Pesaro e Urbino
Pesaro e dintorni
Pesaro è la prima città che s’incontra superato il confine che divide l’Emilia Romagna dalle Marche. Situata nella pianura creata dal fiume Foglia, Pesaro si estende lungo una costa sabbiosa, stretta a nord ed a sud dal Monte San Bartolo e dal Colle Ardizio. A sud confina con Fano, la città della Fortuna che conserva l’importante Arco di Augusto e le sue antiche mura con cui il primo imperatore romano fece cingere la “colonia”. A nord con la vicina Romagna, da cui ha ereditato il piacere per la cucina.
Definita Riviera delle Colline perché situata di fronte al mare e racchiusa tra splendide colline, ha nell'urbanistica la sua caratteristica principale per la vicinanza tra la zona mare ed il centro storico. Due zone, queste, che vivono di una loro vita indipendente secondo gli orari e le stagioni.
Durante il periodo estivo, infatti, il lungomare di Viale Trieste, con i suoi numerosi stabilimenti balneari, alberghi e ristoranti, si anima di un allegro movimento che come per incanto, a settembre, si sposta nella centrale Piazza del Popolo e nella pedonale Via Branca.
Durante il periodo invernale si potrà invece godere della pace e della tranquillità, ed apprezzare ancor meglio l’imperiosa “Sfera Grande” di Arnaldo Pomodoro, posta al centro di una grande vasca di acqua nel Piazzale della Libertà, capace di trasmettere le più diverse sensazioni con un sapiente gioco illusionistico.
Sulla destra del Piazzale domina lo splendido Villino Ruggeri, la più rappresentativa costruzione pesarese in stile liberty. Costruito tra il 1902 ed il 1907, il villino presenta una ricca decorazione che avvolge l’intero edificio, in particolare la facciata rivolta verso il mare decorata con motivi floreali e marini, quali pesci, polpi, crostacei ecc..
Lungo il Viale Trieste s’incontrano altri esempi di ville Liberty che mostrano sempre i classici motivi ornamentali del periodo e la medesima struttura architettonica.
Un caso a parte è invece Villa Ugolini che con un’eterogenea disposizione di materiali architettonici quali loggette, bifore, trifore, quadrifore, archi a sesto acuto e decorazioni di vario genere, pur conservando il suo fascino, sfocia in un gusto kitsch.
Percorrendo poi il Viale della Vittoria, si raggiunge in Via Pola, villa Molaroni, sede del Museo del Mare. Per gli amanti del genere, la biblioteca conserva più di 1500 volumi divisi in due sezioni: storia del porto e cultura della gente di mare.
Mentre da Piazzale della Libertà, in direzione centro, si arriva in Via Rossini, dove al numero 34 è possibile visitare la casa natale dell’omonimo compositore che qui nacque il 29 febbraio 1792. All’interno della casa è conservata un’importante collezione di stampe ottocentesche che raffigurano numerose pose del Maestro e diversi personaggi rossiniani dell’epoca.
Proseguendo da Via Mazzolari, si giunge alla deliziosa piazzetta Toschi Mosca, nella quale oltre a fare una piacevole sosta per l’aperitivo, si trova il Palazzo Toschi Mosca, costruito all’inizio del XVIII secolo dall’aristocrazia pesarese, presenta un imponente portale e tre cortili posti in successione prospettica, ed oggi sede dei Musei Civici, composti di due sezioni: la Pinacoteca ed il Museo delle Ceramiche.
Nella Pinacoteca sono conservati dipinti trecenteschi e quattrocenteschi di Mariotto di Nardo, Jacobello del Fiore, Marco Zoppo, oltre alla più nota Pala di Pesaro di Giovanni Bellini.
Il Museo delle Ceramiche ospita una delle più importanti collezioni d’Europa di maioliche cinquecentesche della collezione Mazza e, vi si trovano alcuni capolavori della produzione metaurense, che nel periodo d’oro del Ducato conobbe la sua massima evoluzione. In particolare si ricordano le ceramiche del 500, come le metaurensi ispirate a soggetti mitologici o storici, le raffaellesche che richiamano allo stile delle grottesche, le duratine di Niccolò Pellipario e le urbinati. Straordinarie anche le produzioni del settecento, dell’ottocento e del Novecento provenienti prevalentemente dalla donazione Ugolini.
Tornando su Via Rossini la tappa successiva è Piazza del Popolo , cuore pulsante della città, nella quale si possono ammirare la splendida facciata del Palazzo Ducale e la fontana con cavalli marini e tritoni di Lorenzo Ottoni (1685). Il Palazzo Ducale risale al periodo sforzesco edificato nel chiaro intento di lasciare alla città un’impronta indelebile di tale dominio. L’edificio è caratterizzato da uno stile lombardo-emiliano: la facciata, ornata da sei archi e cinque finestroni è ancora come fu concepita da Alessandro Sforza. Oggi il Palazzo ospita la sede della Prefettura, e con permesso da questa rilasciato è possibile visitarne anche l’interno: gli appartamenti della Duca e della Duchessa ed il Giardino segreto, ornato da una bella loggia di Girolamo Genga.
Al periodo sforzesco (1445-1513) risale anche la cinta muraria della città. Alessandro Sforza e suo figlio Costanzo seguirono il percorso dei borghi, fissando una porta in corrispondenza del ponte sul Foglia, e avviarono intensi lavori di fortificazione che culminarono poi nella costruzione della Rocca Costanza, edificata per volere di Costanzo Sforza nel 1474 sul modello delle rocche malatestiane di Fano e Rimini.
Proseguendo l’itinerario in Via Branca, si arriva in Piazza Olivieri, sede del Conservatorio Gioacchino Rossini dove, compatibilmente con le attività didattiche è possibile visitare la sala delle colonne, la sala dei marmi e l’auditorium Pedrotti. Tappa obbligatoria perché dal cortile del Conservatorio si può ascoltare in silenzio la musica che esce dalle sue stanze.
A fianco del Conservatorio, troviamo la Chiesa della Maddalena, risalente al XIV secolo, e riedificata nel 1739 su progetto del Vanvitelli: l’interno, a croce greca, presenta pregevoli ornamenti in stucco e tre importanti tele del Lazzaroni.
Scendendo da Via Zacconi, in via Mazza si può visitare la Biblioteca ed il Museo Oliveriano. In questo Museo, ospitato dal Palazzo Americi, è custodita una ricca collezione di testimonianze archeologiche donate dall’erudito pesarese Annibale degli Abbati Olivieri (1708-1789). Le collezioni comprendono un’importante raccolta di reperti archeologici e numismatici, che annoverano tra l’altro i corredi funebri della necropoli di Novilara; monete etrusche, italiche, greche e romane; piccole sculture, cippi votivi e sarcofaghi di epoca romana. Tra tutti i reperti spicca la stele di Novilara, che presenta una scena di duello e di sepoltura, e una caccia.
Nella biblioteca contenente circa 150000 volumi, oltre a 5073 edizioni del XVI secolo, 355 incunaboli, 1940 pergamene vi sono codici miniati ed autografi del Bembo, del Castiglione, del Tasso, del Leopardi e del Carducci. Da non dimenticare la raccolta di carte nautiche, fra le quali una del cinquecento, contenente una delle prime rappresentazioni dell’America.
Ultima meta in Via Mazza sono le mura romane. Nei lavori di scavo sono state identificate le fondamenta ed i materiali dell’antico insediamento Piceno, che oggi attraversano i sotterranei di molte abitazioni che si trovano nel perimetro dell’antica Pisaurum.
Pesaro fu colonia romana intorno al 184 a.C., di questo periodo resta la facciata del Duomo con i due leoni silofoni, ma nel 539 fu rasa al suolo dai Goti e più tardi ricostruita dal generale bizantino Belisario. Nel 774, fu conquistata da Pipino il Breve, che la incluse poi in quel gruppo di terre che i Franchi donarono al Papa, aprendo così il lungo periodo di stretta dipendenza dal Papato.
Dopo le medioevali vicende legate al dominio della Chiesa, alle lotte per l’autonomia comunale, alle battaglie con le città limitrofe, si affacciò su Pesaro ed i suoi dintorni la famiglia Malatesta (1285-1485), che lascerà sul territorio opere importanti di carattere militare, civile e religioso, tra cui la chiesa di San Francesco, quella di Sant’Agostino e soprattutto l’ex chiesa di San Domenico, oggi sede delle Poste Centrali. Ai Malatesta si avvicendarono gli Sforza e i Della Rovere. A quest’ultima epoca risalgono numerose Chiese (S. Giovanni Battista, S. Ubaldo) e molti palazzi nobiliari che caratterizzano il centro della città. Infine nel seicento, con l’inizio del Governo dello Stato Pontificio venne costruito il teatro del Sole, oggi teatro Rossini, che fu però ristrutturato agli inizi dell’ottocento.
Parlando di Rossini e di musica ogni estate, nel mese di agosto, la città di Pesaro rende omaggio al grande compositore con il Rossini Opera Festival. Riconosciuto in tutto il mondo come uno dei più importanti avvenimenti musicali dell’anno, il ROF è anche l'occasione per immergersi nella cultura e nelle tradizioni locali.
Villa Imperiale e Villa Caprile
Le colline di Pesaro sono da sempre state la zona residenziale della nobiltà e della grande borghesia locale. Basti pensare che durante il dominio del Papato queste zone contavano circa una quarantina tra ville e castelli. Molte di queste ville sono oggi di proprietà privata e quindi inaccessibili. Le uniche visitabili, considerate anche le più importanti sono Villa Imperiale e Villa Caprile.
Villa Imperiale, oggi di proprietà dei Castelbarco Albani, fu in parte edificata verso la metà del XV secolo come residenza estiva per Francesco Sforza. Al suo interno si possono ammirare gli affreschi del Bronzino, di Raffaellino del Colle, Dosso Dossi e del Genga. Il secondo nucleo della Villa, edificato dal Genga nel 1529, fu concepito a scopo di rappresentanza per Eleonora Gonzaga, sposa di Francesco Maria I Della Rovere, per la costruzione fu necessario lo sbancamento in tre livelli digradanti del colle su cui si erge il complesso.
Villa Caprile, edificata nel 1604 per la famiglia Mosca, ha nei suoi splendidi giardini un esempio molto significativo dello stile settecentesco: nelle aiuole, nei vialetti e nelle grotte al di sotto del terrazzo d’ingresso, dominano i giochi d’acqua, e, nello stile della tradizione arcadica, vi è anche la presenza di un teatro verde dotato di platea, quinte e palchi.
La stagione consigliata per visitare queste due ville è sicuramente la primavera quando i loro giardini sono al culmine dello splendore. Inoltre dal mese di maggio è anche possibile visitare Villa Caprile in notturna per ammirare i bellissimi giochi d’acqua.
Pesaro e l’abbraccio dei suoi colli
Davanti il mare e alle spalle le colline che abbracciano Pesaro in una morbida stretta di colori. Una località dai mille volti, colma di castelli, ville e piccoli borghi e con antiche mura, ben conservate, a protezione degli abitanti che ancora vi risiedono.
Pesaro racchiusa dal Monte San Bartolo, parco naturale a picco sul mare, e a sud dalle colline che ospitano molti antichi castelli, tra cui quello di Novilara, Candelara e alle sue spalle quello di Gradara.
Il Monte San Bartolo
Il colle San Bartolo, divenuto Parco protetto nel 1994, è un rilievo montuoso che si estende per circa 10 chilometri tra Pesaro e Gabicce, insieme al Conero è l’unico tratto di costa alta da Trieste al Gargano. Questa parte di costa offre al visitatore un panorama mozzafiato: in primavera, con l' esplosione di ginestre che ricoprono di giallo tutto il monte; d’inverno, con la limpidezza del cielo che permette allo sguardo di vagare sul mare e sulla campagna con grandi emozioni. Questo è un luogo prediletto per gli amanti della natura che possono effettuare escursioni a piedi, in bicicletta, o semplicemente seguire gli itinerari del parco ed osservarne le specie protette. Sul San Bartolo si trovano specie mediterranee come l’alaterno, la fillirea, la smilace. La fauna comprende un gran numero di specie di uccelli marini, come alcune rare varietà di gabbiano, il cormorano e l’edredone. A primavera, durante il periodo migratorio, si può osservare il passaggio di rapaci, quali il falco della palude, la poiana e l’albanella, ma anche il passaggio di aironi e cicogne.
Sulla panoramica del San Bartolo s’incontra Fiorenzuola di Focara dalla quale la vista spazia su un irreale paesaggio senza presenze umane, su spiaggette sassose deserte ed irraggiungibili che distano solo pochi chilometri dalle affollate spiagge della costa marchigiana e romagnola.
Il fascino metafisico di Novilara e dei Castelli
A sei chilometri da Pesaro in direzione sud, si raggiunge Novilara, luogo che sembra essersi fermato nel tempo. Questo piccolo borgo di radici particolarmente lontane è il sito archeologico più famoso del pesarese. Resti di ville di epoca romana sono ancora visibili lungo il tracciato della Via Flaminia che conduceva a Novilara. Il Castello edificato nel XIII secolo appartenne prima ai Malatesta, poi agli Sforza ed infine a Baldassarre Castiglioni su donazione di Francesco Maria I Della Rovere. Dell’originario castello restano una porta d’accesso e diverse pozioni della cinta muraria, ma ciò che rende unico questo piccolo paese è il fatto che abbia resistito alle tentazioni del turismo. Dentro le mura di Novilara esistono solo due ristoranti, un piccolo teatro all’aperto e l’ufficio delle poste. Il principale centro di aggregazione rimane la Pieve di S. Michele Arcangelo dove sono conservati frammenti di affreschi in stile gotico cortese.
Novilara è un luogo da visitare in tutte le stagioni, da apprezzare nelle limpide giornate di sole ma da amare anche nelle grigie giornate d’inverno. Il suo panorama che spazia a 360°, dal mare alle colline, si fonde con il silenzio e la quiete delle sue stradine silenziose che le conferiscono un fascino quasi metafisico.
Candelara, primo borgo in ordine di distanza, lega la sua storia anch’essa ai Malatesta ed anche da qui la vista si apre su tutta la costa, la città, le campagne ed i monti dell’Appennino.
Mombaroccio nato, prima del 1200, dai ruderi di cinque castelli già esistenti nelle sue vicinanze. Dell’originale castello di Mombaroccio, dopo avere vissuto tutte le vicende storiche dell’area circostante, rimangono la splendida cinta muraria del periodo sforzesco e le cinque porte medievali ancora intatte. Da ricordare è la tradizione che questo paese conserva per l’arte del ricamo praticata in questi luoghi sin dal 1400 e messa oggi in mostra nella torre civica (1608).
“Amor ch’a nulla amato amar perdona…”
Ad appena tre chilometri dal mare, con lo sfondo del Titano (la Repubblica di San Marino) si erge il castello di Gradara teatro del tragico e famoso amore di Paolo e Francesca, sorpresi e messi a morte dal marito Gianciotto Malatesta, così come ricordato nel V Canto dell’Inferno dantesco. Gradara è uno dei luoghi più visitati d’Italia. Edificata dai Malatesta e passata poi sotto il dominio degli Sforza e dei Della Rovere, Gradara conserva ancora oggi imponenti fortificazioni ed una porta con torre e stemmi che costituisce l’ingresso principale del paese.
Da visitare senza dubbio la rocca e le sue sale: “la camera di Francesca”, diversi dipinti del XV secolo e la cappella con preziose ceramiche di Della Robbia. Il giro termina con la spettacolare passeggiata sui camminamenti di ronda che “sorvegliano” il castello su tutti e quattro i lati.
Il terzo fine settimana di luglio, in memoria di “coloro che tanto si amarono”, si svolge la manifestazione Seduzione al Castello, in cui regnano magiche suggestioni medievali, melodie di menestrelli, danze di fanciulle e versi poetici per ricordare quel bacio proibito tanto narrato da scrittori e poeti.
Pesaro a tavola
“Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono in verità i quattro atti di questa opera buffa che si chiama vita, e che svanisce come la schiuma d’una bottiglia di champagne. Chi la lascia fuggire senza averne goduto, è un pazzo” (Gioacchino Rossini)
Mangiare in queste zone è un piacere, un viaggio quotidiano tra i mille sapori genuini dei prodotti che arrivano dal mare e dall’entroterra e che una volta cucinati, si trasformano in brodetti di pesce, primi piatti di pasta fresca fatta a mano e condita con varianti che vanno dal tartufo bianco, ai fagioli; piatti di verdure e gustose ricette di carne.
Sulla tavola non mancano poi i salumi, il pecorino di “ fossa” originario del comune di Talamello e del Montefeltro; la “caciotta di Urbino”, formaggio D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta); l’olio d’oliva e le olive marinate del Col di Marca. E come scordare il tartufo bianco di Acqualagna, celebrato con una sagra l’ultimo week end di ottobre ed i primi due di novembre..
E dalla vicinissima Romagna tutti i piatti sono spesso accompagnati dalla gustosa piadina sfogliata a base di burro.
Molte sono anche le ricette “alla Rossini”: alcune creazioni originali del Maestro, altre create in suo onore. Certamente la più famosa e conosciuta è il tournedos che venne fatto servire dal Maestro durante uno dei suoi scapigliati banchetti parigini a Villa di Passy dove viveva con la moglie Isabella Colbran.
I vini dei Colli Pesaresi, rosso e bianco D.O.C., sono apprezzati in tutto il mondo. Il rosso è ottenuto da uve Sangiovese, con sottodenominazione Focaia: l’altitudine e la vicinanza al mare di Focaia rendono il clima particolarmente freddo in luglio e agosto e ciò permette ai vitigni di Pinot nero, trapiantati dall’amministrazione napoleonica in epoca francese, la condizione ideale per sviluppare il suo caratteristico aroma.. Il bianco dello stesso vino è denominato Roncaglia, ed è noto anche come Albanella. Ancora una volta sono le particolari condizioni climatiche del San Bartolo a favorirne l’ambiente ideale. La caratteristica di questo vino è di essere prodotto secondo le regole degli spumanti di elevata qualità con uve bianche di Trebbiano ed una modesta percentuale di Pinot nero.