Sassari

Sassari e il suo territorio

Il suo perimetro costiero è un sogno lungo 885km, una cortina ininterrotta di splendide calette, golfi, spiagge e baie che stregano i cuori delle migliaia di turisti che vi approdano.
Qui la pace e la solitudine hanno il colore dorato della sabbia, il volto romantico delle rocce scolpite dal tempo, e delle increspature verdi-azzurre di un mare cristallino, unico al mondo.
Eppure, questo fantastico disegno naturale fa da sfondo a tante piccole città animate da storia, arte e folklore, che insieme danno vita allo spirito di una provincia d’indiscusso fascino.

Per prima cosa, però, scopriamo i segreti e le bellezze del capoluogo, che sorge sopra un dolce declivio a circa 200m d’altezza.
Sassari vede la luce grazie all’iniziativa di alcune popolazioni in fuga dalla costa (soprattutto da Porto Torres), per paura della malaria e delle incursioni dei barbareschi.
Al visitatore essa offre lo spettacolo di un centro storico medievale, dalle viuzze fitte ed irregolari, i sottopassaggi e gli antichi selciati, dominati da incantevoli palazzi; un suggestivo quartiere ottocentesco ad abbracciare Piazza d’Italia dalle patriottiche memorie, e la grandiosità del Duomo di S.Nicola di Bari, la cui facciata barocca evoca i fasti della religiosità dei coloni ispanici. Questo luogo di culto vanta, inoltre, antiche lapidi murarie e l’austero campanile, l’unico elemento a testimoniarne l’origine romanica.
Altri edifici sacri di notevole importanza per i suoi 125.000 abitanti sono la settecentesca chiesa di S. Antonio, dalla pianta a croce latina, che custodisce la preziosa ancona lignea dell’altare maggiore; S. Maria di Bètlem, felice connubio artistico tra romanico e gotico, il cui chiostro conserva un’eccezionale raccolta di marmi medievali; la chiesa di S. Caterina, eretta dai Gesuiti alla fine del sedicesimo secolo, la quale vanta una cupola a tamburo con bifore e deambulatorio, poggiante su archi ogivali.
Il vicino corso Vittorio Emanuele, arteria pulsante del centro storico, è incoronato da magnifici palazzi nobiliari. I più interessanti, però si affacciano su Piazza Tola: l’ottocentesco Palazzo Tola e lo sfarzoso Palazzo del barone d’Usini. Tutta la zona è meta tradizionale per lo shopping dei sassaresi. Infatti qui si trovano i negozi più frequentati della città.
Gli acquisti più caratteristici, che portano in loro un’antica atmosfera, si fanno in Via Università, passeggiando tra le piccole botteghe ricche di fascino d’altri tempi.

Poco più in alto s’incontra Piazza Castello, che segna l’inizio della famosa Processione dei Candelieri, spettacolare appuntamento del 14 agosto con il folklore isolano. L’usanza, nacque nel Medioevo, sotto il dominio dei Pisani, i quali incoraggiarono la formazione delle corporazioni di arti e mestieri. In tale occasione vengono offerti grossi ceri votivi alla Vergine, per ringraziarla di avere sconfitto una grave pestilenza.
Questo, in realtà, non è l’unico evento folcloristico importante ad avere luogo in Sassari; le date da non perdere animano tutto l’anno solare. L’ultima domenica di ogni mese si svolge la Mostra Mercato dell’Antiquariato, delle Arti, dei Mestieri, del Collezionismo e delle Curiosità, in cui intagliatori, vetrai e tornitori si esibiscono in coinvolgenti dimostrazioni della loro abilità. La Settimana Santa, ricca di riti e tradizione ci avvolge in un’atmosfera di sacralità, mentre a maggio in onore di S. Giuseppe Patriarca c’incanta la festa dei falegnami, che vestono il frac nero ornato da una spada di foggia antica.
A S.Maurizio, invece, il 25 settembre sfilano i macellai per festeggiare il loro patrono, in un corteo allo stesso tempo gioioso e solenne.
Sempre a settembre, durante la prima decade, esplodono le allegre performance teatrali e musicali degli artisti che partecipano a “Girovagando”, il festival internazionale d’arte in strada: non possiamo mancare!
Conoscere Sassari vuol dire anche assaporare il verde quasi abbagliante delle colline dell’entroterra, ascoltare il vento sussurrare dolci parole ai rami degli ulivi, passeggiare per i boschi e le radure, lungo i laghi artificiali, che s’insinuano fantasiosamente in piccole valli. Il mare, l’arte, la storia e la natura… non manca proprio nulla alla magia di questa provincia: si ha quasi l’impressione di esplorare un continente in miniatura.

ALGHERO
Nasce nell’undicesimo secolo, quando la potente famiglia genovese dei Doria fortifica un villaggio di pescatori, costruendo un approdo di notevole importanza strategica. Alguerium, così chiamata per la quantità di alghe deposte dalle correnti marine, giocava un ruolo molto ambito nei commerci del Mediterraneo. Per tale ragione era contesa da più d’una popolazione, tanto che per quattro secoli fu dominata dai catalani-aragonesi e poi dagli spagnoli. La città conserva ancora oggi l’impronta tipica di quel periodo, sia nell’architettura di chiese, palazzi e del sistema di fortificazioni, sia nella parlata dagli echi catalani.
La chiesa di S.Francesco, per esempio, fonde armoniosamente forme gotico-catalane e strutture tardo-rinascimentali; così come la Cattedrale, con la sua cupola ottagonale, sorretta da severi pilastri dorici, ben si sposa alle austere arcate ogivali. Palazzo D’Albis, residenza stabile del governatore della città, è un ragguardevole esempio d’architettura catalano-aragonese del Cinquecento, abbellito da bifore e monofore. Di non poco fascino è il portale rinascimentale del secentesco Palazzo Machin, costruito dal vescovo algherese Ambrogio per la sua famiglia.
Alghero vanta bastioni e torri di notevole interesse e rude bellezza, come la Torre del Portal, Torre Saint Juame, la Torre dell’Espero Reial.
Ma le sorprese non sono finite: i dintorni della città offrono lo spettacolo del complesso nuragico di Palmavera, abbandonato nel V secolo a.C., a causa di un incendio, la cui evoluzione architettonica testimonia le diverse fasi della vita tribale. La Necropoli di Anghelu Ruju, risalente al Neolitico recente (3000 a.C) è una delle aree archeologiche più importanti del Mediterraneo, ed è ricca di reperti significativi.
Il sogno più bello, però, lo vivrete alla Grotta di Nettuno, con il Lago Lamarmora a gorgogliare nel suo ventre grande 2500 m. Potrete ammirare la sua monumentale stalagmite Acquasantiera, le stalattiti, i cristalli, le mille luci naturali o genialmente posizionate dall’uomo, per valorizzare ogni nicchia, ogni concrezione, esile o imponente che sia, e le magiche eccentriche, sottili fili di calcite che irradiano in tutte le direzioni, a guisa di rami.

S.TERESA DI GALLURA
In epoca romana era Longonis, in quanto sorgeva su un lungo fiordo. Nel Medioevo vi fu eretto il castello di Longonsardo, una piazzaforte dalla posizione strategica, e sulle sue rovine Filippo II di Spagna vi costruì l’attuale torre, per controllare la costa. Successivamente il nostro Vittorio Emanuele ideò la pianta per una cittadina, a sostituire l’insediamento militare che vi dimorò per secoli. Essa è composta da due piazze principali di forma quadrilatera e da strade che s’incrociano ad angolo retto. S. Teresa di Gallura, che si estende su di un tavolato roccioso a picco sulle Bocche di Bonifacio, è circondata da spiagge meravigliose, come la Mormorata e Porto Pozzo. Sotto la Torre di Longonsardo si protende la splendida spiaggia di Rena Bianca, mentre verso Capo Testa si possono ammirare i graniti di Cala Grande, che riproducono forme fantastiche come il dinosauro, il cammello e l’elefante.
I suoi dintorni costituiscono quasi un museo a cielo aperto, che parla della favolosa preistoria di un popolo. Tra il verde della vegetazione e del mare si staglia il cupo grigio dei dolmen, enormi pietre tombali verticali, sovrastate da una sorta di copertura di roccia. All’osservatore informato non potranno sfuggire le misteriose “domus de janas”, letteralmente “case di fate” (creature magiche femminili capricciose e vendicative), piccole grotticelle funerarie scavate nella roccia, destinate ad ospitare i defunti, la cui caratteristica essenziale è quella di imitare perfettamente, sia pure in dimensioni ridotte, le abitazioni dei vivi.

PORTO TORRES
L’antica colonia romana Turris Libisonis, voluta da Giulio Cesare, è da sempre un importante punto di contatto con la Sardegna. Del suo passato restano grandiose testimonianze, come il ponte romano, lungo 135 m. che da oltre diciotto secoli unisce con le sue sette arcate le terme romane dette Palazzo di re Barbaro, punto di ritrovo per gli antichi coloni; la splendida basilica di S. Gavino d’impronta romanico-pisana, realizzata in calcare nell’originale pianta ad absidi contrapposte; la necropoli preistorica di “Su Crocifissu Mannu”, domus de janas di raro fascino; ed ovviamente le sponde del fiume Rio Mannu.
Porto Torres è inoltre teatro di suggestive manifestazioni culturali e religiose, che si svolgono in ogni periodo dell’anno: la “Festha Manna”, celebrazione dei Santissimi Martiri Gavino, Proto e Gianuario; il Festival “Voci d’Europa”, rassegna internazionale per cori polifonici; la Primavera-Estate Turritana, con spettacoli teatrali, concerti e cabaret; il Carnevale Estivo, e mostre di vario genere, da non perdere!

STINTINO
Dal 1885 è un villaggio di pescatori e pastori, sfrattati dall’Isola dell’Asinara, destinata ad ospitare un carcere. E’ circondato da favolose bellezze naturali, per questo da anni è stato eletto a prestigiosa meta turistica, che attira migliaia di visitatori, desiderosi di godersi il mare, le spiagge incontaminate, il relax e lo sport, ma anche la cultura ricca di tradizione che pervade questa gemma del Mediterraneo, davvero unica al mondo.
Che incanto passeggiare lungo il suo porticciolo, tempestato di “gozzi”, le tipiche imbarcazioni usate dai pescatori che s’incontrano, mentre cuciono o riparano le reti.
Che paradiso terrestre le spiagge e le calette color smeraldo che ci aspettano a pochi minuti dalle tranquille stradine di paese.
La spiaggia della Pelosa, con il suo mare più splendente degli zaffiri, la lunghissima spiaggia delle Saline, e lo stagno ad essa adiacente, che, nei mesi migratori, ospita eleganti fenicotteri rosa, sono inestimabili tesori naturalistici, che parole e fotografie potrebbero solo sminuire.
Stintino è anche sinonimo di curiosità: i pastori, costantemente impegnati a cercare i pascoli più verdi, hanno insegnato alle loro mucche a nuotare, per raggiungere la lussureggiante Isola Piana. Inoltre, il Museo delle Tonnare documenta sull’arte ormai abbandonata di pescare i tonni, facendo rivivere le forti emozioni, che questo tipo di pesca provocava.
L’appuntamento principe della cultura di questo sorprendente paese è fissato per l’otto di settembre, giorno dedicato alla Madonna della Difesa, il cui santo simulacro viene portato in processione sulle barche dei pescatori, in ricordo del triste esodo.

OLBIA
E’ l’unico porto naturale della costa orientale, immerso in una verdeggiante pianura, e grazie al suo aeroporto, fulcro dei principali collegamenti dell’isola al continente.
Il centro cittadino, costantemente animato da miriadi di turisti, è famoso per la chiesa di S. Simplicio, in stile romanico e dalla pregevole facciata arricchita da elementi di tradizione pisana e lombarda.
Nell’entroterra, quasi nascosto dai pascoli circostanti, si ergono le antiche rovine di Castel Pedreso, una torre e tratti di mura, e da lì, lungo una stradina che s’inerpica tra i prati si giunge alla tomba dei giganti, una camera sepolcrale d’importanza preistorica. Più a nord, in questo territorio ricco di memorie, s’incontra il pozzo di Sa Testa, composto da un cortile, un vestibolo ed una scala d’accesso all’acqua… a 17 gradini.
Da Olbia si raggiungono facilmente anche gli aspri costoni del monte Cugnana m 649, e isole di rara bellezza, come Tavolara, una montagna calcarea che vanta la presenza di ville e ristoranti, ma anche di un minuscolo porticciolo, e Molara, resa tondeggiante dalla propria natura granitica, ed imperdibile, grazie alle sue splendide calette sabbiose o coperte di ciottoli.

IL SAPORE SCHIETTO DELLA TRADIZIONE

Dalla tradizione agro-pastorale sarda nascono sapori schietti e genuini, con i quali raramente si preparano pietanze elaborate. La ragione è che sono perfetti così come nascono, nella loro sublime semplicità.
Principe di ogni tavola, il pane si lascia gustare nella sua croccantezza e fragranza di sottili sfoglie, leggermente salate e biscottate al forno. Il suo nome è “carasau”, o carta da musica, alimento preferito dai pastori nei loro viaggi perché rimane fresco a lungo.
Tra i primi ci conquista la pasta fatta in casa, nelle sue varie forme, nella molteplicità degli aromi, che talvolta l’arricchiscono, e condita con i fagioli, le verdure o il pesce fresco. Oppure si possono gustare le lumache al vapore o in umido, il risotto alla pescatora o al nero di seppia, o la favata, originaria di Sassari, ma diffusa in tutta l’isola.
Il pesce, ovviamente, domina incontrastato tra i secondi piatti. Come non assaggiare i succulenti moscardini in guazzetto, preparati con i pomodori e gli odori dell’orto freschi di giornata, oppure i calamari ripieni e cotti al forno, l’aragosta alla catalana generosa di verdure colorate? Si potrebbe rinunciare ad una prelibata zuppa di scampi, o per finire, i pesci all’agliata o alle cipolle profumate?
Eppure gli arrosti di maiale, i piedini d’agnello, le bistecche di cavallo e di asinello non sono da meno, e vizieranno i vostri palati.
Su questa bella terra, ricordiamolo, fioriscono spontaneamente piante officinali, e meritano un cenno anche le verdure saporite, e di ottima qualità che vi si coltivano: carciofi, pomodori, melanzane e altre innumerevoli primizie.
La varietà di dolci prodotta si fa notare, ma i più famosi sono i bianchini, fatti con albume e mandorle; gli anicini, un’esplosione di pasta frolla e semi di anice; i papassini, ricoperti di glassa e zuccherini variopinti. In mezzo a loro trionfa la seada, un goloso raviolone tondeggiante di pasta fritta ripieno di formaggio filante, spesso condito con il miele. Quest’ultimo è uno dei pilastri della gastronomia di questa provincia, il cui clima mite ne favorisce la produzione. Lo possiamo gustare nella favolosa semplicità del suo aroma classico, oppure nelle varianti all’arancia, all’eucalipto, al cardo; e perché non assaggiare quello scuro e leggermente amaro al corbezzolo?
Anche i formaggi formano un capitolo di gastronomia a sé data la loro importanza economica, la loro tradizione millenaria, quantità e varietà. Tra quelli ovini spiccano: il fiore sardo, a pasta cruda, il pecorino romano o sardo, ed il caprino, a pasta molle, dall’inconfondibile sapore forte e selvatico. La ricotta sarda, meravigliosamente cremosa, è la regina dei formaggi vaccini, e si trova anche stagionata, o leggermente affumicata.
“Dulcis in fundo” (per il palato ovviamente), eccoci alla scoperta dei vini! Primeggiano, indubbiamente quelli da uve vermentino, dal gusto secco, morbido, appena amarognolo e dal colore giallo paglierino, perfetto come aperitivo o vino da dessert. Degno di nota è pure il moscato di Gallura, delicatamente profumato, di umore frizzante. Famoso è il Nebbiolo di Luras, dal color rubino carico; così come il Rosso, il Rosato e il Vernaccia di Monti, ad accompagnare la genuinità dei sapori di questa poliedrica cucina.
Se non si è ancora soddisfatti, come spesso capita a tavola, si può terminare con la degustazione di un liquore tipico, per esempio il celeberrimo mirto, o un distillato di erbe, come il Flora del Limbara. La migliore scelta è, senza dubbio, chiudere degnamente con un’altra delle specialità di questa terra prodiga di doni: la grappa. Si può scegliere, cosa non facile, tra Fogu de Sardinia, Gennargentu, o Filu ‘e Ferru, per comprendere in un sorso il carattere schietto e forte di questa terra e delle sue genti.  

 

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