Isernia
Le antiche eco di Isernia
L’Alto Molise della provincia di Isernia è un territorio immerso nel verde, fra tesori d’arte e superbi monumenti dell’antichità più remota. Le bellezze naturali dominano il paesaggio, in un ecosistema fatto ancora di boschi, montagne, torrenti, dove non è difficile incontrare lupi, cinghiali, lepri e gufi, che vivono indisturbati allo stato selvatico.
Ambiente non molto diverso, probabilmente, da quello che dovettero avere dinanzi agli occhi i primi italiani dell’età della pietra e successivamente il fiero popolo dei Sanniti. Ad Isernia, infatti, è stato allestito il Museo Paleolitico, che espone i ritrovamenti effettuati in uno dei più antichi siti preistorici d’Europa: nella “Valletta Quaternaria” è stato scoperto un accampamento paleolitico di circa 730.000 anni fa, frequentato dall’Homo Erectus.
I ritrovamenti più interessanti riguardano resti di grossi mammiferi (bisonti, rinoceronti, orsi, elefanti, ippopotami), strumenti di pietra e tracce dell’uso del fuoco. In questo lembo di territorio viveva il più antico ominide intelligente d’Europa, che ci ha lasciato, tra l’altro, un’opera di difficile interpretazione: una pavimentazione formata da diversi crani di bisonte e da altre ossa di grandi mammiferi.
In seguito questa divenne la terra dei Sanniti, fierissimo popolo che per cinquant’anni impedì a Roma la conquista del Mezzogiorno.
“Quando si voglia comprendere - scrisse il Maiuri - quella che fu la prima epopea delle stirpi italiche... bisogna salire su questa rocca solitaria dove gli Italici, squadrando i massi dell’Appennino, portarono la prima luce della civiltà mediterranea: i Sanniti, dunque, vivevano su questi monti”.
Siamo a Pietrabbondante, sempre nel territorio della provincia di Isernia, dove si trova la gemma più preziosa dell’archeologia sannitica, che con le proprie raffinate architetture ellenistiche domina il Molise da mille metri di altezza.
L’ampio complesso archeologico di Pietrabbondante comprende l’area fortificata di Monte Saraceno (1212 m.), la necropoli in località Troccola e l’area del Calcatello (966 m.), destinata al culto, ma la parte più cospicua ed interessante è quella costituita dal complesso tempio-teatro, databile tra il II e il I sec. a.C., che ogni estate viene animata dalle rassegne teatrali all’aperto. Il santuario più antico risale all’incirca al V sec. a.C. e il santuario dorico al II sec. a.C. Durante gli scavi del secolo scorso sono state rinvenute iscrizioni in lingua Osca, armi ed altri oggetti ornamentali, oggi al Museo di Napoli.
Quando i Romani riuscirono finalmente ad avere il sopravvento, nel cuore dello Stato del Sannio nacque la colonia latina di Aesernia, una città situata in collina tra la pianura campana e l’Appennino, con al centro del Foro l’imponente Tempio di Giove, sul quale i cristiani, in seguito, edificarono la propria Cattedrale.
L’antichissima città di Isernia, dopo la visita al Museo Paleolitico, può essere scoperta tramite il Museo Sannitico, allestito nel Monastero di Santa Maria delle Monache, che ospita iscrizioni, rilievi ed altri ritrovamenti archeologici.
La “passeggiata nella storia” di Isernia prosegue attraverso il borgo vecchio, che nei suoi tratti meglio conservati mostra la Torre del Purgatorio e la Porta della Fonticella; quindi si possono ammirare i resti dell’acquedotto romano e la Chiesa di San Francesco, che conserva all’interno la pregevolissima statua lignea della Madonna della Provvidenza, databile tra il XIV e il XV sec.
Altri monumenti interessanti sono la Chiesa di Santa Chiara e la Cattedrale, costruita sul basamento di epoca romana, che conserva il reliquario della “Gabbia di San Nicandro” ed un crocefisso duecentesco che, secondo la tradizione, venne donato da Papa Celestino V.
L’emblema di Isernia, tuttavia, è la Fontana Fraterna, una struttura coperta ricca di elementi decorativi, con arcate sorrette da colonnine, realizzata in lastroni di pietra lavorata provenienti da monumenti di epoca romana.
Spostandosi nel territorio, sparsi nelle campagne e nascosti nelle città più antiche, sono stati portati alla luce resti di edifici pubblici, sepolture e abitazioni private, dotati di un ricco patrimonio di sculture e oggetti ornamentali. La terra dei Sanniti fu infatti crocevia, nei secoli, di eserciti, crociati, pellegrini e pastori della transumanza.
Per Isernia e provincia, infatti, passa la strada verde Roma-Gerusalemme, lungo la quale fiorirono nel tempo grandi abbazie romanico-gotiche, come quella di San Vincenzo al Volturno o la Cattedrale di Venafro; importanti santuari, come quello ottocentesco dell’Addolorata; cinte fortificate e fortilizi longobardi, come l’antica rocca di Venafro; imponenti castelli, come il Castello Pandone di Cerro al Volturno, risalente ai sec. XV-XVI e classificato monumento nazionale.
Il ricco patrimonio storico e artistico dell’Alto Molise trova continuità nella tradizione artigianale, che in questa zona dove l’agricoltura e la pastorizia sono storicamente le attività prevalenti, traduce in forme mirabili la cultura popolare. Isernia spicca per la lavorazione dei pizzi e dei merletti a tombolo, Agnone è la patria dei prodotti di legno intagliato, della tessitura del lino e della canapa, dell’oreficeria, dei manufatti di rame, dei maestri dei confetti ricci e soprattutto della secolare Pontificia Fonderia Marinelli, che tramanda l’antichissima arte locale dei fonditori di campane, la cui perfezione è oggi inimitabile.
Famosa è la lavorazione dei coltelli a Frosolone, mentre a Scapoli si incontrano gli ultimi costruttori di zampogne, lo strumento musicale caratteristico delle comunità pastorali, ancora oggi realizzato con legno di ciliegio e pelle di capra. Sede del Museo della Zampogna, Scapoli ospita anche la mostra-mercato di questo strumento tipico, che si snoda lungo il cammino di ronda del Castello dei marchesi Battiloro e durante la quale si danno appuntamento i costruttori di zampogne provenienti da tutto il mondo.
Piatti tipici molisani: genuinità e tradizione
L’economia regionale, fondata sull’agricoltura e sulla pastorizia, si rispecchia ancora oggi nella gastronomia regionale, caratterizzata da un saldo attaccamento alla tradizione di condimenti semplici, preparazioni rustiche e prodotti genuini, quelli abitualmente usati da contadini e pastori.
Il piatto più semplice è costituito dall’”acquasale”, una mistura di pane intriso nell’acqua con sale, olio, peperoncino, origano e pomodoro, ma i primi piatti sono fondamentalmente caratterizzati dalla pasta, fatta a mano in numerose varianti utilizzando uova, olio, acqua e farina. Le specialità più diffuse sono i “crejuoli”, ossia i famosi maccheroni alla chitarra, i “ciufele”, che consistono in cubetti di pasta incavati con le dita, i “cavatelli”, conditi con le cime di rape e il soffritto di maiale, le “laganelle” con fagioli e le “taccozze” al pomodoro.
Le carni e i salumi sono i fiori all’occhiello della cucina molisana, che nelle zone collinari e montane esprime tutta la propria maestria in queste preparazioni. Qui, più che altrove, si conosce il modo giusto per cucinare le carni di agnello, di capretto e di pecora: a Venafro, ad esempio, si può gustare l’agnello alla Monteforte, a Capracotta ed Agnone la “pezzata”, mentre molto ricercati sono i “torcinelli”, quasi sempre cotti all’aperto sui carboni e preparati avvolgendo nelle budelline di agnello pezzi di animelle e fegatino, fortemente aromatizzati.
L’aria delle montagne rende inimitabili anche i salumi, come salsicce e soppressate, esposte all’aria per un periodo di tempo e poi sottoposte alla “composta”: i salumi vengono deposti negli orci di terracotta colmi di olio d’oliva. Gli animali al pascolo offrono, inoltre, prodotti ancora più famosi: formaggi e latticini dai gusti forti e decisi, sempre presenti nella gastronomia regionale.
I dolci richiamano i gusti rustici e duri caratteristici della cucina molisana: si incontrano soprattutto paste soffritte e cosparse di miele oppure contenenti ricotta impastata, come i “casciatelli”.
I vini che innaffiano tali piatti, con il riconoscimento Doc hanno fatto un vero salto di qualità ed oggi sono prodotti utilizzando prevalentemente uve Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano.