Catanzaro
Catanzaro: regina dei panorami
La gentile e ardimentosa scrittrice Caterina Pigorini-Beri, corregionale di Alberto Bevilacqua, viaggiò in Calabria nel 1882, riportandone ammirate descrizioni su “Nuova Antologia” e in seguito in un libro edito a Torino da Casanova, libraio di S.M. il Re. La signora tracciò un divertente quadretto sul turismo balneare a Catanzaro Lido: “La marina di Catanzaro presentava un singolare spettacolo in quei giorni di bagnatura; tutta la provincia cala qui a bagnarsi e pianta il suo accampamento sulle sabbie della spiaggia…uomini, donne, fanciulli vestiti in tutte le maniere a colori sfolgoranti alzano una fila di tende lungo il mare e si preparano il loro cibo”.
Ancora oggi questo antico borgo di pescatori, divenuto ormai un accogliente e attrezzato centro turistico balneare a 13 Km dal capoluogo, costituisce specialmente in estate un polo d’attrazione irresistibile per tutti gli abitanti della città e per tutti i turisti che affluiscono in questo vivace e animato centro urbano.
Anche Pino Orioli, romagnolo di cultura anglofona, amico di Douglas, conservò un buon ricordo di un suo soggiorno a Catanzaro, di cui scrisse alcune impressioni intorno al 1933: “Penso che il posto possa essere piacevole se ci si ferma abbastanza e lo si vive”. E vivere questa città significa soprattutto rivivere il ricordo delle epoche passate, avventurandosi in un gomitolo di strade e viuzze strette e circolari, che seguono un percorso orografico caratterizzato da un saliscendi ininterrotto, qua e là reso meno ripido da scalinate.
Il nucleo urbano originario del capoluogo è adagiato su tre colli di roccia silana a 345 metri dal livello del mare in una splendida posizione panoramica sulle valli del Musofalo e della Fiumarella, a pochi chilometri dalla Sila Piccola e a pochissima distanza dal mare.
La struttura urbanistica della città e del suo centro storico e l’etimologia stessa del nome “Catanzaro”, connesso ad una radice bizantina che sta per “sotto una terrazza”, (con chiaro riferimento ai terrazzamenti), rivelano il carattere di borgo fortificato sviluppatosi in epoca medievale intorno alla fortezza bizantina, per controllare la via di collegamento tra Jonio e Tirreno e per difendere i suoi confini dai ripetuti assalti di aragonesi e saraceni.
Catanzaro divenne in seguito una contea normanna e un rinomatissimo centro per la lavorazione della seta. Dopo il dominio degli Angioini e degli Aragonesi, la città resistette vittoriosamente all’assedio francese nel 1528, tanto che Carlo V le conferì i titoli di “magnifica” e “fedelissima”. Essa fu il centro amministrativo e politico della Calabria Ulteriore sotto l’impero borbonico, alla cui cacciata contribuì attivamente sia durante i moti carbonari del 1820-21, sia nel 1848 e nel 1860. Nonostante questo illustre passato, l’aspetto urbanistico della città è prevalentemente moderno, dato che diversi terremoti hanno distrutto in gran parte il suo patrimonio monumentale.
Si può cominciare la visita di Catanzaro partendo da Corso Mazzini, la principale arteria che attraversa tutto il centro cittadino dall’alberata Piazza Matteotti, passando per le Piazze Rossi e Grimaldi, per poi giungere al tratto finale, dal cui belvedere “Bellavista”, si può ammirare lo splendido panorama su tutto il golfo di Squillace, che invita a visitare le sue numerosissime piccole baie, grotte e anfratti.
Il vecchio borgo medievale comprende principalmente la Chiesa di S. Omobono, eretta nel XII secolo dalla Confraternita dei Sarti e i resti del Castello, voluto nel 1060 da Roberto il Guiscardo e situato in posizione strategica su un lembo collinare. I portali barocchi caratterizzano l’antico nucleo cittadino, così come le più belle chiese di Catanzaro: il Duomo, la Chiesa del Rosario, la Chiesa di S. Giovanni, la Basilica dell’Immacolata, la Chiesa del Monte dei Morti, la Chiesetta dell’Osservanza, con una statua marmorea della “Madonna della Ginestra”, capolavoro di Antonello Gagini. In tutti questi luoghi sacri si possono contemplare delle notevoli opere marmoree e pittoriche del ‘500.
È inoltre d’obbligo una visita al Museo Provinciale, che custodisce reperti litici, una raccolta numismatica di prim’ordine e molte opere pittoriche dell’Ottocento calabrese. Affascinanti anche il Museo delle Carrozze, il più importante del Mezzogiorno e il Museo del Risorgimento. La visita a questa affascinante città si può concludere con una piccola e piacevolissima sosta nella Villa Trieste, incantevole e romantica per i suoi giardini, i suoi laghetti, le sue statue e i suggestivi panorami verso il mare Ionio e la Sila Piccola, che colpirono anche Pascoli.
Da non perdere la Festa della Madonna dei Marinai a Catanzaro Lido a fine luglio, durante la quale una statua della Madonna viene portata in processione su un grande peschereccio, seguito da centinaia di barche addobbate a festa.
A Pino Orioli Catanzaro sembrò inoltre un’ottima base per i dintorni: “Non si può partire da Catanzaro senza visitare Tiriolo”. Qui giunto egli non poté sottrarsi dal subire il “fascino severo” delle donne del posto, da lui definite “le più belle della regione”. Questa piccola località d’alta collina, dalla quale si può godere una splendida vista sia sullo Ionio che sul Tirreno, conserva ancora oggi una grossa notorietà grazie alla mirabile tessitura dei “vancali”, caratteristici e pregiati scialli calabresi, con vivacissime fasce colorate su sfondo nero.
I dintorni di Catanzaro invitano inoltre a visitare un’altra località di spicco, Taverna, una vivace e panoramica cittadina circondata da boschi, molto frequentata nei mesi estivi, il cui maggior vanto è quello di aver dato i natali ad uno dei più illustri pittori del XVII secolo, Mattia Preti, detto Cavalier Calabrese, che ha lasciato nelle chiese di San Domenico e di Santa Barbara un interessantissimo ciclo di opere.
Un altro itinerario interessante, a pochi chilometri dal capoluogo sulla strada per il raccordo autostradale che porta a Lamezia Terme, è quello che porta a Caraffa, dove sono ancora vive le tradizioni di ceppo albanese e dove durante le ricorrenze si possono ammirare gli splendidi costumi indossati dalle donne giovani e anziane.
Ma Catanzaro non solo si estende fino alle porte della Sila, ma è anche protesa verso il mare in un susseguirsi di panorami ineguagliabili. Da qui si può partire per visitare alcune delle più rinomate località turistiche, tra cui il Lido di Squillace (nel golfo omonimo), Copanello di Stalettì con il suo arenile di sabbia finissima e Soverato, chiamata non a caso “perla dello Ionio”.
I sapori intensi della cucina calabrese
Quella calabrese è una cucina fantasiosa e genuina, dai sapori forti come la sua gente, ma in cui hanno trovato mirabile mescolanza le varie culture che nel corso dei secoli hanno abitato la regione.
“U murseddu” è il piatto tipico per eccellenza della città, a base di frattaglie e di interiora di vitella, condito con sugo di pomodoro e pepe rosso piccante, servito nella caratteristica “pitta”, un pane morbidissimo a larga ciambella e senza crosta. Questo piatto, che ancora oggi viene consumato nelle trattorie del centro storico a metà mattinata, è talmente tipico da risultare difficilmente imitabile.
Assolutamente da provare anche “A Tiana”, un tegame nel quale vengono mischiati pezzi di capretto, piselli, carciofi, patate, mollica di pane e spezie per poi rosolare il tutto al forno, e i “butirri”, fatti da un guscio di pasta fresca di latte con un cuore di burro.
Ottimi gli insaccati di carne di maiale, tra cui la soppressata e la salsiccia, dato che l’intera regione predilige l’allevamento di questo animale, di cui si dice che “non si jetta nenti” (non si butta nulla).
Tra i dolci spiccano i Taralli, i Mustaccioli e le Cozzupe, il tradizionale dolce pasquale. Ottime inoltre le “Crucette”, fichi secchi tagliati a metà, disposti a croce e ripieni di noci, cannella, cedro candito e cotti al forno, magari accompagnati da un Malvasia di Catanzaro (16° circa), un vino da dessert dolce e morbido. Tra i vini è da provare anche il Vino Cirò DOC, un vino rosso e rosato proveniente dalla zona del crotonese, ma ormai noto in tutto il mondo. Consigliabili anche i vinelli locali tipici della collina catanzarese.