Firenze
Firenze: il mito dell'arte italiana
Cullata dalle generose colline della Toscana, Firenze è diventata ormai in tutto il mondo il simbolo dell’arte italiana e soprattutto del Rinascimento; ogni suo luogo è capace di evocare le pagine di un magnifico passato fatto di uomini geniali, di grandi ideali umanitari, di straordinaria sensibilità artistica e scientifica.
Artisti come Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti o Brunelleschi diedero il meglio della loro produzione a Firenze e ancora oggi si può ammirare il frutto della loro opera passeggiando in piazza della Signoria, lungo il ponte Vecchio o in piazza del Duomo, per non parlare poi del museo degli Uffizi, considerato il più antico museo d’Europa.
Ma la magnificenza di Firenze non si limita alle coordinate temporali del Rinascimento italiano; la sua grandezza, infatti, si manifestò molto prima, fin dal periodo dell’influenza romana, e ancor di più nel periodo dell’affermazione del Cristianesimo.
Fondata verso il 59 a.c. per celebrare la “florentia” (la floridezza) romana, da cui deriva il nome della stessa città, Firenze ebbe i suoi momenti di maggiore prosperità economica ed agricola sotto l’impero di Adriano (117-138) il quale vi fece costruire un enorme anfiteatro capace di ospitare 20.000 persone.
Per edificare la città, i Romani avevano scelto l’ampia vallata ai piedi della potente cittadina etrusca di Fiesole, ma ben presto, grazie al favore dell’imperatore romano, Firenze crebbe sempre di più tanto da assorbire nei suoi domini tutti i paesi e le cittadine vicine tra cui la stessa Fiesole.
LA CITTÀ CRISTIANA
E’ proprio nel periodo della dominazione romana che inizia a diffondersi, dapprima tra le popolazioni rurali che vivono attorno alla città, la predicazione del Vangelo, portata dalle popolazioni orientali; pare infatti che la parola di Gesù arrivò a Firenze per la prima volta per opera di una colonia di mercanti siriani convertiti che si stabilirono nella zona di Oltranto, fuori dalle mura della città.
Le origini orientali del cristianesimo fiorentino emergono anche da altri dati: il primo martire della città, per esempio, è un orientale di nome Minias (ovvero San Miniato), un principe armeno decapitato durante le persecuzioni dell’imperatore Decio (249-251).
La leggenda racconta che dopo il martirio Minias raccolse la sua testa e, rimessala sul collo, andò a morire nella grotta sul monte alle Croci dove aveva vissuto da eremita per anni e proprio dove ora sorgono l’oratorio e la Chiesa di San Miniato, che portano appunto il suo nome.
Immersa nel verde e nella tranquillità di un colle poco distante dal centro di Firenze, la piccola chiesa di San Miniato è tra le più belle della città per il paesaggio sereno e frondoso che la circonda, al punto che molti poeti e scrittori italiani scelsero di essere seppelliti qui: il poeta Eugenio Montale, lo scrittore Carlo Lorenzini autore di “Pinocchio” e molti altri riposano nel cimitero ai piedi della chiesa.
Ma il personaggio religioso più amato e celebrato dai fiorentini è sicuramente San Giovanni Battista, scelto come patrono della città per il suo temperamento schietto e sanguigno così simile a quello di Marte, il precedente protettore di Firenze in epoca romana.
A San Giovanni fu ridedicato il Battistero (che Dante nell’Inferno chiama “il bel San Giovanni”) in precedenza consacrato a Marte; la sua effigie fu posta su una delle facce del fiorino d’oro (sull’altra c’è il giglio fiorentino simbolo della città) come garanzia della qualità del metallo di cui è composta la moneta, da cui nasce il famoso detto fiorentino; “San Giovanni non vuole inganni”.
Ma San Giovanni è soprattutto il protagonista della cerimonia che ancora oggi ogni anno, nella domenica di Pasqua, vede i fiorentini trasportare in corteo da Piazza della Signoria al Battistero il cosiddetto Carro di San Giovanni, una torre alta 10 metri carica di mortaretti e girandole fatti scoppiare con un razzo a forma di colomba come augurio per un anno di buon raccolto e fortuna.
Il Battistero di San Giovanni e il Duomo che gli sorge accanto maestoso, con la sua imponente cupola che domina su tutta la città, sono senza dubbio gli edifici religiosi più famosi e noti di Firenze, ma quello più caro e amato dai fiorentini, al punto da essere cantato e celebrato in tutte le canzoni popolari fiorentine, è la Basilica di Santa Maria Novella, la più antica delle grandi basiliche fiorentine.
La sua storia è legata ai frati domenicani che vi stabilirono la propria sede nel 1221: giunti a Firenze pochi anni prima con una piccola delegazione di appena dodici frati, in poco tempo i domenicani conquistarono i cuori dei fiorentini tanto che la piazza antistante la basilica fu ingrandita due volte per poter accogliere l’enorme quantità di cittadini che ogni domenica si accalcava nella piazza per ascoltare la loro predicazione.
IL PERIODO MEDIEVALE
Nel XIII secolo a Firenze scoppiò il violento conflitto tra i due partiti politici dei Guelfi (i sostenitori del Papa) e dei Ghibellini (sostenitori del governo laico).
Fu proprio in questo periodo e in seguito alle sanguinose lotte tra queste due fazioni che sorsero alcuni degli edifici e dei luoghi più rappresentativi della città.
Primo fra tutti la Piazza della Signoria, cuore politico di Firenze dal Medioevo a adesso. La sua creazione risale alla metà del 1200 circa, quando i Guelfi decisero di radere al suolo le case delle potenti famiglie ghibelline loro avversarie; ben 36 case furono demolite completamente e da questa cancellazione nacque la piazza come la conosciamo noi oggi, con la sua caratteristica forma a “L”, insolita per una piazza tradizionale.
Sulla piazza si affaccia il Palazzo Vecchio o Palazzo della Signoria, costruito a cavallo tra il 1200 e il 1300; tutte le vicende politiche fiorentine sono legate a questo edificio scuro e severo che domina la piazza con la sua altissima torre romanica e la sua forma asimmetrica e spigolosa. Il Palazzo Vecchio infatti nacque per ospitare la sede del governo fiorentino, poi dal 1540 vi si insediò la famiglia dei Medici diventati duchi; nel 1872 ospitò il Parlamento italiano quando all’epoca Firenze era capitale d’Italia e in tempi recenti è diventata sede del comune.
Il cuore storico e medievale di Firenze si può abbracciare tutto in un unico sguardo stando proprio di fronte al Palazzo Vecchio: il porticato della Loggia dei Lanzi sulla destra, costruita alla fine del 1300 per le cerimonie della Signoria, al centro lo stretto corridoio degli Uffizi e superato questo, un altro pezzo di storia medievale fiorentina: il Ponte Vecchio.
Il suo nome gli viene dal fatto che è il più antico ponte di Firenze; forse fu costruito addirittura in epoca romana, tuttavia la struttura del ponte come noi la ammiriamo oggi risale al Medioevo. Fu ricostruito infatti nel 1345 e da allora non ha mai mutato le sue caratteristiche: le famose botteghe orafe che lo percorrono tutto, ancora oggi conservano le imposte di legno massiccio con le cerniere di metallo tipicamente medievali. E da allora resiste ai colpi del tempo, come le distruzioni del secondo conflitto mondiale o l’alluvione del 1966 che mise a dura prova i suoi pilastri ed è divenuto così il simbolo della forza d’animo e della tenacia dei fiorentini.
Ma non dobbiamo dimenticare che il Medioevo fiorentino non è soltanto il periodo delle lotte politiche tra Guelfi e Ghibellini o delle massicce e severe costruzioni in pietra; questo è anche il periodo dell’Inquisizione e della persecuzione dei presunti eretici in tutta Europa. Anche a Firenze si possono trovare le testimonianze di questo cruento passato: passeggiando in Piazza della Signoria si può infatti trovare, poco distante dalla fontana di Nettuno, una piccola lastra di marmo sul pavimento lastricato che indica esattamente il punto dove il frate domenicano Girolamo Savonarola, predicatore di uno stile di vita più morigerato e semplice, fu impiccato e bruciato sul rogo per eresia. Anche questa è storia di Firenze.
IL RINASCIMENTO
Il periodo che va dalla seconda metà del 1400 alla metà del 1500, ovvero il Rinascimento, è ciò che ha reso l’Italia famosa in tutto il mondo per la sua arte e la sua cultura.
La parola Rinascimento è universalmente riconosciuta come sinonimo dell’Italia di Michelangelo e di Leonardo da Vinci che tutti gli stranieri hanno nel cuore quando vengono a visitare la nostra penisola.
Ma il Rinascimento, quell’esplosione di idee e di genialità che caratterizzò un’epoca, ha avuto origine in un unico luogo d’Italia e quel luogo è proprio Firenze.
Gli edifici più famosi della città hanno avuto compimento in questo periodo, ma sicuramente quello più rappresentativo, simbolo di un’epoca e quasi della stessa città di Firenze è il Duomo.
Sintesi della genialità artistica dei più grandi costruttori fiorentini, tra cui Arnolfo di Cambio e Giotto, ciò che rende il Duomo così grandioso e insuperabile nel panorama intero della città è l’enorme cupolone rosso con cui “domina tutte le campagne toscane”.
La sua costruzione è il frutto dell’audace progetto di Filippo Brunelleschi, il quale decise di superare le regole edilizie della tradizione, utilizzando sistemi modernissimi come strutture mobili al posto di armature da terra.
Tutta la struttura del Duomo è supportata da una chiara idea di nitida e razionale purezza, basata sull’armonia e l’equilibrio di forme libere e leggere…tutt’altra concezione rispetto alle massicce e pesanti costruzioni medievali; un vero e proprio simbolo del Rinascimento, dove l’uomo è finalmente libero di pensare la natura e di osare l’arte a modo suo.
Ma chi veramente osò più di ogni altro, dotato di una genialità fuori dal comune, è l’artista fiorentino per eccellenza: pittore, scultore, architetto, musicista, scrittore, ingegnere…in poche parole, Leonardo da Vinci.
Cresciuto e formatosi a Firenze, Leonardo lasciò alla sua città alcune delle sue opere più belle e famose, come il dipinto dell’Annunciazione e quello dell’Adorazione dei Magi, conservati al Museo degli Uffizi.
Anche l’altro artista-simbolo dell’arte italiana è fiorentino: Michelangelo Buonarroti, l’artista di corte dei duchi fiorentini, i Medici.
Grandissimo scultore dotato di una straordinaria passionalità creativa, Michelangelo arredò con le sue opere le piazze e le strade di Firenze: sue sono le tombe medicee, la Biblioteca Laurenziana, il famoso David conservato nella Galleria dell’Accademia, ma le cui copie sono esposte sia in piazza della Signoria che nel panoramico piazzale Michelangelo e altri famosi dipinti come il Tondo Doni, conservato nel celebre Museo degli Uffizi.
FIRENZE OGGI
A circa duemila anni dalla sua fondazione e dopo i grandiosi precedenti storici che l’hanno resa famosa in tutto il mondo, Firenze sostanzialmente non è mai venuta meno al suo ruolo di leader nella cultura italiana.
Per un breve lasso di tempo, nel XIX secolo, fu capitale d’Italia e sembrò allora compiersi finalmente il suo destino: all’epoca la città era piena di carrozze che trasportavano le signore da una villa all’altra o ai numerosi concerti e balli che si tenevano all’aperto nelle piazze della città.
Questo spettacolo di fervore e attività culturale si può respirare anche ora tra le strade di Firenze, una delle città più stimolanti d’Europa; la sua stagione teatrale è tra le più ricche e famose, tanto che molte personalità pubbliche sia italiane che straniere si trasferiscono qui nel periodo degli spettacoli teatrali; le piazze medievali e rinascimentali della città ospitano concerti jazz, cinema all’aperto, premi letterari o cinematografici, fedeli rappresentazioni in costume come il famoso “calcio in costume” che si tiene ogni anno in Piazza della Signoria, dove due squadre di calcio si affrontano sul campo vestiti con abiti da gioco rinascimentali.
Ma Firenze oggi è conosciuta anche come la capitale della moda: ogni anno l’enorme e massiccia mole di Palazzo Pitti ospita le più note fiere di moda e abbigliamento del settore specializzato; le cosiddette Pitti immagine, Pitti uomo, etc. sono ormai diventate un appuntamento di fondamentale importanza per tutti gli esperti del settore e tutto il mondo della moda si ispira alle idee suggerite da questi incontri.
Famosa anche per i suoi mobili d’antiquariato e per la produzione di abbigliamento in pelle in cui vanta un’antica tradizione, la creatività di Firenze e dei suoi abitanti sembra non conoscere limiti e soprattutto sembra non esaurirsi mai.
Forse è per questo che molti ricordi di personaggi famosi del passato e del presente sono legati a Firenze: ieri lo scrittore americano Mark Twain parlava di Firenze come “l’immagine più bella del pianeta, la più incantevole a guardarsi”, oggi artisti di fama mondiale come il cantante Sting o l’attore Daniel Day Lewis possiedono una casa nei suoi dintorni, dove trascorrono i loro momenti di calma e di creatività.
FIRENZE: LE COLLINE DAI SAPORI SEMPLICI
“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”: un detto che sicuramente calza a pennello ai fiorentini ad alle loro tradizioni gastronomiche.
Dotati di un caratteristico temperamento schietto e burlesco, ma intelligente ed arguto, i fiorentini non possono che avere tra i loro piatti tipici cibi poveri e genuini dal gusto saporito e forte, frutto di una terra bruna e generosa, ma allo stesso tempo anche cibi dal sapore essenziale e sofisticato, degni dei palati più esigenti.
Il cuore della cucina fiorentina si basa dunque su pochi ma fondamentali ingredienti: innanzitutto il pane che è rigorosamente privo di sale, ben cotto all’esterno e leggero al suo interno; compagno sincero di legumi poveri come i fagioli o il farro, cucinati in umido o nella tradizionale zuppa di farro fiorentina che si può trovare nei menù di tutte le trattorie e dei ristoranti tipici toscani.
Ma ciò che dà gusto a tutte le pietanze fiorentine è sicuramente l’olio extra-vergine d’oliva, che già nel 1300 era divenuto in tutta la Toscana un elemento importante sia dal punto di vista economico che politico, indispensabile per l’alimentazione e per altri vari utilizzi come ad esempio la produzione dei saponi.
L’olio aveva una tale importanza per l’economia del luogo che anche la famiglia dei Medici ne favorì la coltura: cedette infatti ai comuni molti dei terreni boscosi con l’obbligo di affittarli a basso prezzo a chiunque si adoprasse nel trasformarli in oliveti e vigneti: nacque così il paesaggio toscano che ammiriamo anche oggi.
La cucina tradizionale utilizza l’olio per lo più a crudo e a fine cottura: sulla zuppa di farro ancora fumante, magari con l’aggiunta di un po’ di pepe nero, sulla tipica bistecca fiorentina, un pezzo pregiato di carne chianina cotta alla brace che può raggiungere anche 8 etti o un chilo di peso, sulla “fettunta”, una fetta di pane campagnolo raffermo cotto alla brace e condito con aglio, sale e pepe o più semplicemente in pinzimonio con verdure crude.
E poi c’è l’altro figlio della fertile e odorosa terra di Toscana: il vino, indispensabile complice dell’allegria e dell’arguzia fiorentina; il più famoso e aristocratico rimane sempre il Chianti, vino D.O.C. dal 1967, dall’inconfondibile profumo di viola mammola e dal sapore vellutato e morbido.
Ma il vino per eccellenza dell’ospitalità, quello che non può mai mancare nelle case toscane per essere servito all’ospite è il Vin Santo; il suo nome sembra derivi dal fatto che veniva usato in chiesa durante la celebrazione della Messa, ma una tradizione più colorita e tipicamente fiorentina racconta che durante il concilio ecumenico che si tenne a Firenze nel 1349, questo vino fu offerto a tutti i prelati presenti provenienti da tutto il mondo. Il patriarca greco Bressanione, sembrandogli quel vino simile ai vini speziati della sua terra avrebbe esclamato: “Ma questo è vino di Xantos!” e i commensali, non capendo il riferimento alla località greca, pensarono che il patriarca considerasse il “vin pretto” toscano (così si chiamava prima quel vino) così buono da definirlo addirittura santo.
La sua storia è semplice e antica come quella di tutti i prodotti di questa terra: la sua uva viene essiccata al sole sulle stuoie e dopo una lunga maturazione in piccole botti di legno, il Vin Santo viene servito all’ospite insieme ai “cantucci”, i caratteristici biscotti secchi fiorentini fatti con farina gialla e mandorle.