Oristano
Oristano: libera e selvaggia
“Una vaga sagoma di terra appariva davanti a noi, più trasparente di una perla. È già Sardegna. Incombente come onde seducenti in mezzo al mare, creste di collina come brughiera, irrilevanti, che si vanno perdendo, forse, verso un gruppetto di cime. Incantevole spazio intorno e distanze da viaggiare, nulla di definitivo. È come la libertà stessa.”.
D.H. Lawrence da “Sea and Sardinia”
Posta al centro della vasta pianura del Campidano, lungo la costa occidentale della Sardegna, la città è circondata da paesaggi incontaminati, spiagge incantevoli, oasi selvagge e naturali, romantiche lagune e insenature protette dai venti.
Il singolare patrimonio archeologico e artistico ne testimonia le antichissime origini: villaggi di nuraghi, tracce romane e puniche, fortificazioni spagnole, in un’armonica sovrapposizione di case e templi, chiese e terme, lavorate nei secoli dalla sabbia e dalle onde del mare.
Oristano fu capitale del Giudicato di Arborea e visse il suo periodo di massimo splendore proprio nei secoli XIII e XIV. Figura singolare di quell’epoca fu la giovane Eleonora, che difese con le armi la sua terra dal dominio aragonese, e legò il suo nome di giudicessa alla “Carta de Logu”, il codice in lingua sarda, di sorprendente attualità, esteso poi all’intera isola.
Il cuore della città è Piazza Roma, dominata dalla Torre di San Cristoforo, vestigia imponente dell’antica cinta muraria. Da qui attraversando il Corso Umberto I si raggiunge Piazza Eleonora, coronata da aristocratici palazzi, dove la statua in marmo della giudicessa, acquistata dalle nobildonne oristanesi, accoglie i visitatori. Poco oltre, il Museo Antiquarium Arborense riunisce reperti provenienti dalla Penisola del Sinis ed è sede di una preziosa pinacoteca. Sullo sfondo si staglia il complesso della Cattedrale con il campanile poligonale orientaleggiante affiancato dal severo palazzo del Seminario Tridentino. La vicina Chiesa di San Francesco conserva un crocifisso policromo in legno, opera spagnola risalente al 1350. Tracce d’arte sono diffuse nelle strette vie del centro: dalla trecentesca Santa Chiara, alla romanica San Martino, dalla barocca Nostra Signora del Carmine, alla torre medioevale di Portixedda, posta a protezione della porta che collegava la città con il borgo.
Forme armoniose di palazzi neoclassici si alternano ad elementi gotici, le stradine e le graziose piazzette uniscono le case basse circondate da giardini. Il quartiere ebraico si snoda tra monasteri in mattoni rossi e botteghe artigiane che di padre in figlio si tramandano l’arte della lavorazione: stupende pietre dure, coralli e filigrane.
L’ultima domenica di carnevale e il martedì grasso, Oristano diviene teatro della famosa giostra saracena “Sa Sartiglia”. La parata preceduta dalla sfilata di trombettieri e tamburini attraversa le vie del centro per arrivare alla Piazza del Duomo. Il Torneo è il momento culminante della cerimonia: abili cavalieri, vestiti di ricchi costumi e col volto coperto da una maschera, si sfidano cavalcando a velocità sfrenata, nel tentativo di centrare con le armi il foro di una stella argentea. Lo spettacolo termina con la prova dello “stocco”, poi la folla e il corteo escono dalle antiche mura e fino a notte inoltrata si corrono le impetuose gare in pariglia che ricordano i festeggiamenti antichi e popolari.
Tra montagne e boschi ricchi di legname, rocce scavate dall’acqua a formare grotte naturali, le terre del Sinis e la valle del Tirso, il soffio del maestrale, le pinete e i dolcissimi agrumeti si sviluppa la provincia oristanese.
Santa Giusta
Il piccolo centro, a poca distanza dallo stagno e dalla zona lagunare, vanta origini antichissime. Prima fenicio e poi romano, conserva la splendida Cattedrale romanica dedicata alla santa. Si tratta di una delle testimonianze più belle dell’intera isola: innalzata con le pietre provenienti dagli edifici dell’antica Tharros, armonizza tracce pisane, lombarde ed influssi arabeggianti. Dal vicino monte Arci la vista spazia a dominare la pianura e il golfo.
Arborea
Da Santa Giusta attraversando ricche terre e campi coltivati tra file di profumati eucalipti, si giunge al paese di Arborea, minuscolo e grazioso centro agricolo. Le bonifiche dei primi del ‘900 hanno portato alla luce veri e propri tesori di epoca punica e romana, raccolti nel palazzo comunale.
Terralba
Noto per la produzione vinicola dell’intenso rosso, il borgo di Terralba ha legato la sua storia fino al XVI secolo all’arcivescovado. Niente resta della Cattedrale sulle rovine della quale fu costruita nell’800 la parrocchiale dedicata a San Pietro.
Il contiguo villaggio di Marceddì attrae i turisti per l’incantevole spiaggia e il paesaggio puro e intatto.
Mogoro
Oltre alla produzione vinicola il paese vanta una tradizione artigiana secolare. La lavorazione del legno e della terracotta, la tessitura di eleganti tappeti, arazzi e coperte dagli elaborati ricami hanno dato origine ad una mostra che attira ogni anno numerosi visitatori.
Valgono una visita la trecentesca Chiesa del Carmine e il famoso reliquiario posto nella parrocchiale di San Barnardino.
Simaxis
Centro di lontane origini è ideale punto di partenza per itinerari nel verde, alla scoperta di rovine e scavi archeologici, acquedotti e ruderi romani. Dal nuraghe di San Giovanni al centro agricolo di Villaurbana, dalla valle del rio Granaxiu a risalire su fino a Fordongianus, dove il grandioso complesso termale edificato tra il I e il III secolo d.C. trasmette uniche suggestioni.
Milis
Fioriscono gli agrumeti e l’intenso profumo delle zagare avvolge l’aria, le vaste e imponenti fortificazioni nuragiche sorgono dal terreno scuro e fertile di Milis. L’antico villaggio accoglie la duecentesca Chiesa di San Paolo, con le tavole policrome dipinte da artisti catalani, e un recente restauro ha valorizzato il bel Palazzo Boyl.
Cabras
Il grande paese posto sulle rive dell’ampio stagno, al centro del Sinis, offre paesaggi e atmosfere da sogno. Scogliere a picco sul mare e lunghi arenili deserti, dove sassi di quarzo candidi, neri o verdi coprono la sabbia silicea e baie coperte di frammenti di corallo preludono a fondali colmi di aragoste e rosse stelle marine. I pescatori si muovono nelle lagune, ricche di pesce pregiato, con i “fassoi” imbarcazioni dalla prua allungata costruite in giunco e simili alle antiche barche egizie. Fenicotteri rosa si celano tra i canneti bruni, falchi pellegrini e gabbiani reali tra spume di mare color smeraldo, palme e lentischi.
Antiche rovine di civiltà passate sorgono sulla punta della penisola. A Tharros, insediamento fenicio, fiorente porto cartaginese poi dominato da Roma, si accede oggi attraverso la strada romana lastricata. La città morta reca i resti di un acquedotto e di due imponenti edifici termali, l’intrico di vie conduce al tempio punico dai preziosi bassorilievi e ad un piccolo tempio fenicio con l’altare sacrificale. Il mare custodisce la presenza misteriosa e nascosta del porto che le onde hanno sommerso con il passare dei secoli.
A poca distanza si trova il borgo di San Salvatore con le caratteristiche “cumbessias”, le casette addossate alla chiesa. L’origine pagana del Santuario è da far risalire all’epoca nuragica: cinque stanze, nate per il culto delle acque, ed un pozzo sacro con iscrizioni e pitture romane, greche ed arabe.
Aromi tra mare e terra
Provincia di pescatori e contadini, Oristano lega la sua tradizione culinaria ad un felice connubio tra specialità di pesce e squisite carni.
Alla fregua, tipica minestra di arselle dal gusto intenso, si alternano i classici gnocchetti e ravioli conditi con pecorino sardo, zafferano e limone.
Tra i secondi spiccano le aragoste alla catalana cucinate con olio pomodoro e cipolle, i corposi polipi in umido, le anguille in panada, il calzone di sfoglia arricchito da pomodori secchi, olio e prezzemolo, sarde e spigole arrosto, accompagnate da profumate verdure crude in pinzimonio.
Dalla peschiera di Cabras provengono i prelibati muggini, ottimi cotti alla brace con un pizzico di sale, alla merca, avvolti in erbe aromatiche, o salati e affumicati serviti con uova sode e insalatina fresca.
È dai muggini che si trae la delicata e preziosa bottarga, ottenuta dalle uova salate compresse ed essiccate ed utilizzata per arricchire i piatti più vari.
Porceddu al forno, carni di agnello e di capra, lumache arrosto e tuvaras dis arenas, tartufi che crescono sotto la sabbia, vanno a completare il quadro dei sapori forti originati dalla terra.
Allevamenti bradi di ovini, nutriti in pascoli coperti da cespugli selvatici ed erbe aromatiche, conferiscono al latte un gusto unico e profumato. Da qui nascono formaggi teneri e dolci ma anche di pasta dura, asciutta e piccante come il celebre pecorino.
Famosi i dolci locali a base di mandorle e miele: dalle seadas ripiene di formaggio fresco aromatizzato, ai gueffus mandorlati, dai mustazzolus con cannella e zucchero, agli amaretti e gattò.
Tra i vini occupa un posto d’onore la Vernaccia di Oristano. Di colore dorato o ambrato, a seconda dell’invecchiamento, ha un profumo aromatico di mandorla e un sapore equilibrato e asciutto. Ottimo come vino da aperitivo è ideale da dessert soprattutto accostato alla pasticceria secca locale.
Il rosso Terralba di gusto pieno e corposo, si accompagna a salumi, antipasti saporiti e primi piatti in genere.