Il Castello
IL CASTELLO
Non è possibile datare con precisione l'origine del castello di Barletta, il cui aspetto attuale è chiaramente quello di una fortezza cinquecentesca ma la cui origine va molto addietro nei secoli.
Gli storici locali parlano di una "poderosa rocca eretta dai Normanni nella seconda metà del XII sec. a difesa della città, caposaldo militare della linea difensiva dell'Ofanto" allorquando "erano frequenti le incursioni dei pirati che depredavano le coste dell'Adriatico".
Il primo documento scritto è in un decreto del 1240 con cui Federico II includeva l'edificio tra i castelli del Giustizierato di Terra di Bari.
Tra le testimonianze di questo periodo rimane unica l'aquila sveva, simbolo dell'autorità federiciana, ora murata nella lunetta della finestra a destra di chi entra nell'atrio.
Con gli Angioini il Castello, come tutta la città, ebbe un nuovo assetto ad opera di Pietro d'Angicourt, il famoso architetto francese che contribuì alla diffusione in Italia meridionale del linguaggio gotico.
Vero braccio destro di Carlo d'Angiò, L'Angicourt, che a Barletta possedeva due case, modificò ed ampliò il castello.
Gli Aragonesi riportarono l'edificio all'originaria vocazione difensiva, facendone una fortezza inespugnabile ed una vera e propria macchina da guerra.
Ferdinando I d'Aragona nel 1461, all'indomani della sua incoronazione avvenuta nell'adiacente cattedrale, assediato da eserciti filo-angioini, vi si rifugiò fino all'intervento dello Scandeberg.
Nel 1527, come ricorda una targa all'entrata, persino l'imperatore Carlo V, cui si deve in definitiva l'attuale assetto della fortezza, partecipò alla storia dell'edificio, aggiungendo il fossato ed i 4 bastioni angolari.
In seguito non ci furono interventi di rilievo fino al 1867 quando nel corso di un'asta pubblica il Comune di Barletta lo acquistò per la somma di L.30.000, concedendolo poi all'autorità militare che ne fece un deposito d'armi ed un carcere.
Il museo, con il materiale lapideo medievale, tra cui il busto di Federico II, la collezione archeologica, e le altre collezioni presenti nel castello, è in attesa di nuovo allestimento nell’ambito del progetto del polo museale.
L’esposizione del Museo civico posta al primo piano del Castello è suddivisa in Galleria Antica, Galleria dell’Ottocento e Galleria Cafiero.
La Galleria antica comprende più di 30 opere databili tra la fine del 1400 e la seconda metà del 1700 principalmente provenienti dal lascito di Giuseppe Gabbiani, tra cui si annoverano opere di De Mura, Solimena, Luca Giordano, Cesare Fracanzano, Gianbattista Tiepolo, Mattia Preti.
La galleria dell’Ottocento comprende:
La Collezione Giuseppe Gabbiani, comprensiva di oltre 300 opere tra disegni e dipinti di artisti databili dal XIV al XIX secolo; donata dall’artista al comune nel 1928, frutto della sensibilità del collezionista, raccoglie opere di Ribera Mattia Preti, Luca Giordano, Solimena, Tiepolo, dipinti del ‘300 e del ‘400 senese. Il corpus più organico della collezione è formato dalle produzioni pittoriche ottocentesche della scuola napoletana con 78 dipinti fra Morelli, Mosè Bianchi, Michetti, Toma, Dalbono, Gemito, Palizzi, Celentano e 72 opere autografe del Gabbiani, oltre 13 sculture del XIX sec.
Le Collezioni De Stefano costituita da 131 opere pittoriche del XIX e del XX sec. Di cui 72 dipinti, 43 disegni, 15 acquerelli;
la collezione Girondi formata da 156 dipinti e 67 disegni, connotano la ricchezza del fenomeno sia delle donazioni sia del ruolo “patriottico” assunto dagli artisti barlettani nel costruire un grande patrimonio d’arte da offrire alla fruizione pubblica per la città;
Nella Galleria Cafiero sono presenti vari pezzi della “collezione Cafiero”, donata al Comune nel 1936 da Ferdinando Cafiero composta da circa 8.000 pezzi tra mobili, armi, bronzetti, oreficerie, tessuti, ceramiche, suppellettili d’arredo; di cui centocinquanta pezzi di argenteria da casa, altrettanti di ferro battuto (ferri chirurgici, candelieri, chiavi, cintura di castità, ecc.) armi e armature, pizzi e ricami di produzione toscana e napoletana, mobili di raffinata fattura databili dal XVII al XIX secolo, trasferita da Firenze a Barletta, a cui si addice la definizione di Wunderkammer, realizzata con il criterio di period-rooms nella seconda metà dell’800..
Castello - Piazza Fratelli Cervi
sono visitabili anche il Museo Civico e la esposizione “Prima che il gallo canti” Passione, tradimento e perdono in San Pietro penitente di Cesare Fracanzano a Barletta. ORARI: dalle ore 9.00 alle ore 19.00 chiusura biglietteria ore 18.15