiano, nelle terre argillose e calcaree dei “Cafari”.
Il 900
Obbedendo alla passione ereditata dal padre Noè, Marcello lavora sodo, intensamente e con entusiasmo. Si trasferisce a Maglie, acquista vigneti, si appoggia a stabilimenti sparsi su tutto il territorio salentino, dalla Valle della Cupa all’Arneo, fino in Basilicata. Instancabilmente viaggia, su un calesse per tutto il Salento durante il conflitto mondiale e in automobile dopo la guerra, per accontentare la fitta rete di clienti, soprattutto del nord Italia. Il vino salentino è, infatti, considerato, per la sua alta gradazione, un ottimo vino “da taglio”.
Lo comprano all’ingrosso soprattutto i piemontesi, i veneti, i lombardi, i toscani, per imbottigliare. Ogni lunedì, affacciati sugli scavi dell’anfiteatro romano appena riscoperto, ci si riunisce con agli altri produttori, per stabilire il prezzo di mercato, al bar "Caffè della Borsa". Marcello Apollonio, ci va spesso accompagnato dal figlio Salvatore che presto guiderà l’azienda, con la stessa dedizione del padre e con lo stesso intuito per cogliere le opportunità nel cambiamento. Il conflitto mondiale è finito, la povertà sta faticosamente lasciando il passo al boom economico. Il mercato sta per cambiare e Salvatore sa come mettere a frutto le potenzialità imprenditoriali. È il momento della svolta manageriale. Salvatore inaugura una nuova epoca con una produzione più moderna e più efficiente. Nel ’75 dà inizio all’imbottigliamento di vini di qualità superiore con il marchio Apollonio.
Oggi
Dal 1995 è la quarta generazione a guidare l’azienda con i figli Marcello e Massimiliano Apollonio. Mossi dall’entusiasmo, dalla passione e dall’esperienza maturata, iniziano un’ambiziosa politica di espansione oltre i confini nazionali. Sotto la nuova guida la Casa vinicola Apollonio si specializza nell’invecchiamento, allarga la rete di distribuzione, aumenta le tipologie di vini prodotti, mirando a standard di eccellenza.
Oggi i vini Apollonio sono esportati e apprezzati in 35 Paesi e raccontano la storia di una famiglia e di un territorio che conservano integra la propria identità e genuinità.
Dal 2010 ogni anno hanno ricevuto premi per l'eccellenza dei loro vini!