Mai più Fame

AZIONE CONTRO LA FAME: «BISOGNA LAVORARE SULLE CAUSE STRUTTURALI DELLA POVERTÀ, COME LA MANCANZA DI LAVORO E RETRIBUZIONI INADEGUATE. OCCORRONO POLITICHE PUBBLICHE CHE ACCOMPAGNINO VERSO L’AUTONOMIA. IL PROGETTO “MAI PIÙ FAME” DIMOSTRA CHE È POSSIBILE, ANCHE CON LE FASCE PIÙ VULNERABILI» 

Povertà e fame sono connesse. Azione contro la Fame lancia un appello per soluzioni strutturali e presenta i risultati del progetto “Mai più Fame” in Italia: il tasso di riattivazione sociale (lavoro e formazione) è al 60% tra i beneficiari  

I dati pubblicati recentemente da ISTAT sulla povertà parlano chiaro: la povertà in Italia non arretra. Oltre 5,7 milioni di persone, pari al 9,7% della popolazione, vivono in condizioni di grave difficoltà economica, di cui 1,3 milioni sono minori. L’incidenza della povertà relativa è aumentata al 14,5%, coinvolgendo quasi 8,5 milioni di individui. Questi numeri, purtroppo, non mostrano miglioramenti rispetto all'anno scorso, evidenziando che le politiche pubbliche di contrasto alla povertà sono inefficaci e che sono necessari interventi decisivi e strutturali

Come sappiamo bene in Azione contro la Fame, la povertà è spesso il seme di fame e malnutrizione, una situazione che, nel nostro paese, colpisce soprattutto le famiglie numerose, quelle con figli minori, gli stranieri, i nuclei monogenitoriali e chi è fuori dalle reti di sostegno sociale. Non è povero solo chi non ha un lavoro, ma anche chi con il lavoro non riesce a soddisfare i bisogni di base: è il caso delle famiglie con persona di riferimento operaio o assimilato, la cui quota in povertà assoluta è salita al 16,5% dal 14,7% del 2022.

La spirale della povertà, che rischia di trasformarsi in fame 

L’esperienza di Azione contro la Fame e gli studi effettuati sul campo, dimostrano che chi si trova in una traiettoria sociale discendente adotta “strategie adattive”, basate sulle ridotte (o inesistenti) possibilità di spesa. Questo incide direttamente sulle condizioni abitative, sulla salute, sul deterioramento delle abilità e abitudini lavorative, sull’autostima e sulla salute mentale. Una vera e propria spirale senza via d’uscita, da cui è difficile uscire e che può portare velocemente, anche nel nostro paese, alla fame.  

Attualmente, le principali modalità di risposta alla povertà e alla fame in Italia sono di natura emergenziale, orientate a interventi specifici e a breve termine, che non incentivano le persone a trovare la forza per “spezzare la spirale della povertà”. Un esempio sono i pacchi alimentari che, a causa delle limitazioni della catena logistica, si concentrano principalmente su cibi secchi e non deperibili, riducendo l'accesso ad alimenti freschi e nutrienti. Anche il sostegno economico presenta dei limiti: rischia di perpetuare schemi preesistenti, senza incidere sulla ri-motivazione, fiducia e contrasto all’esclusione delle persone.

La spirale si può spezzare. Il caso di Azione contro la Fame 

Azione contro la Fame, organizzazione umanitaria internazionale attiva in 56 paesi, ha lanciato nel 2022 il programma “Mai più Fame: dall’emergenza all’autonomia”, per rispondere concretamente all’emergenza anche in Italia, con iniziative a Milano e Napoli. L’approccio è già testato con successo in Spagna, Palestina, Georgia e diversi paesi dell’America Latina. Il progetto offre nel breve periodo sostegno immediato alla spesa per le persone più vulnerabili e, contemporaneamente, mira a rendere le persone indipendenti dall’assistenza attraverso: 

1.  La formazione e inclusione lavorativa: con percorsi che mirano a migliorare le competenze personali, sociali e professionali, facilitando l’ingresso nel mercato del lavoro. 

2.   L’educazione alimentare: promossa attraverso workshop e consulenze con nutrizionisti per favorire una dieta sana e sostenibile, anche a basso costo.

Un risultato fondamentale: il tasso di riattivazione sociale è al 60% 

L’approccio di “Mai più fame” funziona, come dimostra il tasso di riattivazione sociale, che ha raggiunto il 60%. Questo dato riflette la percentuale di beneficiari che, dall’inizio del programma, hanno trovato un'occupazione o ripreso un percorso formativo. In pratica, dal 2022, oltre la metà delle persone coinvolte ha intrapreso un cammino verso l’autonomia, partecipando attivamente a iniziative di lavoro e formazione: il 46% di loro ha ottenuto un impiego, mentre il 14% ha scelto di tornare sui banchi di scuola. 

I risultati sono stati altrettanto significativi sul fronte dell’educazione alimentare. Tra i partecipanti, il 61% ha ridotto il consumo di zuccheri, il 57% ha diversificato maggiormente la propria dieta, il 70% ha aumentato l’assunzione di acqua, e il 51% ha diminuito il consumo di cibi grassi e ultra-processati. Per monitorare questi cambiamenti nelle abitudini alimentari, è stato utilizzato l’indice Household Dietary Diversity Score (HDDS), uno strumento che misura la varietà della dieta familiare analizzando i cibi consumati nelle ultime 24 ore, suddivisi in 12 gruppi alimentari. 

Questi dati vanno oltre le statistiche: raccontano storie di vite in trasformazione e di famiglie che stanno recuperando la speranza, nel nostro Paese, nelle nostre città. Fino a luglio 2024, il programma ha raggiunto 307 beneficiari diretti e circa 600 beneficiari indiretti, concentrandosi sulle famiglie più vulnerabili: nuclei con due o più figli, famiglie monogenitoriali, bambini sotto i cinque anni, donne in gravidanza o neomamme, e genitori disoccupati o con lavori precari. A ottobre sono partiti nuovi percorsi che accompagneranno ulteriori 50 famiglie a Milano e 50 a Napoli.

Un appello per un’azione strutturale 

«La povertà non è solo una questione di numeri. È una trappola da cui vogliamo aiutare le famiglie a uscire, offrendo loro l'opportunità di ritrovare stabilità e dignità» afferma Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame. «Il nostro obiettivo è chiaro: aiutare le persone a riacquisire controllo sulla loro vita. Con il programma “Mai più Fame: dall’emergenza all’autonomia”, uniamo l'assistenza immediata a strategie di lungo periodo, affinché le famiglie non solo abbiano accesso al cibo, ma possano ritrovare una stabilità economica duratura». 

«Come dimostrano i risultati raggiunti a Milano e Napoli, combattere la povertà e l’insicurezza alimentare richiede un approccio integrato, che vada oltre la semplice assistenza temporanea. La nostra sfida è rendere questo modello scalabile e replicabile su tutto il territorio nazionale, per offrire a un numero sempre maggiore di persone l’opportunità di risollevarsi e guardare con fiducia al futuro». Conclude Garroni. 

Azione contro la Fame | www.azionecontrolafame.it 

Azione contro la Fame è un’organizzazione umanitaria internazionale impegnata a garantire a ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame. 

Specialisti da 45 anni, prevediamo fame e malnutrizione, ne curiamo gli effetti e ne preveniamo le cause. Siamo in prima linea in 56 paesi del mondo per salvare la vita dei bambini malnutriti e rafforzare la resilienza delle famiglie con cibo, acqua, salute e formazione. 

Guidiamo con determinazione la lotta globale contro la fame, introducendo innovazioni che promuovono il progresso, lavorando in collaborazione con le comunità locali e mobilitando persone e governi per realizzare un cambiamento sostenibile. Ogni anno aiutiamo 21 milioni di persone. 

 

Registrazione newsletter

Iscriviti per ricevere la nostra newsletter