La Maddalena

L'arcipelago della Maddalena

Un sogno ad occhi aperti
Mare cristallino, sabbia rosa, un succedersi di cale e rocce, scogli aguzzi che spuntano da fondali profondi, colori intensi: le sette sorelle della Maddalena sono una meta obbligata per chi voglia scoprire le bellezze del mare di Sardegna. Esse nacquero quando la Corsica si staccò dalla Sardegna ed il mare irruppe, attraverso le Bocche di Bonifacio, nelle valli costiere, lasciando emergere soltanto le zone più elevate delle catene granitiche della Gallura, che rimasero così isolate dall’isola madre ma assai vicine ad essa.

Da allora questo ambiente si è modellato sotto la sferza dei venti e del mare ed è stato, fin dal Neolitico, luogo di riparo ed approdo per la gente di mare, come testimoniano i resti di numerose antiche navi da carico sepolti in questi fondali. Dopo i Romani, che le utilizzarono come nodi del traffico marittimo nel II e I secolo a.C., esse ebbero grande importanza nel Medioevo, quando Pisa e Genova se le contesero aspramente (XIII sec.), ma vennero in seguito a lungo abbandonate, fino a quando, nel XVI secolo, alcuni pastori corsi ed i primi abitanti sardi le colonizzarono nuovamente.

La Maddalena, Budelli, Caprera, Razzoli, Santa Maria, Santo Stefano e Spargi costituiscono il Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, istituito al fine di mantenere integre le bellezze e le risorse sia del mare che delle isole stesse: un paradiso incontaminato nei meravigliosi fondali dalla flora spettacolare, in mezzo alla quale è possibile trovare tutta la gamma dei pesci mediterranei, così come in superficie, dove cresce rigogliosa una vegetazione intensa e multicolore, formata da pini, lecci, mirti, ulivi, ginepri, eriche, biancospini ed un’infinità di fiori. Assai ricca è poi l’avifauna, che conta moltissimi gabbiani, berte, sparvieri, poiane, cormorani ed aironi.
L’isola più grande dell’arcipelago è La Maddalena, dalle coste alte e frastagliate e dai notevoli contrasti di colore fra il rossastro delle rocce e della terra e le molteplici tonalità di un’acqua limpidissima, che cela fondali suggestivi. Affascinante è anche il lungomare, non solo per l’incantevole vista, ma anche per la graziosa serie di palazzi ottocenteschi che gareggiano con quelli più antichi (XVIII sec.) di  Cala Gavetta. A ricordare le trascorse glorie dell’isola stanno poi la chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena, nel cui interno barocco si conservano due candelabri d’argento e un Crocifisso donati dall’ammiraglio Nelson, che qui trovò rifugio nel 1804, e il Museo Archeologico, che espone reperti preziosi (anfore, statue, bronzi, monili, ancore, ceramiche varie) recuperati da un relitto Romano inabissatosi nei pressi di Spargi.
Famosa per la sua Spiaggia Rosa, formata da un’enorme quantità di gusci di animali marini sminuzzati dal mare che le donano un’incantevole colorazione, è invece Budelli, sottoposta a rigorosa protezione per le innumerevoli ricchezze da essa conservate. L’isola, abitata quasi esclusivamente da conigli selvatici, è infatti coperta da una bassa ma intensa vegetazione mediterranea e le sue acque trasparenti ospitano moltissime varietà di pesci e crostacei, annidati negli spettacolari anfratti di granito.
Anche Caprera è stata dichiarata nel 1982 riserva naturale (ora è entrata a far parte del parco Nazionale) per la particolarità degli uccelli marini che la abitano, quali gabbiani reali, cormorani e falchi pellegrini, così come per la generosità dei suoi fondali, dove sono stati fra l’altro rinvenuti molti relitti di navi da carico romane. Ma il suo nome, derivante probabilmente dall’abbondanza di capre selvatiche, è indissolubilmente legato a quello di Giuseppe Garibaldi, che l’acquistò nel 1855 per trascorrervi i suoi ultimi anni. Percorrendo una rigogliosa pineta si giunge infatti alla casa di Giuseppe Garibaldi l’Eroe dei Due Mondi, accanto alla quale sorge il museo, dove sono contenuti svariati cimeli appartenuti al patriota italiano, sepolto poco più in là.

Di grande suggestione è poi Razzoli, il cui fascino è dovuto oltre che al mare ricco di pesce e rallegrato da alcuni gruppi di delfini, alla presenza di numerose specie protette di uccelli, ma anche alle scoscese scogliere, dominate dall’imponente faro. Le sue coste frastagliate, poi, formano belle insenature, impreziosite dalle forme fantastiche assunte da molte rocce di granito giallastro, erose dalla forza del vento e dalla salsedine. Separata da Razzoli soltanto dallo stretto Passo degli Asinelli, Santa Maria è invece pianeggiante per larghi tratti e coltivata a vite. Anche qui, tra cespugli di lentisco, mirto, cisto e rosmarino, tra i ginepri e una lussureggiante macchia mediterranea, i veri abitanti sono gli uccelli, a cui si aggiungono però numerosi turisti estivi. Quasi completamente disabitata d’inverno è pure Santo Stefano, che vanta la particolarità d’essere l’unica isola dell’arcipelago su cui sono state rinvenute tracce d’insediamenti preistorici ed alcuni utensili in pietra.
Di aspetto dirupato e selvaggio, infine, è Spargi, ricoperta nell’entroterra da una fitta macchia-foresta, mentre le sue coste e le trasparentissime acque brillano d’infinite tonalità. Quest’isola, abitata stagionalmente da pastori, conserva grandiosi insediamenti militari abbandonati, ma sua vera ricchezza sono le splendide cale, di fronte alle quali salgono aguzzi dai fondali numerosi scogli.

Vi sono inoltre altre tre isole che pur essendo situate in provincia di Sassari non appartengono all’Arcipelago della Maddalena: l’Asinara, ad ovest di quest’ultimo e soltanto a un miglio da Punta Falcone e Stintino, è una lunga e stretta lingua di terra incontaminata, che oggi ospita un carcere di massima sicurezza, che rende impossibile l’approdo; Molara e Tavolara, minuscole ed affascinanti, sono invece praticamente disabitate, ma facilmente raggiungibili dalla costa, a sud-est del Golfo di Olbia. Molara, di proprietà privata, è d’una bellezza incantevole, con le rocce granitiche modellate dagli agenti atmosferici e le belle spiagge, ed offre inoltre la visita ai resti d’un castello medioevale eretto a difesa delle scorrerie dei pirati saraceni. I suoi ricchissimi fondali sono poi meta paradisiaca per tutti gli amanti del mare, proprio come quelli di Tavolara, una vera montagna calcarea, inaccessibile nella parte orientale perché base militare della Nato, ma assai suggestiva sul versante opposto, grazie alle belle spiagge, e nella zona alta, alla quale si giunge dopo un’impervia salita fra boschi d’olivastro e ginepro, per godere d’un ampio e affascinante panorama.

La gastronomia tipica

Una particolarità comune a tutta la gastronomia sarda è quella d’essere tradizionalmente legata ad un mondo ormai in parte scomparso, quello agro-pastorale, che comporta una scarsità di pietanze elaborate, a favore di una grande schiettezza di sapori ed odori. Nella cucina di queste isole non mancano certo degli ottimi piatti di pesce, prevalentemente arrosto o in zuppe, come i prelibati calamari arrosto, i deliziosi moscardini, polipetti piccolissimi cotti al sugo di pomodoro, o il caratteristico “zimino” (una zuppa di pesce) e neppure antipasti e pietanze a base dei genuini crostacei e molluschi locali, come l’aragosta, il cui gusto viene esaltato proprio da una preparazione semplice, lessata e poi condita con olio sardo e limone, e le impareggiabili cozze; fra i primi piatti si distinguono poi il risotto alla pescatora o al nero di seppia, ma un sapore inconfondibile vantano anche i ravioli galluresi, con ricotta e buccia d’arancia. Ma è la cultura pastorale ad aver lasciato tracce profonde anche nella gastronomia insulare, per cui si troveranno facilmente arrosti d’agnello e capretto, ottenuti con lunghe e sapienti cotture, sempre con un fuoco di legna, tra cui si ricordano la “cordula” d’agnello con i piselli e i piedini d’agnello, e formaggi dal sapore unico, dovuto alla natura dei pascoli, al clima, ma anche agli aromi mediterranei che qui crescono in abbondanza.
Accanto all’ormai famoso pecorino sardo tradizionale merita una menzione speciale anche quello pepato, così come la ricotta e i buonissimi formaggi caprini, fatti con il latte di questi numerosi “abitanti” indigeni. Ad accompagnare queste prelibate pietanze vi sono poi molte varietà di pane differenti a seconda di ogni località e vini d’altissima qualità, fra cui primeggiano quelli da uve vermentino, con un profumo sottile ed un gusto secco, perfetti come aperitivo, ma anche per antipasti, pesce e dessert; altrettanto piacevoli sono il “Moscato di Gallura” D.O.C. e gli spumanti “Moscato di Gallura Brut”, così come le diverse qualità di rosso, da unire agli arrosti.
Grandissima è, infine, la varietà di dolci, spesso collegata al periodo dell’anno o alle festività, fra cui i più comuni sono quelli a base di pasta di mandorle e ricoperti di zucchero e la sebada, un grande raviolo di pasta fritta, ripieno di pecorino fresco filante, aromatizzato con buccia d’arancia e condito con miele, un prodotto assai diffuso su queste isole e di ottima qualità. Per aiutare la digestione di un lauto pranzo suggeriamo un’ultima prelibatezza locale: il liquore di mirto, preparato con i frutti di questa diffusissima pianta, sia rosso che bianco.
 

 

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