Cagliari
Cagliari: la magia della Sardegna
Era il 1949 quando nella conca verde del Centro-Sud della Sardegna, una terribile alluvione causò lo smottamento di un colle. Quello che emerse dal fango e dal terriccio fu assolutamente sorprendente: una maestosa fortezza nuragica, col torrione centrale risalente al XVII-XV secolo a.C. e con i resti di circa cinquanta capanne di un villaggio, che rivelavano un’avanzata organizzazione sociale in un’epoca in cui nel resto d’Italia le abitazioni erano rappresentate dalle grotte o dalle palafitte. Oggi, il complesso nuragico di Barumini, portato completamente alla luce dagli scavi dell’archeologo Giovanni Lilliu, è stato riconosciuto “Patrimonio dell’Umanità” dall’Unesco.
Ci troviamo in provincia di Cagliari, una città dalla posizione privilegiata, situata al centro del golfo degli Angeli, circondata da stagni abitati da fenicotteri e molto vicina al mare. Questa collocazione la rese un facile approdo per tutte le popolazioni che si succedettero nei secoli. E come non restare incantati dinanzi ai segni tangibili della presenza di queste civiltà, visitando le tombe fenicio-puniche della necropoli di Tuvixeddu o osservando curiosi le due velenose serpi scolpite sul frontone della “grotta della vipera”, una curiosa tomba romana scavata nel calcare in onore di Attilia Pompilia!?
Difficile frenare l’immaginazione dinanzi al grandioso anfiteatro romano del II secolo a pianta ellittica, unico in Sardegna e tra i pochi in Europa. Sembra di sentire ancora il fragore di armi e gladiatori e il ruggito delle belve feroci che uscivano dalla fossa, ancora ben conservata insieme alla cavea.
Riti pagani a parte, Cagliari è una città intrisa di religiosità che, a partire dal 1657, ogni anno rinnova un voto al santo che liberò la città dalla pestilenza. E così ogni 1° maggio, durante la Sagra di S. Efisio, la città si anima e si colora degli addobbi dei carri, dei tipici costumi sardi, delle divise dei cavalieri campidanesi e dei miliziani, e il simulacro del santo, sempre seguito da uno stuolo di pellegrini, viene trasportato attraverso varie località in una processione fastosa e suggestiva. La Chiesa e la Cripta di S. Efisio vennero erette su una grotta comunemente considerata la prigione dove il santo venne recluso prima di essere decapitato.
D’altra parte non è difficile trovare testimonianze di spiritualità a Cagliari, tra i numerosi edifici di architettura sacra della città. Nel quartiere del Castello, caratterizzato da una panoramica altura fortificata in epoca medievale dai Pisani e oggi simbolo della città, si staglia la Cattedrale di S. Maria, di fondazione pisana, ma con una prevalente impronta barocca, determinata dagli stucchi e dai marmi. Bellissimi i due pulpiti in controfacciata donati da Pisa alla città sarda, a testimonianza degli antichi legami minacciati dalle offensive aragonesi. La splendida chiesa di S. Saturno è invece tra i più antichi monumenti cristiani dell’isola, riaperta al pubblico dopo 18 anni di restauri. Sul colle omonimo sorgono il Santuario e la Basilica di Bonaria, un complesso monumentale eretto di fronte al mare dedicato alla Madonna protettrice dei Marinai. All’interno del Santuario, accanto all’altare maggiore, si trova una veneratissima statua lignea della Vergine, che secondo la leggenda sarebbe misteriosamente approdata dal mare nel 1370.
Ma, tra storia e leggenda, Cagliari ha ancora degli angoli inaspettati da scoprire: ripercorrendo a piedi quella “discesa a mare” compiuta dalle stesse istituzioni cittadine quando tra la fine dell’Ottocento e il primo cinquantennio del Novecento vennero demolite le mura, si raggiunge la spiaggia del Poetto, a pochi minuti dal centro, con la sua distesa di sabbia bianca e finissima.
Uno scorcio inaspettato, poetico, dinanzi al quale il panorama offre un profilo quasi inquietante, quello della Sella del Diavolo. Ma niente paura, è solo il nome dato alla cima del promontorio di Capo S. Elia, per la sua particolare forma. Dal mare agli altipiani, Cagliari non finisce mai di sorprendere, vantando anche la fauna più singolare d’Europa. Oltre ai fenicotteri rosa, che nidificano nello Stagno di Moletargius, ecco un tocco di fiaba coi cavallini della Giara di Gesturi: ed è davvero incredibile la vista di questi piccoli cavalli selvaggi che non crescono mai, trattandosi di una razza “in miniatura” unica al mondo.
Ma la Sardegna è fatta così: un microcosmo a sé, una terra di contrasti e antiche suggestioni, che invita il visitatore a non fermarsi e a continuare la sua scoperta, alla ricerca di un mare incontaminato gelosamente racchiuso da un anfratto, o di un entroterra ritroso e misterioso, arcano ed evocativo. I dintorni di Cagliari non fanno eccezione e possono essere un piacevolissimo seguito alla visita della città.
Domus de Maria
Percorrendo la panoramica della Costa del Sud, si possono ammirare alcuni scorci costieri molto affascinanti: rocce e scogliere ciclopiche alternate a meravigliose spiagge, circondate da una bella vegetazione punteggiata di ginepro. Proseguendo si incontra Domus de Maria, un centro fondato nel ‘700 dai Padri Scolopi e un ottimo punto di partenza per escursioni verso le foreste del Sulcis, in particolare Is Cannoneris, dove si possono ammirare in silenzio i rari cervi sardi. La strada conduce poi alla Torre di Chia, una delle tante erette nel XVII secolo per difendere il litorale dalle incursioni dei barbari. Sul promontorio omonimo si trovano le rovine di Bithia, una delle città cartaginesi più importanti dell’isola. Dulcis in fundo le spiagge di Chia, con un mare verde smeraldo assolutamente mozzafiato.
Teulada
Continuando a seguire la panoramica, tra dune e scogliere rocciose, si incontra Teulada, il centro principale della costa sud-occidentale della provincia cagliaritana, caratterizzato da un entroterra di montagne e di boschi e da una costa ricca di spiagge incantevoli. Qui svetta Capo Teulada, un suggestivo promontorio alto più di 220 m.
Iglesias
Ai piedi di un colle panoramico sorge Iglesias, una località che divenne molto importante nel XIII secolo sotto i pisani, quando venne chiamata Villa di Chiesa. Da visitare nel centro storico la Piazza Municipio, dove si affacciano il Palazzo Vescovile e la Cattedrale di S. Chiara. Di grandissimo interesse i dintorni di Iglesias che offrono curiosi itinerari alla scoperta di complessi minerari ormai abbandonati, e dunque divenuti importanti monumenti di archeologia industriale. Una delle frazioni minerarie da non perdere è Masua, che consente di percorrere la straordinaria costa di M. Nai, dove troneggia un faraglione che supera di alcune decine di metri i più famosi faraglioni di Capri, il Pan di Zucchero.
Calasetta
A est della costa sulcitana, si trova l’isola di Sant’Antioco, collegata alla terraferma da un istmo di tre chilometri. Il capoluogo, erede della mitica città fenicia di Sulcis, venne ribattezzato per commemorare un martire africano sepolto nelle catacombe, su cui nel XII secolo venne eretta la Parrocchiale. A pochi minuti di strada, si incontra Calasetta, il secondo comune dell’isola. Partendo dal porto e proseguendo verso ovest, ci si può dirigere verso alcune magnifiche spiagge, tra cui Sottotorre, la spiaggia delle Saline e la spiaggia Grande.
A tavola nel capoluogo sardo
La cucina sarda è strettamente legata ai cicli della sua meravigliosa terra e comprende tante varianti e culture culinarie, almeno quante sono le sue regioni. L’isola si è sempre fatta depositaria delle tradizioni arcaiche che l’hanno pervasa, per questo ha saputo accogliere e personalizzare l’arte gastronomica degli antichi invasori, o dei più recenti popoli ospitati.
Il cagliaritano non fa eccezione e propone una gustosissima varietà di pietanze. Tra i primi piatti, troviamo minestre a base di cereali o di verdure, zuppe composte dagli ingredienti semplici della campagna (pane, uova, pomodoro, formaggio), paste condite con sugo di pomodoro e salsiccia, “malloreddus” alla campidanese (gnocchetti diffusi in tutta l’isola), ravioli di patate e formaggio, paste ai frutti di mare della stagione.
Tra i secondi piatti spicca “su purcheddu a sa sarda”, il maialino da latte ottenuto con una lunga e sapiente cottura su braci di legni aromatici. Tra le carni diffuse anche quelle di agnello e di capretto arrostite, dai sapori semplici ma saporiti.
Assolutamente da provare gli ottimi piatti di pesce, preparati prevalentemente arrosto o in zuppe e basati su crostacei, molluschi, aragoste e soprattutto le inimitabili arselle del Cagliaritano.
Da non dimenticare che i mitici pastori sardi hanno nel tempo arricchito la loro produzione di formaggi. Sulle tavole non solo si troverà il celeberrimo pecorino, ma anche il fiore sardo, il semicotto, il canestrato e la ricotta. Questi sono ottimi da accompagnare al famoso pane carasau, oppure al civraxiu del Campidano di Cagliari, una consistente e fragrante pagnotta.
E sono davvero così i dolci sardi, come quelli a base di mandorle e ricoperti di zucchero, quelli a base di miele o addirittura di pecorino fresco e filante o ricotta.
La Sardegna è stata spesso chiamata “vigneto in mezzo al mare” a testimonianza della sua forte tradizione vitivinicola. Ogni piatto può dunque essere ottimamente accompagnato da una grande varietà di vini per tutte le occasioni: dal bianco Nuragus di Cagliari ai rossi Cannonau di Sardegna, Carignano del Sulcis, Monica di Cagliari. Ottimi anche i celebrati liquori e distillati caratteristici, come il mirto, i distillati di Corbezzolo, o il curioso “filu’ e ferru”, capaci di alleggerire l’incontro con l’arte culinaria sarda.