Umbria
Regione Umbria
Situata al centro della Penisola italiana, l’Umbria è attraversata dagli Appennini, da cui discendono numerosi colli dalle linee morbide che variano e ingentiliscono il paesaggio.
Le sue verdi valli, pur nella loro unitaria bellezza, hanno tratti mutevoli: l’ampia valle del Tevere che scende a Roma e al mare; la fertile valle che ospita il Chiascio e il Topino; la Valle del Nera, ricca di angoli caratteristici in una natura ancora selvaggia. Ma il paesaggio umbra talora si attarda in un lago: Trasimeno, Piediluco; talora si ravviva di una cascata arditissima (le Marmore) o di una sorgente limpidissima (il Clitumno).
L’ambiente naturale particolarmente suggestivo, la presenza di numerose acque minerali e termali, molte sfruttate, la pescosità dei laghi e dei fiumi, la calda ospitalità dei ristoranti e delle trattorie tipiche, ove si preparano alla maniera antica piatti semplici e genuini, caratterizzano questa regione.
Le sue città, gemme d’arte, a pochi passi l’una dall’altra: Perugia, Gubbio, Spoleto, Todi, Orvieto, Assisi, Spello, Trevi, Cascia, Norcia e tante altre, centri storici che fanno dell’Umbria una “città-regione”, forse unica al mondo, tutte rivelano una matrice medievale, si cingono di mura turrite, salde su alture e declivi, custodiscono la trama antica di strade che approdano spesso a panorami sconfinati e risvegliano il ricordo delle vicende che le hanno viste protagoniste nella storia con gli Etruschi, con i Romani, con i Longobardi.
E tutte custodiscono in mirabili opere d’arte, nelle chiese, nelle pinacoteche e nelle caratteristiche piazze, il mistero delle pietre estrusche, l’arditezza delle opere romane, la limpidezza delle architetture cristiane, la mitezza delle pitture rinascimentali.
Ma l’Umbria è soprattutto la sua gente, che ha raccolto da una tradizione remota la sua affabile modestia; gente che ha costruito a Terni uno dei maggiori centri siderurgici, ha realizzato alcune autorevoli industrie dolciarie, alimentari e tessili a Perugia; gente che ha manifestato la sua laboriosità nell’artigianato, che trova la sua migliore espressione nella produzione delle ceramiche, nella tessitura, nella lavorazione del rame e del ferro e nell’arte del mobile.
Con le sue numerose manifestazioni, l’Umbria evidenzia la sua vocazione di regione, fedele custode di antiche tradizioni.
e così, nel corso dell’anno, ogni città o borgo dell’Umbria ama rivivere i momenti più significativi del passato, esaltandoli con la partecipazione attiva di tutta la sua gente che conferisce ad essi un senso di immediatezza e genuinità difficilmente ripetibili altrove.
La Corsa dei Ceri a Gubbio (15 maggio), il Calendimaggio ad Assisi (30 aprile-1° maggio), la Corsa dell’Anello di Narni (maggio), la Giostra della Quintana a Foligno (settembre), il Palio della Balestra di gubbio (ultima domenica di maggio), il Corteo storico ad Orvieto (giorno del Corpus Domini) e il Cantamaggio a Terni (dal 30 aprile) sono manifestazioni di autentico folklore, mentre tradizione religiosa e folklore si ritrovano intimamente fusi nella “Festa della Palombella” ad Orvieto (giorno della Pentecoste), nelle Infiorate di Spello ed Assisi (giorno del Corpus Domini), nella Festa di S.Rita a Cascia (21-22 maggio) e nei riti religiosi della “Settimana Santa” ad Assisi, Gualdo Tadino, Gubbio, Cannara, Bevagna ed altri centri minori.
L’interesse verso l’arte, la musica ed il teatro ha poi dato origine ad affermate manifestazioni di livello internazionale, tra cui il Festival dei Due mondi a Spoleto (giugno-luglio), la Sagra musicale Umbra (settembre), gli Spettacoli Classici al Teatro romano di Gubbio (luglio-agosto), il Festival delle Nazioni di musica da Camera a Città di Castello (settembre), Umbria Jazz (luglio) ed i concerti dell’Associazione Amici della musica di Perugia, durante tutto l’arco dell’anno.
Altre, numerosissime, sono quelle rivolte alla valorizzazione del patrimonio naturale (Festa delle Acque a Terni, Festa della Fioritura in Valsorda e ai Piani di Castelluccio), dell’agricoltura e della gastronomia, particolarmente semplice e genuina.
La cucina umbra, infatti, utilizza prevalentemente prodotti tipici locali: formaggi, insaccati e tartufo nero della Valnerina, carne dei pascoli montani, pesce dei fiumi e dei laghi Trasimeno, Corbara e Pediluco, olio di oliva delle zone collinari di Spello, Spoleto, della Valnerina e dell’Armerino, vini di Orvieto, Torgiano, Montefalco e delle zone del Trasimeno e dell’Alta Valle del Tevere, acque minerali di Sangemini, Acquasparta, Massa Martana, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Scheggia, Sellano, Orvieto, Cerreto di Spoleto, Foligno, Assisi, molte delle quali con particolari proprietà terapeutiche.
Oltre 480 esercizi alberghieri di ogni categoria, vari esercizi extralberghieri (camping, ostelli e case destinate all’agriturismo), numerosissimi ristoranti e trattorie, ambientati in locali caratteristici, offrono il calore di una ospitalità improntata alla familiarità propria della gente umbra
SEMPLICI, GUSTOSISSIME LECCORNIE
La cucina umbra è fatta di piatti semplici e gustosi che utilizzano i tanti genuini prodotti della terra. Per la cottura, sono molto usati lo spiedo e la griglia. I cibi sono insaporiti e profumati con erbe aromatiche -soprattutto finocchio e maggiorana- e conditi esclusivamente con olio.
Tra gli antipasti, spiccano gli ottimi salumi umbri: prosciutti magri e compatti, il capocollo con l'aglio, pepe e sale, le salsicce di maiale fresche e secche, serviti con "pizze" o schiacciate. Ottimi anche i crostini ai fegatini o ai tartufi tritati con filetti di acciuga e le frittelle (arvoltolo), servite calde e spruzzate con sale o zucchero. Le olive nere profumate all'arancia accompagnano sia gli antipasti sia gli aperitivi.
Le ciriole, tagliatelle rustiche condite con un soffritto di aglio e olio, gli strascinati, maccheroni ruvidi conditi con salsiccia saltata in padella e uova mescolate al grana, e gli umbrici, rozzi spaghetti tirati a mano, sono i primi piatti più tipici. Un'abbondante grattugiata di tartufo nero o bianco ricopre spesso spaghetti e risotti.
Nei secondi piatti trionfa la porchetta cotta allo spiedo nel forno al legna e imbottita di frattaglie insaporite con pepe, aglio e finocchio selvatico. Un altro piatto allo spiedo comune a Norcia e a tutta la Valnerina sono le beccacce alla norcina, farcite con rigaglie tritate, salsiccia, tartufo nero e erbe. Alla griglia si cucinano invece i budellacci, interiora di maiale trattate con aromi e affumicate.
Da provare anche la lepre in umido e le salsicce cotte in casseruola con acini d'uva.
Vi sono poi i pesci, specialità del Lago Trasimeno: la carpa, cucinata "in porchetta", e il "tegamaccio", una specie di zuppa di pesce di lago cotta in olio, vino bianco ed erbe.
I dolci umbri sono deliziosi e numerosissimi: i più famosi sono il "torciglione", dolce di montagna fatto con mandorle tritate, farina e zucchero; il "brustengolo", una specie di polenta ruvida con mele tritate, pinoli, noci, buccia di limone e zucchero; e i "maccheroni con le noci", tagliatelle caserecce di farina impastata, bollite e servite con zucchero, cannella, noci tritate, buccia di limone. Queste ultime sono una specialità natalizia, mentre quelle pasquali sono la "ciaramicola", con farina, uova, strutto, zucchero, alchermes, cotta al forno e decorata con albume montato e zucchero; le "pinoccate", un impasto di zucchero e pinoli; e il panpepato.
VINI L’Umbria vanta un ricco patrimonio di vini, ma quello “storico” della regione è l’Orvieto, prodotto con uve di Trebbiano, Grechetto, Drupeggio e da altre uve bianche dei colli dell’Orvietano. Ha colore giallo paglierino e profumo molto gradevole. A partire dagli anni ‘30 e soprattutto dagli anni ‘60, la viticoltura umbra si è radicalmente trasformata: oggi la coltura specializzata occupa circa 20.000 ettari di terreno e la produzione vinicola si aggira sui 900.000 ettolitri annui, di cui il 17 per cento DOC. Negli ultimi trent’anni hanno ottenuto il riconoscimento della DOC i seguenti vini: Torgiano, Orvieto, Colli del Trasimeno, Montefalco, Colli Martani e Colli Amerini. I vini che si fregiano della DOCG sono due: il Torgiano Riserva e il Sagrantino di Montefalco.
BREVE GUIDA AI TARTUFI DELL’UMBRIA
Tartufo bianco pregiato “dell’Alto Tevere Umbro e dell’Alto Chiascio” (Tuber Magnatum, Pico): volgarmente chiamato trifola, esteriormente è liscio, di color giallo chiaro; ha forma e grandezza variabili; l’interno è nocciola più o meno scuro con venature bianche sottili; ha un profumo intenso e delicato.
Tartufo nero pregiato “di Norcia e di Spoleto” (Tuber Melanosporum, Vitt): la sua grandezza varia da quella della nocciola a quella di un’arancia; esternamento è nero con piccole verruche depresse al centro; internamente è nero-violaceo con spiccate venature bianche sottili; ha un profumo delicato e piacevole.
Tartufo scorzone d’estate (Tuber Aestivum, Vitt.) e tartufo scorzone d’inverno (Tuber Uncinatum, chatin). sono simili nella forma pur avendo periodi di maturazione diversa; sono entrambi molto diffusi nel territorio regionale e si trovano sia nelle zone del nero pregiato che in quelle del bianco pregiato. Esteriormente sono neri con ampie verruche appuntite al centro; l’interno è bianco tendente al nocciola nell’estivo e decisamente nocciola nell’invernale; entrambi presentano numerose venature chiare. Il profumo è gradevole, più forte nello scorzone.
Tartufo bianchetto o marzuolo (Tuber Albidum, Pico tuber Borchii, Vitt.): è una specie di tartufo molto diffusa, trovandosi in pianura, collina o montagna; esternamente è liscio, di colore bianco sporco e presenta ampie zone color ruggine; internamente è chiaro con numerose venature ramificate. Ha un pungente profumo agliaceo.
Tartufo nero d’inverno (Tuber Brumale, Vitt.) e tartufo moscato (Vitt.var.Moschatum, De Ferry): anche queste specie sono molto diffuse nella regione, essendo meno esigenti dal punto di vista ambientale e pedologico. Esteriormente sono neri con verruche poco pungenti al tatto; l’interno è grigio nerastro, con venature bianche molto marcate, nel brumale; nel moscato, è nero con venature bianche molto larghe. Il primo ha un profumo forte e penetrante, mentre il secondo è pressoché inodore.