Barni

Barni: un Paese da vivere

Nel triangolo lariano, il borgo di Barni si mette in mostra tra dialetto, mestieri, oggetti d’altri tempi, canto popolare e prodotti locali che fanno da cornice a: “UN PAESE IN POSA. GH’EVA UNA VÖLTA A BARNI”

Antichi mestieri, oggetti d’altri tempi, dialetto lombardo, tornano nelle strade di Barni da protagonisti in linea con l’obiettivo della Regione Lombardia di riscoperta e tutela della lingua, delle tradizioni locali, della promozione del territorio e della sua conoscenza.
Barni, caratteristico borgo del Triangolo Lariano con la sua chiesetta romanica di San Pietro e Paolo, gioiello architettonico che si è aggiudicata il primo posto nel censimento 2016 de "I luoghi del Cuore" del FAI per la provincia di Como, ha saputo mantenere nella sua storia quella dimensione fuori dal tempo che racconta l'Italia più autentica. Tra paesaggi naturali, arti e mestieri, aie e corti, vicoli e percorsi che riconducono al fascino genuino del "come una volta".

"Un paese in posa”, il progetto fotografico realizzato da Giulia Caminada per sottolineare il sentimento di appartenenza e di identità della comunità di Barni, a distanza di tre anni è più vivo e attraente che mai. 

Grazie a CulturaBarni, alla Regione Lombardia per l’anno della Cultura 2017/2018, al Comune di Barni, alla Comunità Montana del Triangolo Lariano, alla Fondazione Provinciale Comasca Onlus, alla Pro Loco e al Gruppo Alpini di Barni, ai partner Associazione Volo Sopra la Vallassina, alla Rete Italiana di Cultura Popolare, a Twletteratura dal 30 settembre “Un paese in Posa” diventa una Galleria Fotografica negli scorci più significativi del borgo antico di Barni per raccontare a cielo aperto la comunità e la sua storia, i suoi oggetti di un tempo, senza fare code, 24 ore su 24. 

Una retrospettiva che dà modo ai visitatori di entrare nelle radici di una comunità eletta a simbolo dell'Italia più genuina in uno scenario ambientale naturale e rilassante. Antichi mestieri, oggetti d’altri tempi, dialetto lombardo, tornano nelle strade di Barni da protagonisti in linea con l’obiettivo della Regione Lombardia di riscoperta e tutela della lingua, delle tradizioni locali, della promozione del territorio e della sua conoscenza.  

Per questo Barni il 30 settembre e il primo ottobre è fa festa. Per rivivere l'atmosfera di un tempo nelle 13 corti aperte per l’occasione lungo il percorso fotografico tutto il paese è addobbato a festa. Con l’aiuto di mediatori locali dialettali si possono apprendere usi e costumi di un tempo grazie ai mediatori linguistici dialettali che accompagnano i visitatori lungo il percorso fotografico e nella conoscenza della realtà locale e della sua lingua (durata 45 minuti). Nelle 13 corti aperte per l’occasione si vivono scene di vita contadina grazie alla presenza di 60 figuranti del Gruppo Folcloristico della Val Cavargna che, ospiti speciali i Vallassina, preparano anche degustazioni di piatti tipici che riportano ai sapori della tradizione lombarda. Dagli gnocchi fatti a mano al voltadel e alla matuscia, due piatti tipici della Val Cavargna, dalle castagne bollite alla rasumada (uovo sbattuto con vino), dal caffè del pugnatin (ricetta dei nostri vecchi) al formaggio zancherlin, fino alla medrical, caramella di zucchero alla genziana che si vanno ad aggiungere alle specialità locali preparate dagli Esercenti e Associazioni locali.  Il programma del fine settimana è molto intenso.
Grande spazio viene dato al canto popolare capace di aggregare le persone e mantenere viva la tradizione con diversi momenti musicali e due concerti gratuiti.  Si inizia sabato 30 settembre alle ore 14 alla Scuola dell’Infanzia di Barni con il convegno “Canto popolare.
Esperienze a confronto” a cui partecipa la Corale Bilacus di Bellagio, il Coro Gruppo Alpini di Canzo, il Coro Cumpagnìa di Nost di Canzo e i Sulutumana e Antonello Marieni. La giornata entra nel vivo alle ore 16 nella piazza della Chiesa con l’inaugurazione del Percorso fotografico Un paese in posa alla presenza delle Autorità Locali, di Giulia Caminada, ideatrice del progetto, e di Cristina Cappellini, Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia. Anche i visitatori possono esprimere la loro gioia cantando alcune canzoni popolari durate diversi momenti musicali come le improvvisazioni di canto popolare sabato alle 16,15 in Piazza Pio XI e il concerto di Livio Gaio Van de Sfroos Tribute Band alla sera alle 20.30. Domenica si prosegue con uno stage di canto popolare polifonico con l’Associazione Voci di Mezzo a partire dalle 14 e alle 16, con il concerto dei Sulutumana. 

La scoperta delle tradizioni e della galleria fotografica prosegue per tutta domenica 1 ottobre dalle 9 alle 18 quando è previsto un Mercatino a KM 0 dove comperare prodotti enogastronomici e artigianali o visitare uno dei gioielli di Barni: la graziosa chiesetta romanica di San Pietro e Paolo, luogo di culto che domina il borgo antico e prima classificata nella provincia di Como tra "I luoghi del cuore" del FAI. Per poter iniziare gli interventi di rifacimento programmati gli abitanti e i villeggianti hanno un intenso programma di iniziative atte a raccogliere i fondi necessari tra cui una lotteria con ricchi premi. 

“Un paese in posa” è l’occasione per scoprire il centro storico di Barni anche dopo il fine settimana di festa. Esso riserva ai visitatori attenti alle vestigia del passato molti scorci discretamente conservati, tipici dell’architettura spontanea contadina come lobbie, portali con pregevoli contorni in pietra, cortili, edicole sacre, vicoli con sottopassi a volta che hanno conservato il loro aspetto tortuoso originario.
E godere del clima familiare, di ospitalità, di accoglienza, di amicizia e di condivisione, di cordialità tipica contadina pervade Barni e tutto il territorio circostante. “Un paese in posa” è un esempio sotto gli occhi di tutti di valorizzazione dell’identità culturale del Triangolo Lariano e del paesaggio come patrimonio naturale, sociale, monumentale, artistico. Con questo progetto il dialetto torna nelle vie, riemergono le radici di una storia secolare ricca di gusto e tradizioni, come elemento di rilancio culturale e turistico del territorio del Triangolo Lariano.
L'appuntamento è di quelli da non perdere: Barni riserva mille e una sorpresa...

Marco Fioroni - Presidente di CulturaBarni e Direttivo

È con orgogliosa soddisfazione che CulturaBarni presenta questa iniziativa frutto della collaborazione con Giulia Caminada, con la Regione Lombardia, la popolazione della comunità di Barni e le Associazioni. Un museo foto–etnografico, all’aperto, senza biglietti, senza file, aperto 24 ore su 24, dove la fruizione delle immagini e dei contenuti, è arricchita dal contesto del centro storico, espressione dell’architettura spontanea contadina medioevale. La costante compresenza della lingua locale accompagna il visitatore nella pace e nella quiete dei nostri vicoli. Qui è possibile scoprire, o anche solo ricordare, oggetti della vita quotidiana di un tempo e, spesso, evocativi di piacevoli reminiscenze legate all'uso che da bambini ne avevamo visto fare dai nostri nonni. L'evento spazia dal canto popolare alla riproposizione da parte del Gruppo Folcloristico Val Cavargna di scene di vita contadina nelle corti e nelle vie del centro storico. L'iniziativa si è aggiudicata il patrocinio e il coinvolgimento degli enti pubblici, partner e sostenitori ai quali va il nostro ringraziamento. Insomma un appuntamento da non mancare. Barni e la sua gente Vi aspettano numerosi!

Cristina Cappellini - Assessore alle Culture, Identità e Autonomie
Patrimonio identitario e prezioso veicolo comunicativo, la lingua lombarda, in tutte le sue declinazioni e varietà, è una risorsa da tutelare e salvaguardare.
Con l’approvazione delle linee strategiche per la cultura messe a punto dalla nuova legge regionale “Politiche regionali in materia culturale – Riordino normativo”, Regione Lombardia ha introdotto tra le priorità in campo culturale proprio la salvaguardia e valorizzazione della lingua lombarda, componente essenziale dell’identità sociale e storica del nostro territorio, che si esprime nella grande varietà delle singole voci locali. Queste sono, per la loro originalità e peculiarità, tratti distintivi delle comunità lombarde ed è importante che, anche attraverso azioni sperimentali, ne siano favorite la conoscenza, lo studio, la valorizzazione e ne sia garantita la trasmissione alle future generazioni.
Per queste motivazioni e per la qualità del progetto, Regione Lombardia sostiene ”Barni. Un paese (lombardo) in posa. Ritratto linguistico di una comunità” e la performance di lingua locale “Il dialetto torna per le vie”, in programma nei giorni 30 settembre e 1° ottobre 2017, un percorso linguistico-culturale ideato e realizzato dall’Associazione culturale CulturaBarni, che vede collocate in vari punti e lungo le strade di Barni le fotografie scaturite da una recente sperimentazione fotografica intitolata “Un paese in posa”, in cui sono ritratti ben 700 abitanti del luogo.
Il percorso dei ritratti segue, contemporaneamente, un circuito toponomastico, linguistico, ergologico e gastronomico per far rivivere il vecchio nucleo del paese; ogni corte inoltre propone un antico mestiere con facilitatori linguistici dialettali e mediatori culturali esperti.
Sarà quindi una vera e propria festa all’insegna della riscoperta del dialetto e delle nostre radici culturali, con spettacoli di musica popolare per le vie del paese e nei principali luoghi pubblici, locali, ristoranti ed angoli all’aperto di particolare bellezza. Ma non solo le tante attività performative animeranno il paese in questa particolare occasione, accanto a queste anche momenti di approfondimento come il convegno dedicato al canto popolare in collaborazione con la Rete Italiana di Cultura Popolare. Un programma molto ricco e di alto pregio a cui destino tutto il mio plauso e il mio augurio di grande successo. “Il dialetto torna per le vie” è una vera e propria testimonianza volta a tutelare un tassello fondamentale dell’identità di tutta la Vallassina e della Lombardia, un’iniziativa in grado di raccontarne la storia e le tradizioni, obiettivo mai sopito e oggi più che mai doverosamente istituzionale.

Patrizia Mazza - Presidente Comunità Montana Triangolo Lariano
Ci sono molti modi per raccontare la storia di un Paese: quello degli archivi, delle commemorazioni, dei racconti tramandati di generazione in generazione e così di seguito. La via scelta da Un paese in posa. Gh’eva una volta a Barni è certo più affascinante, di sicuro più originale, forse unica. Rivedersi e rievocare il trascorrere del tempo, attraverso le immagini dell’esposizione fotografica a cielo aperto   realizzata da CulturaBarni, con gli scatti di Giulia Caminada lungo le vie del paese, è qualcosa che coinvolge ciascuno di noi. Persone ed oggetti prendono vita e ci fanno riscoprire le nostre origini legate ad un territorio che è un’eccellenza riconosciuta ed ammirata in tutto il mondo. Il progetto realizzato a Barni, che ha unito le sinergie di molti, rappresenta un patrimonio culturale e sociale collettivo, che merita di essere condiviso e che rende orgoglioso l’intero Triangolo Lariano. 

Mauro Caprani - Sindaco di Barni 
Un tempo vi erano solo le cartoline a rappresentare i luoghi, di soggiorno piuttosto che di dimora; poi vennero le pubblicazioni e, in tempi recenti, il web. Indistintamente ognuno di questi mezzi di comunicazione ha avuto quasi esclusivamente quale oggetto e messaggio da veicolare un luogo o un paesaggio quale rappresentazione di fascino o di una emozione. Il Colosseo significa Roma, Piazza San Marco Venezia, Ponte Vecchio Firenze. Testimonianze si destinate a durare all’infinito e quindi da assurgere quale assoluto manifesto per la rappresentazione ideale e identitaria di una società, prettamente urbana, ma nelle quali l’oggettività ha il sopravvento sulla soggettività, su coloro cioè che nel tempo ed a vario titolo hanno “costruito” quel manifesto.
L’idea di voler rappresentare una comunità con i suoi protagonisti e non già o non solo con i luoghi di dimora racchiude da sola in sé la vera differenza con la società così come intesa nei nostri Paesi, sinonimo cioè di realtà depositaria di valori, di tradizioni del passato da trasmettere in un prossimo futuro; valori condivisi tra persone che sentono di essere legate assieme da una comune esperienza. Fermamente convinto che la perdita delle comunità abbia prodotto un declino negli standard morali, una maggior instabilità sociale ed una eccessiva individualità, auspico che il processo di deurbanizzazione in corso possa riportare le persone ad un legame comune fatto di esperienza, identità e valori. Una comunità espressione di volti soprattutto.

Giulia Caminada - Ideatrice del progetto “Un Paese in posa” 
Il progetto fotografico “Un paese in posa. Ritratto fotografico di una comunità” è stato un susseguirsi di azioni comunitarie che ora trova, nella galleria fotografica a cielo aperto lungo le vie del vecchio nucleo di Barni, un altro dei suoi momenti significativi. Tornano per strada 40 oggetti perduti, in uso a Barni anche solo fino a una quarantina di anni fa e gettano un ultimo sguardo su una socialità genuina ma in via di una inarrestabile, forse giusta, trasformazione. Non il paese, non il tessuto urbano, non le vie e i monumenti a fare da sfondo alla ricerca, ma singoli sguardi, pose solitarie o di piccoli gruppi posti su fondo neutro, estrapolati dalle difese offerte da sempre dalle proprie mura. E gli oggetti. A testimoniare che le cose hanno un'anima, sono pegno della reciprocità e del ricordo. Ad essi è legata la memoria storica della gente, soprattutto di quelle generazioni che hanno vissuto da protagonisti il passaggio dalla civiltà della parsimonia a quella del consumismo, che proprio in questi anni è attraversata da una profonda crisi. L'avvento dell’era industriale ha quasi cancellato la cultura contadina, della quale si conservano ancora deboli ma significative tracce sparse qua a là. Oggetti conservati negli scantinati, in qualche ripostiglio, nelle antiche corti, sono ancora presenti a Barni e hanno conservato l’antica destinazione d’uso ma non sappiamo più quale fosse la loro primitiva funzione, soppiantati da attrezzature moderne. L'aver cercato di accoppiare persone e cose è un ritratto della memoria e una lettera al futuro. Interagire con gli abitanti del paese con la macchina fotografica mi ha permesso di trasformare un rito in una fabbrica di valori, di usare uno strumento visivo per rinsaldare concretamente i legami sociali. Non solo fra me e le persone fotografate, ma anche fra le persone che hanno voluto essere parte del progetto. Il filo conduttore è stato il sorriso. Non me l’aspettavo, ma in fondo lo speravo ed ero curiosa di vedere quale sarebbe stato l’effetto al momento conclusivo della mia antropologia della fotografia in cui le persone si sarebbero rispecchiate nelle fotografie esposte lo scorso anno in mostra e pubblicate nell'omonimo libro fotografico. Ora, con la galleria a cielo aperto, gli oggetti e il loro suono dialettale tornano nelle vie e per questo sono grata al paese, che con entusiasmo ha accolto la sua realizzazione, e a CulturaBarni, che ha voluto realizzarla. Perché continui, si concluda e ricominci il gioco identitario di una comunità.

A proposito di Giulia Caminada
Giulia Caminada, nata nel 1969 e residente a Barni, ha conseguito la Laurea in Lettere all’Università degli Studi di Milano e, oltre a dedicarsi all’insegnamento, svolge attività di ricerca linguistica e antropologica applicata alle tradizioni del focolare prealpino. Giulia ha negli ultimi tre anni approcciato la fotografia come strumento di ricerca, documentazione, comunicazione e arte. E' nato così il catalogo “Un Paese in Posa. Ritratto fotografico di una comunità”, edito da Silvana Editoriale, naturale evoluzione dell’autoritratto linguistico della comunità barnese confluito una decina di anni fa nel “Vocabolario del dialetto di Barni”. Nel 2014 è stata nominata dalla Rete Italiana di Cultura Popolare ‘Cercatrice di traccia’, figura che si distingue nella comunità per il suo lavoro di ricerca etno-antropologica e per gli studi del territorio di riferimento. 

Ettore Adalberto Albertoni - Presidente emerito del Consiglio Regionale della Lombardia
Insegnante e cultrice, nell’accezione più ampia del termine, delle tradizioni popolari, di Como e del territorio, è nata e vive nel piccolo comune di Barni. Ha già dato diverse e qualificate prove del suo amore per la sua terra e la sua gente ricercando e scrivendo su molti argomenti locali. Molto orgogliosa delle sue origini, Giulia Caminada definisce senza enfasi o retorica d’occasione «un paese sostanzialmente immutato. Una comunità di pochi cognomi e tanti soprannomi, chiusa in sè stessa, ma non ostile. Una comunità solidale in cui la lingua, quella antica, che taluni si ostinano a chiamare ‘dialetto’, le tradizioni, il gusto dell’artigianato e il senso della (poca) terra sono rimasti quasi incredibilmente saldi in un mondo in vorticosa globalizzazione». Questo è senz’altro un modo stringato ed essenziale per presentare Barni nella sua consapevole identità, sapendo collegare la storia, il costume, i valori e, soprattutto, la dignità di un paese «costruito a misura d’uomo». 
Ora la conclusione della ricerca e della sua realizzazione visiva e fotografica sta nella coralità e partecipazione vasta e condivisa da parte degli abitanti di Barni. Il visitatore che segue il percorso fotografico incontra l’identità di un intero paese attraverso le immagini collocate lungo le vie. La galleria fotografica "Un Paese in posa" contribuisce in modo concreto e positivo a riscoprire il valore dell’individuo e dei suoi oggetti nella comunità.

Fondazione Provinciale della Comunità Comasca Onlus
"Alcuni tipi assai importanti di tradizione sono propri di un luogo, e non possono essere facilmente trapiantati. Si tratta di beni preziosi, ed è assai difficile ristabilirli una volta che siano andati perduti" (Karl Popper). 
La Fondazione Provinciale della Comunità Comasca Onlus si impegna a tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale della nostra provincia e vi aspetta a Barni per scoprire la sua storia con Un paese in posa.

Lorenza Bravetta - Direttrice di Magnum Parigi
Era il 1953 quando il fotografo statunitense Paul Stand si diresse a Luzzara per ritrarre quella comunità che Cesare Zavattini, natio di quel piccolo luogo della Bassa reggiana, gli aveva suggerito come scenario ideale per documentare in presa diretta l'Italia più vera e genuina. La collaborazione tra i due diede alle stampe Un Paese, primo esperimento di libro fotografico che, al di là del significativo intreccio di arti e culture diverse, rappresentò in quel tempo uno spaccato storico e sociale dell'Italia del dopoguerra. Stand lavorò al progetto adottando il metodo etnografico, forte di una profonda interazione fra il "regista" e i soggetti, attivi e partecipativi. Quel rapporto stretto fra luogo, comunità e cultura, che sottolinea un grande desiderio di appartenenza e di identità, è alla base dell'appassionata ricerca che Giulia Caminada ha affrontato nella comunità di Barni, suo paese natale in provincia di Como. Il suo lavoro, "Un paese in posa", insieme atlante, mosaico e archivio di una realtà locale che nel corso del tempo non ha mai scordato le proprie radici, è invito alla partecipazione e affermazione di un’identità comune che scavalca ogni logica individualista. Ognuna delle 700 persone ritratte nelle oltre 400 immagini scattate da Giulia ha voluto fortemente prendere parte a un ritratto collettivo, accogliendo l’invito a compiere il "gioco performativo" necessario alla sua realizzazione. La prima consisteva nel percorrere il tragitto che conduce al teatro di posa delle riprese fotografiche: lo spostamento fisico verso il luogo prestabilito, un vicolo adiacente la parrocchia del paese, è il primo gesto di affermazione della propria volontà di partecipazione che rimandava a una sorta di processione e che anticipa un rituale. La seconda azione si compiva nel momento della messa in posa, quando ciascun soggetto si prestava alla rappresentazione di sé come individuo e come parte di un gruppo, o meglio si affermava in un’auto-identificazione e auto-rappresentazione che aggiungeva un tassello unico e specifico all’interno del grande mosaico ritratto della comunità. A rafforzare questo concetto, il fatto che molti abitanti del luogo abbiano scelto di farsi fotografare con un oggetto simbolico, caro o tradizionale, portatore di memoria o simbolo di una generazione. Come ad esempio Giovanni che, proprio come in uno dei ritratti di Stand scattato a un contadino di Luzzara, regge in mano un attrezzo agricolo, in questo caso simbolo di un’attività scomparsa ma di una "sapienza" che è sempre viva nella memoria collettiva della comunità. Il grande album di famiglia composto da Giulia Caminada è un serbatoio di vita vissuta, risultato di un accattivante progetto che risalta con grande autenticità le radici di un territorio e insieme la passione dei suoi abitanti. Barni è un paese ben impresso nella memoria e nel cuore di chi ci vive. E di chi lo vive... 

ALTRE INFORMAZIONI 

La graziosa chiesetta romanica di San Pietro e Paolo, a 5 minuti a piedi dal borgo, è aperta domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Durante l'evento è possibile fare delle visite guidate a cura di alcuni alunni delle Scuole Medie "G. Segantini" di Asso.

La Giostra Creativa mette a disposizione di grandi e piccini una tela di 25 metri da dipingere liberamente con mille colori.

A proposito della Val Cavargna → Lino Mancassola - Presidente del Gruppo Folcloristico della Val Cavargna

Il Gruppo Folcloristico Val Cavargna, Gruppo Costumi e Tradizioni della Val Cavargna, si è costituito nel 1997, raggruppando attorno a sé partecipanti provenienti da tutti e quattro i paesi della valle. L’intento era proprio quello di rappresentare la valle nel suo insieme di storia, tradizioni, usi e costumi, lingua locale. Alle spalle gli studi condotti dall’associazione Amici di Cavargna, con la creazione dell’interessantissima raccolta del Museo della Valle. Fin da subito, la popolazione della valle accolse la neo costituita associazione con entusiasmo perché, finalmente, la memoria collettiva si traduceva in gesti concreti, in attività che altrimenti, si stavano perdendo nelle pieghe del tempo. Questo fermento si tradusse ben presto nella riproposizione di antichi mestieri, di piatti tipici, di canzoni mimate che solo qualche decennio prima, rappresentavano la quotidianità della valle. A distanza di 20 anni il gruppo si presenta ancora così: con mestieri antichi, sapori genuini, canzoni dialettali che accompagnavano le giornate dei loro nonni e bisnonni e che grazie al gruppo hanno ritrovato nuova vitalità. Costumi e attrezzi sono originali, e se qualcosa si rompe o deve essere sostituito, il tutto avviene con fedeltà al modello originale. Attualmente fanno parte del gruppo 70 persone di cui 50 attive nella riproposizione di mestieri antichi. 60 di noi, il 30 settembre e l’1 ottobre, sono a Barni per l’inaugurazione dell’Esposizione a cielo aperto Un paese in posa, collaborando con CulturaBarni e con il paese alla riproposizione di scene di vita contadina che portano per le vie gli antichi mestieri, il canto popolare e la lingua locale.
Per rivivere l'atmosfera di un tempo nelle corti e lungo il percorso fotografico, il Gruppo Folclorico della Val Cavargna prepara una degustazione di piatti tipici che riportano ai sapori della tradizione. Dagli gnocchi fatti a mano al voltadel e alla matuscia, due piatti tipici della Val Cavargna, dalle castagne bollite alla rasumada (uovo sbattuto con vino), dal caffè del pugnatin (ricetta dei nostri vecchi) al formaggio zancherlin, fino alla medrical, caramella di zucchero alla genziana. 
E' gradita un'offerta.

Ecco le corti aperte: 

Purteghett de Giopass (mostra documentazione)
Curt de Mabila (ciabattino)
Curt del Barna (magnan)
Curt de la maestra Verri (arrotino e ricami)
Curt del Ceola (documentazione sull'emigrazione)
Curt del Mancin (trapunta, lavorazione della lana)
Era de Bert (castagne, café del pugnatin)
Vicul di Fiuur (paisan, lavorazione latte, scalpellini)
In del Bulgia (lavorazione del legno e contrabbando)
Giardin di Ghisi e giazzera de Beniam (pastori)
Curt di Marenda (massaie con voltadel e gnocchi, ricami)
Curt di Maver (bosc e resgatt, massaie con matuscia) 
Curt di Curiun e del Secrista (lavandaie)

Durante il fine settimana è possibile visitare la Mostra fotografica “Come Eravamo 1850-1950”, fotografie sull’emigrazione, gli usi e i costumi, gli avvenimenti, mezzi di trasporto, la scuola, il servizio militare dedicate alla Val Cavargna.

COSA SI MANGIAVA A BARNI E COSA PREPARANO GLI ESERCENTI E LA ASSOCIAZIONI PER IL FINE SETTIMANA
A Barni, nel mondo contadino, se “cumpesava” ovvero 'si mangiava con parsimonia'. Il ricordo è di una cucina modesta, fatta di poche ed essenziali cose, adatte più a riempire che a soddisfare. Un mangiare povero, che ha antiche radici nelle realtà locali, fatto di magra polenta, di acido pane di granoturco (pangiallo), di minestra di verdura o di riso. Una miseria data anche dai contratti che regolavano i rapporti tra il contadino e il “padrone” i quali, in base a un’antica tradizione e legislazione, rendevano legali certe forme di sfruttamento e di oppressione nei confronti di chi lavorava la terra. 
Durante il fine settimana di festa gli esercenti e le Associazioni di Barni preparano inoltre altre prelibatezze locali:
Ristorante San Pietro Crotto - mazzafam e cazzola
Pro Loco Barni - polenta uncia, polenta e zola, polenta e missoltini, vin brulè e paradell.
Bar Sport - trippa.
Ghisal Pan - pane, pizze, focacce. 
Il Bar Sport domenica prepara la trippa, un piatto gustoso preparato ancora oggi in occasione della Fiera di Barni, a fine ottobre. Si tratta di un piatto adatto alle intense giornate di lavoro fisico, proprio come quello dei contadini di una volta, oppure ideale quando la temperatura esterna incomincia a scendere e si ha la necessità di preparare qualcosa che riscaldi. Come tutti i piatti della tradizione il trucco per la buona riuscita sta nella pazienza che si usa per la sua cottura: più cuoce e più la trippa e i fagioli s'insaporiscono a vicenda. Assolutamente da assaggiare! 
Il Ristorante San Pietro, più conosciuto nella valle come Crotto prepara il mazafàm. Difficile trovarlo nei ristoranti tradizionali, questo piatto serviva a recuperare la polenta avanzata il giorno prima. Come si prepara? Mettete in una padella olio e cipolla tagliata fine e fate appassire la cipolla. Aggiungete la polenta fredda e le patate lessate e fredde tagliate a pezzi. Schiacciarle bene in modo da ottenere un impasto sminuzzato e contemporaneamente rivoltarle nella pentola. Verso metà cottura si aggiunge formagella a cubetti, latte, sale e pepe. Il composto finale deve essere morbido e omogeneo. Un piatto unico, da non perdere. In molti lo mangiano con una scodella di latte in cui intingere il cucchiaio con il mazafàm.
La Pro Loco di Barni prepara piatti a base di polenta. Un tempo veniva preparata tutti i giorni e la si mangiava soprattutto a mezzogiorno, appena tolta dal camino. Una volta ottenuta la giusta consistenza veniva rovesciata sulla mütìna, un piatto piano ottenuto con liste di nocciolo intrecciato, o sulla basla, un piatto generalmente di legno, talvolta con interposto un sugamàn o un mantìn, ampio tovagliolo, che veniva rivoltato sopra per mantenerla calda. Un rito antico che si rinnova e genera comunità e allegria. Meglio prenotare. 

Per chi desidera scegliere ristoranti e agriturismi locali segnaliamo:
Ristorante La Madonnina di Barni - loc. Crezzo
Az. Agricola Cascina Sant'Angelo
Az. Agricola CaManin - loc. Crezzo
Nella sola giornata di domenica nel mercatino a km0 è possibile assaggiare il cibo da strada e fare altri acquisti. In vendita formaggi dell'Azienda Agricola Binda Emanuela, centrifughe da Bakhita Streetfruit, patate da Azienda Agricola Radaelli, miele e conserve da Azienda Agricola MoraSpina, miele, caramelle e infusi da Apicoltura GaGi, il biscotto Pan Mein di Barni, conserve da Azienda Agrituristica Il Pollaio Didattico, articoli in legno della tradizione da El laurà del Belaset frutti e conserve dell'Azienda Agricola Cascina Spina, patate, legna e uova fresche da Azienda Agricola Luca Paredi, tradizionali sfere di vetro dipinte, prodotti della Terra della Società agricola La Derta, e ancora caldarroste, farina di storo, noci, artigianato in pelle, forbici e oggetti in legno...

NEANCHE A UN’ ORA DA MILANO
Antico feudo dei Visconti e degli Sforza, luogo simbolo dell'economia vallassinese grazie alle sue tipiche attività agricole e pastorali, Barni è un borgo tranquillo immerso nel verde del Triangolo Lariano in provincia di Como. Situato a 635 mt di altitudine, rivive in ogni suo scorcio le radici di una storia secolare ricca di gusto e tradizioni. Residenti, amici e villeggianti sono molto legati al paese e sono impegnati per tenerlo vivo e attivo anche attraverso diverse Associazioni: la Pro Loco, il Gruppo Alpini e l’Associazione CulturaBarni. Durante tutto l’anno il calendario di eventi culturali, sportivi e di intrattenimento è molto fitto e il paese è davvero un esempio virtuoso di accoglienza sia per chi ci vive, sia per chi trascorre le vacanze. Ecco le principali e più particolari:

Vendita all'incanto per la ricorrenza di S. Antonio in Gennaio
Festa Patronale Santi Pietro e Paolo in Giugno
El paes de scuprì - Giornata pedonale. Dal 1992, visita ai cortili e agli allestimenti nel centro storico in Agosto
El gir di cent fo - Dal 1972. Una delle più antiche marce non competitive nel mese di Agosto.
Caccia al tesoro sulla base di testi dialettali nel mese di Agosto.
“Allegra…mente”, attività per bambini tra cui il torneo di bocce “El vecc e’l bagai” in Agosto.
Festa della montagna - grigliata e divertimento a Crezzo nel mese di Agosto.
Intrattenimenti danzanti di vario genere con degustazione di specialità locali nei mesi estivi.
Palio dei quatru cantun in Luglio e Agosto.
Tornei sportivi (Calcio, pallavolo, bocce, giochi della tradizione).
Castagnata a Ottobre.
Tradizionale fiera di merci e bestiame all'ultimo lunedì di Ottobre.
Ricorrenza del servo di Dio, Don Biagio Verri in Ottobre.
Mercatino di Natale e lancio dei palloncini per i doni dei bambini l’8 Dicembre.
Arrivo di Babbo Natale il 24 Dicembre.
Biblioteca Annamaria e Nino Maestroni presso il Municipio secondo piano aperto il martedì dalle 20,30 alle 21,30 e sabato dalle 9,30 alle 10,30. 
Ampio parco giochi aperto tutto l'anno.

Oltre ai numerosi momenti di intrattenimento, tutta Barni si impegna nel mantenimento e la riscoperta delle tradizioni locali, dello sviluppo culturale, dell’inclusione di grandi e piccini nella comunità e della salvaguardia lingua locale.
Barni e i Barnesi amano un turismo consapevole che dà valore alle piccole cose e che apprezza la genuinità e la spontaneità, la bellezza della natura e la vita tranquilla di un borgo di montagna che mantiene intatte le sue caratteristiche e si presta come meta per rilassarsi a pochi passi dai grandi centri urbani limitrofi (Como, Lecco, Milano, Monza e Brianza, Bergamo, Varese).  Barni riesce sempre di più ad offrire ai suoi ospiti un soggiorno di divertimento e di quiete, le sorgenti di S. Carlo e S. Luigi di acqua purissima, selve di castagni e tante passeggiate nel verde verso le alture circostanti che dominano il paese affacciandosi sul Lago di Como con scorci mozzafiato, il tutto a meno di un’ora da Milano. Due testimonianze del passato sono certamente degne di menzione.
Barni conserva, ancora pressoché intatto nella sua fisionomia, l’unico castello della Vallassina sopravvissuto alle vicissitudini della storia. Oggi dimora privata, appartenne fra gli altri agli Sfondrati, ultimi Baroni della Vallassina ed è collocato su un’altura a dirupo sul Lambro a nord dell’abitato. Si possono ancora ammirare dall’esterno le mura che conservano le feritoie degli spalti dalle quali operavano i difensori. Il Castello era del tipo “a ricetto” cioè destinato a ospitare la popolazione e il bestiame in caso d’invasione e ai quali era riservata la cinta muraria inferiore, mentre, in quella superiore si trovavano il castellano e la guarnigione. Ben conservato il mastio e i resti di un’altra torre sul lato ovest della cinta muraria attraverso le cui tre porte passava l’unica strada che metteva in Vallassina e qui concepito come fortificazione di sbarramento in seguito ampliata con palazzo baronale nel XIV secolo.
Il cuore dei barnesi batte forte per la Chiesa Romanica dei SS Pietro e Paolo, che ha ottenuto 2.122 voti nel corso dell’ottava edizione de “I Luoghi del Cuore” il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare promosso dal FAI - Fondo Ambiente Italiano e Intesa Sanpaolo. La data del XII secolo è quella riferita agli elementi certi, ma il nucleo originario medioevale, il più antico, costituito dal campanile e dalla porzione più orientale comprendente l’abside, quasi con altrettanta certezza, risale al X secolo, così come emerge dagli studi di Edoardo Arslan nella sua “Storia di Milano” edita nel 1954 da G. Treccani. A testimoniarlo l’abside ancora a forma semicircolare (nelle chiese bisogna aspettare la fine del XII secolo per vedere affermarsi l’abside a forma quadrata) e il fatto che il campanile sorge in posizione staccata di ben nove metri, ruotata con un’angolazione autonoma rispetto al corpo più antico della Chiesa, nella quale fu inglobato dai successivi ampliamenti. Gli affreschi che decorano le pareti appartengono a vari periodi e si trovano sovrapposti a quelli originari molto deteriorati, fra i quali spicca una rarissima rappresentazione di S. Lucio. Nella sua visita pastorale del 20 ottobre 1570 San Carlo Borromeo parlò delle pareti della Chiesa interamente coperte di pitture, oggi purtroppo rovinate a causa della loro antichità. Sembra giusto pensare che tali dipinti siano quindi molto anteriori ai tempi di San Carlo e risalgano, quantomeno, al XIV-XV secolo. Pregevole, anche se ormai depauperato dai furti nelle sue componenti migliori, un altare ligneo dorato risalente al ‘700. Degne di nota inoltre le due campane che, secondo le iscrizioni vennero fuse nel 1420 la minore e nel 1454 la maggiore, due date che ne fanno le più antiche giunte sino a noi fra quante sono note nell’intera provincia di Como. L’insieme di questo patrimonio artistico richiede allora un radicale intervento di rifacimento.

PASSEGGIATE ED ESCURSIONI NEI DINTORNI DI BARNI 
Per chi ama passeggiare e scoprire angoli suggestivi Crezzo è sicuramente una tappa piacevole, anche per lo stupendo panorama sul Lago di Como, ramo di Lecco. La frazione di Barni è un minuscolo nucleo abitato circondato da ricchi pascoli e rigogliosi boschi di castagno ed è resa ancora più affascinante da un incantevole laghetto circondato da mucche che pascolano placidamente. Da Crezzo è possibile raggiungere il Crott del Castel de Leves, altura a precipizio sopra Onno che domina il ramo lecchese del Lago di Como e che conserva alcuni resti dell'omonima fortezza. Il Castel di Leves, storicamente il quarto castello dell'abitato di Barni, serviva come punto di avvistamento e segnalazione tra l'alto lago, Lecco e la Vallassina nonché con tutte le altre torri e fortificazioni sul lago (Gravedona, Musso, Rezzonico, Bellagio, Dervio, Vezio di Varenna, Esino, Mandello, Abbadia).
Il punto, fra i più panoramici e poco conosciuti del Triangolo Lariano, si raggiunge abbastanza comodamente dal sentiero che sale da Barni a Crezzo, svoltando a sinistra poco prima della Madonnina. La bellezza del luogo e la suggestiva panoramicità fanno sì che molto chiamino questo punto panoramico “il Paradiso”.  
In prossimità del sentiero che si snoda sulle pendici del Crott del Castel de Leves sorge il memoriale per ricordare le vittime del volo Milano – Colonia precipitato nel 1987 quasi sulla verticale dell’abitato di Onno.
Sempre da Crezzo sono facilmente raggiungibili le cime del Monte Colla e dell’Oriolo da dove si può godere una splendida vista su di un ampio scorcio dei colli brianzoli. Per raggiungere queste località ci si imbatte in due alberi monumentali:
- El Castanun de Buncava, un castagno secolare di enormi dimensioni situato nella zona di Buncava sulla strada per la Madonnina;
- El Fóó di Drizz, un enorme faggio, legittimo erede del secolare “Foo de Barni” che fa parte dello stemma di Barni, quest’ultimo abbattuto nel 1926 a causa di una tromba d’aria. Oltre agli alberi monumentali a Barni sono presenti massi erratici di notevole rilievo:
- La Cadrega del Diaul, comodamente raggiungibile in quanto situata sulla strada che dall’abitato porta a Crezzo, molto affascinante per via della sua particolare forma e per la suggestione data dalla leggenda e agli eventi veri o verosimili dei quali è stata al centro nei secoli passati.
- El sass de Prea Nuelera, un masso enorme situato sul sentiero che porta a Spessola dalla Valle del Tarbiga, raggiungibile con più difficoltà rispetto ai più famosi Sasso Lentina e Pietra Luna. 
Risalendo dalla parte ovest dell’abitato si raggiunge l’Alpe Spessola, un valico collocato sul Sentiero n.1, la dorsale del Triangolo Lariano che collega Bellagio con Brunate. Si raggiunge dall’abitato di Barni in un’ora circa, tramite un sentiero, dal quale è possibile con piccole deviazioni, raggiungere la valle del Tarbiga dove si possono ammirare alcuni affioramenti fossili di conchiglie bivalvi e conglobazioni di madrepore. Percorrendo il Sentee de Munt per l’Alpe Spessola, si raggiunge il dosso, dove, fino al 1926, troneggiava il gigantesco faggio secolare “Foo de Barni” la cui sagoma si dice fosse visibile a occhio nudo sin dagli ex bastioni di Porta Venezia in Milano. 
Giunti all’Alpe Spessola, punto di notevole panoramicità, si può scendere al Piano del Tivano oppure salire sino a raggiungere la vetta del S. Primo, il maggior rilievo montuoso del Triangolo Lariano. Dall’Alpe Spessola si può tornare in paese passando dal bivacco di Scengher con l’omonima cappellina votiva tanto cara ai barnesi e godersi un bel panorama su tutto l’abitato.

LETTERATURA LOCALE 
→ Vocabolario del dialetto di Barni. Nell’ambito di una ricerca in collaborazione con la cattedra di Sociolinguistica dell’Università Statale di Milano - Bicocca, il paese ha saputo salvaguardare la propria lingua locale raccogliendola in un Vocabolario corredato dalla dizione fonetica internazionale secondo le metodologie della dialettologia della percezione. 
→ Toponimi di Barni. Un’opera, completa di cartografia, che raccoglie i Toponimi storici identificativi anche della più piccola porzione del territorio.
→ Un paese in posa. Ritratto fotografico di una comunità. Un libro fotografico che raccoglie seicento ritratti in bianco e nero di abitanti di Barni che, con la loro posa, hanno voluto dar forma al sentimento di identità e di appartenenza.

CONSIGLI PER UN SOGGIORNO PERFETTO – Benvenuti a Barni
Az. Agricola Binda Emanuela – produzioni formaggi
Az. Agricola Camanin – Crezzo - https://www.camanin.net/  
agriturismo e spaccio formaggi di capra
Az.Agricola Vadema  di Boveri Laura – allevamento bovini
Az. Agricola Pandiani Elsa -  vendita verdure 
Az. Agricola Radaelli – vendita patate e legna
Bar Sport - bar, edicola, pizzeria 
B&B il Bracconiere - bed & breakfast familiare
Cascina Sant’Angelo – Az. Agricola e agriturismo familiare -  http://www.cascinasangelo.it/
Ghisal Pan – panificio e rivendita
Ristorante la Madonnina con vista lago Località Crezzo -  http://www.ristorantelamadonnina.it/ 
Ristorante San Pietro – Crotto Barni – trattoria “come una volta” e gioco bocce
Tabaccheria Zanardi Debora – tabaccheria, idee regalo e molto altro 
The best place to visit Como Lake - casa vacanze

COSA VEDERE NEI DINTORNI – BENVENUTI NEL TRIANGOLO LARIANO
Chiesa di Sant'Alessandro - Lasnigo 
Museo del Ghisallo -  Magreglio
Chiesetta del Ghisallo, Patrona dei ciclisti - Magreglio
Bellagio, la perla del Lago di Como
Monte San Primo 
Parco avventura al Piano Rancio http://www.jungleraiderpark.com
Altre info su http://www.triangololariano.it/

A PROPOSITO DI CULTURABARNI
CulturaBarni è un'Associazione no profit costituita nell'aprile 2013 da un gruppo di volontari, dopo l'importante lavoro svolto alla Biblioteca "Annamaria e Nino Maestroni", da loro stessi avviata e aperta al pubblico. 
Forti di questa esperienza il gruppo ha deciso di rafforzare l'impegno creando un progetto culturale che diventasse punto di incontro e aggregazione per la promozione di iniziative sul territorio. 
Dalla salvaguardia e conservazione della tradizione locale alla sua divulgazione, conoscenza e valorizzazione, in sinergia con gli enti pubblici e le altre associazioni presenti in loco. 
Attività a supporto che si sviluppano in una serie di ambiti, tra cui:
gestione strutture bibliotecarie; promozione archivi documentali, fotografici, storici e letterari;
eventi culturali, convegni, conferenze, seminari, mostre, rassegne, concorsi, concerti, lezioni, visite guidate; 
partecipazione a eventi similari proposti da altri enti culturali; promozione di ricerche nel campo della cultura locale; 
pubblicazioni attività di aggregazione di persone ed enti con attività e stessi principi;
ricerca sul territorio, le sue risorse, la loro tutela e divulgazione; 
attività di educazione e formazione su temi storici, geografici, usanze, tradizioni, arte;
promozione interventi di recupero, restauro, valorizzazione di monumenti;
testimonianze storiche e architettoniche;
iniziative per valorizzare ambiente e natura;
organizzazione manifestazioni, fiere, escursioni, eventi sportivi, folkloristici volti a promuovere la comunità e il suo sviluppo;
sensibilizzare la collettività sulla qualità dell'attività turistica locale; 
organizzazione e promozione dell’evento “El paes de scuprì – Giornata Pedonale”, giunto alla sua 26esima edizione;
collaborazione con la ricercatrice Giulia Caminada per il progetto “Un paese in posa” e l’ideazione del successivo percorso fotografico.
Associarsi a CulturaBarni costa solo 10€

 

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