Itinerari di fede
Le vie della Fede
Si inizia da Loreto…
La storia del Santuario di Loreto viene da lontano, nei secoli come nello spazio.
Si tramanda infatti un evento ammantato di fascino e mistero, che indica l’anno 1294 come un anno veramente da ricordare. Proprio allora infatti, la Casa della S.famiglia di Nazareth giunse dalla Palestina per posarsi dove oggi si trova, delicato scrigno di devozione in mezzo alla dolce campagna, tra i boschi intorno a Loreto che frusciano accarezzati dal vento.
Certo, molte sono state le ipotesi che nel tempo sono state variamente formulate per cercare di chiarire il mistero, ma numerosi dati continuano a non trovare una convincente risposta sul piano della ragione.
Le pietre con cui il Santuario è stato innalzato infatti provengono veramente da quei territori dove si snodò la vita di Gesù, dalla lontana e calda Palestina.
Inoltre, e qui il fascino del mistero si fa sempre più avvolgente, il Santuario è costruito senza le fondamenta, proprio come se fosse stato poggiato sul terreno con delicatezza, un giorno lontano, tanto tempo fa.
Al di là di questioni che non trovano via d’uscita, o che non possono essere plausibili per tutti, Loreto, è sempre rimasta quello che è: un luogo dove il culto mariano è acceso e favorito dalla Chiesa, culto che ha avuto una delle più elevate espressioni nel tentativo perfettamente riuscito di rendere il luogo sempre più bello, arricchendolo con opere d’arte che, fatte da uomini, esprimessero amore e devozione di uomini, un sentimento che qui a Loreto, nella città dedicata alla madonna, non subisce oscillazioni, ma resta sempre fervido, luogo di fede per chi crede, luogo di fascino e coinvolgimento emotivo per chi vi si accosta diversamente.
La facciata dl santuario è un gradevole esempio di architettura, scrigno prezioso che contiene la S.Casa, la quale attraverso il tempo è stata meta di pellegrinaggi incessanti, mentre eventi speciali come la cosiddetta “FESTA LITURGICA” in occasione del 10 Dicembre, celebrata anche nel resto della regione con suggestivi falò che ancora una volta accendono di fascino la serena notte marchigiana.
Ascoli, S. Emidio alle grotte.
Emerge dalla roccia come le stelle dalla notte, per ricordare in quel suo modo discreto e affascinante una storia antica che ha lasciato le sue tracce indelebili nella storia della città.
La tradizione giunta intatta fino a noi racconta la storia di un giovane che veniva da Treviri, città natale anche di S. Ambrogio, giunto in Italia in seguito ad un terribile terremoto che lo aveva miracolosamente sottratto al martirio. Divenuto Vescovo della città di Ascoli, diffuse la fede con amore e convinzione, tali da convertire anche la figlia di un prefetto romano che portava il nome delicato di Polisia. Fu quindi condannato alla morte per decapitazione, ma appena la condanna venne tragicamente eseguita, il Santo raccolse il suo capo che era stato separato dal corpo per raggiungere le grotte. Giunto in questo luogo di pace, si accinse a riposare per sempre.
La tomba del Santo è stata successivamente dotata di fattezze vagamente barocche, con la costruzione di una Chiesa che sembra fondersi con la roccia, come qui si fondono, in un’armonia che suggerisce ampi spazi silenziosi, stormire di fronde e rumore di passi leggeri, dove la natura avvolge il pellegrino.
Abbazia Di Santa Croce di Fonte
Facile rimanere abbagliati dal fascino arcano di questi antichi boschi, perché la natura in questi luoghi permea tutto della sua genuina semplicità, invitando al silenzio, alla meditazione.
Deve essere stato questo il paesaggio che ha trovato dinnanzi al suo sguardo acuto S. Romualdo, e ben si possono comprendere le ragioni che lo spinsero a creare in questi luoghi un eremo, semplice ed umile, perché le sole cose importanti fossero silenzio e preghiera.
Nacque allora l’Abbazia di S.Croce di Fonte Avellana, tra poche pochissime capanne che offrissero riparo ai giovani che cercavano Dio, e una piccola chiesa.
Oggi i monaci Camaldolesi che sono qui stanziati dal 1935, trascorrono le loro giornate di meditazione con serenità in un vero centro di spiritualità che pure nella storia ha conosciuto momenti alterni, ma che, questo è certo, ha molta storia alle spalle, e molti ricordi.
Come quello che traccia Dante Alighieri, il sommo poeta italiano, l’uomo, il letterato, l’eterno innamorato di Beatrice, pensando a questi luoghi, colpito, in modo incancellabile, dalla loro vera bellezza, specchio di una serena spiritualità che ha fatto delle mura dell’Eremo il suo prezioso scrigno.
E proprio il ricordo di Dante si incontra tra le mura del convento, dove è conservata una cella, della tipica semplicità e modestia delle celle dei monaci,nella quale, come un’iscrizione ricorda, dimorò l’Alighieri.
OFFIDA
Quella che la tradizione tramanda con emozione, è una storia miracolosa che ha precedenti simili a quelli di Orvieto e del suo Duomo.
Una cappella sopraelevata rispetto al resto all’interno della Chiesa dalla facciata barocca di S. Agostino, la Cappella del Miracolo Eucaristico ricorda meglio di tante parole quell’evento eccezionale.
Proprio qui è collocato un prezioso reliquiario, sia per l’oggetto in sé che è davvero sorprendente per materiali e bellezza, che soprattutto per il suo eccezionale contenuto.
Il cancello dietro cui è conservato era chiuso un tempo da ben sette serrature, le cui chiavi erano riposte nelle mani delle più importanti famiglie che abitavano nella città.
La tradizione ci riporta a la Chiesa del Miracolo di Lanciano dove una donna, nel tentativo di far accostare il marito alla fede, presta ascolto alle parole di una sorta di mago che le suggerisce di utilizzare l’ostia per il suo scopo,come una sorta di filtro.
Ma l’ostia al momento di preparare quel fatidico pasto si mutò in carne, iniziando a sanguinare. La donna, colta da una grande paura, avvolse la tovaglia e il suo prezioso contenuto, nascondendoli, fino a quando si confidò con un frate che espose l’ostia e la tovaglietta ai fedeli.
Ancora oggi è possibile vedere la preziosa reliquia, la tovaglietta con le tracce di sangue e l’ostia, e ogni 3 maggio viene festeggiata la festa del miracolo, viva ancora oggi.