Belluno
Belluno: la città "splendente"
Belluno offre “una fusione meravigliosa e quasi incredibile fra il mondo di Venezia (con la sua serenità, la classica armonia delle linee, la raffinatezza antica, il marchio delle sue architetture inconfondibili) e il mondo del nord (con le montagne misteriose, i lunghi inverni, le favole, gli spiriti delle spelonche e delle selve, quel senso intraducibile di lontananza, solitudine e leggenda)”.
Questa la mirabile descrizione della capitale della montagna veneta, nelle parole di uno dei suoi figli più famosi, lo scrittore Dino Buzzati.
E in effetti il volto urbano di questa cittadina è impercettibilmente indefinito, vario e composito, frutto delle trasformazioni che lo hanno interessato nel corso dei secoli.
Affacciata su un balcone naturale che si apre sulla vallata del Piave, protetta alle spalle da una catena di montagne, Belluno è la città del sole e delle acque. Questi due elementi naturali sono entrambi presenti nel suo antico nome, che contiene un riferimento alla divinità celtica Beleno, dio del sole ma anche protettore delle acque, quelle trasparenti acque da cui la città è lambita.
La “Città Splendente” dei Celti appare all’improvviso come una gemma preziosa incastonata in una natura nordica e silenziosa. Si lasciano le verdi rive del Piave, e in un attimo si raggiunge una delle più suggestive piazze d’Italia, Piazza dei Martiri. Questa piazza è il salotto della città, il suo cuore pulsante, il luogo dove i Bellunesi di tutte le generazioni si ritrovano, conversano, passeggiano avanti e indietro. Questa natura festosa e conviviale racconta però una storia di sofferenza e di morte: qui il 17 marzo del 1945 vennero impiccati ai lampioni quattro partigiani, da cui il nome della piazza.
Da qui si può raggiungere la Chiesa di Santo Stefano, un edificio in stile gotico italiano che preserva al suo interno un prezioso patrimonio artistico, con dipinti di Francesco Frigimelica il Vecchio, Cesare Vecellio, Antonio Lazzarini, oltre ad alcuni splendidi affreschi quattrocenteschi e un altare ligneo. Altre opere rilevanti del Vecellio, di Gaspare Diziani e di Luigi Cima sono contenute nella rinascimentale Chiesa di San Rocco, eretta nel 1561 per rispettare un voto contro la peste che imperversava nella città. Le tracce della straordinaria civiltà veneta, di quella Venezia che nelle giornate terse può essere vista dal gruppo della Schiara e che a partire dal Cinquecento penetrò e dominò tutte le tendenze artistiche di questo importante centro prealpino, possono essere ammirate ovunque, nelle strade, sui muri esterni dei palazzi, all’interno delle chiese e dei musei. Esempio rappresentativo è l’armonica ed elegante struttura del Palazzo dei Rettori, che colpisce con le sue bifore laterali e le balaustre in pietra. Esso si affaccia sull’affascinante Piazza del Duomo, attorniata anche dai Palazzi Comunale e quello dei Vescovi, edificio che ha conservato una sola torre superstite delle tre originarie, che si erge vicino alla torretta dell’orologio. Su questa piazza si staglia la Cattedrale, la Basilica Minore di S. Martino, uno splendido edificio in stile rinascimentale, con all’esterno il bel campanile con la cupola a cipolla e l’angelo, realizzato nel 1743 su disegno di Filippo Juvara. L’interno è caratterizzato da altari barocchi lungo le navatelle di destra e di sinistra e dipinti di Andrea Schiavone, Cesare Vecellio, Palma il Giovane, Gaspare Diziani, Jacopo Bassano. Queste opere pittoriche rappresentano una felice sintesi degli episodi artistici più significativi della provincia, in particolare relativi al XVI secolo.
Ma l’impronta cinquecentesca non è l’unica che si percepisce, perché Belluno è da sempre una città colta e orgogliosa, che ha saputo esprimere con originalità i molteplici influssi culturali e artistici provenienti dalle aree vicine.
Chi volesse risalire alle origini remote della provincia e alla presenza dell’uomo in Val Belluna, può visitare il “Museo Civico”, dove è conservato “l’uomo di Val Rosna”, un cacciatore tumulato con due pietre dipinte, che rappresentano il primo esempio di oggetti di arte mobile europei.
Ma Belluno significa anche natura, maestose montagne, scorci paesaggistici irripetibili. A dieci minuti dal centro storico si raggiunge il colle del Nevegàl, dalla cui altura lo sguardo può veramente abbracciare tutta la bellezza del territorio circostante, dalla valle del Piave al Cadore fino alla cerchia delle Dolomiti che la incoronano superbamente con le loro cime svettanti e innevate. Qui troveranno il loro paradiso sia gli appassionati dello sci che gli amanti del verde, con le innumerevoli possibilità di escursioni, percorsi in mountain bike, passeggiate a cavallo, oltre all’opportunità di praticare sport mozzafiato come il volo col parapendio, il rafting sui torrenti o il surf sul lago.
Si può veramente affermare che tutto il territorio bellunese presenti un’invidiabile armonia e fusione tra architettura e natura, e questo aspetto è percepibile anche visitando i dintorni, alla ricerca di uno spettacolo di contrasti, tra morbidi declivi, aspre montagne, verdissimi prati, fitte boscaglie, valli profonde e gole scoscese. Ma anche di interessanti itinerari culturali, tra l’architettura rurale di ogni piccola frazione e le incantevoli ville in stile palladiano che emergono all’improvviso dal paesaggio prealpino.
Feltre
Nessuna località presenta così nitidamente l’impronta della Serenissima come Feltre. Ma prima che questa gloriosa fase subentrasse, la cittadina dovette conoscere una delle pagine più tragiche della sua storia, quando fu invasa, depredata e distrutta dalle truppe di Massimiliano d’Austria. E dalle ceneri Feltre risorse, grazie alla Repubblica di Venezia e ai suoi Rettori, che seppero ricreare dal nulla questa località, conferendole una magistrale armonia ed un fascino immortale.
Dalla Piazza Maggiore, il nucleo storico della città, partono una serie di strade e viuzze su cui si affacciano antichi palazzi affrescati con storie leggendarie, mitologiche e religiose, preziose bifore, poggioli in pietra perforata. E a commemorare quel giorno di 592 anni fa in cui Feltre si donò spontaneamente a Venezia, si svolge ancora oggi il Palio, in una rivalità tra contrade che trasforma il centro città in un vivace e sfavillante tripudio di colori, costumi, gare e corse di cavalli.
Nei dintorni è d’obbligo una visita al Santuario dei SS. Vittore e Corona, un gioiello di arte romanica con influssi bizantini, dall’interno splendidamente affrescato, importante centro di pellegrinaggi nel passato.
Pieve di Cadore
Le mura dell’antico castello testimoniano e raccontano orgogliose gli assedi di Massimiliano d’Asburgo e il successivo passaggio a Venezia. Siamo nel più importante centro artistico e storico sorto sul fiume Cadore, una località che vanta cittadini illustri come il celeberrimo pittore Tiziano Vecellio, a cui è intitolato un monumento al centro della piazza omonima. Da visitare anche la sua casa natale in borgata Arsenale, oggi museo. Sulla Piazza sorge un altro edificio di grossa importanza storica, che tutt’oggi sembra trasudare di partecipazione comunitaria: il Palazzo della Magnifica Comunità. Questo edificio solenne dalle torri merlate fu la sede del parlamento locale, dove per secoli si presero tutte le decisioni riguardanti la vita politica, sociale ed economica della regione. Oggi questa antica istituzione è divenuta un centro culturale che ospita al suo interno diversi musei: Paleoveneto, Risorgimentale, Pinacoteca Gugliemo Talamini, Archivio storico, Biblioteca tizianesca.
Longarone
Località tristemente nota per la catastrofe del 9 Ottobre 1963. Da allora è stata ricostruita interamente proprio in corrispondenza dell’antico insediamento. Simbolo della rinascita è la chiesa costruita in dieci anni da Giovanni Michelucci, strutturata in due anfiteatri sovrapposti e ispirata al Calvario. Nella valle sul gretto del Piave sorge la zona industriale, polo d’attrazione per l’economia locale. Qui, anticamente, scendevano le zattere fluitanti per la Piave, che per secoli collegarono il bellunese a Venezia, trasportando prezioso legname e altri prodotti per la Serenissima.
Farra d’Alpago
Eccoci nel centro più importante dell’Alpago, terra di acque, antiche foreste, colline punteggiate di villaggi e tiepidi laghi. Farra, località d’origine longobarda, ricca di notevoli edifici religiosi, è protesa verso la Foresta del Cansiglio, la seconda foresta più grande in Italia e splendida riserva naturale. Ma la maggiore attrattiva di Farra è l’antico Lapacinus, oggi Lago di S. Croce, un lago attraversato da particolarissime correnti d’aria che lo rendono il paradiso degli amanti della vela e del wind-surf, oltre che dei pescatori richiamati dall’abbondanza della fauna ittica.
Gastronomia: il sapore della tradizione
E’ impossibile soggiornare in questa splendida località e non lasciarsi tentare dalle sue specialità locali, che hanno tutto il sapore della tradizione di queste montagne e che vantano una qualità altissima. La cucina Bellunese non si discosta molto da quella regionale veneta e delle zone montane, e questo a causa della scarsa varietà degli ingredienti e dell’attrezzatura casalinga utilizzata: “caminazze” (focolari) dove arde la legna sulla quale vengono appesi i paioli per la polenta o i minestroni, oppure dove vengono appoggiate delle griglie a sostegno di tegami di terracotta per cuocere carni, latticini o verdure.
Tra i primi piatti spiccano quelli a base di prodotti locali quali rape, patate, erbe e formaggi fumanti. Immancabile su queste tavole è la “pasta e fasoi”, un piatto un tempo simbolo di povertà e di fame, oggi emblema di bontà e tradizione, a base di tagliatelle all’uovo e fagioli borlotti secchi bolliti con lardo, carota e sedano tritati e cipolla e poi servita a tutti i commensali, distribuendo a ciascuno un pezzetto di lardo, una cucchiaiata di olio crudo e un po’ di pepe. E’ buonissima se preparata con gli ottimi Fagioli di Lamon, accuratamente selezionati e lavorati con metodi rigorosamente ecologici e protetti dal 1993 dal Consorzio per la tutela del Fagiolo di Lamon. Si narra che questa leguminosa sia stata introdotta nel bellunese dall’umanista Pietro Valeriano, a cui furono donati alcuni semi da Papa Clemente VII. Questi fagioli sono l’ingrediente base di altre numerose ricette come le “crespelle ai fagioli spagnolit di lamon”, i fagioli in brodetto con sugo di coniglio, il cotechino con i fagioli e le “praline de fasoi” (palline grosse come delle noci a base di fagioli, ricotta, cacao, nocciole macinate e biscotti secchi, arrotolate in confettini di guarnizione). Un altro tipico primo piatto è il risotto primavera, preparato con le verdure fresche di stagione e condito con una manciata di Parmigiano Reggiano grattugiato.
Tra i secondi piatti, trionfano le ricette a base di selvaggina, tra cui la celebrata “polenta e osei”, uno dei piatti più caratteristici di tutto il Veneto, a base di spiedini di uccellini dal becco gentile (beccafichi, allodole e tordi), insaporiti con lardo, burro e salvia collocati su un piatto in cui sia stata versata prima la polenta. Questa può essere anche accompagnata dai prelibati formaggi DOP Montasio e Asiago. La buona tavola alpagota sposa invece i sapori della montagna con quelli del lago, con lucci, carpe, caverdani, trote e samperiol, anche se il piatto principe sono gli “s’cios”, chiocciole di alta montagna a cui sono dedicate molte sagre paesane.
Infine tra i dolci, potrete deliziare il palato con strudel, krapfen, crostate con frutti di bosco e la tipica “fortaia del bellunese”, una ciambellina fritta profumata con scorza di limone e spolverizzata di zucchero.
Anche tra i vini, considerando che la coltura della vite occupa ancora oggi il primo posto tra le coltivazioni agrarie della regione, avrete l’imbarazzo della scelta tra i rossi Bardolino, dall’odore vinoso e profumato e il sapore asciutto e leggermente amarognolo, Valpolicella DOC, un vino da tutto pasto ma ottimamente accompagnato a piatti di carne, Breganze Rosso, un vino giovane da tutto pasto, Piave Cabernet, col suo odore intenso e il sapore asciutto e armonico e Piave Merlot. Tra i bianchi, ottimo il Soave DOC, il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene DOC, nel tipo secco, dolce e fruttato e amabile e il Breganze Bianco, con odore vinoso e sapore fresco e asciutto.