Como

Como e il suo territorio

Arrivando qui si sente subito l’odore del lago, intenso e sonnolento, che vena  l’aria di qualcosa di diverso, che permea l’atmosfera come un sigillo. Il lago con le sue storie, le sue usanze e le sue leggende, con le sue contraddizioni, i suoi riflessi. Questo specchio d’acqua, porzione illusoria di cielo, che attira o respinge, ma che inevitabilmente non lascia mai indifferenti. Su questo specchio, una costellazione di piccole perle, luoghi indimenticabili dell’ispirazione e del ricordo.

Terra di artisti e scienziati… Siete in cerca di ispirazione? Venite qui, prendete un bel respiro, lasciate fare al lago.
Verrebbe naturale dire questo, considerando e scoprendo il notevole numero di letterati, scienziati, artisti che sul lago nacquero, vissero tutta la vita o solo una parte di essa e comunque lo portarono dentro, con sé, perpetua fonte di ispirazione di un mondo interiore dai meccanismi invisibili.
La scintilla dell’ispirazione scientifica, è il caso di dirlo portò  Alessandro Volta, il noto scienziato comasco che inventò la pila, dopo curiosi esperimenti sulle rane e a scoprire quello che oggi è per noi una realtà quotidiana, il gas metano. A lui la scienza ha intitolato il volt, l’unità che è per la tensione elettrica quello che è il metro  per la distanza, e Como, sua città natale, gli ha dedicato una via, una piazza, una statua e un interessantissimo, piccolo edificio detto Tempio Voltiano che racconta la sua vita e le sue scoperte, molte delle quali visibili all’interno del museo. E poi Plinio il Giovane, Plinio il Vecchio, scienziati dell’antichità, e ancora Paolo Giovio e Benedetto Giovio, fino a personaggi della storia, affascinanti come Filippo Turati, compagno di Anna Kulishov e architetti del calibro del futurista Sant’Elia, come si vede, un panorama davvero variegato.
Il resto è natura, storia, arte, religione. Anche perché la bellezza di Como e provincia è proprio quella di avere a disposizione mille e mille itinerari che non sono mai isolati, ma che si intrecciano l’uno con l’altro in perfetta armonia. Così, trovandovi sulle orme di Volta, potrete approdare a Brunate, dove apprezzare anche l’inedita vista di Como e del suo lago, magari proprio nel punto dove Volta stesso spesso si fermò, detto non a caso “balcone delle alpi” per il panorama che offre, e riconoscere l’antica pianta della città di Como che dall’alto appare con geometrica nitidezza.

Brunate è come una perla scivolata via da una collana, che, con fascino intrigante, conduce ad altre perle sparse sulle rive del lago. Nei suoi pressi non a caso si incontra la deliziosa Chiesa di Santa Maria del Tiglio, in località Gravedona, dove Volta passò molte volte, e probabilmente ammirò la piccola chiesa dall’alto campanile, così alto e slanciato quanto insolito, o il discreto profilo della terra nel luogo indefinito e un po’ magico dove si incontra con l’acqua del lago. Altri scorci di incredibile bellezza si scoprono procedendo man mano, ognuno differente, con una speciale particolarità che lo rende unico, come il ponte sul Telo in località Argegno, o la delicata bellezza di località come Menaggio, dove immergersi completamente nell’atmosfera del lago e della sua vita tipica, con i suoi prodotti e le sue caratteristiche,  con la gradevole possibilità di passeggiare per le tipiche vie alla ricerca delle botteghe artigiane che producono manufatti in legno e in seta, soprattutto nella zona di Como.

C’era una volta il Grand Tour
C’era una volta non significa che non ci sia più. Cambiano le facce, i mezzi di trasporto e il modo stesso di viaggiare, ma che i visitatori da tutto il mondo abbiano amato e visitato questa zona è un dato di fatto. Una volta i giovani di buona famiglia usavano intraprendere il cosiddetto Grand Tour, un viaggio che toccava i luoghi di principale interesse ritenuto indispensabile per la formazione culturale. Ogni tanto qualcuno di questi giovani uomini o donne si armava di pannelli e si soffermava di più in qualche luogo che lo aveva catturato, e questo sul lago avveniva di sovente. Oggi il turismo è cambiato, ma il fascino di questi luoghi è rimasto intatto e perfetto persino con le sue leggende. Infatti l’Isola Comacina, raggiungibile col battello, in una posizione ideale coniuga il fascino un po’ arcano delle antiche vestigia del passato coi suoi resti archeologici con l’aspetto magico e misterioso di riti propiziatori, che vengono compiuti in una locanda ormai da secoli per scongiurare una misteriosa maledizione.
Ecco che allora, seguendo l’impalpabile filo di Arianna delle leggende, si arriva a toccare una città che non sparisce come la fata morgana se sfiorata dallo sguardo, ma che da sé racconta la propria storia, fatta di edifici, storie, un castello ed anche eventi leggendari, come quelli che circondano la tormentata vicenda di un membro della famiglia Torriani.
Como è una città che ben rappresenta la varietà del suo territorio, sin dall’epoca romana in cui fu fondata, come testimonia anche l’originario tracciato secondo l’urbanistica romana. Anche qui si può visitare un po’ di tutto, perché Como presenta sfavillanti testimonianze di epoca medievale e rinascimentale, a testimonianza della vivacità della sua storia attraverso i secoli.
Imperdibili considerando l’architettura religiosa, sono le Chiese come S. Abbondio, splendido esempio del Romanico, con i suoi bellissimi affreschi, e le sue forme gentili, la Cattedrale, con le originali statue di Plinio il vecchio e di Plinio il Giovane poste sulla facciata, due comaschi dell’antichità e che vanta al suo interno affreschi di pittori celebri come il Luini e il Morazzone. La Piazza su cui questi edifici si affacciano, appartiene alla parte antica della città e rappresenta con il suo Broletto un piccolo concentrato di architettura civile e religiosa dell’epoca.
Un itinerario alla scoperta della città non può che spingersi anche un po’ oltre, fino alla Torre del Baradello, sita su un’ altura che sovrasta Como. dove si può ammirare, avvolti da una natura rigogliosa e frusciante, quel che rimane di un castello fortilizio edificato addirittura da Federico Barbarossa, attorno al quale gravita una cupa fama di prigione. Proprio qui Napo Torriani fu richiuso, esposto in una gabbia all’aperto per più di un anno e mezzo, fino a che la fame e le privazioni non lo condussero alla morte; la storia del castello viene poi ricordata ogni anno nel corso di una manifestazione caratteristica che prende il nome di “Palio del Baradello”, nel mese di Settembre.

Non solo lago…ma anche ville e castelli
Questo breve itinerario mostra come il lago sia il centro attorno a cui si raccolgono tanti deliziosi luoghi, e una meraviglia di per sé.
Naturale dunque che anche il lago di Como abbia una sua storia. Solo che a raccontarla non sono le pagine un po’ ingiallite di un libro, ma le montagne che lo abbracciano. Il lago, infatti, come molti bacini lacustri del Nord, nacque da un ghiacciaio che con le sue lingue di ghiaccio azzurro una volta ne occupava la zona.
La particolarità di questa area così vasta è di essere ricca di suggestioni diverse e a volte opposte, che ricordano al visitatore incredulo che la Provincia di Como non è soltanto “lago”.
Basta davvero poco per passare dai pesci che guizzano nell’acqua coi loro riflessi ai salti vispi di camosci dagli occhi neri, dai bagni di sole sul lago alle piste da sci. Per rendersene conto basta alzare lo sguardo. Ecco le vette innevate che si riflettono nelle acque.. Non a caso nella stagione invernale la Valle d’Intelvi e la zona di Bellagio vantano piste da sci sia per il fondo che per la discesa e indimenticabili passeggiate sui sentieri nelle altre stagioni,  inerpicandosi su sentieri contrassegnati con differenti livelli di  difficoltà tra cui ognuno potrà scegliere il proprio livello e cimentarsi. L’Alta Via del Lario ad esempio offre anche la possibilità di appoggiarsi a spettacolari e confortevoli rifugi spesso situati in posizione panoramica, come la Via del Lario, che si snoda tra le montagne consentendo un itinerario con facili discese verso il lago e la  possibilità di percorsi di trekking o di mountain bike. Per comprendere come la cultura ciclistica sia qui radicata, basta pensare che a Passo Rancio si trova il Santuario della Madonna che protegge i ciclisti, chiamata la Madonna del Ghisallo.
Se poi improvvisamente dovesse cogliervi quel senso di malinconia soffusa e romantica dinanzi alla vista del lago, la sensazione che si prova di aver lasciato indietro qualcosa, il modo migliore per provvedere sarà senza ombra di dubbio una bella passeggiata, magari anche in moto o in macchina come i giovani del Grand Tour, per visitare le ville meravigliose che sembrano appena uscite da un romanzo decadente.
A Bellagio, picolo paese in posizione panoramica, non a caso ricchi e patrizi fecero edificare per le loro vacanze ville magnifiche come Villa Giulia, splendido esempio di stile neoclassico, o Villa Melzi, nella quale potrete provare l’ebbrezza di sapere che dove camminate voi, oggi, un giorno non troppo lontano poggiarono i loro piedi anche personaggi come lo scrittore Stendhal e Napoleone Bonaparte.

I sapori del lago
Chiedete a un comasco il primo cibo tipico che gli viene in mente. Probabilmente vi risponderà con un largo sorriso, dicendo: “I misultit”.
Naturale, perché essendo sul lago, è il pesce a fare da re in ogni pietanza, ed i cosiddetti “missoltini” sono davvero qualcosa di particolare. Sono dei pesci, gli agoni, che vengono pescato tra Maggio e Giugno, essiccati e pressati col sale in particolari recipienti che si chiamano missolte, da cui derivano anche il loro nome,  senza poi dimenticare  il risotto col pesce persico, il pesce in carpione, tutte specialità tipiche della zona.
Dai piatti semplici si giunge poi fino ai più elaborati come ad esempio un la “Resta di Como”,  un dolce saporito a base di frutta secca, che conserva secondo la ricetta tradizionale un benaugurate rametto d’ulivo incorporato nell’impasto, ed è il dolce tipico pasquale.
Ma dato che si è detto che Como non è soltanto lago, e che la provincia è vasta, è giusto nella nostra passeggiata gastronomica toccare anche le montagne, che non sono lontane. A Bellagio è tipica la polenta “tocc” con burro e formaggio, fino alla più elaborata “furmentada”, vale a dire una saporita minestra con maiale, tipica questa volta della Valle d’Intelvi.

 

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