Grotte di Castellana
Le Grotte di Castellana
La profezia contenuta in un antico proverbio individuava nell’ormai abbattuto olmo di Porta Grande e nel mantello di mastro Natale, i due grandi elementi che avrebbero fatto la fortuna di Castellana. Il terzo era “La Grave”, una gigantesca voragine che sorgeva poco distante dal centro abitato che, per le sue dimensioni e l’oscura profondità della cavità, aveva sempre suscitato paure negli abitanti del luogo e originato terribili leggende. Nessuno avrebbe mai pensato che tale spaventoso baratro che finiva chissà dove nelle viscere della terra, potesse portare qualche tipo di vantaggio o beneficio.
Ma il corso dei pensieri e delle credenze popolari venne sorprendentemente interrotto e deviato verso tutt’altra direzione dall’occhio attento di un esperto speleologo, che decise di violare una volta per tutte il segreto millenario custodito dalla misteriosa spaccatura. E così il 23 gennaio 1938 il Professor Anelli si calò con una scala di corda nell’immensa voragine profonda 60 metri, dissipando definitivamente paure e dicerie e segnando l’inizio di una nuova epoca per Castellana e per la Puglia.
Quello che il sottosuolo castellanese rivelò all’appassionato ricercatore fu una sorprendente scenografia naturale fatta di caverne, miriadi di stalattiti e stalagmiti, baratri, corridoi, anfratti di ogni forma e tipologia.
La scoperta delle ormai celeberrime “Grotte” e del fantastico mondo sotterraneo plasmato dalla Natura nel corso dei secoli, ha davvero rappresentato una svolta nella storia di Castellana, graziosa cittadina pugliese situata nell’altipiano delle Murge, una tipica zona carsica in provincia di Bari.
L’itinerario di visita oggi percorribile si snoda per circa 3 km, ma sicuramente le vie sotterranee scavate dall’acqua hanno diramazioni oggi ancora sconosciute, che invitano a proseguire questo coinvolgente viaggio alla scoperta dell’ignoto.
Il percorso parte proprio dalla “Grave”, l’immensa voragine che si apre all’esterno attraverso un lucernaio tra le querce, quello che consentì la prima discesa nelle Grotte. Il fascio di luce solare che penetra all’interno per l’ultima volta prima di essere sostituito dalle luci artificiali, illumina questo maestoso pantheon naturale ricco di cortine di alabastro, ed evoca nel visitatore tutte le magiche suggestioni della scoperta, il senso di avventura e di pericolo di un viaggio nel ventre della terra.
Si prosegue con la visita alla Grotta Nera dove una concrezione stalattitica dalla curiosa forma di “Lupa Capitolina” si staglia tra le pareti di questa piccola caverna annerite da funghi microscopici, dando inizio all’inevitabile processo di astrazione dalla realtà esteriore che il visitatore compirà spontaneamente per tutto il cammino. Già arrivando nel successivo Cavernone dei Monumenti, ci si troverà davanti a gruppi stalagmitici statuari a cui la fantasia attribuirà nomi diversi a seconda delle forme e somiglianze che verranno soggettivamente evocate da ogni singolo “fruitore”.
Le associazioni più comuni sono quelle col cammello, il vecchio pescatore, la testa della negra, addirittura il profilo di un noto uomo politico. Da concrezioni apparentemente informi e indistinte, si possono individuare “corrispondenze” veramente infinite, in un volo di immaginazione in cui si va alla ricerca dei soggetti plasmati dalla natura nella sua bizzarra e imperscrutabile vena creativa.
Attraverso il Corridoio dell’Angelo, che ricorda una navata gotica, si giunge alla Caverna della Civetta, dove ogni visitatore sarà libero di cogliere, nell’immobilità delle formazioni stalattittiche e stalagmitiche, la figura di Mosé, di Buddha, la Civetta, l’Aquila, la Scimmia e persino il Volto di Cristo.
Un altro scorcio di religiosità e raccoglimento si ha passando accanto a un ambiente che ha tutta l’aria di un tempietto votivo con al centro una piccola stalattite bianca raffigurante la Vergine in preghiera. Superati il Corridoio del Serpente e la diramazione del Piccolo Paradiso, l’aura di sacralità continua a pervadere l’ambiente: esili colonne simili a candelieri di pietra e la sagoma di un frate cappuccino accolgono il visitatore nella Caverna dell’Altare, in cui la resistenza delle sottilissime stalagmiti al trascorrere del tempo suggerisce l’idea di una miracolosa staticità dell’ambiente. La successiva Caverna del Precipizio, dove un ponte in muratura lascia sospesi su un temibile baratro, rappresenta un primo punto d’approdo, perché da qui si potrà scegliere di ritornare alla Grave attraverso un cammino alternativo al primo, oppure proseguire fino in fondo l’itinerario. Nel primo caso, si seguirà un percorso a ritroso parallelo al precedente, visitando la Caverna dei Pipistrelli, così denominata per il guano depositato sulle pareti particolarmente asciutte, e la Caverna della Fonte, in cui cascate e cascatelle di alabastro suggeriscono l’immagine dello sgorgare delle acque. Da qui parte la diramazione dell’Angolo Incantato, non accessibile al pubblico a causa dell’alto livello di difficoltà dei cunicoli da attraversare.
Nel secondo caso, invece, dal precipizio in avanti parte il secondo tratto che, attraverso il disadorno canion sotterraneo ribattezzato “Corridoio del Deserto”, apre la via ai tesori finali. Capolavori d’arte spontanea, come il Duomo di Milano, in cui un turbinare di guglie culmina in una stalagmite a forma di Madonnina, o la Torre di Pisa, raffigurata da una svettante stalagmite naturalmente dalla posizione inclinata.
Opere straordinarie, create dall’estro di un misterioso artefice nel corso di un tempo indefinibile. Dopo essersi specchiati nelle acque del Laghetto dei Cristalli, aver attraversato il Corridoio Rosso e avere ammirato le maestose concrezioni della Caverna della Cupola, si giunge a quella che è unanimemente considerata la più bella Grotta del Mondo: la Grotta Bianca, scoperta dal giovane castellanese Vito Matarrese, che pur essendo un neofita della speleologia, scivolò coraggiosamente sotto un’angusta fenditura trovandosi dinanzi a uno spettacolo impareggiabile: pochi metri quadrati di raro e abbagliante splendore decorativo. Una piccola e incantevole aiuola di cristalli “cresciuta” come per incanto nella parte iniziale della grotta, porta per la prima volta il visitatore a guardare in basso e non in alto, in un climax ascendente di stupore.
Attraversare i percorsi sotterranei delle Grotte di Castellana regala davvero l’impagabile sensazione di calarsi in un nuovo universo di struggente bellezza, in cui ogni tradizionale prospettiva viene stravolta e l’unico legame con la realtà restano le associazioni di idee e le somiglianze con gli oggetti e le figure conosciute: nessuno a Castellana si sentirà perduto, perché a prescindere dall’origine, la cultura e lo stato d’animo, chiunque troverà qui qualcosa che gli appartiene, rendendo le Grotte depositarie di un linguaggio universale.