Corato
Città di Corato
CORATO è una cittadina che va scoperta poco per volta, la sua vocazione anche industriale da l’impronta di una realtà cresciuta, ma poi poco a poco ritrovi tutte le tradizioni che sono rimaste intatte nel cuore dei suoi cittadini. Ritrovi la sua storia, le sue radici, l’orgoglio di appartenenza e la voglia di renderla più moderna e vivibile, con le sue grandi eccellenze come il Teatro Comunale, Il Palazzo Gioia che era l’antico Castello della città e che è tornato al suo antico splendore.
L'ottagono del Castel del Monte non è la sola figura geometrica di questo morbido e vario territorio. Nel bel mezzo delle fertili campagne del gradino premurgiano, a poca distanza dal castello federiciano, e annunciato da un brulicare di edifici industriali che denotano un'area di particolare vitalità produttiva, ecco un'altra interessante storia «di geometria».
In quante figure geometriche è inscritta Corato?
La domanda, che parrà strana, è piuttosto pertinente invece. Alle due figure cui fa riferimento il curioso intreccio di leggende relative al suo nome (da quadratum, per la forma quadrata della prima fortificazione normanna, o forse da cor, per la successiva forma a cuore che prese la città dopo l'allargamento della murazione - cuore che pure sta nello stemma civico di Corato, con l'iscrizione cor sine labe doli, dovuta a Corradino di Svevia), si aggiunge il quadrato «ammorbidito» del cosiddetto Stradone, la prima circonvallazione cittadina.
E tutto quanto s'inscrive poi nel più grande decagono dell'estramurale ottocentesco progettato dal Rosalba, che incluse definitivamente nel corpo della città i numerosi conventi e gli edifici extra moenia… A tanti perimetri dovrebbe corrispondere l'idea di una città chiusa. Ma a guardare la pianta di Corato, e ancor più ad addentrarsi nel tessuto della città, si percepiscono bene i tagli capillari: reticolari al centro, secondo la prassi medievale, e radiali verso l'esterno, quasi a raffigurare il concetto stesso di osmosi, di continuo scambio fra un «dentro» e un «fuori».
Scambio voluto, regolato, programmato. Corato nasce da una storia analoga a quella degli altri comuni di questo territorio: i normanni, gli svevi, gli angioini, gli aragonesi. Eppure, da un certo punto in poi, la sua storia cambia: nel 1512 sono gli stessi cittadini a riscattare il feudo da Lucrezia Borgia, moglie di Alfonso d'Aragona. Per arrivare, alla fine del Settecento, all'operazione che marca definitivamente il carattere urbano di Corato: la creazione dello Stradone. Che è forse la vera anima, a ben vedere, di questa città geometrica.
Laddove in altre città l'antico fossato divenne essenzialmente area edificabile per le costruzioni nobiliari (suolo e rendita a buon prezzo quindi), a Corato fu occasione per «lastricare». E a percorrere Corato, ci si accorge ancora oggi della naturalezza con la quale si accede al cuore della città (si accede, non si penetra, come in altre cittadine più arcigne o più segrete).
I monumenti del potere religioso e laico, tutti disposti lungo gli assi viari, sulle direttrici e sulle bisettrici degli angoli, invitano il visitatore a procedere verso l'interno, e dall'interno di nuovo lo chiamano all'esterno, come se il potere sia stato costretto a scendere a patti con la città, invece di asservirla. Una città facile da «cogliere» e da usare quindi, una città dove è facile entrare così come è stato facile, per molti, uscire.
Gli abitanti di Corato sono partiti e tornati, hanno creato comunità coratine ovunque nel mondo. Corato dunque è una città accogliente, pragmatica, vitale, che più che «vincoli» si è data «ordinamenti». Come se un inedito carattere di civitas, non facilmente rintracciabile nelle radici culturali di questi luoghi, si fosse innestato precocemente nella prevedibile storia di una cittadina rurale, emancipandola ben presto dal destino feudale, proteggendola nel contempo dalla sanguinosità dei conflitti, e rendendola per questo motivo riconoscibile, non comune, e per così dire geneticamente predisposta a metabolizzare la modernità, saldandola con naturalezza alle proprie origini.
DA VEDERE
Una città facile da “cogliere”, pragmatica, vitale, fondata sulle diverse dominazioni succedutesi in questi luoghi: da non perdere il Palazzo di Città – ex Convento di San Cataldo, complesso cinquecentesco con suggestivo chiostro. Da visitare la necropoli di San Magno ( (VII sec. a.c.), la chiesa madre di S. Maria Maggiore, la chiesa ed il convento di S. Benedetto e quello di S. Domenico (XIII sec.) ...
CHIESA MADRE SANTA MARIA MAGGIORE XIII Secolo
Via Duomo - Telefono: 0883/494210
Secondo la tradizione, le più antiche notizie della chiesa risalgono al 1139, anche se l’edificio attuale conserva solo deboli tracce di questa fase edilizia.
Medievale e il portale a sesto acuto, recante nella lunetta la raffigurazione del Cristo benedicente fra i due dolenti, il paramento murario in calcare della zona più bassa ed il campanile, su tre livelli terminanti con la cella campanaria, traforato da una bifora e da una trifora rispettivamente nel secondo e nel terzo livello.
La fabbrica primitiva fu restaurata dopo il terremoto del 1627 e puntellata sul fianco sinistro da un arco rampante, tuttora esistente.
Nel 1726 il vescovo di Trani, Giuseppe Davanzati, dedicava solennemente la chiesa collegiata di Corato alla Madonna Assunta (lapide in controfacciata).
L’assetto attuale della chiesa è determinato dai massicci interventi di restauro realizzati nel 1863 che hanno comportato un rialzamento della navata e modificato la parte alta della facciata con l’apertura di due oculi e la realizzazione del coronamento triangolare in tufo.
Anche l’arredo interno è stato progressivamente rinnovato dalla fine dell’Ottocento fino alla metà del Novecento.
CHIESA DI SAN MAGNO XII Secolo
Strada Esterna San Magno
La chiesa, fatta di malta e di pietre disuguali tra loro, troneggia su un largo spiazzo tra una masseria del 1812 e una superba quercia secolare. La facciata est presenta nella parte inferiore una porta murata e una finestra con gli infissi cadenti, mentre nella parte superiore, sul tetto di tegole, sovrasta un campanile di tufo. Sul lato a settentrione si trova un scalinata che conduce nel locale adibito al culto mentre a occidente, a mezzo metro da terra, un finestrone si apre sulla neviera. Le volte del sottano e del piano rialzato sono a botte e così doveva mostrarsi un tempo, dal di fuori, se si considera l’andamento delle “chianchette” messe in luce dalla caduta dell’ intonaco. È probabile che volendo dare all’edificio importanza e sacralità, furono dati gli angoli con i tufi, così il tetto originariamente in pietra, fu ricoperto di tegole e su di esse fu posto il campanile.
All’interno la Chiesa ha una pavimentazione in cotto; l’altare presenta un altorilievo raffigurante un putto con un solo braccio e sfigurato nel volto, inoltre la pietra sacra è stata tolta e l’acquasantiera divelta. In uno stipite, in cui si dice che fino a trent’anni fa ci fosse l’immagine di San Mangone (simile a San Cataldo) ci sono solo calcinacci.
NECROPOLI DI SAN MAGNO VIII -V Secolo a.C.
A circa 13 Km da Corato in direzione sud-sudest, è stata portata alla luce una necropoli di sepolcri a tumulo. L’area centrale della necropoli si estende in senso nord-sud per circa 2 Km e in senso est-ovest per circa 1 Km. La struttura delle tombe presenta nel mezzo una cista prevalentemente rettangolare e abbastanza ampia contornata sia da blocchi che da lastre più o meno megalitiche tanto da sembrare, se non autenticamente dolmenica, di tipo dolmenico e chiaramente collegabile alle ciste del richiamato sepolcro dolmenico a tumulo della tarda età del bronzo.
Nelle tombe sono stati rinvenuti oggetti in bronzo e in ferro e vasellame prevalentemente frammentario sia di impasto che acromo e dipinto in stile geometrico in argilla depurata, tra cui spicca una coppetta di tipo greco-orientale proveniente dal sepolcro numero 12 databile tra l’ultimo quarto del VII e il primo quarto del VI sec a.C.: si tratta di prodotto d’importazione o, comunque, d’imitazione locale da Metaponto o da Siris che trova numerosi riscontri nei complessi vascolari apulomaterani. Anche il repertorio vascolare, sia pure frammentario, ha offerto sufficienti elementi di identificazione e di collocazione culturale e cronologica dei sepolcri esaminati. In particolare si distinguono frammenti di un vaso-filtro, anse e appendici cornuti.
CHIESA E CONVENTO DEL CARMINE XVIII Secolo
Via Carmine - Telefono: 080.8728008
La facciata della chiesa di Santa Maria del Carmine prospetta su via Carmine.
Nel paramento murario, a bugnato rustico, si apre un semplice portale architravato, mentre la parte alta della facciata, terminata in tempi più recenti, ha un coronamento a timpano.
L’edificio, realizzato nella seconda metà del XVIII secolo, ha subito rifacimenti negli anni Trenta del Novecento, circostanza confermata dalla data 1936 rilevabile sul portale secondario che si affaccia su via Filangieri. L’interno, di non grandi dimensioni, ha conservato l’aspetto originario, anche se l’odierna coloritura degli intonaci è stata realizzata in questo secolo. La chiesa a navata unica, coperta a botte unghiata, è movimentata dalla presenza di tre cappelle per lato, sotto arconi poco profondi, e termina con una ampia abside all’interno della quale si aprono due simmetrici portali.
L’unità visiva dello spazio architettonico è rafforzata dalla presenza di paraste e di un marcato cornicione soprastante, che segnano tutto l’invaso della navata e dell’abside
MUSEO DELLA CITTÀ E DEL TERRITORIO
Via Trilussa 4 - Telefono: +39.080.8720732
Allestito presso un edificio ottocentesco, il Museo racconta, nelle nove sale espositive, la storia della Città dalla Preistoria ai primi anni del secolo scorso, mettendola in relazione con i più significativi eventi storici nazionali ed europei.
Preziose sono le testimonianze preromane della Necropoli di San Magno, quelle romane come le pietre miliari della via Traiana, ancora quelle rinascimentali come il rilievo della Madonna del Latte, infine quelle del 20° secolo come il materiale lapideo risalente al dissesto idrogeologico del 1922.
Due le sezioni in cui si articola il percorso museale: una più propriamente storico-archeologica e l’altra a carattere antropologico, legate idealmente dal fregio marcapiano del cinquecentesco Palazzo Catalano su cui sono raffigurate scene di caccia e di vita nei campi.
In ogni sala, attraverso pannelli esplicativi in quadricromia digitale, si è dato vita ad un ausilio facilmente utilizzabile dal visitatore a fini didattici.
Due suggestivi supporti sono costituiti dal pannello contenente la “Linea del tempo” (su cui sono riportati gli eventi salienti della Città) e da alcune carte storiche da cui è possibile ricavare le trasformazioni del territorio cittadino.
PALAZZO DE MATTIS 1579
Via Roma
Anticamente noto come "Palazzo delle pietre pizzute", caratterizzato da grosse bugne a punta di diamante che rivestono il piano nobile, Palazzo de Mattis costituisce uno dei più pregiati esempi di architettura rinascimentale sorti in Puglia sulla scia del grandioso Palazzo dei diamanti di Ferrara, a testimonianza dei contatti che quest’ ultima ebbe con Corato.
Lucrezia Borgia,duchessa di Ferrara, amministrò per suo figlio Rodrigo il ducato di Corato e Bisceglie dal 1499 al 1513. L'edificio è stato costruito nel 1579 ed è appartenuto alla famiglia dei Patroni Griffi, come si può notare dallo stemma che campeggia all’angolo del palazzo.
PALAZZO DI CITTÀ XVI Secolo
Piazza Guglielmo Marconi 11 - Telefono: 080.9592111
Palazzo di Città, ex convento francescano di San Cataldo, fu edificato nel 1506 dai Minori Osservanti accanto ad una preesistente chiesa dello stesso nome che sorgeva sul luogo di una miracolosa apparizione del santo avvenuta nel 1483 all'epoca di una tragica pestilenza.
Adibito a sede del Municipio nel 1887, l'ex convento è stato restaurato nel 1968.
Nel chiostro sono conservate alcune pietre miliari che si trovavano ai lati della via Appia.
Al primo piano del Palazzo di Città, accanto alla Sala Consiliare, si può osservare la Madonna del Latte, scultura datata al 1540 e attribuita a Paolo da Cassano, proveniente probabilmente dalla cappella destra della Chiesa Matrice, e il medaglione in pietra raffigurante uno dei fratelli De Franza, proprietari del palazzo ducale che sorgeva in Piazza di Vagno, abbattuto poi nel 1922.
In sala Giunta è collocato l'affresco raffigurante la Deposizione, opera di chiara influenza ferrarese attribuibile alla fine del 1400 o ai primi decenni del 1500.
Associazione Ufficiale Luisa Piccarreta
L’Associazione “Luisa Piccarreta – Piccoli Figli della Divina Volontà”, da almeno 30 anni, si adopera per la promozione e la diffusione, in Italia e nel mondo, della Spiritualità “del vivere nel Divin Volere”, contenuta negli Scritti della Terziaria Domenicana Luisa Piccarreta, nata a Corato il 23 aprile 1865 e morta il 4 marzo 1947 in odore di santità, dopo un’intera esistenza terrena vissuta, per circa 70 anni, nel letto del dolore accettato in costante e gaudiosa uniformità al Volere Divino.
Nel cuore di tutto c’è un posto per la donna che ha donato la sua vita al Signore, LUISA PICCARETA detta la SANTA. Nella Casa Museo ogni fedele può ritrovarla e conoscerla meglio. http://www.luisapiccarretaofficial.org/
DOLMEN CHIANCA DEI PALADINI XVI Secolo
Telefono: 080/8986490
Il dolmen, o tomba a galleria, è un monumento funerario del XIV sec. a.C. costituito da grandi lastre di pietra messe verticalmente nel terreno e ricoperte da un lastrone di copertura. Tale struttura era preceduta da una galleria, costituita anch’essa da lastre di pietra disposte in successione su due file parallele.
La leggenda racconta che il dolmen di Corato sia stato realizzato da giganti che volevano dare prova della propria forza.
Il dolmen, comunque, è un sepolcro collettivo, espressione di clan o gruppi organizzati che, nella prima metà del II millennio, dominavano le nostre comunità.
La costruzione di queste enormi strutture rientra in un vasto fenomeno diffuso, sia pur con varianti culturali, nell’area mediterranea e nell’Europa occidentale.
EVENTI
Le tradizioni popolari e l'enogastronomia caratterizzano gli eventi di Corato. Si parte a Febbraio con il carnevale coratino, sfilata di carri allegorici e di gruppi mascherati, frutto dell' ingegno e della fantasia popolare. È la volta di Luglio con il Festival Canoro Nazionale di voci nuove “La nota d'oro” che si svolge nel parco comunale Sant'Elia. Dicembre offre infine Pane e Olio e Dintorni, evento finalizzato alla valorizzazione della produzione agroalimentare tipica.
Da non perdere è "La Settimana Santa a Corato"
Anche a Corato, come in tutta la Puglia, la Settimana Santa è caratterizzata da solenni funzioni religiose e secolari riti di pietà popolare risalenti addirittura alla metà del ‘600, tant’è che alcune delle statue ancora oggi portate in processione, ed in particolare quelle di Gesù Morto, Gesù con la croce e San Pietro, risalgono proprio a quell’epoca storica.
Il popolo coratino partecipa con compostezza e devozione ai riti della Settimana Santa che iniziano già dal Venerdì di Passione, ossia il Venerdì che precede la Domenica delle Palme, quando in tutte le Parrocchie della città ha luogo la Via Crucis parrocchiale che si svolge per le strade dei rispettivi quartieri parrocchiali.
La Domenica delle Palme in ogni parrocchia ha luogo, durante la prima messa del mattino, la benedizione delle Palme e la annessa processione con i ramoscelli d’ulivo.
Nel frattempo, le due Confraternite addette all’organizzazione delle processioni della Settimana Santa, quella di San Giuseppe e quella di Santa Maria Greca, sono in “fermento” per gli ultimi preparativi delle loro rispettive processioni.
Il Lunedì Santo, il Martedì Santo e il Mercoledì Santo sono giorni di “attesa” durante i quali passeggiando per le vie della città è solito sentir chiedere “a che ora esce la processione dell’Addolorata?”, “che strade farà la processione dell’Addolorata? E quella dei Misteri?”, “per che ora la processione della Pietà passerà da Via……?”.
Tra questo girovagare di domande e risposte si arriva al Triduo Pasquale, durante il quale hanno luogo le funzioni religiose e gli appuntamenti più sentiti ed emotivamente più coinvolgenti per tutto i coratini.
Si inizia col Giovedì Santo, giorno in cui la Chiesa fa memoria dell’istituzione dell’Eucarestia ed in ogni parrocchia si celebra la messa in “Coena Domini” durante la quale ha luogo anche il rito della lavanda dei piedi.
Al termine della messa, il popolo coratino si riversa in massa nelle strade, principalmente lungo il Corso cittadino, per visitare “i repositori”, piccoli altarini addobbati con fiori o altri simboli che rievocano l’Ultima Cena fatta da Gesù con i suoi discepoli e che custodiscono l’Eucarestia che verrà distribuita il giorno dopo, Venerdì Santo, durante la funzione dell’Adorazione della Croce.
Si arriva così al Venerdì Santo, durante il quale, al mattino, si svolge la processione dell’Addolorata, la cui statua lignea a manichino, molto espressiva e molto cara ai coratini, risale alla seconda metà del 1800 (sulla base della statua è incisa la data 1880); mentre, al pomeriggio, ha luogo la processione dei Misteri.
Entrambe le processioni sono organizzate dalla Confraternita di San Giuseppe ed escono e rientrano nella Parrocchia di San Giuseppe.
La lunga ed intensa giornata del Venerdì Santo ha inizio, dunque, alle 4 del mattino con il momento di preghiera vissuto, all’interno della Chiesa di San Giuseppe, dai soli confratelli e devoti-portatori della Confraternita di San Giuseppe e partecipato all’esterno, sul piazzale antistante la Parrocchia, da migliaia di fedeli che attendono l’uscita dell’Addolorata per poi seguirla lungo tutto il percorso.
Il suono stridente della “troccola” annuncia l’inizio della processione che avviene, alle ore 04:50, nel buio totale delle strade ed in un clima di commosso silenzio.
Negli ultimi anni si è diffusa l’usanza di vivere un breve momento di preghiera al passaggio della processione dell’Addolorata dinanzi o nelle vicinanze di una delle Chiese della Città. Tale momento di preghiera è organizzato dal Parroco della Parrocchia interessata dal passaggio della processione ed è animato dalla rispettiva comunità parrocchiale.
Alle 10:00 circa, poco prima del rientro, dinanzi alla Casa di Riposo “Dono di Speranza”, ubicata in Piazza Ospedale all’interno del quartiere parrocchiale di San Giuseppe, ha luogo un breve momento di preghiera con gli anziani e gli ammalati ivi ricoverati.
Dopo aver percorso diversi chilometri di strade, la processione dell’Addolorata rientra nella Chiesa di San Giuseppe alle ore 10:30.
Alle ore 18:00 del pomeriggio, sempre il suono stridente della “troccola” annuncia l’uscita della processione dei Misteri nella quale, tra le 9 statue che raffigurano i momenti salienti della passione di Gesù, viene portata in processione la seicentesca statua di Gesù Morto composta da legno di tiglio policromo, e le statue lignee di San Pietro e Gesù con la croce, anch’esse risalenti alla seconda metà del 1600.
La processione dei Misteri è una processione lenta e suggestiva che vive il suo momento più emozionante nel percorso a “luci spente” di alcune vie del centro storico, adornate da tanti lumini e ceri posizionati su tutti i balconi e cornicioni e dalle candele portate in processione da tutti i confratelli che, in quel tragitto, si coprono anche il capo con la buffa in segno di penitenza.
Percorrendo tali vie, la processione giunge, alle ore 22:00, in Piazza Sedile dove ha luogo la Via Crucis Cittadina animata dalle comunità parrocchiali, le quali preparano un momento di meditazione con la lettura di un passo del Vangelo ed una preghiera attinente a ciascuna statua dei Misteri.
Da lì, poi, continuando il percorso a luci spente, la processione si dirige verso la Chiesa di San Giuseppe per il rientro, che avviene solitamente alle ore 23:00 circa.
Caratteristico è anche l’ultimo tratto della processione dei Misteri, con la statua dell’Addolorata che viene portata in processione dai parroci, diaconi e seminaristi che hanno partecipato alla Via Crucis Cittadina.
Si giunge, così, al Sabato Santo, dove in attesa di celebrare la Resurrezione di Cristo, la cittadinanza coratina partecipa, ancora una volta numerosa, all’ultimo rito di pietà popolare, ossia la processione di Maria SS.ma della Pietà, organizzata dall’Arciconfraternita di Santa Maria Greca, che ha inizio alle ore 06:45 partendo dalla parrocchia di Santa Maria Greca e si conclude alle ore 12:00 circa.
La statua della Pietà risale alla fine del 1800.
Poco prima del rientro, la processione vive il suo momento più toccante quando attraversa Via Luisa Piccarreta, strada limitrofa alla Chiesa di Santa Maria Greca, laddove la statua sosta, per diversi minuti, dinanzi all’Associazione della Serva di Dio Luisa Piccarreta (che ha sede nella casa in cui ha vissuto per tutta la sua vita terrena Luisa Piccarreta), per vivere un momento di preghiera molto sentito e partecipato da tutta la cittadinanza.
Il pomeriggio del Sabato Santo è momento di silenzio e meditazione in attesa di vivere la gioia della Resurrezione di Cristo durante la messa della Veglia Pasquale.
Testo a cura di Benedetto Antonio Calvi
Foto a cura di Elisa Arbore
GASTRONOMIA
Immersa nel suggestivo scenario delle Murge e caratterizzata da un terreno ricco e fertile, Corato votata da sempre a grandi produzioni agro-alimentari, propone una cucina tipica, costituita essenzialmente da piatti poveri, ma dal sapore unico e stuzzicante che ne hanno fatto ormai il vanto e l'orgoglio degli agriturismi e dei ristorantini tipici situati principalmente nel centro storico e intorno a Castel del Monte.
Ristorante IL FORNO DI TIUCCIO
Locale molto particolare, è un vecchio forno dell'epoca che conserva un'atmosfera storica e familiare. Buone sperimentazione di pesce con i vegetali che trasforma le tradizioni in innovazioni.
Via Mongelli 11 (trav. Via Duomo) - tel. 080/8983371 - 388/1609359
L'ulivo secolare di Corato
A Corato, in provincia di Bari, si trova un ulivo secolare di almeno 600 anni. Si potrebbe trattare di uno degli esemplari progenitori della Cultivar Coratina. L'antico ulivo è all'interno di una proprietà privata e potrebbe contribuire a garantire l'inserimento degli uliveti pugliesi nel patrimonio dell'umanità Unesco.